L'atmosfera dell' attentato

L'atmosfera dell' attentato Rivelazioni su Sarajevo L'atmosfera dell' attentato Un rapporto segreto che rivela connivenze governative - L'opera della famigerata « Narodna Odbrana » - Terroristi esaltati come eroi VIENNA, dicembre. Sono già otto anni che il Governo jugoslavo ha annunziata la pubblicazione di un Libro blu il quale dovrebbe fornire la prova dell'assoluta innocenza del suo predecessore serbo del '14: ma il tempo passa, e la desiderata documentazione — che non dovrebbe poi riuscire difflrjìe, visto che la Jugoslavia nell'autunno del '18 s'è preso a Vienna tutti gl'incartamenti che l'interessavano — tarda a venire. Peccato. Il Libro blu oggi avrebbe potuto rendere alla Jugoslavia, davanti al consesso ginevrino e davanti all'opinione pubblica mondiale, servizi preziosi. Un ordine che ritarda Sia dunque lecito a noi, in difetto d'una pubblicazione ufficiale belgradese, comunicare a quanti s'interessano della più moderna storia europea documenti o addirittura ignorati o noti a pochissimi. La maggior parte delle prove della conoscenza che il presidente del Consiglio Pasic e il Ministero della Guerra e alcuni membri del Gabinetto e funzionari dell'amministrazione statale ebbero della preparazione dell'attentato di Sarajevo è stata raccolta dalle autorità militari austro-ungariche negli archivi serbi, durante il periodo dell'occupazione. Però, siccome questo genere di testimonianze può non convincere qualcuno, affrettiamoci ad aggiungere che ne esistono anche di fonte serba. Il signor Ljuba Jovanovic, il quale al momento dello scoppio della guerra era Ministro della Pubblica Istruzione, ha pubblicato nel 1924, in un fascicolo dal titolo Krv Slovnstva — Il sangue degli slavi — Uno studio in cui dichiara « avere Pasic verso la fine di maggio o ai primi di giugno del 1914 raccontato ai colleghi che un gruppo facesse preparativi per andare ad uccidere a Sarajevo Francesco Ferdinando ». Alle autorità di frontiera era stato dato ordine di fermare questi individui, ma le autorità avevano risposto essere giunto l'ordine troppo tardi, a passaggio avvenuto. Non è il caso di sorprendersene: in primo luogo gli organi di frontiera erano affiliati alle potentissime leghe nazionaliste, ed in secondo luogo i giovanotti si erano presentati muniti di commendatizie di uffici governativi, grazie alle quali furono anzi aiutati a proseguire rapidamente verso la mèta. Aggiunge il signor Ljuba Jovanovic nello studio citato, che quando ai 28 di giugno arrivò poi la notizia dell'assassinio di Sarajevo, egli rimase abbattutissimo, « pure avendo saputo quello che lì si preparasse ». Tale preziosa testimonianza ha procurato al signor Jovanovic molte noie, comunque i rimproveri a lui impartiti dagli amici non possono indurre osservatori stranieri a ritenere la testimonianza come non resa. Avvenuta la tragedia, le autorità austro-ungariche richiamarono l'attenzione di quelle serbe sulla delittuosa attività del maggiore Tankosic e sui suoi rapporti coll'assassino Cabrinovic : Belgrado rispose nella maniera evasiva che si conosce. Viceversa negli archivi della polizia politica di Belgrado è stato trovato un rapporto segreto al Ministro degli Interni, in data del 30 giugno 1914 ■— Francesco Ferdinando era stato ucciso il 28 —, che durante la guerra, ai 13 di maggio del 1916, ha visto la luce nel Lokalanzeiger, di Berlino. Il rapporto dice: « Signor Ministro, Ho l'onore di comunicarLe che ieri sera si sono presentate al proprietario del giornale Balkan, Svetolik Savie, tre persone ex franchi tiratori, che in nome del signor maggiore Tankosic l'hanno avvertito di astenersi a tutti i costi dal pubblicare nel suo giornale qualsiasi allusione a rapporti e relazioni del Cabrinovic con personalità locali e loro conoscenti e nulla in genere che possa compromettere qualche serbo, altrimenti potrebbe andar a finir male. Nel farLe tale comunicazione, ho l'onore di avvertirLa, signor Ministro, che ho preso le misure necessarie per l'accertamento dei nomi di quegli ex franchi tiratori ». Il maggiore Tankosic, manco a dirlo, non venne neppure interrogato. L'incaricato d'affari austro-ungarico, signor von Storck, insisteva intanto presso il Ministero degli Esteri, per sapere quali misure si fossero prese per accertare quei contatti fra i terroristi e la Serbia e Belgrado a cui facevano allusione anche giornali slavi ; il segretario generale del Ministero, signor Gruic gli rispose che fino a quel momento non si fosse intrapreso nulla e che del resto la cosa non riguardava affatto il Governo serbo. Il signor von Storck replicò dicendosi molto stupito di tanta indifferenza da parte di un Governo che dichiarava di volere intrattenere coi vicini rapporti corretti. Quando l'incaricato d'affari britannico, signor Crackanthorpe, mvGlpmglmadrf a e i o n à c n i 4 o i o e i a e e e o a a i i i a o c o e n e ti e, seppe di questa vivace conversazione, la riferì, ai 2 di luglio, al suo ministro Sir Edward Grey, osservando che evidentemente il signor Gruic se l'avesse avuta a male dell'allusione alla responsabilità del proprio Governo. Nel frattempo il ministro di Serbia a Londra, rinnegando perfino quanto il ministro dell'Istruzione Jovanovic ha poi ammesso, smentiva che il suo Governo avesse saputo nulla dei preparativi della congiura, o possedesse materiale utile per aprire delle indagini. Il contrabbando delle armi La nota austro-ungarica del 23 lu- flio del 1914 accusò il Governo sero di avere tollerato la delittuosa attività svolta da varie leghe e associazioni contro la Monarchia e di avere, in una parola, resa possibile la formazione dell'atmosfera nella quale maturarono congiura e delitto. Oggi, a venti anni di distanza, è al di fuori di ogni dubbio che le autorità politiche e militari serbe avessero lavorato in quel senso d'accordo colle leghe nazionaliste legali o clandestine. Dal 1911 — anno della fondazione della società « Unione o Morte », detta anche Mano Nera — fino alla guerra mondiale, tutto il servizio d'informazioni serbo contro l'Austria-Ungheria si basò sulla famigerata Narodna Odbrana. All'inizio della campagna del '14, invadendo il territorio serbo, le truppe austro-ungariche trovarono nella caserma di Loznica il diario ed il libro cassa del capitano Costa Todorovic, che aveva lì risieduto per quattro anni. Da un documento che porta la data del 3 di giugno del 1914 '■— e quindi è di pochissimo anteriore al delitto di Sarajevo — apprendiamo, grazie a una comunicazione del capo del circondario di Podrinje al comandante del battaglione di Loznica, che il contrabbando dalla Serbia in Bosnia di armi, munizioni ed esplosivi venisse curato da doganieri. Il libro cassa del Todorovic per il 1912 contiene annotazioni fra le quali spigoliamo: 13 settembre. Al corriere, per trasDorto di bombe dinari 20 18 settembre. Al corriere, per il viaggio a Sandzak e per la distribuzione delle armi alla popolazione . . > 200 19 settembre. Al corriere, per il viaggio nel circondario di Novavaros ed il trasporto di armi e munizioni a Sandzak » 196 20 settembre. Per il trasporto della seconda partita di armi e la relativa distribuzione . » 80 27 settembre. Ai corrieri Pejanovic e Puric per il trasporto di bombe da Plevlje . . » 80 La Narodna Odbrana, della quale l'Austria-Ungheria naturalmente chiese lo scioglimento, è stato l'organismo che con l'appoggio del Governo belgradese ha lavorato a preparare la catastrofe dell'Impero absburgico. Risulta da una lettera segretissima del suo presidente generale Jankovic — rintracciata a Belgrado — al Ministero della Guer- rod1«ddcrssdvsMnNlv ra, che la Narodna Odbrana si era offerta per l'organizzazione di atti di terrorismo già nel novembre del 1908. La lettera dice: « Ris. N. 34" 6 novembre 1908 Belgrado. « Al Signor Ministro della Guerra, « Giorni addietro ho avuto l'onore d'illustrarle, a nome del Comitato della Narodna Odbrana, la necessità che un certo numero di volontarii cetnici — siano istruiti nell'uso razionale e nel maneggio di espio sivi per far saltare in aria delle co struzioni, e messi a disposizione di detto Comitato per un eventuale seivizio di franchi tiratori. Nell'occa sione Ella ha riconosciuto, Signor Ministro, questa necessità, dispo nendo che l'istruzione abbia luogo a Nisch, presso la compagnia dei minatori del Genio, a cura di ufficiali ingegneri che Ella avrebbe indicati. Il Comitato della Narodna Odbrana ha in conseguenza deciso di mandare a Nisch per l'istruzione il numero stabilito di cetnici, a gruppi di 10-12 uomini. Il primo di questi gruppi partirà per Nisch domenica 9 corrente, guidato dal signor Givogin Rafailovic, membro del Comitato della Narodna Odbrana, il quale s'intenderà coll'ufficiale designato in merito al programma dell'istruzione dei cetnici. Il signor Rafailovic ha anche il compito di stabilire col competente ufficiale la durata dell'istruzione di ciascun gruppo, affinchè i gruppi successivi possano tempestivamente partire da qui per Nisch. H Signor Ministro è pregato di voler dare al più presto possibile i necessarii ordini al competente Comando di Nisch e di voler comunicare anche a noi quale ufficiale sia stato incaricato d'istruire questi cetnici, affinchè il signor Rafailovic possa senz'altro entrare in rapporti con lui ». Quale prova più eloquente dell'influenza esercitata dal Governo serbo sull'azione della Narodna Odbrana"! Eloquenza di una lapide Quanto al culto della memoria dei terroristi del '14, eccone dei saggi: A Sarajevo, nel punto in cui Gavrilo Princip snarò i colpi micidiali contro la coppia arciducale austroungarica, è stata murata, parecchi anni or sono, una lapide in marmo con l'iscrizione in lettere dorate: « Qui nacque la libertà jugoslava ». Il maggiore Voja Tankosic, l'ufficiale che diede ordine ai congiurati di partire per Sarajevo, è caduto in guerra nell'autunno del '15, durante la ritirata serba: quando nel 1921 è avvenuta l'esumaaione della sua salma, gli oratori hanno salutato in Tankosic, presenti delegati del Governo, l'uomo che con la sua impresa liberò la Bosnia dal giogo straniero. Uno dei congiurati di Sarajevo, Vladimir Gacinovic, era morto in esilio a Ginevra: nello scorso luglio, per iniziativa della Narodna Odbrana, la sua salma è stata trasportata a Sarajevo e sepolta al cimitero in una tomba di onore, a fianco a quel le degli altri eroi del '14, presenti le autorità civili, militari ed eccle. siastiche. Ai 19 dello scorso luglio, una nuo va società di beneficenza serba fon data a Belgrado non ha saputo bat tezzarsi meglio che assumendo il no me di Gavrilo Princip. Nel giugno del 1933, al congresso di Banjaluka, il vice-presidente del la Narodna Odbrana, Mile Pavlovic, ha tenuto un discorso del quale ri portiamo questa frase: « Un popolo che ha messo al mondo Jukic (lo studente che nel giugno del '12 sparò contro il bano di Croazia Cuvai), Princip ed altri cnsidetti alti tradì tori i quali hanno avuto il coraggio di demolire con le loro gesta eroiche le basi <H un antico e potente Impero, è un popolo che ha diritto ad una vita lìbera, un popolo davanti al quale sono spalancate le porte di un grande avvenire ». Qui sta la vostra colpa, signor Pavlovic, ed il vostro fatale errore sta nel credere che si possa impunemente predicare che il popolo serbo sia l'unico ad avere il diritto a schiudersi le porte di un grande avI venire, a furia di rivoltellate e bom(be a mano. »ab Zingarelli dcanrm«amcnfgqstctJsrlfrdovdzfddddbcscnbg &iz* piOTaJS c*ya-a #J"<a* y fnJtmV fa L'ultima pagina dello statuto dell' Unione o morte», con le firme del dieci membri del Comitato esecutivo; la firma n. 6 è quella del colonnello Dlmitrlevic, organizzatore dell'attentato contro Alessandro e Draga Obrenovlc e di quello di Serajevo e fucilato a Salonicco nel 1917; la firma n. 7 è del maggiore Vojslav Tankosic, Il fido collaboratore di Dlmitrlevic, del quale l'Austria-Ungherla chiese inutilmente l'arresto con l'« ultimatum » del 23 luglio 1914.