Francia Germania Inghilterra ringraziano il Duce per l'azione conciliatrice dell'Italia nel problema della Sarre

Francia Germania Inghilterra ringraziano il Duce per l'azione conciliatrice dell'Italia nel problema della Sarre Francia Germania Inghilterra ringraziano il Duce per l'azione conciliatrice dell'Italia nel problema della Sarre L'Ungheria controbatte vigorosamente a Ginevra le calunnie jugoslave Insegnamento L'accordo sulle condizioni in cui dovrà svolgersi il plebiscito della Sarre è uno dei più felici avvenimenti europei del dopoguerra; per il modo, per l'ambiente, per l'atmosfera psicologica in cui si è compiuto esso può, esso deve segnare una svolta decisiva nella situazione internazionale. La quale era giunta ad un punto tale di tensione che più avanti non si poteva andare senza precipitare in soluzioni catastrofiche di guerra. La sorte del bacino della Sarre, per il tempo della sua definizione fissato nei Trattati, per la delicata posizione geografica può servire veramente da quadrante nei destini del nostro Continente: i grandi Stati messi dinanzi a questa grave realtà hanno saputo fin qui padroneggiare gli eventi con un senso di responsabilità derivato senza dubbio dalla coscienza delle minacce di un arroventarsi delle rivalità e degli odi. L'Italia fascista Ha, fin dal primo momento in cui la questione è venuta sul tappeto, dato l'esempio della sua equità moderatrice. Forse in altri tempi i vecchi uomini del sepolto regime avrebbero preferito adottare un atteggiamento di quiete sonnolenta, standosene alla finestra; le difficoltà incutevano timore ; quando fu affrontato il problema per la prima volta a Ginevra sembrava che non esistesse alcuna possibilità, non solo di soluzione conciliativa, ma anche di una via di uscita che non scuotesse dalle fondamenta la pace d'Europa. Ebbene in tale contingenza l'Italia ha fornito l'uomo, un fedele esecutore della politica del Duce, il barone Aloisi che con tenacia e con abilità doveva dipanare gli intricatissimi fili: nessuna insinuazione, nessun attacco tedesco o francese lo hanno fatto deviare dalla linea segnata con obbiettività realistica, anche quando pareva che le tenui clausole giuridiche fossero schermo fragilissimo all'urto storico dei due antagonisti renani. Era la schietta applicazione dei termini del Trattato di Locamo che aveva guidato tale opera paziente che doveva culminare nella deliberazione di costituire un contingente di truppe italo-britanniche per assicurare l'ordine nei territori soggetti a plebiscito ; l'altra potenza garante, l'Inghilterra, si è trovata pienamente solidale al nostro fianco, gettando alle ortiche la tunica ormai sbrindellata di un isolazionismo assurdo, anacronistico, irreale. Su questa ardita risoluzione britannica, che nella parola del ministro Eden ha avuto espressioni incisive, varie e naturalmente interessate sono state le interpretazioni; ognuno giudichi pure come meglio creda, ma è indiscutibile che l'avvenimento è di prim'ordine ; qualche battaglione inglese che ripassa la Manica, dopo la tremenda esperienza della guerra e dell'occupazione renana e dopo le profonde reazioni suscitate in seno alla nazione, è un fatto nuovo, è un sintomo di una importanza incalcolabile. Unendo, non solo idealmente ma praticamente, questo elemento all'attiva partecipazione italiana, si comprende quale è la condizione assoluta, primordiale della pace e della tranquillità in Europa, cioè la collaborazione funzionante e decisiva dell'Italia e dell'Inghilterra, le due grandi potenze i cui interessi, le cui aspirazioni sono contrarie a qualsiasi supremazia egemonica, favorevoli bensì al migliore equilibrio di forze. D'altra parte i due contendenti, Francia e Germania hanno dato prova di buona volontà. L'esperienza ci prova che non esistono termini di patti e di convenzioni su cui ciascuno non possa elevare e difendere la propria concezione unilaterale egoistica. Francesi e tedeschi hanno gridato, hanno minacciato, ma, stringendosi i nodi, hanno finito per accettare delle soluzioni che non sono umilianti per nessuno, che appunto per questa ragione sono segno di giustizia. Lavai ha saputo con dignità abbandonare una posizione non sua di sfida che magari senza arrivare alle estreme conseguenze, avrebbe potuto esacerbare gli odi; i dirigenti del Reich dal loro canto non si sono irrigiditi, si sono messi sul terreno dei Trattati; hanno posto volontariamente fine ad una propaganda che avrebbe potuto provocare degli incidenti, magari artificiosi, magari a vantaggio altrui; è un precedente che siamo sicuri varrà anche per altri fronti. La Francia sa oggi alla prova dei fatti che la parola dei garanti di Locamo non è vana; la Germania ha avuto la dimostrazione concreta che non si ha affatto l'intenzione di usarle dei soprusi approfittando di un suo periodo di isolamento non pgdbbdzdSltRcplPuvnpssslpmpeoltanto societario. E' l'ora che tale periodo cessi; auguriamoci che sia già cessato; insieme al telegramma di Lavai, insieme alla visita dell'ambasciatore d'Inghilterra,' anche l'ambasciatore di Germania si è recato dal Duce per ringraziarLo della preziosa collaborazione dell'Italia nella dura e laboriosa vertenza della Sarre. Non siamo usi ai sentimentalismi nè amiamo precorrere gli eventi; ma l'atmosfera di fiducia che da Roma si irradia e che a Roma fa centro deve dare dei fratti più copiosi e duraturi". Non da noi, ma di là dalle frontiere si è ricordato il Patto a Quattro; cosa c'è di male in un simile ritorno? Quel Patto nacque vitale, è vitale; se non l'abbiamo nominato ad ogni pie sospinto, si è perchè non desideriamo urtare suscettibilità, intavolare discussioni su termini di definizione invece che sulle realtà. Oggi che i fatti colla loro logica inesorabile, aderente in pieno alla logica mussoliniana di un minimo di solidarietà europea, ci riportano al Patto a Quattro, salutiamo con gioia questo giorno i cui risultati non saranno effimeri sol che le quattro grandi Potenze occidentali lo vogliano. La lezione della Sarre, che trascende la stessa data del 13 gennaio 1935, è qui, nella possibilità di una collaborazione attiva e continua fra Roma, Londra, Parigi e Berlino. Se una tale condizione esiste, tutti gli altri conflitti saranno sempre localizzabili. Così in questi giorni la grave controversia determinata dall'infelice memorandum jugoslavo è passata in seconda linea; deve restarci anche se assistiamo a misure di ritorsione incivili e inumane, come l'espulsione in massa di sudditi ungheresi dalla Jugoslavia. Evidentemente si cerca di forzare la situazione creando le situazioni irreparabili; così scoppiò la grande guerra. La vigilanza più stretta è necessaria; ma sol che i grandi Stati restino fedeli al principio di mutua collaborazione, ogni manovra sarà sventata. Alfredo Signoretti II Consiglio della Sooletà delle Nazioni, durante I lavori per la sistemazione della Sarre. In primo piano Knox, presidente della Commissione. Attorno al tavolo, da sinistra a destra: Rlvas Vicuna (Cile); De Scavenius Cantila (Argentina); CastiIlo Najera (Messico); Lopez Olivan (Spagna); il barone Aloisi (Italia); Lavai (Francia); Benes (Cecoslovacchia); Avenal (Romania); Eden (Inghilterra); Litvinoff (U.R.S.S.); Komarnicki (Polonia) Bruco (Australia); De Vasooncelles (Portogallo.); Ruscdi Bey (Turchia).