Il Reggente Alessandro e un terrorista

Il Reggente Alessandro e un terrorista Rivelazioni su Sarajevo Il Reggente Alessandro e un terrorista Pasqua del 1914: l'incontro e il colloquio notturno nella Tipografia di Stato - «Che disse il Principe ?» : « Non posso ripeterlo... » -- L'attentato è deciso e cominciano le esercitazioni di tiro - Un tragico bagaglio : sei bombe, quattro pistole e un tubetto di cianuro di potassio Noi premiente articolo (0 dicembre) il nostro Zingarelli Im dotici che l'u il giuramento prestati) ullti Mimo Nera a for tacere l'assassino Neilellto l'alii'inovic allorché gli venne chiesto di che cosa gli avesse parlalo il Reggente Alessandro poche settima ne prima della strage, ili Sarajevo. L'argomenta è dei pili delicati, ina siccome gli storici già se ne sono impadroniti, appare lecito — mentre le dissertazioni in materia di regicidio nono di attualità — riferire almeno una parte della nuova documentazione venuta in luce. VIENNA, dicembre. Nel 1915 — dunque durante la guerra — lo scrittore Cornelius Zimka ha pubblicato un libro dal titolo « Das Drama von Sarajevo» nel quale, a pagina 135, troviamo per la prima volta formulata in chia- re lettere l'accusa che il vero ispiratore dell'assassinio di Francesco Ferdinando sia stato il principe ereditario di Serbia, Alessandro. Lo Zimka basava la propria affermazione sui seguenti fatti: ni processo di Sarajevo contro Cabrinovic, Princip e compagni, il testimone Dragali Bublic, a suo tempo condannato a tre anni di carcere duro per complicità nell'attentato contro il Bano di Croazia Cuvaj commesso da Luca Jukic, depose che nell'aprile del 1912, in occasione di un viaggio di studenti universitarii a Belgrado, il principe ereditario Alessandro aveva ricevuto in udienza lo Jukic. In quell'occasione gli studenti universitarii erano stati forniti di danaro dal Governo belgradese e poco dopo, ai 12 di giugno, aveva luogo l'attentato. Scopo del movimento studentesco .iugoslavo inscenato da Belgrado era il preparare la rivoluzione in caso di guerra fra Serbia e Austria-Ungheria. Per questo, qualunque studente croato che si fosse recato a Belgrado veniva sempre ricevuto o dal principe ereditario Alessandro, o da un generale serbo. All'epoca del processo contro Luca Jukic e compagni, aggiunse il testimone Dragan Bublic, un professore d'Università serbo era venuto da Belgrado a Zagabria per trasmettere a tutti gl'imputati i saluti del principe ereditario. Lo Zimka, per documentare l'accusa rivolta ad Alessandro « di vero responsabile e di vero ispiratore » dell'uccisione di Francesco Ferdinando, aggiungeva che nell'aprile del '14 l'assassino Cabrinovic, il lanciatore delle bombe contro l'arciduca ereditario austriaco, era stato presentato ad Alessandro dal direttore della Tipografia di Stato di Belgrado, Dacie. Preludio del dramma Prima di addentrarci nella disamina di questo importantissimo dettaglio, dobbiamo ricordare che il defunto Sovrano fece parte dell'associazione segreta « Unione o Morte », dal popolo comunemente designata sotto il nome di « Mano Nera ». L'affermazione che il Governo serbo abbia ignorato l'attività della Mano Nera non può essere neppure formulata: tra l'altro, gli ufficiali coinvolti nel processo di Salonicco — che nel 1917 portò alla fucilazione del colonnello Dimitrievic — ai 18 di febbraio del 1925 hanno diretto alla Skupcina una dichiarazione la quale dice essere stata la « Ujedinjenje ili Smrt » — Unione o Morte — « una lega patriottica la cui attività fu sempre nota alle autorità competenti e corrispose sempre alle intenzioni delle autorità stesse ». La « Ujedinjenje ili Smrt » disponeva di un proprio organo, il Piémont, nato grazie alle oblazioni di diversi soci ; il principe ereditario aveva dato il buon esempio versando 20.000 dinari. Le simpatie di Alessandro per le associazioni nazionaliste serbe non sono dunque da mettere in dubbio e il meravigliarsene sarebbe fuor di luogo: d'altro canto, anche il fratello, principe Giorgio, costretto a rinunziare a favore di Alessandro ai diritti di successione ereditaria, sia a Belgrado che all'estero si era sempre espresso sul conto dell'arciduca Francesco Ferdinando in termini riboccanti di odio. Quanto all'incontro fra Alessandro ed il terrorista Cabrinovic nella Tipografia di Stato belgradese, noi ne abbiamo varie versioni. Una è riportata da Hermann Wendel nel suo libro « Die Habsburger und die Sudslawenfrage », altre risultano da verbali stesi dai giudici di Sarajevo o dalle autorità d'occupazione austro-ungariche in Serbia. Secofr do il Wendel, la conversazione fra principe e terrorista-tipografo si sarebbe svolta come segue: «Alessandro: — Lei è un bosniaco ? « Cabrinovic: — Signor sì, Altez za Reale. i Alessandro: — Vuole rimanere qui adesso? «Cabrinovic: — Signor si. « Quindi Alessandro si sarebbe ri volto ad un altro ». Passiamo ora ai documenti austriaci, cominciando col verbale dell'interrogatorio al quale fu sottopo- brselodnveconudisocosocoqutefiincchdcvdcladcshshptcmbdslttuggtgnnmsitChgneqdstpinadfisrimov sto ai 25 di luglio del 1914 l'imputato Cabrinovic dal giudice istruttore Pfeffer, presenti il cancelliere Sutej, l'aggiunto giudiziario Filipovic e l'auditore giudiziario dottor Mates. Invitato a fornire spiegazioni in merito al suo incontro col principe ereditario Alessandro, l'imputato depose: « Dichiaro — traduciamo il verbale letteralmente — di aver visto il principe ereditario Alessandro ai 27 dello scorso marzo (data del calendario ortodosso), visitando egli aHe 9 di sera la Tipografia di Stato; il principe mi fece l'onore di rivolgermi la parola. Dacie (il direttore della stamperia e anche lui un meni¬ a o — e 8 o a e à e a a , i 0 o n e e o bro della Narodna Odbrana) gli disse : « Abbiamo qui un bosniaco ». Alloca il principe ereditario mi chiese dove fossi nato e perchè fossi venuto in Serbia. Io risposi che sarei venuto in Serbia per combattere ancora prima, ma che non avevo ottenuto il passaporto. '< Giudice istruttore: — E che ti disse il principe? « Cabrinovic : — Questo non posso ripeterlo, perchè ci soìio molte cose che io conosco, ma che non posso raccontare a motivo delle mie convimioni. « L'accusato aggiunge che se con questo noi crediamo di compromettere il principe ereditario, lui non firmerà il protocollo ; egli preferisce, invece, riferire in merito alle altre cose di cui si parlò. « Giudice istruttore : — Dunque che ti rispose il principe ereditano? Cabrinovic : — Questo non voglio dirlo e da ora in poi starò più accorto a quello di cui si parla. Giudice istruttore: — Ma se non vuoi dire quello che il principe ereditario ti rispose, allora sì che lo comprometti. Cabrinovic: — Non mi disse nulla. Ho già dichiarato che non mi disse più nulla. Il racconto dei tipografi A esplicita inchiesta si constata che l'imputato dopo la quattordicesima riga della pagina precedente, ha pronunziato la parola « nulla » sorridendo. Il giudice sottoscritto gli ha chiesto perché sorridesse. L'imputato ha risposto che fosse sua abitudine, indi ha reso la deposizione che segue : « Il principe ereditario mi chiese se volessi rimanere in Serbia. Io gli risposi: Credo». Questo protocollo porta la firma del Cabrinovic. Nedelko Cabrinovic, suddito austriaco, aveva ottenuto un posto nella Tipografia di Stato, giacché mentre si compiva la sua istruzione di terrorista era ben necessario dargli un'occupazione e al tempo stesso giustificare la sua presenza a Belgrado. Anche si afferma che sia stato proprio il direttore della tipografia, Dacie, a scoprire le eccezionali doti di patrioti sia del Cabrinovic che del Princip, da lui ugualmente assunto nella stessa azienda statale. Gli altri tipografi, però, ignorando le vere ragioni della saltuaria presenza in mezzo a loro del Cabrinovic e del Princip — che per hgiorni interi, e magari per settima vepmrdsnqndpesdqsfne, non si presentavano al lavoro, I ed avevano viceversa lunghi collo- ' qui col Dacie — avevano finito. col delestare i due bosniaci, e cosi si | spiegano gli sfoghi ai quali essi più | tardi si abbandonarono. Alcuni ti-1 pografi, ad esempio, fecero ad un informatore austriaco la seguente narrazione : « Verso la Pasqua del '14, e forse anche un po' prima, il principe ereditario Alessandro onorò la Tipografia statale della sua visita. Attraversando le sale dei compositori, il di-*) rettore Dacie, che faceva da guida, indusse il principe ereditario a fermarsi presso alcuni compositori e ad onorarli con qualche domanda. Ma i vecchi tipografi soprattutto, ed ec- i e a i i o a , l r co perchè l'episodio è rimasto impresso nella loro memoria, s'irritarono vedendo che il Dacie li ignorava, richiamando invece l'attenzione del principe ereditario sui due bosniaci Cabrinovic e Princip, assunti da poco. I tipografi aggiungono che dopo, terminala la visita delle sale, Cabrinovic e Princip furono chiamati nell'ufficio del direttore, dove il principe ereditario Alessandro tornò a fare loro l'onore di una lunga conversazione ». Pasic sapeva Quando le truppe austro-ungariche occuparono stabilmente la'Serbia, cioè a dire nel lì)l(i, le indagini per raccogliere particolari in merito alla visita di Alessandro alla Tipografia di Stato ed al colloquio col Cabrinovic furono riprese, e furono anche interrogati numerosi vecchi tipografi testimoni dell'avveni-J mento. Tutti i testimoni conferma- j rono i particolari generici, ma sol-ì tanto uno seppe o volle riferire in' merito alle parole scambiate fra principe e terrorista. Un tipografo disse: «Io ho ben sentito Alessandro e Cabrinovic intrattenersi sulla Bosnia, però non ho potuto capire esattamente cosa dicessero, giacché mi trovavo molto lontano ». Una deposizione molto più precisa è, per contro, la seguente: «Ai primi dei mese di aprile (il 27 di marzo del calendario ortodosso corrisponde ai 9 di aprile del gregoriano) una sera il principe ereditario, accompagnato da Dacie, venne nello stabilimento, dove gli fu presentato il Cabrinovic, come bosniaco. Il principe ereditario gli chiese quando fosse venuto a Belgrado, e Cabrinovic rispose: Dopo la guerra balcanica. Prima non aveva potuto venire, perchè non lo si era lasciato partire dalla Bosnia. Il principe ereditario replicò che oramai non sarebbe più stato necessario chiedere chi potesse o no recarsi dalla Bosnia in Serbia, perchè adesso nella Bosnia ci saremmo andati noi. Cabrinovic si rallegrò tanto di queste parole, che non potè continuare a lavorare ». Che il Governo serbo presieduto da Nicola Pasic sapesse della preparazione dell'attentato di Sarajevo e indiscutibile; anzi è perfino lecito supporre che Pasic personalmente disapprovasse l'attività di organi i quali godevano di alte protezioni e sfuggivano al suo controllo. Per essere tenuto a giorno di quello che avveniva dentro la Mano Nera, il furbo Pasic si era assicurato le confidenze di Milan Ciganovic, un ferroviere serbo nato in Croazia e dagli autori dell'attentato di Sarajevo concordemente designato come il loro istruttore, quindi come l'uomo che, deciso il colpo, li fornì di armi e li aiutò a varcare la frontiera. La decisione di ammazzare Francesco Ferdinando fu in realtà presa ai 24 di maggio in casa del maggiore di fanteria Voja Tankosic, uno dei membri del comitato esecutivo della Lega « Unione o Morte » e collaboratore intimo del colonnello Dimitrievic: esecutori materiali avrebbero dovuto essere Gavrilo Princip, Nedelko Cabrinovic e Trifko Grabez, e fu il Grabez a presentarsi al Tankosic à. nome dei congiurati, accompagnato dal Ciganovic. Al processo di Sarajevo il Grabez descrisse quell'incontro come segue: «Io mi presentai e lui disse: — Sei pronto? — Io dissi: — Sì. Allora mi chiese se sapessi sparare. Risposi di no. Quindi egli mi chiese: — E come pensi di farlo? — ■Io risposi: — Credo che il modo più sicuro sia con una rivoltella. — Allora egli si voltò verso Ciganovic e disse: — Prendi una rivoltella e vai al campo di tiro e insegna loro a sparare. — Infatti all'indomani andammo e imparammo a sparare ». Le esercitazioni di tiro furono fatte sul campo di Topcider, nelle vicinanze del bellissimo parco che adesso accoglie la residenza estiva dei Karageorgevic. In due giorni i congiurati diventarono perfetti tiratori e ai 27 di maggio del '14 il Ciganovic distribuì loro sei bombe, quattro pistole Browning e un tubetto di cianuro di potassio, affinchè, commesso l'attentato, si potessero togliere la vita. Quando il Governo austro-ungnri nvzttartapccstncstlgrsapnseglrvnpddvdsglddalg, I co con la sua nota del 23 luglio, - ' chiese l'arresto di Milan Ciganovic l del Tankosic, il Governo serbo rii | spose, colla sua nota del 25 luglio: ù | >per cio che si riferisce a Milan -1 ciganovic, un suddito della Monarchia austro-ungarica che sino al 15 dello scorso giugno ha prestato servizio come aspirante presso la dire n e e -*) , d i - [zione delle ferrovie, finora non è stato possibile rintracciarlo, ragion per cui venne contro di lui emesso mandato di cattura». E alla morte di Ciganovic, avvenuta a Uskiib ai 28 di settembre del 1927, il mandato di cattura ancora non aveva potuto essere eseguito... Italo Zingarelli li processo a Serajevo degli assassini e dei complici, dei quali tre furono condannati a morte e dodici alla reclusione. In prima fila da sinistra a destra: Grabège, Cabrinovic e Princip (20 anni di reclusione, morti in carcere), llitch e Yovanovic giustiziati il 3 febbraio 1915.