Respighi parla della sua interpretazione dell'Orfeo di Monteverdi - Un libro su Strawinski.

Respighi parla della sua interpretazione dell'Orfeo di Monteverdi - Un libro su Strawinski. LA MUS Respighi parla della sua interpretazione dell'Orfeo di Monteverdi - Un libro su Strawinski. In questi giorni, un breve colloquio con Ottorino Respighi non può toccare altro argomento se non quello dell'Orfeo, cioè dei propositi coti i quali egli ha lavorato attorno all'opera monte- j verdjana per ,a rappresentazione che la Scala allestisco nella prossima stagione. Alle domande del come, del perchè, del quando ha risposto così l'illustre e gentile musicista: — Quando? Mi paro d'averci sempre pennato, a ravvivare questo capo- \Uvoro. Monteverdi ha sempre avuto g(t mc ltn fascino enorme, e uno dei \mini primi iavori fu appunto la realiz- zazionc del «lamento di Arianna», che Nikisc eseguì alia Filarmonica di Berlino nel 1008. Ma in <iucl momento, a dir la verità, non pensavo «(('Orfeo. Fu la Direzione del Teatro alla Scala che nel marzo scorso, quando ero a Mila\ no pei- dirigervi la mia Maria Egiziaca, m>invitò a compiere una nuova trascri _,onc Ael fumoso melodramma, per rav presentarlo nella star/ione 1031,-35. E L„ im invito a .nozze. Adesso la mia ( partitura è compiuta da qualche gior I no> ma per ora non verrà pubblicata. | ({ prima difficoltà da superare è star \ta ja scenci/i/iatura. -1 « come è noto, la favola di Alessan l dro strif/gio (il primo testo poetico di | melodramma che si sia stampato in e ò i , , e . e o e e n o e n e 8 n e e i o o ei e oe a ae ., a di a di è ò, a o ù to rlbiwo opuscolo, e quindi il primo libretto) è in un prologo e cinque atti e non ha didascalie di scena o di azione, all'infuori di cinque brevissimi accenni. Il mio collaboratore, Claudio Guastalla, ha rigorosamente rispettato queste cinque indicazioni, e inventato il resto. Per quel che riguarda la divisione degli atti, ha unito, con una semplice trovata pittorica, il prologo al primo atto, ha lasciato immutato il taglio del secondo atto, che è la gemma dell'opera, e ha riunito in un ultimo atto, in tre scene, la materia degli atti terzo, quarto e quinto, cioè la vicenda transumana di Orfeo, la parte magica e divina. « Per evitare che i Campi Elisi apparissero come un sabba infernale (questo era il pericolo) e Plutone e Preservimi come divinità wagneriane, ci siamo attenuti, con gran cura, alla tradizione poetica dei greci. Anche abbiamo voluto evitare il deus ex machina del finale ultimo, e poiché nel libretto originale c'era un coro di Baccanti, abbiamo ripristinato un coro sulla «moresca» che chiude l'opera. Pel resto, nessun arbitrio: pochi tagli insignificanti, e una sola interpolazione, cioè \ l'aggiunta di una canzone a ballo del• lo stesso Monteverdi, nel finale dell'atto primo. E, poiché la favola ce lo consentiva, la coreografia avrà grande parte nello spettacolo. « Quanto alla mia libera interpretazione della musica, vuol essere opera di poesia e non di archeologia. Altri otto musicisti, se non sbaglio, hanno prima di me tentato la realizzazione dell'Orfeo di Monteverdi e una nuova fatica non sarebbe stata giustificata se non si trattasse di un'interpretazione personale. Intendiamoci: fedeltà assoluta al canto e al basso segnato da Monteverdi, ma per tutto ciò che espressamente segnato non era, e per creare un'atmosfera sinfonica, mi sono abbandonato alla mia sensibilità. Io non mi sono preoccupato di imitare gli strumenti che il Monteverdi ha usato, e di ricostruire il suo strumentale: ma ho cercato di cogliere il colore che certamente egli voleva. Monteverdi può dirsi il primo che abbia avuto l'intuizione del colore drammatico nella strumentazione, del colore aderente alla situazione drammatica. Quale prodigiosa intensità di espressione c'è in questo capolavoro.'... Ebbene: io mi sono affidato all'intuizione e alla emozione, scn-a impedimenti culturali. «Ho lavorato con indicibile fervore: ad ogni passo mi pareva di scoprire una bellezza nuova. E ho fede di essere riuscito a ravvivare, secondo le no* stre possibilità orchestrali e teatrali, e soprattutto secondo il nostro spirito moderno, un capolavoro immortale». *** Mancava al lettore italiano, amico delle arti e specialmente del' la musica, un libro su Strawinski. Uri volume, diciamo, poiché il saggio critico di Guido Pannain, pubblicato nei musicisti dei tempi nuovi (ed. Paravia, Torino) è davvero eccellente, non solo per la cultura storica e la sensibilità critica ma anche per lo stile à | letterario. Nella stessa « Biblioteca di ne lci o di a, a. a n re aaro cultura musicale » dell'editore Paravia esce ora un piccolo libro, Igor Strawinski, di Domenico De' Paoli, nel quale i frequentatori dei concerti, gli ascoltatori della radio, e tutti coloro che desiderano notizie e informazioni delle opere strumentali, da camera, operistiche, di quell'ormai famoso compositore ne troveranno abbondanti, attinte alle migliori fonti, anche derivanti dallo Strawinski medesimo. Dallo Schaeffner. dal De Schloezer, i: dall'Ansermet, dal Cocuroy, dal Ra en la da ed ce el muz provengono i dati più sicuri sulla formazione del musicista, su gli sviluppi e la fortuna della carriera, sui pensieri, le confidenze e i propositi; da altre parti le dichiarazioni, i programmi, le autocritiche. Completa questa raccolta la diligente e chiara esposizione della nascita e significazione delle singole composizioni, dalle giovanili alle recentissime. Non ha trascurato il Paoli di soddisfare le curiosità pili ri erla ^. zi j vane, ricordando t poemi, gli scenarii, e, i libretti, la coreografia, alcuni dati i- dell'istrumentazione, dcll'armonizzazione ne, infine, della composizione Egli dichiara nella prefazione d'a¬ ver escluso « ogni apparato critico, tecnico o filosofico ». Ma se ciò fosse esatto che sarebbe questo suo libro ? La verità è che la tecnica vi ha una parte non preponderante, ma sufficiente alla documentazione della critica; che ro n, no b-1 questa è formulata direttamente sul i- l'ammirazione' he' ue edi li pienissima dello Strawinski; e che la filosofia, e sarebbe stato più preciso dire l'estetica, vi fa capolino nelle pagine introduttive, dove si tenta di distinguere il gusto, l'o¬ to rientamento, l'essenza strawinskiana e me moderna dalle tendenze che improntana : .._„„ „„: „ „ .. ,"'t",J"1-a no ,10,10 ' altu n!^.f L'oU Passati, con il ron- manucismo, 1 idealismo, il razionalir- smo, eccetera, e con le varie teorie. Iu o. ì ogni modo le considerazioni generali nò se pur risentono d'una certa infatuazio- ad iiaon a, lti ne ia E' ». ne e di scarso rigore estetico, giovano a rappresentare lo stato d'animo dell'ammiratore, ad annunciare qual sia il tono della critica. Autografi di Strawinski, insieme con eleganti disegni fuori testo, adornano questo volume, utile alla conoscenza del musicista si f rte e caratteristico. a. d. e.

Luoghi citati: Berlino, Torino