Ritorno a Littoria di Angelo Appiotti

Ritorno a Littoria CON I GERARCHI TORINESI NELL'AGRO REDENTO Ritorno a Littoria Littoria, 6 notte. imE' stato bello per noi tornare, dopo "quasi due anni, a Littoria. Avevamoh'lasciato quaggiù, tra i cento cantieri «sonanti d'opera e la terra ancora «• \vmidiccia dell'acqua nemica, appena savista, un poco del nostro cuore; e tola nostalgia della città nuovissima,\csorta quasi per sortilegio fra i can-\e neti, ove regnavano padroni folaghe soe cinghiali, si era in noi rìsvegliata\^ad ogni risuonar del nome cosi caro caalla nuova Italia: Littoria! ìpNon era solo una piazza, un palaz- f'so, una casa che l'animo rieordava\'eanelandone la vi quel senso dì audaci te giovinezza che aleggiano intorno agli uomini e alle cose della città tratta dal fango della palude e veramente costrutta d'antica pietra ro- lamino ricordava] la, desiderandone ncia, di prorompenti™„7„„„.-;L_ ;„*'..„„ tomona; nella memoria più indelcbil- i nmente si era radicato quel profumo''ddi potenza, quella volontà di vittoria, taquella tenacia, meglio, quella capar-\rbietà di lavoro, che sono i caratterì\mche costituiscono la fisionomia inimitabile di Littoria. E nel volto della terra redenta dai miasmi e ripopolata di case, credemmo allora di riconoscere i tratti inconfondibili dell'Uomo, che la nuova città aveva voluto e fondato. La creatura più bella eSntmmdacBalzano all'occhio e al cuore; non appena lasciata la via Appio alla sua mèta mediterranea, ci si è tuffati nel miracolo dei prati verde,g-\sgianti e dei boschi cedui. E' nell'a-inria un senso di iniziazione, un rina- \ laI tscere per ogni dove dei tempi lontani in cui i popoli, dopo la Vittoria delle armi, eleggevano all'unanimità il luogo dove custodire il loro patrimonio ideale, e nel solco quadrato ai nsqelevavano le mura, ed entro le mura'qil tempio e le case. E anche Litio- PctsdppPer le sue vie ampie come piazze,', eper i suoi campi arati e brulicanti ) Ldel tenero verde delle messi, fra la »sua gente taciturna, non c'è posto\pria, cui la modernità non consente difese di torri e ostacoli di pietre dure, custodisce nel suo seno lo spirituale patrimonio dell'Italia fascista. E' la creatura più bella nata dalla nuova Età, la perfetta conquista del Gonio di Mussolini. per i timidi, non v'è aria per i pavidi. Qui la vita è intesa come una battaglia, qui l'ardimento è consuetudine; e la volontà di sacrificio condizione indispensabile a ben durare e a tenacemente resistere. Littoria ha delle epoche eroiche, i caratteri fisici e spirituali: tutto è rude sotto il suo cielo, tutto è fermo, quadrato, preciso: è luogo per gente di forti muscoli e di indomito spirito, per uomini frugali e tenaci, disperatamente avvinti all'idealità del lavoro umano. La città, sorgendo, ha conservato in sè, nel tormento della civiltà moderna, il senso vergine della vita. Ogni mollezza qui diventa fiorun assurdo: le. case sono state co-\ strutte per durare dei secoli, le stra-, de tracciate per ospitare moltitudi-'lni e il vomere nella terra s'è affon-i dato profondo per trarne ogni più ri- j posta fertilità. Littoria, prima di essere costruzione di mattoni e di cemento, è disciplina d'acque; prima d'essere il trionfo della genialità dell'uomo sulle forze della natura è una confessione di. fede, è l'affermazio- ne ineguagliabile del predominio del- J lo spirito sulla materia. Soltanto un j Uomo ha compiuto quello che potè-] va sembrare un sogno così vasto] realizzandolo con tanta immediatez-l za o perfezione, T„ • „„„„ ...... _ , Le impressioni di ieri — allora lai piazza della Torre ancora non era\compiuta, e tufi attorno era una sei-' va sola di cantieri infiorati di fresco, e suoni e canti dei lavoratori — hanno trovato stamane la loro confer- ima. Ma l'occhio si è adagiato svile """e C0HC nuove, ha proceduto a scoh'crtc inaspettate, si è esaltato nella «tsfotoe dell'opera ciclopica che nel \volgerc di pochi mesi è stata rcaliz sala. Già prima di giungere a Lit torta, in quella fascia di terra che circonda dai monti al mare la città e ^ovc te acque da secoli stagnanti soìl° definitivamente scomparse, ve^cmmo te cr/.se coloniche centupli' cale fra i campi arati e il verde dei prati. E sulla piana ondeggiala, qua- f' formiche zampanti la 'zolla bruna, 'e trattrici lente e grigie procedevadanSVnAvqrz •■"■<■•<•»- ? '•>"»"■■ /»»•<«.««•«•« n" trascinando i lucidi aratri e sbuf- i™?0 ncU aYm 1 fnm> "~zurri rfc' » tori. Il volto nuovissimo Sin dove giungeva lo sguardo, si- no alla curva dell'orizzonte, che de dina a oriente sui contrafforti mon tani a occidente sulla foschìa del marc, la pianura era punteggiata di \macchinc e. di uomini. Lo spettacolo era di una bellezza incomparabile. Su tutto questo, un tepido sole invernale, che qui ha lucentezze inconsuete e dona alle cose parvenze e risalto mirabili. Altri uomini, a cento a mille, si affaccendano sui margini della strada asfaltata che conduce alla città. Poiché Littoria è, per recente decreto, provincia, fra pochi giorni \siasmante volontà di fatica. Ma, ma ino a mano che ci inoltrammo pa \ le sue vie note, per quelle che due avrà, la solenne consacrazione. E I tutto ferve nell'attesa di una entu- anni fa appena erano tracciate tra i campi, il volto della città non conoscemmo quasi più: edifici nuovi sono sorti in ogni dove, un intero quartiere riservato ai funzionari che 'qui giungeranno per gli uffici della Prefettura ostenta le sue innumeri case e le sue eleganti linee architettoniche e già i giardini verdeggiano sulle soglie delle abitazioni chiassose di grida infantili. Littoria è tesa al suo domani, appassionatamente. Se miracoli l'uomo può compiere, qui furono compiuti, ', e si continua a compierne, che. da ) Littoria a Sabaudia, a Pontinia, fiu »>' d'acqua defluiscono al mare, le \paludì si disseccano, sorgono le case, i , a a a Nlizfivlae vppcmtgli uomini giungono con i loro figli e le loro donne. Tutto il paese partecipa a questa battaglia, che ogni provincia ha qui mandato le rappresentanze della sua gente, la più adusata all'opera della vanga e del badile. Stamane attraverso a questa immane fatica, framezzo a tante superbe realizzazioni i gerarchi torinesi sono trascorsi con cuore commosso. Per i più lo spettacolo era nuovo, ne la mente aveva potuto prima immaginarlo cosi imponente e così formidabile nella sua indi struttibile realtà. Piero Gazzottì per corse, con ì suoi collaboratori, a. Sa -\ baudia e a Littoria i campi arati di -, fresco, e ognuno volle dalla terra fe-'lc°>«ìa strappare un filo d'erba per -i saggiarne il sapore. Quasi un senso - j cli religiosità seguì i visitatori nella a a - lunga peregrinazione: e il pensiero di tutti trovò compiuta rispondenza nel telegramma che, al termine della visita, fu inviato a Mussolini: «Al Duce. Le Gerarchie del Fascismo torinese, prima di tornare al - J loro sereno a]ipassionato lavoro, inn j sitano oggi Littoria e Sabaudia, mo-] minienti eterni del Genio di Mussao] '>"» e della volontà redentrice della -l Nuova Italia. E' nel loro cuore, vivo e incancellabile, il ricordo delle ar- denti ore di Pulazzo Venezia. A mio ai m es . a] D „ loro s a\tlmento 'devofo j? giuramento di i-' o, - proseguire inflessibilmente sulle vie dall'Eccellenza Vostra tracciate». Angelo Appiotti

Persone citate: Duce, Mussolini, Piero Gazzottì

Luoghi citati: Italia, Littoria, Pontinia, Sabaudia, Venezia