II Memorandum jugoslavo presentato ieri a Ginevra non reca alcuna prova alle accuse contro l'Ungheria

II Memorandum jugoslavo presentato ieri a Ginevra non reca alcuna prova alle accuse contro l'Ungheria II Memorandum jugoslavo presentato ieri a Ginevra non reca alcuna prova alle accuse contro l'Ungheria Controllo laQrdutanst? ! aLa situazione internazionale è arrivata ad un punto tale di tensione che abbisogna di un continuo controllo di giorno in giorno, di ora in ora quasi, da parte degli uomini e dei governi responsabili ; non c'è motivo di panico, ma è consigliabile che nulla sia abbandonato al caso o alla fortuna. I fattori di pace sono senza dubbio prevalenti, almeno sotto l'aspetto negativo: la guerra è un baratro di cui non si riesce a ficcare il viso in fondo; i programmi sono incerti, nebulosi per la terribile eventualità; l'ultimo conflitto generale ha dimostrato l'assurdità della conquista di posizioni egemoniche : le grandi potenze ne sono certamente convinte, a cominciare, crediamo, dalla stessa Germania che ne fece la più crudele e funesta esperienza. Per le grandi potenze la guerra sarebbe un salto nel vuoto; nessuno ha volontà di compierlo. Questa supercoscienza deve agire nel senso di vigilare strettamente, mai perdendo di vista le realtà generali, i problemi e i dissidi I ^particolari. dLe difficoltà sarebbero già state sgravi se la sola questione della Sarre ta„~i„~i :i _*„ ravesse dominato il campo; purtroppo) 1 infelice iniziativa jugoslava colle I usi accuse aperte e violente contro | tl'Ungheria ha allargato la sfera delle rivalità più aspre: negli orizzonti oceanici si profila già colla sua ombra minacciosa l'ormai sicura denuncia dei Trattati navali di Washington e di Londra da parte del Giappone. Siamo entrati in una serie di angoli morti da cui si deve uscire al più presto per non correre il pericolo di formazioni cancrenose. Per la Sarre tutto deve essere previsto con lucidità e con giustizia; il giorno del Plebiscito deve veramente significare la fine di uno stato psicopatico sulla frontiera del Reno; il Comitato dei Tre, adunato da settimane sotto la presidenza del Barone Aloisi, lavora con sincerità per raggiungere questo obbiettivo; anzi è degno di nota, fra tanti nervosismi sciovinistici, il credito di cui gode questo Comitato fra i contendenti. Bisogna augurarsi e bisogna sforzarsi perchè le conclusioni raccolgano la stessa fiducia non lasciando alcuna zona di ombra. La volontà degli abitanti della Sarre è legge; le clausole stabilite nei Trattati devono essere rispettate; se si impone un loro adattamento ai tempi l'equità deve vincere su ogni pressione unilaterale. Se all'indomani del 13 gennaio la sorte del bacino della Sarre sarà decisa senza strascichi l'Europa trarrà un respiro di sollievo. In quanto alle conversazioni navali gli antagonismi sembrano per il momento insuperabili; gli interrogativi del futuro già coprono il Pacifico; ma intanto la miglior soluzione consisterà nel non forzare ad ogni costo un accordo che si rivela impossibile. Insistendo è fatale che si cada in accese polemiche, in accuse e ritorsioni che avvelenano la continuità di rapporti normali: ognuno proceda alle costruzioni che ritiene necessarie alla sua sicurezza sperando che il tempo maturi una mentalità di collaborazione e di comprensione reciproca che oggi non esiste. E' vero che così l'urto è soltanto rimandato, che il problema sussisterà con tutte le sue incognite; ma vi sono dei limiti oltre i quali è saggio prender fiato, dato che tale possibilità resti, come sul terreno delle rivalità navali. L'affare che occorre eliminare con rapidità è quello sollevato dalla nota jugoslava; non che il problema del terrorismo internazionale debba essere ignorato, ma le inchieste, le deliberazioni non possono avere che una vastità universale: sarebbe assurdo, ingiusto, inammissibile che i termini della questione fossero le accuse serbe e le difese ungheresi. Se si adottasse un simile criterio si finirebbe per alimentare il fuoco che cova sotto le ceneri. Il nuovo Presidente del Consiglio francese, e gli hanno fatto larga eco gli organi ufficiosi, ha affermato che la miglior maniera di onorare la memoria di Re Alessandro e del Ministro Barthou consiste nel continuarne la politica di pace; ora a noi sembra che se si vuol riprendere senza perdite ulteriori di tempo quel programma per cui si era avuta una indimenticabile distensione di animi, grazie al di scorso del Duce agli operai di Mi lano, bisogna procedere innanzi e non approfondire una discussione che si è avuto il torto di aprire, che non doveva mai essere iniziata se loscrupolo dei superiori interessi dipace e di solidarietà non fosse stato sacrificato al desiderio di manovra e di sfruttamento di un evento tra-gico e doloroso. Non c'è da illudersi che vari Statisotto la spinta di diversi motivi (ca-ratteristiche congenite, timori infondati, ecc.) non cerchino sempre di manovrare, di pescare nel torbido giovandosi di facili patenti di irre- spsuchsasicotepcolepfiragcumtsttlbpvtntedcepmlP—iltPncamesJrdrotGtdnpimdse sponsabilità; l'essenziale è che nes-1 suna grande potenza si lasci rimorchiare nel giuoco pericoloso, che essa abbia sempre presente la necessità di mantenere delle relazioni di collaborazione colle altre grandi potenze. Solo a questo patto la pace potrà essere conservata al riparo da colpi mancini. Alfredo Signorotti Documento vuoto la Nota introduttiva del 22 corrente. Quasi nello stesso tempo il « memorandum » veniva distribuito per cura di funzionari jugoslavi unitamente ad un largo riassunto destinato a facilitare il compito dei giornalisti. Il documento, che si intitola « Comunicazione del Governo jugoslavo al Consiglio della Società delle Nazioni relativa alle responsabilità incorse dalle autorità ungheresi nell'azione terrori- ^àìreuTront^ de dica anzitutto un capitolo all'attività spiegata in Ungheria dagli elementi terroristi croati emigrati prima anco- ra della creazione del movimento de- 4Ustasix aiuU dati da te ungherese in questo periodo prepara torio si sintetizzano, secóndo il memo à o à à Ginevra, 28 notte. Oggi, alle ore 17, il signor Fotic, delegato permanente della Jugoslavia presso la Società delle Nazioni, ha ufficialmente rimesso al Segretario generale della Lega il « memorandum » ju-, goslavo destinato a comprovare le ac- cuse contro l'Ungheria contenute nel-'1 male jugoslavo, nell'azione svolta da talune associazioni ungheresi revisioniste. A questo proposito si cita l'incartamento di un processo svoltosi a Bratislava, in Cecoslovacchia, contro rivoluzionari slovacchi e da cui risulterebbero appunto i legami esistenti fra le personalità dirigenti il movimento revisionista ungherese con taluni emigrati sia croati che slovacchi. II campo di Janka Pustza Passando quindi a esporre la « organizzazione del movimento terrorista sul territorio ungherese per mezzo degli emigrati croati», il memorandum dà dei dettagli sulla creazione del famoso campo terrorista di Janka Pustza. Gli emigrati croati, che in un primo tempo sarebbero stati alloggiati in caserme, furono concentrati a partire dall'autunno 1931 nella fattoria di Janka Pustza dove si poteva « meglio evitare —> dice testualmente il memoriale — il rischio di una pubblicità attorno ai legami diretti tra i terroristi e le au torità ungheresi Pustza fu organizzat ne del fuoruscito cez. I terroristi erano colà sottoposti a disciplina rigorosa e ad un allenamento sistematico. « Il modo in cui furono reclutati gli emigrati e il fatto che essi siano statisist"inaticamcnti avviati nel campo di Janka Pustza — prosegue il «memorandum » — mostra tutta l'estensione dell'aiuto che talune autorità civili er.iilitari ungheresi hanno fornito allaorganizzazione terrorista operante sulterritorio magiaro. Su questo punto il Governó jugoslavo possiede numerose test imonianze assolutamente concor-danti che emanano da terroristi ritor-nati volontarianieiite in Jugoslavia op-pure arrestati dalle autorità jugoslave in seguito alla esecuzione di atti criminali. Ci è tuttavia impossibile riprodurre qui tutte le testimonianze acquisite sia dalla polizia che dai tribunali e pertanto ci limiteremo a citare cinque casi dei più tipici ». Il memorandum espone cosi come in base alle dichiarazioni rese dagli emigrati croati Sikiraca, Marz, Madjeric, Micek, Petrovic e Gredicek, risulti che costoro sono stati vittime delle manovre di agenti di Pavelic e di Percez, i quali li hanno circuiti ancora in territorio jugoslavo promettendo loro salari elevati e una vita facile appena giunti su territorio ungherese. « Appena attraversata la frontiera ungherese, questi emigrati sarebbero stati arrestati dalle autorità e sottoposti a interrogatori; quindi, affidati alle autorità militari per dare il tempo necessario ai capi dell'organizzazio- gipN ne^terrorista di verificare ^la loro iden- vtità, i loro precedenti e gli scopi della loro venuta In Ungheria. In seguito sarebbero stati posti a disposizione del capo dell'organizzazione terrorista, che diveniva il loro padrone assoluto ». La prova della veridicità delle sud- ] dette deposizioni rese — è bene ripe- ! torlo — alle autorità jugoslave da in-'ddividui cui premeva evidentemente di ì nessere amnistiati, starebbe, secondo il, dmemorandum, nel fatto che il Governo ' Kungherese ha ammesso che i suddetti ; cindividui hanno effettivamente soggior- ' nato per qualche tempo su territorio ungherese. °.uale sarebbe stato trovato in posses- ! iso di materiale bellico di provenienza ; t ungherese. mvL'opera degli « Ustasi » jè. rUn altro paragrafo del memorandum ; rriguarda i precedenti morali degli in- j ddividui fra i quali si reclutavano i ter- ] aroristi. jztmUn'altra forma di aiuto sarebbe sta-: rta praticata dall'Ungheria facilitando1 ml'acquisto di materiale bellico ai terrò-, "risti. A questo proposito si citano le ^... _,. r 1 , . . . ■ prisultati»» ai un processo ceieoratosi, lnel 19oJ. contro il terrorista Tilma, il a j i j e e Il memorandum cerca quindi di pre-l*cisare in un altro paragrafo che le au- tonta ungheresi non possono preten-, dere di avere ignorato gli scopi e 1 metodi di lavoro dell'organizzazione'stabilitasi sul suo territorio. Anzitutto ! si ricorda che i membri dell'organizza- i zione ustasa portavano un'uniforme,militare di cui'sono allegate, «^oto- grafie; che VVatasa ha fatto coniare, delle monete, di cui pure sono state allegate delle riproduzioni fotografiche,, aventi lo scopo di produrre un effetto ; psicologico tra i suoi aderenti (a questo! riguardo il memoriale insinua anzi che,1 secondo l'opinione emessa dagli esperti ■ ■ ™i„ i f„n „„kum qratP jugoslavi, tali monete sarebbero.state coniate nella zecca ufficiale ungherese), i che gli ustasi svolgevano esercizi nuli-1 tari all'aperto con armi da fuoco e j bombe. « E' impossibile pretendere — j dice il memoriale — che il governo un-. jrherese abbia ignorato tutto questo ». j Lo stesso ragionamento si applica, j 0 J* l„ „„__«„ „i f-ttn pkVi'nr. secondo il memoriale, al fatto che 1 or- ganizzazione terrorista disponeva di ri- sorse finanziarie notevolissime come dimostra la vita lussuosa condotta dai, capi terroristi e i loro frequenti viaggi iall'estero. III memorandum continua quindi met-1tendo in rilievo i numerosi passaporti lLeiiao iii il vu * rnpmhrie atti di identità rilasciati a membridella Ustasa dalle autorità ungheresi, Le conclusioni del memorandum ap-paiono alquanto meno violente dellanota presentata la scorsa settimana: il punto centrale è l'idea già affacciata |le considerazioni emerse dal memoriale 1circa l'Ungheria, non può che trovare!dei consensi, purché sia concepita, co- me deve esserlo, su una base universale. «II Governo jugoslavo — conclude dunque il memoriale — si è rivolto alla Società delle Nazioni perchè conside- ra che il delitto che l'ha privato del suo I grande Capo non può essere conside-a;rato come una manifestazione isolata l;e individuale di anarchismo criminale ■ ^ cuj s; possono trovare tanti esempi nella atoria. h delitto di Marsiglia è la 1 conclusione naturale di una. cospirazio- 1 ne contro la Jugoslavia, che è stata or- -1 ganizzata e che ha trovato i suoi ispi- ratori all'estero. Contro una tale azio- ne terrorista, le autorità di un soloStato sono impotenti a difendersi in modo efficace e senza un minimo di lealtà, se non di collaborazione inter-nazionale, una lotta contro questa for- ma particolarmente pericolosa di ori-minalità internazionale è impossibile.Il Governo jugoslavo ha invano solle- citato a diverte riprese la collabora- zione del Governo ungherese. Lungidall'aceordargli il suo concorso nella repressione delle mene dei terroristi, le autorità ungheresi hanno favorito que- ste mene. Il Governo ungherese, a cui n , e i a o i - il Governo di Belgrado sfè indirizzato.„n„ „„„„„ i„fQ„,„„^allo scopo di ottenere il suo intervento per frenare questa attività non ha voluto prendere nessuna misura efficace. E' grazie al suo aiuto che l'azione terrorista svolta da lungo tempo contro la Jugoslavia ha potuto portare al delitto di Marsiglia. In tal modo il Governo ungherese ha incorso in una gra- grado considera come suo primo dovere internazionale di denunziare davanti al più alto organo della comunità delle Nazioni ». ve responsabilità che il Governo di Bel Pronta replica ungherese Qualche ora dopo la pubblicazione del documento jugoslavo, la stampa internazionale è stata convocata dal capo della delegazione ungherese, signor Kclchardt, per una prima risposta. Ecco, in sunto, le dichiarazioni del delega ' inazione dell'Ungheria, voluta e coscien te, svolta con uno scopo politico netta- mente determinato. II Governo jugosla¬ vo sostiene che il delitto di Marsiglia è la conclusione naturale di una cospi- razione contro la Jugoslavia svolta al restero e particolarmente con l'aiuto dell'Ungheria. Una tale affermazione è assolutamente contraria alla verità. Anzitutto l'assassino Kalemen è totalmen- dato che to ungherese: « La presentazione tardiva del memorandum jugoslavo ha impedito finora agli ungheresi di occuparsi ufficialmente delle accuse generiche contenute "ella Nota jugoslava del 22 novembre. ^JS^^SS^KJ? 81 sf°rzera pubblicare al più presto possibile tutte le prove che ridurranno questa accusa a nulla. Si tratta, infatti, di una diffa¬ *ennsc°n°f__J_SS__^« {J^aro h_"_/atff ritirato l'informa- zione in base a]]a qua,e Kalemen a. Vrebbe lasciato la Bulgaria dirigendosi alla volta dell'Ungheria. Il Governo ju goslavo ha tuttavia creduto di poter utilizzare questo fatto, sfornito di qualsiasi fondamento, nel suo memorandum f^riSSfr^ chìefta ha rivelato oltre la persona dell'assassino, l'esistenza di un coni piotto che conglobava diverse altre per sone. Si ammette pure da parte unghe rese che tra questi congiurati hanno figurato tre individui che hanno effet tivamente risieduto in Ungheria prima dell'assassinio. Ma le altre persone com- messe sia nell'assassinio che nel complotto sono venute da altri Paesi; 1 u complotto stesso non è stato, dunque, j organizzato in Ungheria. Non si può j accusare il Governo ungherese di negli. genza, circa un complotto che fu anj nunziato sui giornali dell'emigrazione j croata diversi mesi prima ohe l'assas smio avvenisse e t cui preparativi, cosi CQme resecuzione ai s£n(J svolti 'fuori dell'Ungheria. Ma il governo jugosla vo accuga l'Ungheria non soltanto di , complicità nel complotto, ma di avere i organizzato sul suo territorio i congiu I rati e di averli allenati sistematicamen- 1 te alla loro missione. Il Governo un l gherese ha già dato a più riprese gli ischiarimenti desiderati sul famoso cam- ! ^ Janka puszta Di fronte ftl Con. j sigll0 a Governo di Budapest si riser|Va ai pr0vare nuovamente in maniera : netta che l'attiviLà degli emigrati croa ti a Janka Puszta è stata sospesa in | seguito allo svolgimento del campo M 1**»»° mal ™evuto m Ungheria alcun ! • emierati croati — eirli ha detto _*„_0™ISi in'tutti i laes* d'Eu ropa e d'America. Dovunque essi svol gono un'attività politica e questo di mostra chiaramente come il motivo i principale di questa emigrazione sia do vuto al malcontento esistente in Croa. zia. Si sa che la presenza degli emi grati croati sul territorio di altri Paesi ha dato motivo a noie, provocando nu merose inchieste di polizia, come an che sul territorio ungherese. Non si ' può però tralasciare di far notare che : l'Ungheria, data la 3ua situazione geo grafica, più degli altri deve soffrire j delle mene degli emigrati croati ». l Riassumendo, per il delegato unghe rese il delitto di Marsiglia non è altro j che la conclusione naturale di una coj spirazione ordita all'interno stesso del ;, ' jUE.0Siavia 1 r frT . : . , .. ' « ^Ungheria ha dovuto attraversare i^mpi difficili in seguito a Trattato del |Tnanon: centinaia di migliaia di unghe;1"! sono stati violentemente staccati a dallamadFe. Patna e lama"z£a. P?r e ^ìfa"^è "eLl_^*_?_J_3?L2? ostante mai si è avuto un atto terrei : rista qualsiasi da parte di ungheresi. | ., V^ngheria è cosciente ,deJla gi"stizia ^'della sua causa e per risolvere la sua o . o - difficile situazione impiega soltanto dei metodi pacifici od onesti. Il Governo di Budapest condanna severamente i metodi terroristi e pertanto si presenta con la coscienza pura dinanzi al Tribunale del mondo ». G. T.