Imbarazzo francese per gli atteggiamenti della Jugoslavia

Imbarazzo francese per gli atteggiamenti della Jugoslavia Imbarazzo francese per gli atteggiamenti della Jugoslavia Parigi, 20 notte. Coll'inizio dei lavori di Ginevra l'attenzione francese torna a concentrarsi sul passo jugoslavo intorno all'attentato di Marsiglia. La cosa è tanto più comprensibile in quanto che la Francia ha la netta coscienza di trovarsi in una situazione falsa e imbarazzante. Il Governo di Belgrado ha buon giuoco nel reclamare l'appoggio di Parigi. Non è infatti noto che già da vari mesi il Quai d'Orsay si ;->- uieta dei rapporti stabilitisi fra li .jrado e Berlino ? Lungi dal negare tali rapporti, Jeftic dice a Lavai : « Voi siete sempre pronti a lagnarvi di noi se accenniamo anche solo dalla lontana a stabilire coi tedeschi relazioni di una certa cordialità. Ebbene: mostrateci che cosa sapete fare per noi in questa circostanza. Appoggiate il nostro appello alla Lega delle Nazioni! ». In condizioni ordinarie Lavai non avrebbe nessuna difficoltà a seguire fino in fondo la Jugoslavia sul terreno indicatogli. Ma nel momento attuale il ministro degli Esteri di Francia, cui la stampa britannica ricorda ogni mattina che la Germania dispone di cinque milioni e mezzo di uomini in grado di fare la guerra, non pensa soltanto a far piacere alla Jugoslavia: pensa anche che gli occorre giungere, in un modo o nell'altro, a stipulare un accordo solido con l'Italia. Egli è alla vigilia di intraprendere quel famoso viaggio a Roma che dal tempo che se ne parla è diventato qualcosa di paragonabile al viaggio a Damasco di Paolo di Tarso. Che cosa avverrà del viaggio a Roma, se Parigi sarà stata costretta a spalleggiare la Jugoslavia sino al punto di suscitare il legittimo risentimento dell'Ungheria,' amica di Roma e stretta a Roma da patti non meno solidi di quelli che stringono Parigi a Belgrado? Potrà l'Italia accogliere come un amico colui che si sarà fatto precedere nella propria visita da un cartello di sfida contro uno degli amici di casa? Consideriamo, sempre sulla scorta degli osservatori francesi, anche un altro aspetto della questione. Esso è assai eloquentemente indicato da Bainville su L'Action Francaise. La Jugoslavia pronunzia una requisitoria contro l'Ungheria, e ammettiamo pure che abbia le sue ragioni. Può la Francia fare altrettanto? L'assassinio di Re Alessandro è avvenuto in una città francese. La polizia francese era stata informata in tempo che un attentato era in vista. Ora, non solo questa polizia non si è affatto data pensiero della gravità del pericolo sospeso sul capo dell'ospite della Francia, ma quelle poche disposizioni che erano state prese dalle autorità locali per rendere meno facile una disgrazia, essa si è affrettata a cassarle, con un contrordine misterioso in extremis sul cui conto nessuna inchiesta seria è stata fatta a Parigi o per lo meno nessuna responsabilità e stata con fessata. «E' sul territorio francese che il complotto venne commesso — scrive testualmente il Bainville — e 1 terroristi non avevano soltanto attraversato la frontiera francese ma poi avevano avuto ampia licenza di preparare il loro delitto e quindi di compierlo. Inoltre tutti sanno che a Marsiglia la vettura del Re e di Barthou non era sorvegliata. Quel che era stato trovato strano un tempo nelle circostanze del dramma di Serajevo, si è riprodotto e non viene necessariamente contemplato come enorme. Se il Governo francese ha peccato di negligenza, perche il Governo ungherese sarebbe colpevole di complicità ? ». Nè questo basta. Se la posizione della Francia, tenuto conto delle circostanze, in cui il delitto di Marsiglia è stato commesso, appare deli; cata almeno quanto quella di ogni altro Paese attraverso a cui 1 congiurati siano passati o abbiano soggiornato, esso lo è poi in misura incomparabilmente maggiore, per poco che si tenga presente che quello del 9 ottobre non e se non il più recente di una serie di attentati politici che sullo stesso territorio della Repubblica hanno mietuto vittime di tutti i Paesi, da Pethura a Kutiepof, da Nicola Bonservizi al console d'Italia Nardini. Quali proteste sono state fatte circa questi delitti davanti alla Lega delle Nazioni? Quali estradizioni sono state accordate? Quali sanzioni esemplari sono state prese in cambio delle negoziate estradizioni? Bastano tali pochi punti interroeativi, qualcuno dei quali ricorre anchesotto la penna dell'onesto Barnville, per avere la misura dell imbarazzò nel quale la Francia e posta dal pasnso jSgoslavo. Ma d'altra parte, come riconosce con penetra psmjumeaqIGfsoleficgpdPtccgBtrvlaqcvacMpccrssglcqtdansalasvnbuona fede il corrispondente gine- vrino Sntransigeant, se Lavai si v.rin.°- „ telile. Rolando fino in rifiuta a seguire Belgrado fino in fondo o quanto meno se si dimostii troppo svogliato per appoggiare^ sua iniziativa, Berlino non tarderà a insinuare nell'orecchio di Jeftic. « A che vi serve l'alleanza dei tiancesi se al momento del bisogno si rifiutano di prestarvi man forte? ». in un mòdo come nell'altro, dunque, il Governo di Parigi è sicuro che la diatriba intavolata a Ginevra si salderà per esso con un passivo e con un buon affare per la Germania. Qui si ritiene che Lavai, pienamente consapevole della parte ingrata che gli si vuole far recitare, farà appello a tutte le risorse della propria duttilità per non lasciarsi porre con le spalle al muro e per conservare almeno una parte della propria facoltà di manovra. E sentimento generale che egli, la cui ultima udienza prima di lasciare Parigi è stata per l'Ambasciatore d Italia, non tarderà a prendere contatti a Ginevra con i capi delle delegazioni italiana e inglese per evitare n pericolo che la vertenza degeneri in una opposizione di blocchi come fatalmente avverrebbe sc l'azione diplomatica francese fosse condotta ad associarsi troppo esclusivamente a quella della Piccola Intesa. In questi ambienti si osserva che se la Jugoslavia insistesse nel chiedere la discussione immediata del v . . suo rapporto invocando l'articolo 11del Trattato, il Governo ungherese potrebbe legittimamente opporle la stessa obiezione che la scorsa primavera ebbe a sollevare il delegato jugoslavo Fotic contro analoghe domande ungheresi, cioè che tutti gli elementi di informazione non sono ancora riuniti e che la discussione è quindi prematura. C. P.

Persone citate: Bainville, Italia Nardini, Nicola Bonservizi, Re Alessandro