D Museo d'Arte Antica in Palazzo Madama che il Principe di Piemonte inaugura stamane

D Museo d'Arte Antica in Palazzo Madama che il Principe di Piemonte inaugura stamane D Museo d'Arte Antica in Palazzo Madama che il Principe di Piemonte inaugura stamane fzUna delle più grandiose opere dedicate dall'Italia fascista all'arte e alla cultura nazionali si compie stamane a Torino, ed è il Principe di Piemonte che giustamente viene a tenerla a battesimo. Diciamo giustamente perchè si tratta di opera la quale, mentre è titolo d'orgoglio per una grande e laboriosa città come la nostra, è anche un nuovo segno di quel consapevole fervore cui il Paese intero' partecipa ogni volta che azione, intelligenza, denaro concorrono a valorizzare il patrimonio più alto e più splendido d'Italia: il patrimonio della sua bellezza intangibile e inuguagliabile, arricchita da secoli di una civiltà che non ha confronti nel mondo. L'opera che questa mattina il Principe vuole con la sua presenza esaltare è la nuova e definitiva sistemazione del Civico Museo d'Arte Antica di Torino, una delle più ricche, pregiate raccolte artistiche italiane, nei tre piani di Palazzo Madama, cuore di Torino romana e sabauda, rocca che in sè compendia, dalle torri dell'antica Porta Decumana alla facciata di Filippo Juvara, quasi due millenni di storia latina, un'idea di potenza, una misura d'ordine, di fantasia, dì arte. Sono anni che a quest'impresa si lavora; sono anni che da queste colonne la si caldeggia: da quando Pietro Canonica, accademico d'Italia, n'ebbe l'iniziativa e si appellò alla munificenza del senatore Isaia Levi per dar principio ai restauri del Palazzo, continuati poi con sempre maggior larghezza di vedute per volontà di quel provvido tutore del decoro cittadino ch'è il podestà Paolo Thaon di Revel. Altri quattro milioni circa, oltre il milione offerto dal senatore Levi, furono impiegati dal municipio torinese nel completo ripristino di Palazzo Madama, nel trasporto e nella sistemazione, nelle nuove sale, delle stupende collezioni che prima giacevano soffocate negli infelici locali di via Gaudenzio Ferrari. Quotidianamente, si può dire, il podestà ed i due vicepodestà Gianolio e Silvestri di persona provvidero, vigilarono, incitarono. Anima e intelligenza direttiva del riordinamento — lucida e prudente intelligenza davvero, sorretta da una solida cultura e da una consumata perizia fu, com'era naturale, il direttore dei Civici Musei torinesi, dottor Vittorio Viale, il quale ebbe ad animosi collaboratori l'ing. Ricci per la sistemazione muraria, l'avv. Borbonese per la ! riorganizzazione e l'arricchimento della I biblioteca d'arte annessa al Museo, il' comm. Gariazzo, numismatico di valore, per l'ordinamento del nummario che fidfdtqgttfu già minutamente visitato dal Re con [ il massimo compiacimento, il prof. Car-!lo Cussetti, infaticabile chirurgo di i antiche pitture ammalate, ogni voltajche per questa o quella tavola o telajsi impose un sapiente restauro. Anni; di lavoro, ripetiamo, senza risparmio j di fatiche, di sacrifici, di ricerche, di I studi: e tutto offerto con abnegazionei e saggezza pari all'entusiasmo, con;nessun'altra ambizione da parte di: questi^ uomini valorosi che dotare To-|rino d'uno dei tre o quattro musei d'I-1 talia più belli, più ricchi, più acco-jglienti. E' cosi che oggi ogni torinese riceve dai suoi reggitori un dono ma-|gnifico, del quale devo mostrarsi gra-1to. E la gratitudine, in questo caso, si esplica in un modo solo: usando il do-: no, godendone, visitando il Museo, fa- cendone propaganda, ciò che infine si- gnifica per ciascuno allargare la prò-1 pria cultura, raffinare il proprio gusto, imparare ad amare intimamente e sin-!ccramente quelle cose che tanta parte j — anzi, la maggior parte — hanno nel- la vita dello spirito, cioè nella vera vita d'ogni uomo degno di tal nome, [ Facile e gradevole impegno. Percorrere oggi l'interno di Palazzo Madama, dal pianterreno sistemato con rara sontuosità ai saloni di rappresentanza al piano nobile ed ai capaci e nitidi ambienti del secondo piano ripristinati fra i cammini di ronda dai quali attraverso ampie vetrate si spazia sulla fra le altre bellissime cose sue, vanta alcuni primati invidiati da tutti i musei del mondo. Basterebbe citare la collezione, messa insieme da Emanuele d'Azeglio nel tempo che fu ambasciatore a Londra, dei vetri dipinti e ad oro dal secolo XIV al secolo XIX, tra i quali il visitatore farà bene a ricercare la piazza, è come aprir gli occhi su un I J..: —«llrt m.nIn panorama che dai marmi alle maio-jliche, dallo pitture ai bronzi, dalle ore- ! ficerie agli arazzi, dai mobili alle armi, dalle monete alle miniature, dalle stoffe ai ventagli, dagli avori ai cammei, dai vetri alle rilegature, abbraccia oltre un millennio di creazioni d'arte. E qui conviene ricordare agli smemorati (e magari anche ai molti i quali fingono d'esser persuasi che le Gallerie torinesi siano di secondaria o addirittura trascurabile importanza fatta ec-Jcezione per il Museo egiziano) che il;Civico Museo d'Arte antica di Torino, ! deliziosa figura d'una Madonnina d'arte ; renana del MOO che ha accenti di gra- i zia incomparabile, l'Adamo ed Eva del [1622 tolto dal Diirer, il vetro fiammin- ' | ! go a sanguigna ed oro tratto da una I stampa del Tempesta; citare la rac' rpcolta di ceramiche viennesi del Du Pa-;tquier che di simili non ne posseggono idnè Londra nè Parigi, o il cofanetto ini F [ cuoio sbalzino del secolo XIII, ch'erar!già, come reliquario d'una manica del,s i saio di S. Francesco, nella cattedra^ ljdi Susa e fu miracolosamente salvatolejmurandolo in Una parete della chicsa.m; al tempo della rivoluzione francese: ci-; c j melio di arte francese che non ha ! p I uguali nemmeno in Francia. E non si bi fanno ora che alcuni esempi, scelti frail;i tanti. | t: Ma l'importanza del Musco torinese;n|non viene soltanto dalle sue eccezioni, d1 E' il suo tono generale che e altissi- tjmo, sia coi marmi locali dal IX al XV c secolo, coi legni dal secolo XIII al XV a|fra i quali sta il prezioso paliotto di! 1Courmayeur, sia con la più completa v raccolta dei dipinti di Defendente Fer- t: rari, artista che vorrebbe esser stima- E to pel suo giusto valore, per il minima- s rio insigne, le stoffe ammirevoli come ,1 il piviale siciliano del Trecento in broc- m cato verde o il paliotto tedesco del se- K!colo XVI, le faenze di Mastro Giorgio. !t j le porcellane venete dei Vezzi e dell' Cozzi; I Capodimonte comc il famoso H Gruppo di Giove che già nel 17G0 era a[ricordato nell'inventario della fabbri-j ca celebre, i vecchi Savona di Jacques Boselli, le ceramiche di Sassonia del Kftndler o quelle di Torino dei Rossetti e dell'Ardizzone o quelle finissime di Vinovo cotte intorno al 1780 come la nota statuina di Minerva o la tazzina col dipinto della Caccia Reale; e fac¬ ciamo punto a citazioni che risultano aride per chi non ha gli esemplari sot-1 f>n/inhiy, n nnr. il tinr»/\ offi/loH alla mo. i Hqmtvd t'occhio, o non li tiene affidati alla me moria. Una simile copia di materiale vario e delle raccolte di oggetti che richiedono prima di tutto luce, spazio, misura e pause. Così il pianterreno ha ac- ove prezioso come poteva esser sistemato I vnelle dozzine di sale di Palazzo Mada- rma ? Il Viale ha seguito, fin dove ha po- ituto, il criterio dell'ambientazione che tende a far rivivere l'opera, per il vi sitatore, nell'apparenza e nelle funzioni originarie; per il resto è ricorso all'ordinamento consueto delle quadrerie colto i marmi e i legni, la saletta valdostana con gli scanni di Issogne, la porta di Fénis, le vetrate biellesi di casa Ternengo, il soffitto di Saint-Marcel; il famoso coro di Staffarda ha ottenuto finalmente il respiro che gli era necessario; il « Compianto sul Cristo morto » d'arte lombardo-emiliana del scco- lo XVI riceve una luce veramente chiesastica dalle vetrate di Issogne e di San Pietro di Pianezza; l'immenso Salone dei Principi d'Acaja che con le sue quattro colonne originarie occupa l'antico atrio verso via Po ospita i grandi pezzi di Defendente, di Franco Fiammingo, il trittico saluzzese del slclebptlzuctlmvctPtlFaRCinquecento, gli arazzi, mentre ai De-|lfendente più piccoli e squisiti è stata]riservata una saletta dove bisogna so-|'astare se non altro dinanzi alle « Sposa-. lizio della Vergine» ed alla « Madon- j ana», cose degne d'un grandissimo pit-1 tc!a^n« SmSS^B ^ S>in un passaggio, ed il musaico interes¬ ssantissimo di Novi, del secolo XIT, stai tmurato sul livello stradale romano in!?un angolo del Palazzo che mostrandolaanche un arco dell'antica Porta Fibel- Iona costituisce già di per sè una caratteristica documentazione archeologica. srms. lSopra, i grandi saloni di rappresen- rtanza municipale, arredati con mobili, cquadri, arazzi, oggetti del Museo adat- pti a figurare in ambienti dove si svol- igono ricevimenti e balli; e sopra anco- cra ,al piano del cammino di ronda, le • mraccolte propriamente dette, e già initparte citate, riunite in capaci, elegan- j itissime vetrine: le stoffe, le maioliche i Udi Vinovo, Venezia, Napoli, Pesaro e Faenza, Abruzzi, Savona, Milano, To-1 trino, Spagna e Oriente, Vienna e Sas-I sonia, Nove (Veneto) e Capodimonte, , le armi del lascito Calandra, gli avori te le oreficerie romane, greche, bizanti-Lme provenienti in parte dalla dispersah collezione Gualino, le miniature, le.f placchette, gli orologi, i cammei, tN bronzetti, i vetri tra i quali eccelle la tlampada araba del sec. XIV, acquista- ! ta recentemente per 10.000 lire, ma che j nc vale almeno 40.000, e gli altri ricor- dati vetri dipinti e ad oro. In un secondo tempo verranno aperte le sale delle collezioni d'Andradc, degli oggetti di arte peruviana, di quelli d'arte aostana, j Poniamo fine ad un elenco che non vuol essere clic un invito a tutti i let- tori a visitare il nuovo Museo torinese. E' soltanto passando di sala in sala, soffermandosi dinanzi alle vetrine, al- ,e pitture, alle sculture, agli arazzi, ai mobili, che ci si potrà render conto del Kllsto con cui il Museo è stato ordina-|to- Da oggi questo è affidato all'Intel-m'feenza dei cittadini. E' a questa intel- Hgenssa che qui si crede di poter farcj appello. mar. ber. ' Come al presenta ne) museo la sala con il celebre «coro» di Staffarda _ Preziosa lampada araba del sec. XIV