Un angolo di terra dove la vita è facile

Un angolo di terra dove la vita è facile T^IRLI DI SEI FRONTIERE Un angolo di terra dove la vita è facile (Dai, nostro Inviato speciali:) ANNEMASSE, novembre. Non ■precipitatevi a cercarlo sullacarta geografica: sta di fatto he esi-ste, ma se non ve ne racconto i prece-denti storici, siate pur certi che non lotrovate. Il suo atto di nascita, risale al 7 qiuqno l'JH'i quando gli alti mani-strati'della Corte Intemazionale del-l'Afa decidevano che diciotto mesi più\tardi le antiche zone franche tra c'era poco da fa a piegare il colloFrancia e la Svizzera venissero risla-bilite quali erano state instaurate nel1815. La sentenza provocava discussio- ni e rimostranze, ma re: la Francia doveva piegar ed a partire dal llf gennaio 193!f effettuava l'arretramento della sua linea doganale sino al limite delle antiche zone del Itilo, pur mantenendo il cordone fiscale alla frontiera politica. Cosi è avvenuto che da otto mesi quei tenitori sono aperti in franchigia e senza contingentamenti di sorta alle merci di tutte le nazioni. Così è nato il paradiso del contrabbando, la nuova Bengodi. La trovata dei produttori Per capir meglio, basterà dare una.occhiata alla carta. La parte tratteg- gioia rappresenta la zona francese: laivivono trentamila suoi sudditi per i quali il burro costa ora sette franchi al lchilo, lo zucchero due, le uova uno e cin quanta la dozzina. E già si annuncia l'arrivo di biciclette giapponesi a 60, di automobili della stessa provenienza a quattromila, di apparecchi radio a quattrocentocinquanta che altrove ne costano millenovecento. Ripeto: non vi sono limiti all'importazione e il produttore straniero non è tenuto che a pagare la tassa sulla ci fra d'affari, nella tenue misura del due per cento, evitando l'imposta doganale'che spesso raggiunge il 70 o VSO per1cento. E' facile capire che la merce ha tasto preso ad affluire dai quattro punti cardinali: zucchero sud-americano, burro danese, porci jugoslavi, seta giapponese, gamma tedesca e chi più ne ha più ne metta. Nello spazio di pochi mesi si sano accantonate delle riserve che basterebbero alla popolazione locale per sei anni almeno... se tutti non sapessero che la cornucopia dell'abbondanza rovescia la sua manna altrove. Per prima si è sbrogliato il produttore del posto. Abituato a smerciare il suo burro sul mercato locale a diciatto.franchi al chilo, non poteva evidente- mente accettare di venderla di punto in ibianco a sette al massimo. Allora, con-\sultata la legge, si è accorto che la\franchiqia gli sussisteva per il merca-\to francese, nella sua qualità di suddi- j to della repubblica. E non gli ci è voluto molto a capire che bastava comperare del burro estone o lituano, dichiarare che era un prodotto delle sue fattorie e introdurlo in Francia a prez- | ] za normale, per realizzare così un guadagno ancor maggiore... Se i cultori di statistica volessero oc|r"?""s' delle straordinarie vicende di Wuesto V^ese, si accorgerebbero come''le mucche diano tanto burro quanto \ P™»« '««e. che le galline delta 1>'"'' modesta razza sfornano quaranta-lc>na"e unva al !'iorno Quel-\le deìla Jugoslavia costano un franco "le^". «»« dozzina ), che quattro coria della zona franca da un'altra del\la ™mpagna barcellonese?). Diecimila litri a! giorno di benzina \P"l,m dt terreno gettano quantità in * verosimili d insalata (chi e quel doga !Mere che r,B,ce a distinguere Mia ci .di frontiera assommano oggi in tutto e per tutto ad undici appena, i La cu la perdura e si intensifi co ad t settimana che passa, s a. lire di portatori traversano il confine Per fortuna della Francia, metà della frontiera è costituita dalla catena del Giura che impedisce un frodo regolare ed intenso: ma l'altra metà, che si snoda per una lunghezza di cinquan-\ta chilometri, non è che un intrico di viottoli e di strade, di foreste e di roc-ciarne, propizio a tutti gli in filtramentìMPer istituire un cordone di vigilanza\la dogana aveva chiesto uno stanzia-{mcnto speciale di venti milioni. Ma nonìne ottenne che cinque, siccìiè i posticon la stessa facilità con cui i ragazzini si introducono in una fattoria abbandonata per rubarvi le mele, invadono la Francia con tutti gli articoli possibili ed immaginabili. Senza contare la piccola frode alla portata di qualunque minchione, come quella sulla benzina. Basta entrare in zona a bordo di una automobile con un solo litro nel serbatoio e uscirne poco dopo con i quin- dici consentiti dai regolamenti, senza ' che si debba pagar dogana: per ripe1 tere naturalmente il colpo a pache cen tinaia di metri di distanza. Ed è così che l'erario francese subisce un danno complessivo di... diecimila litri al giorno! Cifre ufficiali, che forse la stesso Stato francese ha tendenza ad esagerare, per ottenere che l'insostenibile situazione attuale venga modificata (e già sono in carso trattative calla Svizzera che è disposta a concessioni, pre- \rio compenso in altri campi) ma ugualmente significative. Tutto questo ce lo andava raccontando, a me e ad un ufficiale inglese .di passaggio col quale avevo fatto ami cizia, un contrabbandiere di freschissiima data: uno studioso di filosofia e bi\l>liofilia che, visti i tempi grami per \lc manifestazioni dell'intelligenza, si \cra adattato ad aprire una batteguccia j <?' HW e dischi di grammofono. Ma nan gli mancava il senso pratico e appena cominciato il traffico delle zone franche aveva capito al volo quale profitto gli potessero dare. Una bella mattina, espletate le pra- 'pirico \qualifica meri ' .paia \chin \una fiche di registro necessarie, staccava la sua insegna e la sostituiva con un'altra molto più allettante: «Generi diver \Ventiquattr'are più tardi grazie nff« intermediari con i quali ha allestito ilcolpo, il deposito si volatilizza per *canto... per ritornare a galla a Lione,a Parigi od a Marsiglia. E, si badi be-ne, senza l'ombra di rimorso da partedel curioso intellettuale trasformato in avventuriero, pronto a farci osservarecome le sue colpe non siano più gravi di quelle degli infiniti commercianti ed industriali di Francia che, con un semplice tratto di penna nei loro bilanci, frodano d'altrettanto il fisco, se non\di più. j Discorso interessantissimo, ma che \ci lasciava freddini, perchè veniva falMo ad una tavola di coffe e, proprio \accanto a noi, a distanza di un paio di {metti, stavano due figliole che pareìvano scippate dalla copertina, di una ]rivista cinematografica. Bruna l'ima, la pelle cerea e la \sino a Saint-Julien, nella zona, al « cafédel mosto, violenta come un assassinio l'altra esile e bionda miele, e nel viso affilato due stellanti occhioni smeraldini. Il mio ufficiale ne era talmente sgomento che malgrado l'ottima educazione oxoniana si era messo in bocca una fetta di pasta col coltello. La telefonata Visto l'aggravarsi della situazione, avevo preso il coraggio a due mani e approfittando d'un'occhiata più allettante delle altre, mi ero spinto sino al loro tavola, avevo fatto le presentazioni, insistendo sopratutto sulla circostanza che il mio amico possedeva una splendida automobile, cosa questa che nel secolo ventesima facilita enormemente il rivere civile. Le ragazze accettavano di slancio e l'ufficiale, che aveva capito a distanza, sottolineava il mia successo con un tonltruante «Hurrah!». La serata fu splendida. Dietro consiglio di yvoHiie e di Gaby andammoerafiocca colarincapsulata d'ides cent kilos » che è il più rinomato fra gli epicurei della regione. Il pranzo, particolarmente succulenta, venne inaffiato con vino di sciampagna grez- Sergio Uglioni :o e concluso con una triplice mescita.di liquori. Le barzellette e le confidenzefioccavano a grugnitola. Vinte le primeesitazioni, le due figliole ci narrarono di essere arrivate da pochi giorni e di attendere l'imminente venuta dei loro genitori, che avevano deciso di fissarsi stabilmente nella zona. E perchè? Perchè i padri erano dei modesti pensionati dello Stata: con il loro magro reddito, a Parigi, avrebbero vissuto un'esistenza miserabile, mentre nella zona, con quei prezzi inverosimili d'oggigiorno, avrebbero passato anni beati. Uno \dei due, temendo che le cose potessero \in avvenire cambiare, ai'eva persine deciso di farsi costruire senz'altro un villino, a scanso di sorprese. Dopo il caffè, le sigarette. Ma Yvon- ne tutt'a un tratto si ricordava di aver lasciato perdere un appuntamento di una certa importanza. Se le avessimo permesso di assentarsi cinque minuti jper telefonare e scusarsi? Il permesso ile venne accordato senza la menoma .esitazione dal mio compagno, cui era I toccata in sorte. Gaby era un po' con- I gestionata, temeva il fresco della sera, preferì non accompagnare l'amica e rimanere con me: ne provai un senso di orgoglio esagerato. Verso le dieci si tornò in Francia, al chiaro di luna, gonfi di cibo e di poesia. Le ragazze ci avevano messo un braccio intorno alla vita, ma sembravano aver perso la loro bella facondia. Le passerette si erano trasformate in pupattole di stoppa, cominciavano a pesarci sugli omeri, sembrava quasi, ad esser sinceri, che pensassero ad altro. II che non ci impedì di passare la frontiera cantando a squarciagola delle canzonette col sale e col pepe, e di gridare ai doganieri (che. ci avevano già veduti al primo passaggio ed ora ci riconoscevano al ritorno) il più fervido elogio della cucina dei «Cento chili». Mezz'ora più tardi eravamo di nuovo al caffè dove erano stati fatti i primi approcci. La prima a scendere fu Yvonne: rapida aperse il cofanetto posteriore dell'automobile, rimosse la cassetta degli utensili, ne trasse quattro grossi invaiti, ci fece uno smagliante sorriso: « Calze finissime, di seta pura. Cento dozzine, a cinque franchi di guadagno al paio... Non abbinino perso la giornata ». Adesso anche Gaby pareva felice e sgranava i dentini di perla nella notte. Soltanto io. capito finalmente il trucco della telefonata-pretesto, non sapevo che contegno tenere. Il rappresentante della vecchia Inghilterra era livido addirittura.

Persone citate: Sergio Uglioni