Sonia delle nevi

Sonia delle nevi Sonia delle nevi Ho sempre avuto il maggior dietto, la più grande ammirazione pei giocatori di hockey; ed oggi non so perdonarmi di sentirmene così distratto. Eppure le due squadre sono valenti, la posta è ambita, la competizione è poderosa. Mi piacciono, o, almeno, sempre mi piacquero quella cadenzala e ondivaga musicalità di movimenti, quei balzi ferini espressi in ligure di ballo; e le corse e rincorse dagli indugi impossibili ; e il vibrare incessante sul filo del pattino ! Quale diporto più attraente; quale gioco più vitale? In gara, in gara, per inseguire una rotella di caucciù! Ed eccoli là, frementi senza posa come gli omerici pioppi, scagliati in un erramento a cerchi ed elissi che ha 0 stesso impeto numerato d'un cano; robusti e fragili, rumorosi e incorporei ; e paradossali, incredibili, n tutto, cominciando da quelle brache che si direbbero indossate alla rovescia, per finire a questi bastoni mpugnati per il puntale, anziché per 1 manico! In gara, in gara, per inseguire una rotella perduta sul ghiaccio ! Un vapore, quasi una nebbia, s'alza dal piano gelido della contesa. Non emergendo che le teste, sembra nei giri e rigiri che i competitori cavalchino. Colpi di bastone tra la foschia ; e, ogni tanto, un grido. Che di più vivo? Che di più bello? Ma oggi non vedo nulla. Nessuno vede nulla. Siamo tutti così distratti, così assenti, perchè siamo in attesa di Sonia Henje. Ritroviamo in quest'impazienza l'ansia di quando, bambini, s'aspettava che ci raccontassero una fiaba. » * * Ed ecco Sonia. E' vestita d'argento, con un tocco pure d'argento, sveltito d'una piuma. Breve ha la sottana, come corolla di fiore, e la calza da paggio l'inguaina di rosa sino alla cintura. Fa la giovinetta, uscendo, un gesto d'esitazione peritosa, come chi è in procinto d'entrare in un regno fatato, d'affrontare un'estasi o una malia. Tosto un fascio di luce la cerca, ronzando, e l'investe, e la segue. Il bagliore elettrico finge un lume siderale. Si pensa al raggio baudeleriano di luna che cercava la fanciulla addormentata. Anche costei si desta, pare ridestarsi nella luce e nella musica. Ed è già tutta musicale, alle prime note, al primo avvio ; già tutta trasfigurata dal sorriso che, procedendo, le nasce sulle labbra. Questo suo patinare è una danza ; e nella danza il corpo si flette, si rovescia ; e l'anca ventenne scoperta nella maglia color di rosa sarebbe procace, se la castità dei movimenti non la facesse castissima. Indietro, peccatori : sempre pura è la danzatrice perfetta, che forse riode nel proprio cuore la favoleggiata musica degli astri. Nella tersità dei geli, Sonia Henje è un'astrazione. Così angelicata, così eterea, che non si riesce a pensarla nuda. Musicale anche quando la musica tace, armoniosa di linee e di forme senza posa composte e ricomposte nello spazio, non consiste nel desiderio, perchè non si ferma nelle pupille. Va oltre lo sguardo, Sonia. E' un'anima che parla all'anima. Così debbono danzare, sotto gli abeti delle nevi, le Willi o i feu-follets. Così un giorno danzeremo, o patineremo, nei Campi Elisi. Per quest'arte ispirata dalle solitudini boreali, si pensa che anche i geli abbiano, invisibili, le loro rondini, le loro libellule, i loro cigni. Preceduta e seguita dal raggio di luce, Sonia Henje ricorda il cigno di Mallarmé nel lago ghiacciato, o quello di Jules Renard in cerca d'un riflesso, sulle traccie d'un sogno. Immacolata ella danza. Immacolati noi la seguiamo. E se un batticuore ci agita, è solo perchè pensiamo che, da un istante all'altro, ella potrebbe volar via. * * * Ora Sonia s'è rivestita d'un altro abito — azzurro cupo, colore d'elet tricità — e si scaglia come se la chiamasse l'aquilone, come se il turbine la portasse. Non è più l'estasi E' la vertigine. Dal trasognato andare la riscosse un invito, a noi ignoto, di tuoni e lampi: quei richiami delle bufere artiche che traggono fra i nembi.le ronde degli elfi. Nell'ai gido stellato delle lampade voltaiche, si scatena una di quelle sommosse ventose che precedono gli uragani nell'alpina serenità. Ginnastiche ardite, portentose acrobazie si sprigio nano. L'atletica della giovinetta toc ca l'assurdo, raggiunge la cabala. La musica vecchiona del Danubio az-^ zurro, riascoltata come in sogno, è un paradosso di più. Le onde della veste cerulea, sollevate insieme quelle del ballabile, assecondano una specie d'invasatura melodiosa che par tradurre una febbre in immagini di scherzo. Sono guizzi, volteggi, sussulti, indugi, slanci, ritrosie, corse frenate, corse a cuore perduto verso nuvole che fuggono o precipizi che attirano. Sono le « esse » e i « contro tre », le « boccole » e le « boccolctte », gli « arresti saltati », e gli « otto con un piede indietro », gli estri da folletto inebriato, le trottole da derviscio impazzito, i passi di tango e di carioca, i saltelli sui pattini, gli accasciamenti senza ragione, le fughe senza scopo : quanto a una maga delle nevi potrebbe, bizzarramente, venire in niente tra un maestrale e una tormenta, una calata di nembi e un sole di mezzanotte. Ma il vero miracolo, la più grande bellezza è per me quando la pattinatrice esce da questa ginnastica allucinazione, per ricondursi col suo sorriso solito il suo solilo andare. Perchè Sonia Henje è qualche cosa in più di un'a crobata, ed io non so seguirla che quando ella rifulga, meglio che in tante bravure, unicamente nella perfezione d'uno stile. Ella è più limpida, più innocente, più poètica, più rara, quanto è più obliosa e più semplice. 11 prodigio è ch'ella allora non reciti più, ma viva. Guardatela mentre dopo una fantasmagorica infila¬tptvddldmdnktscbHsrsUmlgddsptbilGdrrvntngtdruqu ta di « esse » e di « otto », non fa più sul ghiaccio che una corsetta a trotterellini, ridente, immemore, il visuccio piegato su una spalla, quasi di bimba scappata via a pattinare, di contrabbando, tra due ore di scuola. Come leggera! E come sicura! Si direbbe su delle piume; e non su dei pattini, dal filo di pugnale. E come gentile! E come esultante! Si direbbe, nel candore d'un paesaggio natalizio, la figurina augurale d'un kcepsake. Moritz von Schwind, pittore di boschi incantati, potrebbe disegnare il suo nitido intatto corpo connaturato di neve fra una sarabanda incappucciata di gnomi; o Humperdink, il musico, scrivere la sua favola invernale in una partitura tutta arpeggi e campanelli : nascite di brine e sgoccioli di stalattiti. Una musica scampanellata s'esprime, effettivamente, dal viso lieto, dalla gota fresca di Sonia: e tutti, guardate, ridiamo con lei. Non le diamo più vent'anni, ma quindici, dieci. Ridiamo tutti insieme alla nostra bimba felice. Ridiamo a quei passetti, a quegli altucci, a quelle retrocessioni in larghe volute che sembrano la parafrasi caricaturale d'un inchino. Ridiamo insieme con la scolara inconscia, col genietto festoso. Gli elfi scivolano con lei, le Willi danzano con lei, nel silenzio dei larici e nel vapore dei geli. Con lei ringiovaniscono anche le musiche vecchione che l'accompagnano, Danubio azzurro o Pattuglia turca; e tutti con lei per lei abbiamo vent'anni, anzi quindici e dieci. Ma il suo gesto, quel suo gesto di smarrimento, e quasi d'offesa verecondia, quando la musica ha finito ! Allora Sonia riesce dal sogno e ritorna in terra; e solo allora si ricorda d'avere una maglia stretta e una veste breve; e un seno che batte entro il corsaletto azzurro o d'argento. Ha un tremito, quasi di freddo; e un arresto timido, come fu timido l'inizio. Gretel che si accorge, per la prima volta, d'essere nella casa del mago! Con un dito peritoso sulle labbra, pare ci faccia segno di tacere; e i nostri applausi sono preceduti, infatti, da un attimo di silenzio : come se tutti avessimo capito, e sofferto, il brivido di quel sudore perplesso allo spegnersi di quell'ebbrezza abbandonata. * * * A quest'Italia che adora Sonia è tornata, e dovrà tornare, per la fatalità benigna che fa attraenti i contrasti anche nei giochi delle latitudini. Sonia Henje è un messaggio delle stagioni. L'Italia manda in Norvegia le sue canzoni, frutti del sole, e la Norvegia a noi le sue danze fiorite dai nevai. E' la risposta mutola a quello strepitoso richiamo. Eccovi,; dice la pattinatrice, la mia foresta ei il mio ghiacciaio; eccovi il sorriso virgineo delle mie albe, le chimeriche figure delle mie notti, allora che i fiocchi turbinano e l'aquila grida. Invitando costei in Italia, come suole ogni anno, la contessa Marisa Bonacossa sa di ospitare, non soltanto una grande sportiva, ma una piccola ambasciatrice. A San Moritz come a Lake Placid, nel Bois de Boulogne come nel Parco di Nuova York, la giovinetta di Scandinavia è accolta allo stesso titolo. Quello che dice, tacendo, il suo viso tondo pieno d'accenti acuti; quello che i suoi piedi tracciano, senza che resti un segno, sul filo dei pattini, è per la terra è per le razze, oltre che per noi. Eccovi, dice la fanciulla, il saluto senza voce del mio paese : un paese dove s'impara a comprendere e ad esprimere anche il silenzio. Dai miei ghiacciai al vostro sole traccierò, ponte di grazia, questa successione di sdruccioli e salti, corse e piroette, volteggi e reverenze. Eccovi Sonia; Sonia la norvegese; la piccola Sonia delle nevi. Ed ecco perchè la nostra ansietà è così grande, prima nell'attesa, poi nella contemplazione della messaggera. Perchè l'ambasciata non dura che un minuto, e porta un'immensità. Perchè non è soltanto sportivo, ma poetico; e non poetico soltanto, ma cordiale, quello ch'essa viene a dirci nella sua tacita eloquenza, nella sua commossa giocosità; e poi vanisce, com'è giunto, nella labile ma indimenticabile elissi d'un pattino e d'un sorriso. * * * E i giocatori di hockey'? Oh. scusatemi : me n'ero dimenticato. Sono ritornati sulla pista: ma non li ho visti, e nemmeno guardati più. Dopo Sonia Henje, lo spettacolo più interessante non ha più ragion d'essere. Dopo Sonia, delle nevi, i più valenti e ammirevoli giocatori di hockey non sono più che dodici matti furiosi, i quali indossano dei pantaloni alla rovescia, e impugnano un bastone dal puntale anziché dal manico, per inseguire nella nebbia il tondino d'un salvatacchi. Marco Ramperti

Persone citate: Bois, Boulogne, Jules Renard, Marisa Bonacossa, Sonia Henje

Luoghi citati: Italia, L'aquila, Norvegia, Nuova York