La composizione del nuovo Governo francese

La composizione del nuovo Governo francese La composizione del nuovo Governo francese La lettera di Doumergue al Presidente della Repubblica e le dichiarazioni alla stampa -- Flandin assume la presidenza -- Herriot e Marin ministri di Stato - Tardieu e Petain non fanno parte del Gabinetto Parigi, 8 notte. Doumergue, come eia previsto, ha rassegnato le dimissioni. Nel presentare questa mattina al Presidente della Repubblica, subito dopo l'annunciato Consiglio dei Ministri, le dimissioni dei Gabinetto, Doumergue le ha accompagnate con la seguente lettera: « Signor Presidente; Il 7 febbraio ultimo voi avete fatto appello al mio concorso per la costituzione di un Governo. I Presidenti del Senato e della Camera .interpreti del sentimento delle due Assemblee, hanno aggiunto i loro voti ai vostri. Io dopo questo triplice appello ho capito che la situazione doveva essere grave o almeno assai diffìcile e che bisognava, a vostro avviso per migliorarla, un cittadino conosciuto per essere al di fuori e al di sopra dei partiti. Ho risposto dunque al vostro appello con l'intenzione di costituire un Governo di unione nazionale. Ho cercato di tutto per realizzarla rivolgendomi a tutti i partiti. Il partito socialista unificato, avendomi rifiutato il suo concorso, ho dovuto costituire un Ministero nel quadro di una unione meno larga. Ministero di tregua, simbolizzato per la presenza al mio fianco in qualità di Ministri di Stato dei signori Herriot e Tardieu. Ministero di tregua, Ministero di azione. E in effetto esso ha agito ed ottenuto risultati utili al paese. « Al momento di agire ancora e di intraprendere l'opera ardentemente desiderata per la grande maggioranza della nazione realizzando una revisiono prudente ma necessaria della costituzione, un disaccordo si è prodotto fra i suoi membri. Questo disaccordo si è prodotto su disposizioni del progetto di revisione il cui voto mi sembrò indispensabile. Questa disposizione, essendo stata adottata a maggioranza di voti dai membri del Consiglio, io credevo di poter sperare che la minoranza si sarebbe inchinata a questa maggioranza. La tregua non deve paralizzare l'azione. Cóntro la mia speranza questo disaccordo è persistito. E si è manifestato nuovamente in occasione del progetto di legge sul bilancio preventivo che doveva permettere al Governo di proseguire la sua opera senza essere esposto a sorprese e a manovre elio l'avrebbero arrestato nel cammino. Il capo del partito radicale socialista ministro di Stato, al quale di recente il Congresso del suo partito aveva dato pieni poteri di decidere in suo nome, avendo dichiarato in un consiglio da voi presieduto che se il progetto di legge sul bilancio preventivo doveva venire in discussione egli non si sarebbe trovato al mio fianco al momento in cui la discussione sarebbe sopravvenuta, io ho dovuto concludere da questa dichiarazione che le possibilità di esistenza e la durata del Ministero di tregua che io presiedo da nove mesi non esistevano più. Questa conclusione si è trovata confermata dal voto di una dichiarazione del gruppo radicale socialista seguito dalle dimissioni dei ministri membri di questo partito. In questa dichiarazione se il principio della tregua è mantenuto lo è a condizione che io dovrei rinunciare al voto del progetto la cui necessità per il bene e per l'avvenire della nazione mi sembra indispensabile. La tregua dovrebbe consistere a inchinarsi davanti alle esigenze del partito che deteneva interamente il potere il 6 febbraio e a subordinare le sue decisioni al suo solo buon volore. L'appoggio del partito radicale socialista essendomi stato rifiutato, io non posso sognare a formare un Ministero cui tutti i membri apparterrebbero a una minoranza parlamentare. Il mio attaccamento fedele alle regole del regime parlamentare e delle istituzioni democratiche mi impedisce di formare un Ministero di minoranza. Temerei inoltre che la formazione di un tale Ministero non fornisse a quelli la cui politica tende al dissolvimento generale e alla rovina del paese un mezzo di dare un colpo alla politica patriottica repubblicana che 10 non ho mai cessato di praticare e di servire. Io dunque ho l'onore di rimettevi le mie dimissioni e quelle dei miei collaboratori ». Donde è venuta l'opposizione Intrattenendosi poco dopo con i giornalisti il Presidente del Consiglio dimissionario ha aggiunto a maggior chiarimento della situazione: « Una delle principali disposizioni del mio progetto di revisione della Costituzione aveva per iscopo di permettere l'applicazione dell'articolo 5 della legge del 25 febbraio 1875 relativa allo scioglimento della Camera, articolo che non si era potuto applicare dal 1877. La mia proposta si è urtata in una vivissima opposizione da parte di coloro che si pretendono partigiani ferventissimi della sovranità popolare. E' stato per le loro pressioni che una parte dei membri del Governo non si è associata al voto che ha approvato 11 mio progetto. Queste pressioni hanno costretto i Ministri a respingere i miei progetti tendenti al voto del bilancio provvisorio. Il voto di questi Ministri avrebbe presentato infatti, accanto agli altri vantaggi che io avrei dovuto spiegare al momento in cui sarebbe stato messo in discussione, quello di permettere al Governo di sottomettere prossimamente al Congresso! questi testi relativi alla riforma della! costituzione. In effetto è necessario ili tempo di un mese e mezzo, allorquando un Governo è obbligato di ricorrere allo scioglimento della Camera, per iniziare la procedura di scioglimento j innanzi al Presidente della Repubblica e al Senato. Ma gli uomini responsabili! della politica che ha provocato le sommosse del febbraio e la morte di ex-j combattenti che sfilavano senz'armi in. piazza della Concordia non vogliono a nessun prezzo rispondere di questa! loro politica dinanzi al popolo sovrano) prima che sia passato il periodo re-I golamentare. E' questa la ragione per la quale hanno obbligato un certo numero di membri del Gabinetto, la cui collaborazione è stata leale, a darmi le dimissioni. Queste dimissioni dovevano portare con loro le mie, il rispetto dei principii democratici e parlamentari non permettendomi di costituire un governo di minoranza ». Lettera e dichiarazioni mirano, come ognun vede, a stabilire in modo inequivoco agli occhi del paese come la causa della crisi risiede nella opposizione fatta dai radicali al tentativo del Presidente del Consiglio di conferire al potere esecutivo le facoltà necessarie per non assistere inerte alla degenerazione parlamentare di un'assemblea legislativa incapace di sprigionare dal proprio seno una maggioranza di Governo e di rinnovare la Camera quando il bisogno se ne fa sentire. La chiarezza della duplice dichiarazione ha permesso a Doumergue di risparmiarsi la pubblicazione di un manifesto al paese, atto che nell'attuale stato di tensione avrebbe potuto diventare fomite di complicazioni. Egli si è limitato a rivolgere al pubblico un breve invito alla calma dicendo semplicemente: « Sonc stato condotto ad abbando¬ ndaviddmTSfldBLvmdPagpc nare il potere: prego i miei concittadini ad osservare la calma necessaria affinchè le difficoltà dell'ora possano venire risolte nel modo migliore per gli interessi e la sicurezza della patria ». Il rifiuto di Lavai Come si prevedeva, il primo gesto del Presidente Lebrun, è stato quello di offrire la successione allo stesso Doumergue, ma era chiaro che l'uomo di Tourncfeuille non avrebbe accettato. Sin da ieri d'altronde egli non aveva fatto mistero alcuno della propria vo- o r i a o o l n i i . a i o i i i o! a! li r o j e i! -j n. a a! o) -I r i e o e o e o a . o e ¬ lontà di ritirarsi. L'incarico venne quindi offerto al Presidente della Camera, Bouisson, e, dopo il rifiuto di questi, a Lavai. Era opinione generale che Lavai non avrebbe detto di no, ma abbiamo invece avuto la sorpresa di apprendere poco prima di mezzogiorno che anch'egli ha rifiutato. Per giustificare il rifiuto l'ex-Ministro degli Esteri ha detto: « Sono stato incaricato recentemente di dirigere la politica estera della Francia. E' una missione importante, alla quale mi sono consacrato e che richiede cure assidue ed esclude qualunque altra preoccupazione. Ho ringraziato il Presidente della Repubblica dell'offerta fattami di costituire il Gabinetto, ma a malincuore ho dovuto rifiutare ». Tale dichiarazione ha suscitato negli ambienti parlamentari un certo stupore. Non si capisce infatti quale senso abbia questa professione di attaccamento al portafoglio degli Esteri da parte di un ministro che in questo momento è dimissionario come gli altri. A meno che Lavai non fosse già sicuro di restare al Quai d'Orsay anche col Gabinetto che, dopo il suo rifiuto, ha corcato di formare Flandin. La risposta di Lavai prima che Lebrun avesse pensato a chiamare Flandin obbliga a supporre che la lista del futuro Gabinetto fosse già pronta da qualche giorno. Non sappiamo quanto questa piccola scoperta retrospettiva farà piacere a Doumergue, ma questo sembra ormai un futuro lontano e svanito, per quanto l'effervescenza regnante stasera nelle vie di Parigi gremite di folla possa far pensare che i parigini non lo abbiano dimenticato come i suoi colleghi della Camera e del Senato. L'incarico a Flandin La quarta offerta è stata fatta a Flandin, il quale l'ha accettata. Era già vari giorni che l'avvento di un Ministero presieduto dall'ex-ministro dei Lavori Pubblici era considerato probabile: se il rifuto di Lavai sorprese parecchi, la designazione di Flandin non ha dunque sorpreso nessuno. Nel congresso dell'Alleanza democratica non si era forse fin dall'altro ieri chiaramente fatto comprendere come il gruppo che Flandin presiedeva fosse nettamente deciso a mantenere l'accordo con i radicali ? La piega presa dalla crisi dimostra, in conclusione, quanto giustificato fosse il sospetto dell'ex-Capo del Governo che una congiura si tramava alle sue spalle fra i suoi stessi colleglli di Gabinetto. Flandin, il quale ha ricevuto l'incarico poco dopo mezzogiorno, non ha avuto bisogno più di mezza giornata per venire a capo delle proprie consultazioni. Ma a che scopo consultare quando si ha già in tasca da un pezzo la lista del proprio Ministero? La lista del nuovo ministero Flandin, manipolata più volte nel corso della serata, ha avuto una conferma ufficiale soltanto qualche minuto prima delle ore due. Ecco il nuovo Governo: Presidenza del Consiglio, senza portafoglio: Flandin, deputato repubblicano di sinistra; Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: Perreau Pradier, deputato della sinistra radicale. Ministri di Stato: Herriot, deputato radicale socialista e Marin, deputato appartenente alla Federazione repubblicana. Affari Esteri: Lavai, senatore, non iscritto ad alcun gruppo. Giustizia: Pernot, deputato del gruppo repubblicano e sociale. Finanze: Germain-Martin, deputato della sinistra radicale. Interni: Régnier, senatore della sinistra democratica e radicale. Guerra: generale Maurin. Mrnina: Pietri, deputato repubblicano di sinistra. Aeronautica: generale Denain. ll'. is: t! irl■sj'';ìj (|I■ Ii!|ljs Educazionc Nazionale: Mallarmé, deputato della sinistra radicale. Agricoltura: Cassez, senatore della sinistra democratica. Commercio: Marchandeau, deputato radicale socialista. Lavori Pubblici: Roy, senatore della sinistra democratica e radicale. Lavoro: Jacquier, deputato radicale socialista. Salute Pubblica: Queuille, deputato radicale socialista. Poste e Telegrafi: Maudel, deputato indipendente. Pensioni: Rivollet, della Federazione Combattenti. Marina Mercantile: Bertrand, deputato radicale socialista. Colonie: Rollin, deputato del centro repubblicano. Si presume che il nuovo governo entrerà in funzione quanto prima, in modo da poter presenziare domenica alle cerimonie di commemorazione dell'anniversario dell'armistizio. Non manca tuttavia ehi si professa scettico c prevede che l'ostilità dei socialisti contro il nuovo Presidente del Consiglio da essi già violentemente combattuto In occasione dello scandalo dell'Aeropostale non permette di trarre auspici eccezionalmente favorevoli sull'avvenire del suo Gabinetto, e che potrebbe quindi anche darsi che la sua nave affondi prima del varo. C. P. DOUMERGUE NELLA SUA VILLA DI TOURNEFEUILLE dove intende trascorrere un breve periodo di riposo.

Persone citate: Herriot, Jacquier, Petain, Pietri, Salute, Tardieu

Luoghi citati: Francia, Parigi