Le vicende e il fiabesco palazzo di uno strano conte polacco

Le vicende e il fiabesco palazzo di uno strano conte polacco Le vicende e il fiabesco palazzo di uno strano conte polacco e i i l i o . i i . e o i a e , Gardone Riviera, 8 notte. Nel bel mezzo della primavera di quattro anni or sono, pilotando una lussuosa macchina straniera, giungeva sulle spondo gardesane un giovane dall'apparente età di trent'anni. Allo, elegante, forbito nei modi, prodigo nello spendere, in particolar modo nel distribuire mance, conoscitore perfetto della nostra lingua clic ostentava con uno spiccato accento esotico, non tardò ad attirare su di sè un alone di simpatia specialmente negli ambienti mondani. Il popolino non indugiò a creargli d'attorno le più strane leggende. Qualcuno lo disse Un diplomatico in missione segreta presso il Comandante Gabriele d'Annunzio; altri lo crearono senza preamboli milionario In cerca di avventuro galanti e in fino i cosi detti bene informati affermarono che il personaggio misterioso altro non fosso che un principe straniero nel più perfetto incognito. Il giovane ne rideva e ci prendeva gusto. All'Hotel dov'era sceso aveva presentato il suo passaporto: Conte Orlowld Gastowt Raffael Alessandro, polacco. L'estate trovò ancora il conto polacco sulle sponde benacensi più che mai innamorato dl questo lago di sognatori. Ma dove egli concentrava la sua più viva appassionata attenzione era su quel lembo di terra che abbraccia la leggendaria Rocca di Manerba. Un giorno, in autunno, si seppe che il Conte aveva acquistato buona parte di quella terra, la più amena. E con la terra anche la piccola Isola che a circa centocinquanta metri affiora dal pelo dell'acqua, denominata Isola di S. Biagio perrhè si vuole che il Santo l'avesse un giorno abitata come San Francesco aveva abitata la vicina Iso la di Garda. Padrone della terra, il conte polacco non indugiò a dar mano al lavori. Nella parte piana prospicente il lago elevò una superba costruzione in stile medioevale con a lato una capace darsena. Nell'isola, sull'erta, addossato alla roccia viva elevò un piccolo chiosco di identico stile dell'edificio principale che cinse di piante tropicali. E dato che fin da principio egli pagava colla più perfetta puntualità, accadde che fornitori d'ogni genere scelsero quel lembo di terra quale mèta cotidiana dove attingere lauti guadagni. Ben rare erano le volte in cui il C(?nte rimandava insoddisfatta la pletora dl gente che per lago e per terra giun geva a lui; avvenne cosi che la sua casa non solo fu fornita dl tutto il necessario ma si riempi anche del superfluo. Si peccò di anacronismo e di paradosso. Furono ' istallati impianti elettrici con tale ricchezza e con tanta abbondanza da far invidia ad un nababbo. Tra la casa e l'Isola venne gettato un cavo elettrico. Fu costruito un impianto per avere noi giorni estivi piogge artificiali nel parco e sui tetti. Ad aumentare le ricchezze degli interni fu affare dei mobilieri e degli idràulici. Era ormai ultimato ogni lavoro quando i pagamenti subirono un arresto. Nessuno si meravigliò, tanto più che il Conte non aveva indugiato a rendere edotti i creditori della causa della forzata e improvvisata sosta derivata dal ritardato invio di fondi da parte del suo amministratore. Il romantico possedimento era divenuto intanto mèta di gente attratta dalla viva curiosità di penetrare un po' nella vita misteriosa del giovane straniero. A tutti era permesso di ammirare ciò che egli aveva costruito e si poteva anche sostare o traghettare verso l'Isola. Soltanto era fatta eccezione per 1 tedeschi ai quali era precluso 1 accesso. La causa? Mistero! Una sera la suggestiva dimora dello strano gentiluomo polacco si accese nello splendore di centinaia di lampade policrome offrendo alle sponde popolate uno scenario da « Mille e una notte ». Sul lago silenzioso e placido corsero melodie di violini e grida giubilanti di ospiti. E le romantiche fanciulle vissero nell'atmosfera di sogno. Poi, quando le stelle incominciarono a impallidire, e gli ospiti se ne erano andati, Orlowki Gastowt Raffael Alessandro Conte di Polonia, abbandonò questo lembo di terra di cui aveva fatto un piccolo regno senza lasciare dietro di sè traccia di vita. Lo si vide sulla sua lussuosa automobile sparire nella lontananza verso Desenzano e da quel mattino pieno di sole sul conte straniero scesero le tenebre più fitte A guardia di ogni cosa rimase una vecchia che a poco a poco vide portar via dai creditori quello che non era stato pagato. Là dove antichi mobili dicevano lo splendore di tutto un passato, rimasero delle aggeggi; nei viali crebbe la gramigna; si tagliarono i fili della luce e la bella casa apparve nella notte colla sua strana castellana mèta di fantasmi. Fra i creditori rimasti insoddisfatti due persero la pazienza. 11 capomai .ro e l'idraulico, yuest'ultimo un bel giorno insinuò un credito di cinquanta mila lire e fece mettere al bando ogni cosa. Il capomastro, al quale ancora cosi si dice, il Conte doveva 160 mila lire, attese gli eventi. Stamane la storia del conte straniero è melanconicamcnte finita dentro una grigia aula giudiziaria per il dibattito in sede civile dei crediti insoddisfatti. L'idraulico è rimasto con un pugno di mosche, il capomastro invece con poco più di centomila lire è divenuto proprietario di quanto lo strano conte aveva fatto costruire. L. V.

Persone citate: Allo, Gabriele D'annunzio, Raffael Alessandro, Raffael Alessandro Conte

Luoghi citati: Desenzano, Gardone Riviera, Polonia