Imponente e pittoresca sfilata delle forze militari e delle tribù indigene

Imponente e pittoresca sfilata delle forze militari e delle tribù indigene La giornata del Re a Mogadiscio Imponente e pittoresca sfilata delle forze militari e delle tribù indigene PER CABLO DAL NOSTRO INVIATO MOGADISCIO, 3 (ritardato). Oggi, nel pomeriggio, tra le più vive acclamazioni della folla, il Sovrano si è recato al Palazzo del Governo dove il Governatore, 8. E. Rava, gli ha presentati tutti i funzionari, gli ufficiali e le rappresentanze dei nostri connazionali che vivono nella Colonia. Il Sovrano si è recato subito dopo ad inaugurare ufficialmente il Museo Garesa, che ha visitalo minutamente. Ad attendere il Re all'ingresso vi era il segretario Caroselli, che è staio l'ordinatore del Museo voluto dal Governatore, per dimostrare che l'opera coloniale nostra non si è arrestata a semplici forme utilitarie di sfruttamento, ma cerca di penetrare la storia e l'anima del paese per conoscerlo e svilupparlo secondo il genio della nostra razza. All'ingresso il Sovrano è stato ossequiato da Hali Soliman Bin Ali, ultimo Governatore di Mogadiscio, a ciò delegato dal Sultano di Zanzibar cui il Benadir apparteneva. L'omaggio dei notabili indigeni Terminata la visita, il Re ha pre so posto su di un trono eretto nel suggestivo Salone dei Gioielli, avendo al lato S. E. il Ministro De Bono e il Governatore Rava. Subito il Commissario di Mogadiscio ha introdotto e presentati i maggiori capi e i notabili indigeni, che hanno depositato ai piedi del Sovrano ricchi doni consistenti in caratteristici pugnali e stupende sciabole dalla guaina aurea finemente cesellata. Il cupo della Comunità indiana ha offerto al Sovrano un ricco scrigno di ebano contenente un porta-pergamena e un vassoio d'oro, pregevoli opere di oreficeria indiana. Frattanto innanzi al Museo Garesa si è riunita una grande folla di cittadini e di metropolitani che all'uscita idei Sovrano gli hanno tributata una fervida ed. entusiastica ovazione, alla quale si è associata con pari entusiasmo una enorme massa di indigeni che si assiepava innanzi al Palazzo del Governatore, ove il Sovrano ha fatto ritorno. La città è fantasmagoricamente illuminata. L'animazione è eccezionale; mentre i sobborghi indigeni continuano nelle loro fantasie in onore del grande Sovrano d'Italia. La Messa al campo. MOGADISCIO, 5 mattino. La celebrazione della Vittoria innanzi a Sua Maestà il Re ha costituito il maggiore premio cui gli italiani della Somalia potessero aspirare. Alle ore 7,30 il Sovrano è giunto al Viale Littorio e, seguito dal Ministro De Bono, dal Governatore Rava, dalle rappresentanze delle Case civili e militari, ha preso posto sotto un artistico padiglione appositamente costruito su disegno del Governatore S. E. Rava. Il Viale del Littorio era tutto imbandierato e affollato dalla popolazione della città. All'ar¬ ccl rivo del Sovrano nel Viale - dal ponte Cecchi - cominciavano a tuonare colpi di cannoni a salve d'onore, mentre una squadriglia di aeroplani eseguiva evoluzioni, e reparti schie rati rendevano gli onori, e la musi ca eseguiva la Marcia Reale. Il Sovrano indossava la grande uniforme bianca col Collare dell'Annunziata e le decorazioni. Ai lati del palco erano i funzionari del Governo, ufficiali e sottufficiali fuori rango, le Organizzazioni del Regime e una folla di connazionali. Su un altare da campo, tutto adorno di bandiere tricolori, di fasci di armi e dì palme, il Vescovo della Colonia ha celebrato la-Messa, seguita dal Sovrano con profondo raccoglimento. Subito dopo, ad un ordine impartito dal colonnello Carnevali, comandante il Corpo delle truppe coloniali, è iniziato lo sfilamento al quale hanno preso parte circa venticinquemila uomini. Dopo In fanfara de gli Ascari hanno sfilato successivamente, fra i vivi applausi dei con nazionali e le acclamazioni altissime degli indigeni, la Compagnia da sbarco dell'incrociatore Gorizia, una Coorte autonoma della Milizia con fiamma, un plotone di formazione di reparti dell'Esercito, della Marina e della Aviazione. Indi, preceduta da Zaptiè, è passata la bandiera del R. Corpo delle Truppe coloniali della Somalia, decorata della croce di guerra. Seguiva una Compagnia del Genio con sezione autoradio,, e a breve distanza, al suono di una fanfara bersaglieresca è avanzata di corsa una Compagnia dell'Eritrea e Compagnie somale del If.o Battaglione del Benadir, precedute dai glorioso rosso gagliardetto. Le Camicie Nere ed i giovani Subito dopo sono sfilate alcune Compagnie someggiate di mitraglieri. Al grido ripetuto di « Viva il Re! », sfilarono i fucilieri indigeni volontari, magnìfica falange di combattenti fieri e audaci. E' seguita una Compagnia di carri armati con una sezione di autoblindate, alcune batterie di cannoni da settantacinque autotrainate, e un autoreparto del R. Corpo delle Truppe coloniali. Dopo una breve pausa, al suono dell'Inno della Rivoluzione, avanza il gagliardetto del Fascio, seguito da una numerosa e compatta schiera di Camicie Nere, di cui molte decoratissime. Seguono i Marinaretti dell'Opera Balilla armati di moschetto, le Piccole Italiane e i Giovani fascisti, armati dell'arco, che sollevano il braccio nel saluto romano passando davanti al Sovraìio. Ecco gli impeccabili ascaretti che sfilano con passo di parata. Ancora una pausa. Da poco lungi romba un clamore impressionante: è la immensa folla indigena che avanza, divisa per cabile, inneggiante al Re. Rullano i tamburi primitivi, squillano le trom¬ be ricavate da conchiglie e da, tronchi di arbusti. Precedute dal vessillo tricolore, issato su di una lancia somala, avanzano le cabile di Mogadiscio: Jacub e Asceruf, che sventolano fazzoletti azzurri; Amudi, che fanno volteggiare fascie tricolori; Seddaghedi, con bianchi vestiti; Dabaruene, con folto nucleo di bimbe; Bandabo, indossanti candide fide e che levano in alto lo scudo e la lancia; Bravani. Ventimila indigeni Ecco poi che dignitosi avanzano precedendo un labaro scortato, due capì armati di lancia e di scimitarra. Essi sono Amadc e Gugundave, della stirpe di Hania. Suonando a perdifiato in una tromba marina, seguono gli Abgal, la tribù più evoluta degli Averghedir, che hanno il torso coperto ; poi i Murosada armati di lancia e di scudo. Poi seguono i Bimal della stirpe Dej Dir. Avanzano ancora le genti della stirpe nobile per eccellenza: sono i Darod della Migiurtinia. Innanzi alle cabile stanno Osman Mahmud, Omar Mahmud e Issa Mdhmud che procedono l'ex-Sultano Obbia AH Jusuf e il figlio del defunto ex-Sultano di Alala, Osman Mahmud, feroci capi ribelli debellati dal conte De Vecchi. Seguono gli Ogaden che hanno il capo e il mento coperto da candidi sciammo,. Sono con essi numerosi capi dì oltre confine. La cabila dei Mcrrehan avanza con le Comunità indiane, eritree e arabe, cui seguono le cabile dei Ruhannir, genti di Oddur, di Baidoa, di Baracaba, di Afgoi e di Andegle. Terminata la sfilata, cui hanno partecipanto oltre ventimila indigeni, inneggianti contìnuamente al Re e all'Italia, le truppe e le Organizzazioni fasciste si sono di nuovo schierate innanzi al padiglione reale al comando del maggiore Mameli. Le truppe presentano le armi, i pugnali dei militi balenano nel sole, tuona il cannone del Forte Cecchi e del Gorizia, squillano le note della fanfara reale, e possente, impressionante si leva nel cielo tersissimo il triplice grido di « Viva il Re! ». La manifestazione si a protratta per circa un'ora, suscitando il più schietto entusiasmo degli spettatori e incessanti dimostrazioni al Sovrano. Terminata la rivista, il Re, salutato con ima rinnovata fervidissima manifestazione dagli indigeni, si è recato all'antica moschea di Giama, che risale al tredicesimo secolo, accolto con profonda reverenza ed ossequio dalle autorità religiose musulmane; indi ha effettuato la. visita della stazione radio della R. Marina, di cui ha esaminato il servizio e gli impianti con vivo interesse. S. M. il Re ha fatto infine ritorno al Palazzo del Governatore, salutato al passaggio con vibrante entusiasmo dai metropolitani e dagli indigeni. Guido Calderini