Storia dell'Artiglieria

Storia dell'Artiglieria Storia dell'Artiglieria FIl Duce, nella vibrante prèfàzio-1 bne dettata per la «Storia dell'Arti- trglieria Italiana», del generale Carlo : chMontù. ha ricordato che «Il grosso "del pubblico deve finalmente prende- 1 re contatto con le discipline milita-!1™ri»; e non è stato senza significato1 sfche la data dell'alto invito abbia |"ecoinciso con quella della fase più sa- Vliente di realizzazione della concezio-| sone mussoliniana della nazione mili-jditare mLa poderosa opera storica, insi- ! bgnita dell'onore altissimo di aprirsi Racon una pagina di presentazione del Capo del Governo, vede ora la luce in una elegante edizione, curata dalla « Rivista di Artiglieria e Genio ». Edizione elegante e di mole imponente: ciuque volumi in grande formato e di un migliaio di pagine ciascuno, ornati da incisioni e disegni e arricchiti da tavole, schemi e mappe. Il primo volume, il solo apparso finora, tratta dell'artiglieria dalle sue prime origini fino al chiudersi del secolo XVTI; il secondo volume esaminerà l'epoca napoleonica; il terzo abbraccerà il periodo che va dalla caduta di Napoleone allo scoppio altedledella guerra mondiale, e infine, alla; nguerra mondiale, nonché alle teorie, e progressi «erisi ci denvatoe saranno dedicati gh.ultinu due volu-jbmi; ci troviamo, quindi, m presenza di un trattato completo sulla gene-; ssi dell'artiglieria e sulle sue vicendeiMvitali, sino ai giorni nostri. Il lavoro di compilazione di un trattato storico di tanta vastità e portata ha richiesto, naturalmente, il concorso di numerosi ed esperti collaboratori, che l'ideatore del lavoro, il valorosissimo generale Montù, ha ricercato, riunito e indirizzato. La genialità del disegno, la perizia dei redattori, il contributo dato da archivi pubblici e privati, la importanza ed attualità dell'argomento, l'aiuto e l'assistenza del Governo fascista, hanno portato alla creazione di un documento letterario e storico che il Duce ha definito « di interesse eccezionale ». Interessante per i tecnici e interessante per i profani. E' infatti, sino dai tempi storici remotissimi che il lato più ricco di motivi di curiosità e più misteriosamente attraente della poliorcetica, apparve quello delle macchine, usate dai più celebrati « eversori » di città per il compito decisivo della sorpresa; così pure la successiva, elaborata e complicata scienza ossidionale di un periodo più progredito dell'arte militare, trovava il suo massimo appoggio nell'uso di congegni che furono, in Sostanza, i precursori della moderna artiglieria; macchine e congegni alla cui costruzione i grandi ingegni matematici e meccanici di ogni tempo dedicarono non piccola parte della loro attività e che sulla fantasia popolare esercitarono sempre un fascino arcano e irresistibile. Purtroppo, e anche questa grande e bella storia dell'artiglieria italiana lo lascia intendere, quando non lo dichiara esplicitamente, l'esperienza dimostra come l'abuso delle macchine si sia accompagnato sempre ad un affievolimento dello sphitp mili tare è-aia stato quindi, quasi costan temente, un segno precursore di periodi di decadenza storica, o concomitante ad essi; è innegabile, tuttavia, che l'impiego sapiente e bene dosato di congegni meccanici costituì sovente, neHe ipani d^rccìidpttieri avveduti e sagaci,-un mezze validissimo per 'accrescere l'efficienza delle proprie armate e facilitarne i successi. : « Csi raltdvssznrasrrtlshetscRscscv. , iLa: spinta decisiva al potenziamen-. to delle macchine da guerra venne |data dalla invenzione — o scoper-1ta? — della polvere da sparo ed il nrimo volume della « Storia dell'Ar- pnmo volume della « Storia aejlAr " tigiieria italiana » si occupa diffusamente della origine di quella che l'Ariosto chiamava « scellerata e brutta invehzion»; contesta l'opi- vèlSf'che'si^ mi a sfruttare nel camno bellico la mi a sfruttare nel campo bellico la forza propulsiva della polvere nera e dimostra come appaia assai più probabile che i primi artiglieri siano stati proprio italiani. E' certo, in ogni modo, che in Italia primamente si manifestò, nello sviluppo storico del Trecento, la influenza delle artiglierie sulla concentrazione dei poteri statali, inquantochè mentre, fino allora, erano stati possibili gli individualismi ed i.successi di capi e signorotti ribelli, ai quali non riusciva malagevole armarsi clandestinamente, difficilissimo, se non impossibile, riusciva ora agli stessi munirsi nascostamente di voluminose artiglierie, atte a controbattere le batterie dei governi costituiti, sicché è innegabile la influenza sociale e politica esercitata dalleartie-lierie- le artiglierie ner mimearugiierie, le aru0nerie per primestabilirono, cioè, un rapporto analo-go a quello che la mitragliatrice stabilisce oggi tra le forze armate dei poteri pubblici e le forze di ribellioni armate, individuali o collettive. Devesi nondimeno osservare che, per parecchio tempo, 1 uso delle ar-tigherie in battaglia campale, quan-do fu tentato, diede risultati nega- tivi, benché Giovanni Villani affermi che, nella guerra dei Cento anni, gli Inglesi impiegarono contro i Francési, alla battaglia di Crecy, tre bombarde : «che fiaeieno sì grande trem'ioto e rumore che sembrava che Dio tonasse con grande uccisio "e di,gente e sfondamento di caval 1 »• j?8^ Probabile che tutta questa 1™ di Dio, con relative uccisioni e sfondamenti, sia esistita soltanto "elIa fantasia dei contemporanei del Villani, il quale, d'altronde, morì soltanto due anni dopo la battaglia di Crecy, e, con la lentezza delle co municazioni in quell'epoca, non eb bot certo il tempo di controllare l'eRattezza della notizia. In realtà occorre arrivare ad un altro grande Italiano, e precisamente a quel geniale e ferreo capitano di ventura che fu Bartolomeo Colleoni, per vedere un razionale im¬ piego di artiglierie campali. Tale impiego, quando andò estendendosi, diede i risultati più contradditori; sicché si videro ad Azincourt, a Dieppe, a Gamson, a Morat e a Nancy, eserciti senza artiglierie sconfiggere eserciti che ne erano abbondantemente forniti, mentre si vide l'artiglieria avere efficacia convincente in altre giornate campali, come a Birsa, a Formigny, a Castillon, a Gaure. ' Furono, anzitutto, Alfonso d'Este, poi Carlo Emanuele 1 di Savoia, il valoroso principe del quale Richelieu scrisse : & point d'esprit plus f ort, plus universel et plus actif que ce prince », e infine, il grande Gustavo Adolfo a scoprire e fondare i primi veri canoni artistici di impiego della artiglieria sul campo di battaglia, donde derivò la fiducia in queste grosse bocche da fuoco e la diffusione del loro uso; e nacquero q«vreazallmivanddnml quindi, in Italia, le varie scuole di « bombardieri » e le artiglierie genovesi, le artiglierie venete, le artiglierie romane, le artiglierie napoletane e le artiglierie toscane, nelle quali si affinarono i procedimenti di costruzione e di sfruttamento delle nuove armi, sino a preparare l'avvento dell' epoca aurea dell' artiglieria, nelle le guerre napoleoniche. Basta dunque scorrere questo primo volume di storia della artiglieria italiana, per comprendere come le vicende della evoluzione di queste armi e del loro impiego costituiscono, in sostanza, una parte importante dell'ossatura della storia militare della umanità e come l'opera edita dalla « Rivista di Artiglieria e Genio » possa offrire materia vivissima di interesse per ogni ordine di lettori.' G. C. I

Persone citate: Alfonso D'este, Ariosto, Bartolomeo Colleoni, Carlo Emanuele, Duce, Gamson, Giovanni Villani, Montù, Morat

Luoghi citati: Azincourt, Italia, Nancy