Le "tigri" di Darjeeling all'assalto del Nanga Parbat

Le "tigri" di Darjeeling all'assalto del Nanga Parbat Ima traffica sorte della spe&izioMie Merkl Le "tigri" di Darjeeling all'assalto del Nanga Parbat Dal diario di Wieland: come vennero reclutati i portatori L'articolo che qui pubblichiamo — il primo della serie annunciata ieri — fa parte del diario di Ulrich Wieland, uno dei principali membri della spedizione tedesca al Nanga Parbat. Il Wieland, avendo preceduto i suoi compagni, prima di iniziare la scalata, per reclutare i portatori indigeni, descrive appunto la fase preparatoria della drammatica impresa nella quale egli stesso, durante una spaventosa bufera fra i sette e gli ottomila metri, perdeva la vita. Con le prime luci dell'aurora parte il treno che porta la posta da Calcutta a Silìguri, l'ultima stazioncina della normale ferrovia che giunge ai piedi dell'Himalaya. Ciò che colpisce di più i viaggiatori sono i diversi tipi umani che usano questo trenino. Abituati da Calcutta, ma non per questo entusiasti, agli alti e snelli bengalesi dai visi corrucciati e dalle mosse lente, ci appaiono nuovi i pic- coli e tozzi montanari di razza mongolica sempre sorridenti, sempre irrequieti, vestiti come tirolesi, dai calzoni di cuoio che lasciano libere le ginocchia, dai calzettoni che copron solo i polpacci, e da giubbe variopinte che creano una nota allegra e gioiosa dopo tutte le monotone, bianche e fluttuanti vesti, e tutti gli sbiaditi turbanti del popolo della pianura. I diavoli degli altipiani Una quantità di automobili, guidate dagli agili diavoli degli altipiani aspettano fuori della stazioncina i viaggiatori e li rubano alla Darjeeling Himalaya Railway per assai meno denaro di quanto non costi il biglietto; ciò che del resto capita ovunque. Le tre ore di automobile esperia che si impiegano per raggiungere i 2300 metri sono naturalmente assai più ricche di godimento e più varie di emozioni visive del viaggio che si deve altrimenti compiere servendosi di una ferrovia lillipuziana, con uno scartamento di soli sessanta centimetri, chiusa, fumosa e traballante; la cui locomotiva ansima e sputa come se fosse sola al mondo, e non dovesse avere riguardi per nessuno. Il viaggio che mi porta, attraverso le fitte foreste che ammantano i fianchi del Tindharia, del Kurseong e del Ghum sino a .Darjeeling, è davvero meraviglioso. Alla tanto celebrata vista del gruppo del Gangchendziinga devo purtroppo rinunciare poiché arrivo verso le dieci del mattino, ora in cui il famoso gruppo montano è solitamente nascosto da fitti veli di nubi. L'automobile si ferma proprio sot to le mura massiccie del lungo edì fido del Panter Club, la migliore dimora di Darjeeling quando si ha l'onore di esservi temporaneamente accolti. M.r. Shebbeare, che tanto gentilmente e nello stesso tempo con tanta energia ci ha procurati, i portatori indigeni a noi indispensabili per l'ardua impresa, abita una cameretta nell'ala meridionale dell'edificio. Appena scendo a terra, egli mi viene incontro, mi tende la destra salutandomi con grande cordialità, e mi prega di essere ospite del suo Club. Entro. Qualcuno si è accorto del mio arrivo perchè dopo soli pochi minuti mi viene già a salutare Lewa, il più famoso uomo di Darjeeling. Tutti e due ci rallegriamo di rivederci dopo quattro anni e in ottima salute; e rievochiamo i ricordi dell'ascensione compiuta assieme dello Jonsong Peak, che raggiunge i 7^59 metri: la più alta cima del mondo sino allora virlata. Incontro con gli indigeni Subito, una dopo l'altra, appaiono, senza che si oda il loro passo leggero le « Tigri »: ì grandi conoscitori dell'Himalaya. Ve li presento: ma Thondup; Smyntes Faktotr.m, che dal 1921 ha partecipato » tutte df le spedizioni dell'Himalaya; Jigmey Isherling, figlio del celebre cuoco Tenchoder che il Dottor Richter nel 1930 ha ammaestrato come interprete e medicastro. Ecco qui anche Nima Dorja, il piccolo c ilare aiuto del cuoco; Wangdi Nurbu; e primo fra tutti Pasang, uno dei migliori della truppa di Schneider e Hórling del 1930. Tutti ghignano al «Sahib», al signore, con le bocche spalancate, lusingati e felici che io li riconosca uno per uno. Dopo questo provvisorio saluto l'arruolamento ufficiale viene rimandato al giorno dopo. Da quando io mi trovo in India con Merkl, Schneider e Aschenbrenner per preparare la spedizione è questo il primo giorno in cui trovo tempo per riflettere sul lavoro già compiuto, e ricordarne fuggevolmente le tappe. Ecco: rivedo il nostro arrivo a Bombay, l'incontro cocolonnello Tobin a Deoli, le visite ai Governi durante le quali le autorità inglesi e indiane ci hanno coperto dcortesie e ci sono state larghe di preziosi consigli; una stupenda notte passata all'Himalaya Club di Calcutta... E adesso posso festeggiare il mio ritorno a Darjeeling tutta adorna di bandiere della preghieraricca di piccoli bazar, e riboccante di una piacevole popolazione mista di sempre allegri e sorridenti Lepchas, Sherpas 0 Bhutias! Mi sento fortunato. La prima selezione degli uominè stata cosa davvero faticosa perchè si sono presentati per essere assoldati il triplo almeno della gentdi cui avevamo bisogno. Per primho scelti quelli che nel 1930 avevo avuto modo di trovare eccellentidieci in tutto. Dopo averli immatricolati ho chiesto loro, mostrando le fotografie della spedizione in cui mavevano servito, notizie di alcunloro compagni che mi stupivo di non vedere presenti alla chiamata, e ho saputo così che quasi tutti nel frattempo erano morti di dissenteria all'ospedale. Si trattava dei portatorda me impiegati tra il 1924 e i1931. Lobsang, uno dei migliori portatori di quel periodo, era quasguarito all'ospedale di Gangtokquando sua moglie di nascosto glportò un pranzo così abbondantche egli divorò sotto le coperte con tanta ingordigia che dopo poche orera andato all'altro mondo. Uomini provati Queìli però che noi avremmo volentieri reclutati, e che non eranpresenti, ho saputo che avevano negli ultimi anni fatto ritorno ai lorpaesi Solokhumbo. Tutti i Sherpascioè quelli della tribù che si è sempre maggiormente distinta in tuttle spedizioni dell'Himalaya, giunge vano di solito dal centro di Solok humbo agglomerato dì diversi vii laggi situati ai lìmiti dei nevai del Nepal. Nessun europeo deve mai essere stato in quei luoghi. Il Nepal non è territorio accessibile ai bianchì; soltanto uno di essi vi abita: il Resi- dente inglese presso il Governo di Khatmandu. Solo a distanza di parecchi anni viene « forse » concesso a qualche privilegiato di visitare la capitale, ma mai la provincia. Il paese è così densamente popolato che gli abitanti sono costretti ad emigrare. Il principale centro dì attrazione per questa povera gente è Darjeeling dove esistono grandi piantagioni di te, grande traffico e sempre molti edifici in costruzione dove è facile trovare lavoro. Poiché, come ho detto, dei nostri vecchi portatori solo alcuni si sono presentati alla nostra chiamata, scelgo quelli tra di essi che si sono distinti nell'ultima spedizione dell'Everest. Sono uomini eccellenti, ed è assai interessante vedere con quale solennità essi, che costituiscono la elite dei portatori, ci presentano i loro documenti. Sugli sdrusciti libretti che essi ci squadernano davanti quasi per garantirci meglio della loro attestata abilità, si possono leggere non solo le firme degli esploratori dell'Everest ma anche di quelle del Kantsch Kammet e dell'Himalaya: i nomi di Bruce, Ruttledge, Norton, Batter, Dyrenfurth, Smythe e Birnie. Tutti nomi di esploratori gloriosi e intre pidi. Particolarmente orgogliosi si. so no mostrati quelli che hanno potuto mettere sotto i nostri occhi le pia strine dì Batter del 1931; ed essi sono stati da me prescelti proprio in base ai loro benserviti, in qualità di servitori « addetti alla persona », cioè in qualità, come si usa dire qui, di « oderlies ». In questo modo Wily Merkl riceve Z'« oderlies » di Ruttledge, il capo della spedizione dell'Everest del 1933; Welzenbach l grande, robusto e serio Jigmey; Erwin Schneider il sempre comico, non esageratamente laborioso, ma eccellente Pasang; Peter Aschenbrenner il buono, candido e franco Nima Dorje che è già salito a 8300 metri; Finsterwalder il dignitoso Nima Tohondup che è già alla sua nona spedizione all'Himalaya; ed io il, pulito e accurato Pasang-Kikuli, l quale è vero che non fuma, ma ama molto i dolci... Ore liete ore faticose Si potrebbero narrare di ognuno cose interessanti e straordinarie, ma non bisogna per questo dimenticare i loro capi. Come primo « sirdar », cosi è chiamato il capo dei portatori, c'è il Lewa che si è fatto un gran nome in tutte le spedizioni per la sua colossale forza dì volontà sia di fronte alle montagne che di fronte agli uomini. Il nostro pilastro principale è sempre Mr. Kydd. Egli possiede un librone nel quale sono elencati glindirizzi dei portatori di tutte le varie spedizioni partite da Darjeeling negli ultimi due anni. Molto tempo si perde prima di aver scovati fuorda questi uomini tutti gli accertamenti necessari; essi sono molto schivi, non mai stupidi, ma spesso molto timidi. Il contratto del portatore deve essere preciso per quanto riguarda i diritti e i doveri delle due parti, per quanto concerne la pagal'equipaggiamento e il mantenimento del portatore stesso. Come firma del contratto ciascuno dei prescelti ha impressa l'impronta del suo pollice sul gran libro dì Mr. Kydd. Con questo egli si impegna nello stesso tempo a mettere a disposizione della propria famiglia da un quarto fino ad un terzo del suo mensile. Ultimate tutte queste formalitàarriva a Darjeeling, Merkl. Subito cominciano le presentazioni al « Bara Sahb », il « grande signore »Tutti fanno ottima impressione a Merkl, il quale senza eccezioni li ingaggia. Io avevo avvertito i miei uomini che il « Bara Sahb », al quale io li potevo solo proporre, avrebbe scelto solo venticinque dì essi; quando invece egli ha assunto in blocco tutti i trentacinque presentiLewa ci ha sciorinato un lungo ed enfatico discorso col quale ci ha espresso la immensa gioia di tutte le « Tigri », la loro fedeltà e il loro incondizionato appoggio nella lotta contro il Nanga Parbat. Ulrich Wieland (Testo e fotografie di proprietà esclusiva de La Stampa per tutta l'ItaliaRiproduzione anche parziale vietata) Y/IMMm M r Km M 3" Abbattateli ■ .- (VWAIPMB) ULRICH WIELAND, uno dei principali membri della spedizione, scomparso in un tremendo uragano mentre tentava di raggiungere la vetta

Luoghi citati: Calcutta, India, Nepal, Silìguri