Augurio per l'arte dell'Anno XIII di Marziano Bernardi

Augurio per l'arte dell'Anno XIII U MOSTRA DEGÙ AB1ISTI EMILIANI £ ROMAGNOLI Augurio per l'arte dell'Anno XIII (DAL NOSTRO INVIATO) Bologna, 27 notte. Questa piccola ed esemplarmente ordinata esposizione degli artisti di Emilia e Romagna, che il Sindacato bolo- gnese ha allestito nell'immenso salone del Palazzo del Podestà affrescato daAdolfo de Carolis ha anzitutto il me- rito della chiarezza. Da quadro a quadro, da statua a statua, si fanno qui incontri gradevoli con vecchi amici delle Biennali e della Quadriennale, si fanno nuove conoscenze da affidare alla memoria per gli anni venturi, si prova la malinconica commozione di vederci risorgere dinanzi, finalmente capito nelle sue alte doti, un artista scomparso, Gaetano Leonesi; ma ciò che davvero importa in questi 107 espositori è il linguaggio espressivo che li accomuna, è la limpida e tranquilla volontà di ridare all'arte figurativa un valore che non sia soltanto di interesse sperimen tale bensì di risultati indipendenti da „„ai«™» int«i<rinn>i<. ?h. n„n „. un problema intenzionale che può es sere curioso e talvolta patetico ma che, alla fin fine, riguarda l'artista in quanto uomo e non l'opera in quanto punto di arrivo. Non ripeteremo ora quello che su queste colonne si è detto a proposito appunto della Biennale, che il pretesto potrebbe sembrare un poco fragile e sproporzionato a cosi grossa questione. Ma questa Mostra bolognese, certamente non allestita a scopi polemici, può servirci di riprova, e insieme di smentita, a quanti accusavano la XIX Biennale di avere imbavagliato l'arte viva. Che cosa è l'arte viva? E' l'arte del giovani che, a gruppi o isolati, tenacemente e spesso oscuramente —■ e quasi sempre a prezzo di sacrifici eroici — lottano per trovare un'espressione adeguata alla loro sensibilità, cioè al bisogni spirituali del tempo loro. Come non possono allora essere specchi sinceri di questa sensibilità e di questi bisogni le mostre regionali che si rivolgono specialmente ai più modesti, agli ancora oscuri, a coloro che sono ancora liberi da tutti i compromessi che una grande ribalta può favorire? Qui l'artista si presenta nudo e genuino. Dice: «Prendetemi per quello che sono, non per quello che vorrei essere o che mi si vorrebbe far apparire ». Ed ecco che, coerentemente a codesta schiettezza, da qualche anno si comincia a vedere nelle esposizioni provinciali ciò che ai vide appunto, moltiplicato per cento o per mille, all'esposizione veneziana nei mesi scorsi. Gaetano Leonesi Volete un esempio? Si rise a crepapelle in tutti i cenacoli di superintenditori quando a maggio si misero in circolazione, a proposito della Biennale, le parole umanità, evidenza, cordialità, racconto. Si gridò — e non del tutto a torto — allo schifo dell'arte borghese, alla bassa illusione dell'arte alla portata di tutti. Teoricamente questi Catoni avevano ragione di portare i loro fichi in Senato. Ma per salvare che cosa al battevano? Quella stitica miseria di stilismi di eccezione, quel rachitismo pietoso di fantasia, quella impotenza tragica di Ispirazione che pre cisamente per ventanni, dopo le prime curiosità, ci avevano fatto languire dtedio in ogni esposizione ? Orbene, ecco questa linda Mostra bolognese ricondurci ad un artista che i più ignoravano — almeno sotto aspetti diversi da quelli del cartellonista: un artista morto a soli 32 anni, nel 1927, ucciso dalla scheggia di granata che gli era rimasta in agguato, nella gola, per oltre due lustri; ecco un critico non sospetto certo di indulgenze per i princìpi chfe informarono la Biennale — Nino Bertocchi — dettare una calda, affettuosa rievocazione dello scomparso. Tra il 1918 e il 1927, nel periodo più tragico per l'arte nostra, nel tempo in cui forma, evidenza, cordialità e solidarietà con i valori reali della vita si frantumavano nelle più assurde avventure estetiche, negli anni insomma in cui ogni ricerca di espressione umana pareva una ingenuità di fronte al sublime travaglio che esigeva un arabesco alla Matisse o un geometrismo alla Picasso o una deformazione alla Modigliani, che cosa perseguiva il giovanissimo Gaetano Leonesi nelle avare ore disputate al cartellone murale che gli dava il pane? Cercava con bozzetti minuscoli, dove grigio-argento si diffondono in squisite modulazioni, con disegni in cui poche macchie di inchiostro di china creano un chiaroscuro mirabilmente plastico e il contorno energico, rapido, sensibilissimo definisce la forma in sintesi, cercava di dare vita a un interiore mondo sentimentale, gonfio di commossa e commovente umanità. Ciò che ci colpisce in lui, dal ritratto della moglie, doloroso, suggestivo coi suoi toni bassi di rosa sui neri, ai nudi degni della penna di un Dunoyer de Segonzac, alle testine di bimbo schizzate con quattro pennellate di bistro sufficienti a determinare un attimo psicologico, è appunto la continua simpatia umana che vibra nel segno e nel colore. Mentre i suoi colleghi si accanivano a mortificare le loro creature e ad avvilire la bellezza che vi può essere in un colore, in un corpo, in un ae"tlme"to col pretesto che bisognava evitare la cosidetta « arte facile », que3to Savane bolognese aveva il corag-gio di amare le sue creature, di esaltarne la bellezza. E oggi lo si riporta morto nella luce della sua semplicità, e giustamente lo si onora. Indice di un clima nuovo, nel quale l'arte vuole tornare ad essere una interpretazione cordiale della vita e non la sua nemica? I pittori A questa rievocazione si intona l'intera mostra. Vi scorgiamo Achille Funi con tre grandi disegni a sanguigna, studii per la decorazione di una saletta del Castello Estense, di cui l'ha incaricato il Podestà di Ferrara, con un gesto che costituisce un esempio: due ? » Tu ,«==°«"t"«. »» teste e un nud° che 1uant° "anno Per duto di quell'aura di sogno, di quella sorta di platonismo siderale che il pittore ferrarese predilegeva, altrettanto hanno guadagnato in saldezza e vigore. Vi scorgiamo il citato Nino Bertocchi, che alterna critica d'arte a pittura con pari serietà e preparazione, darci finalmente la Toscana vera in due vasti quadri di paese dipinti con serenità purificata da ogni tesi, con l'occhio a una realtà che qui rivive un suo attimo poetico espresso mediante una serie di accordi tonali, che legano ogni parte del motivo, felicemente: due cose di schietta bellezza accompagnate da tre disegni concisi, senza spreco di minuzie. Vediamo Alessandro Cervellati confermare il suo splendido temperamento di illustratore impetuoso, rapidissimo, di una vivacità, di un gustoche nel paese di Daumier sarebbero da un pezzo apprezzati e disputati dai maggiori editori; Giorgio Morandi insistere nel ricamo quasi serico della sua ennesima acquaforte con le due bottiglie e le due o tre scatole; De Pisis presentarci studi di fiori, di paese e natura morta non certo dei suoi migliori; Vellani-Marchl seguire il suo estro di facile improvvisatore; Bruno Saetti salvare una composizione alquanto lignea come Famiglia con il suo colore sempre pulito, non però nei neri di pece della testa di Brunella; Mario Bacchelll ricondurci alla chiarezza dei suoi tranquilli motivi, dove, prima di ogni altra cosa, piace la limpidezza con cui l'artista ha guardato e tradotto; Ettore Bocchini fare il « Saliettl » in minore; Guido Ferronì dipingere dei paesi — crediamo — di una Toscana che dopo il povero Achille Lega e Franco Dani si è stabilito di smidollare in una bambagina di cui si stupisce tutta la tradizione paesistica toscana, così netta, sillabata e precisa fino ai Borranl, fino ai Fattori ed oltre; Giuseppe Gagliardi prendere troppo palesemente a modello Arturo Tosi; Carlo Corsi offrirci un ritratto certo non banale; Antonio Gasparri lasciar capire 11 suo talento malgrado questi due ritratti dovuti a un momento di stanchezza; Guglielmo Pizzlrani seguitare nella sua pittura dai colori bassi e caldi; Mario Pozzatl lasciare il cartellone per creare nel Pa?-alitico e nella scena di Maternità alcuni tipi che si imprimono fortemente nella memoria, sia per l'acuta resa dei caratteri, sia per il modo di trattare la figura a masse pe santi, a volumi quasi geometrici; Al berto Saliettl riapparire con due paesaggi che dimostrano l'urgenza per questo valente pittore di ritornare alia sua primitiva pazienza costruttivache qui la fretta prende il sopravvento; e infine Lea Colliva sciogliere le forme in un canto coloristico, in un ritmo sinuoso di movimenti che negli Alberi fanno pensare a Derain, ma che in Natura morta quasi è preziosismoquasi è semplice tessitura cromatica che, un passo più in là, si risolverà in pura decorazione. La cronaca vuole che si facciano ancora i nomi di Giovanni Poggeschi, dì Corrado Corazza, di Mimi Quilici, Norma Mascellani, Bruno Santi, che ha una natura morta studiatlssima, di Carlo Crespini, di Ilario Rossi, di Gino Marzocchi per alcune partì del suo Episodio di valore presentato al Concorso della Regina, dell'acquafortista Giuseppe Natali che risente Bartolinidi Giorgio Bandieri, di Armando Baldinelli, Augusto Maiani, Margotti, Augusto Zoboli; e concede di passare alla scultura. La scultura La quale è ampiamente e dignitosamente rappresentata da Ettore Drei con due ritratti, a Dante Zamboni, allievo del Graziosi, che ha scolpito con bella fermezza una testa di ragazza. Giorgio Giordani non è forse, con la Siesta, all'altezza delle sue Danzatrici che la Galleria di Roma acquistò — e fece bene — all'ultima Biennale, ma un ritratto, modellato di getto, intenso, espressivo, conferma le qualità eccellenti di questo non ancora trentenne bolognese. Il grande bassorilievo di Giuseppe Mazzoli, La Caccia, è una composizione di gusto classico, quasun colpo di fortuna; ma perchè il suo autore non ci ha più dato nulla di questa forza, di questa nobiltà decorativa? Il Mussolini di Cleto Tomba è una istantanea, più che una statua, e tuttavia il particolare della testa sta tra i migliori ritratti del Duce. Carlo Pinha tenuto presenti certi schemi alla Wildt nel rilievo in marmo del martire Giordani offerto dal Comune di Bologna alla Giordanihof di Vienna; ed è un ritratto austero, accuratissimo persino nella preziosa patina dei marmoIvo Soli non si è ancora liberato dal gusto per un volumetrismo che sembra oggi superato, almeno in sede polemica; Bruno Boari modella con una semplicità che non è l'ultima sua dotee quando Angelo Biancini avrà rinunziato a certi troppo evidenti ricordi dAndreotti, potrà salvarsi da un graficìsmo che è la debolezza del. suo vivace Ritratto di Lodovico. Citiamo ancora Vittorio Magelli per una bimba in bronzo che, se la memoria non ci inganna, era quattro anni fa alla Quadriennale di Roma, Rito Valla per un realistico ritratto colorato, Farpi Vignoll e Luciano Minguzzi più per iben ritmato bassorilievo che per la Dormiente Una conclusione? Pur senza sopravalutarne la importanza, per il suo ordine, la sua chiarezza, il senso di cordialità e di umana simpatia che la informa, questa mostra bolognese che sinaugura domani, 28 Ottobre, ci sembra il miglior augurio per l'arte Italiana dell'anno XIII: la conciliazione definitiva di quest'arte con i reali valori della vita. Marziano Bernardi.

Luoghi citati: Bologna, Comune Di Bologna, Emilia, Ferrara, Roma, Romagna, Toscana, Vienna