Lo specchio dei ricordi

Lo specchio dei ricordi Lo specchio dei ricordi Giuoco d'immagini sovrapposte i ricordi ! Vi sono strati sepolti che forse non affioreranno più alla luce della coscienza. Altri che si rivelano d'improvviso, per un richiamo, un guizzo, un baleno. Iersera alle diciannove in punto, tutto un periodo della mia vita rimaneva ancora sotterrato in me, come s'io fossi morto per quel tempo. Alle diciannove, e cinque minuti, era balzato'fuori tutto intero nei ,più minuti particolari, con l'odore, il sapore, la luce dei luoghi in cui l'ave vo trascorso. Vidi una donna giovane, balzando dal tram sulla strada. Appena un terzo di profilo, ma mi bastò. Un cappellino azzurro, capelli biondi, carnagione rosea, corporatura snel la. Si fermò davanti la vetrina d'un gioielliere. In cima, un orologio: le diciannove precise. — Signorina Elvira! — mi sfug gì dalla bocca. La memoria si ricor dava da sè. Si volse accigliata, mi squadrò. — Signora Liliana! — corresse, offesa. — Liliana? — ripetei, dubbioso; e, in un attimo, mi passarono dinnanzi le cime bianche d'un paesaggio alpestre, i boschi d'abeti, i prati verdissimi, le acque schiumose d'una regione che un momento prima non avrei più riconosciuta, se anche l'avessi veduta in fotografia, e che ora viveva nel mio sangue, risuscitato dalla presenza improvvisa di quella donna. Ma perchè « Liliana » se tutto il mio essere gridava: «Elvira»? — Liliana? — insistetti, sempre più contrariato. — Non mi pare! Si ricordi, signorina Elvira! — Liliana, e non signorina, signora ! — ribadì lei. — Si ricorda del prato circondato di boschi d'abeti? — Mi ricordo. — Del fiume dalle acque- azzurrognole sotto il nevaio? — Mi ricordo. — Del villaggio di case di legno con le balconate fiorite di gerani? — Mi ricordo. — Del fieno falciato di fresco, delle bighe, delle mucche che rientravano a sera tra lo squillo dei campani? — Mi ricordo. — Ma, dunque, perchè lei non è Elvira? Non rispose subito. Continuò a fissarmi, come se volesse ipnotizzarmi. Vidi che soltanto, ora, cominciava a riconoscermi, che avveniva dentro di lei un lentissimo processo della memoria. Infine, come illuminata da un barlume: — Perdoni — mi disse — di tutto mi ricordavo tranne che di lei. — Non glie ne faccio un torto, sono passati dieci anni almeno. — Appunto, dieci anni. — Elvira, dunque. — No, mi creda, s'inganna... Sicuramente; lei s'intratteneva spesso con la signorina. Intere mattinate sotto gli abeti; si leggeva, si discuteva, si osservava... Poi si correva sul prato, allegramente... — Ecco... ecco... — Quanti anni avevo allora? Rimasi imbarazzato dalla domanda. — Vede? Lei rimane stupito. — Infatti. — Quale età crede ch'io abbia, ora? Avevo sbagliato, me ne accorgevo; ma non riuscivo a sciogliere l'enigma propostomi dalla memoria. — Mi dà più di ventitre anni? La squadrai ancora meglio: — No, — dissi — non più di ventitre. — Dieci anni fa, quanti anni avevo? — Tredici. — La signorina Elvira quanti ne aveva ? — Venti circa. — Oggi ne avrebbe trenta. — E' chiaro che Elvira non sono io, e che io sono Liliana. — Lei ha detto « ne avrebbe ». — Sì, l'ho detto. Perchè Elvira, da sette anni non è più. Provai una trafitta al cuore, come se la signorina Elvira fosse stata viva sino a quel momento; e sedo in quel momento fosse caduta morta. — Sì, signore, se n'è andata. Era la delizia della nostra casa. Si ricordi meglio, ora! Elvira non giuocava spesso, in quel tempo, con una bimba di tredici anni? Quasi s'aprisse un altro sportello della memoria, vidi, in uno squarcio d'azzurro e di verde una figura di donna rincorrersi, sul prato, picchierellato di fiorellini, con una bimba, e udii squilli di gioia risuonare nell'aria tersa. La giovine correva e diceva « Liliana, prendimi. Sono una allodola e spicco il volo... Anche tu sei un'allodola, inseguimi... Andremo lassù, lassù, in alto, più alto dei nevai !... Vieni con me! ». — Liliana! — balbettai. — La bimba d'allora!... — Precisamente — rispose la signora. — Ma come le assomiglia !... — Lo so. Sono la sua immagine. — L'immagine di lei rimasta sulla terra. — Non ricorda quello che spesso mi diceva? Liliana, nipotina mia, diceva, i fiori non nascono nè muoiono... La voce di dieci anni prima parlava di nuovo. Ne udivo tutta la fluida morbidezza, m'accarezzava, mi estasiava come allora. Potei io stesso continuare: — « I fiori non nascono nè muoiono; ma ora si rivelano ai nostri occhi ora scompaiono. Come le stelle,stnmnsdvpsrmsAtcnsdRpqIfFugruPmt—s che di giorno non si vedono, ma ci sono egualmente... ». — Vede? — disse la signora — Ormai non è possibile alcuna confusione nella sua mente. Anche Elvira è viva sempre e ci accompagna ; è colpa dei nostri occhi se non possiamo vederla. — Ma lei, Liliana, lei è cresciuta tal quale, per ricordarla a chi la conobbe... — Una copia — sussurrò mestamente Liliana — dell'originale eterno, della bellezza immortale... Addio, signore, addio. Non posso più attardarmi. Se c'incontreremo un'altra volta, ci riconosceremo di certo. Non ebbi nemmeno il tempo di portare la mano al cappello, che scomparve tra la folla. _ E ci volle un pezzo, prima che riacquistassi il senso della realtà, e m'orientassi tra il via-vai della strada. Rosso di San Secondo.

Persone citate: Signora Liliana