Boccascena

Boccascena Boccascena Ai tempi di Molière...Tristi i bilanci dei teatri e tristi quelli degli autori. Al Convegno Volta, S. E. Dino Alfieri ha presentato un mastro di cifre catastrofiche. Niente da dire... La disciplina del diritto d'autore non è mai stata cosi perfetta come da un decennio a questa parte, entro e fuori i confini; ma non si fa il brodo se non c'è la carne, anche se la pentola è stupenda; cioè non si incassano denari se i denari al teatro non sono portati, anche se il sistema degli incassi, per regolarità, onestà e distribuzione, è esemplare. Si consolino gli autori. Ai tempi di Molière era cosa ardua essere compensati. Non esisteva la proprietà letteraria, non il diritto di autore. Si pagavano i comici, i portieri, i valletti, gli ouvretirs e le ouvrcuses, 1 numerosi soldati «aux Gardes» che col sergente gravavano ogni sera per la cifra maggiore, si pagava una media dì due lire a titolo di beneficenza per ogni spettacolo, ma non si versava un soldo agli autori. Grazia enorme che fossero rappresentati! E fu una fortuna strabiliante quella di Corneille il quale riuscì, dalli e dalli, a patteggiare un forfait di lire duemila con la direzione del Petit Bourbon e del Palais Royal per ogni sua tragedia, fosse rappresentata una o cento volte. Viceversa Jean BapUste Poquelin, alias Molière, continuò per parecchio ad assommare nel suo bilancio d'autore zeri su zeri. Eppure era già un nome ed una gloria, e già Luigi XIV si era sentito rispondere da Boileau, cui aveva chiesto quale letterato maggiormente illustrasse il suo regno: Sire è Molière! Ma 1 quattrini non arrivavano, sebbene gli incassi, talvolta, fossero pingui ed i teatri, spesso, affollatissimiSe gli spettatori eccedevano, di radosi rimandavano; trovavano posto sul palcoscenico, su seggiole di paglia, di sposte a corona attorno agli attori. Si Ignorava la scenotecnica e perciò, sug gestione ed illusione, erano affidateesclusivamente, alla parola del poeta sulla bocca dell'attore; il quale attorecosi come non si trasfigurava pel trucco, non si trasformava per l'abito, che era quello comune di ogni mortale, in casa od a passeggio: Poliuto poteva presentarsi con i guanti bianchi ed -un cappellone a tese, ed Elettra vestire una robe à paniers con una catenella ai polsi onde figurare in prigionia. Deresto, ci volle un secolo e più per giun gere al costume, secondo la riforma di Talma e del Lekain. Se il registro contabile di quel rinomato amministratore teatrale dell'epoca che fu il La Grange non sbaglia, iprimo lavoro che procurò a Molière una remunerazione fu Le preziose ridicoleDa oltre un decennio Molière era sulla breccia e come attore e come autoretant'è che i suoi comici non recitavano che 11 suo repertorio, di già illustretra l'altro, per Le furberie di ScapinoMa imbrogliava la situazione' di Molière autore, quella di Molière attoredue diritti economici non erano ammissibili. Invano Molière volle battersi pedistinguerli; insistette e minacciò, però di fronte al pericolo che la stessa compagnia sì: sfasciasse e 11 teatro dovesschiudere i battenti, melanconicamentsi assoggettò al verdétto comlcale. La giustizia gli venne, un giorno dal La Grange che, in vista dello strepitossuccesso delle Preziose ridicole, persuase gli attori a dividere con l'autore ucerto profitto: .nessun diritto de iurema un regalo, una elargizione da prelevare' Bulla sómma comune e saltuariamente e senza aliquota di sorta. Vediamo perciò nei conti di Molière unaltalena curiosa: se le Preziose ridicole gli fruttarono mille e cento lirese Sganarello gliene fece guadagnarmille e cinquecento, la Scuola dei mariti e Don Garda ài Navarra non arricchirono la sue tasche di un centesmo. Non possediamo cifre pei capilavori che giunsero poi, nè pel Misantropo, nè pel Tartufo, ecc., tuttavia dquanto si potè calcolare alla sua morte, 1 diritti d'autore di Molière, per tutte le trentacinque opere, non superarono, complessivamente, le quarantacinque mila lire. Ciò nonostante — forse per la pensione annua di lire millassegnatagli dal Re — fu consideratun riccone. Molto si è mormorato sulla tirchieria e la mlBconoscenza del suoi compagni d'arte che tutto a lui dovevano: lpossibilità di recitare e la fama dellloro recite. Ahimè, che, anche a quetempi, le compagnie di prosa incorrevano in cosi gravi rischi da minare lloro gracile esistenza; perchè non sempre le paghe erano sicure, anche se garantite aulicamente. La compagnia dMolière — ad esempio — era stata invitata ad inscenare un eccezionale spettacolo nel parco del Fouquet a Vauxspettacolo al quale avrebbe assistitil Sovrano in persona. Il Fouquet ambiva di sostituire il cardinale Mazarino, spirato da poco, e per ingraziarsil giovane Luigi XIV ideò di approntare, tra i viali del suo maniero, unfesta da far trasecolare. Molière dovette scrivere Les Fdcheux in quattordici giorni. Cospicue spese furono sostenute dalla Compagnia giacché lcommedia era intercalata da cori, danze e musiche, in uno scenario fastosoLa rappresentazione avvenne e fu lfamosa rappresentazione durante lquale Sua Maestà apprendeva le ruberie considerevoli dello stesso Fouquet, e, peggio, veniva a conoscere gapprocci che il Fouquet aveva tentapresso la dolce e favoritissima La Valière; la rappresentazione pubblicamente allegra, fu, privatamente, tragica. Fouquet il giorno dopo era arrestato e per poco non ci rimise la testa. E intanto la Compagnia, nel trambusto delle gravi conseguenze, non beccò un quattrino e restò coi debidelle spese. Ad ogni modo Molière è da considrare l'antesignano del diritto di auto re; colui che per primo, nella storia del teatro, si è battuto per un riconoscimento monetario anche per l'autore. E bene per questo lo ha celebrato Scribe che, due secoli dopo, soldini ne accumulò parecchi, erigendo nella « banlieue » parigina, quella villa con inciso il distico: Lo thófttrc a pavé cet a.pile ehnmpòtre: Vous qui paF.^oz, merci, je vera* le dola [péut-ètré. *** Aidelberga mia, la vecchia, romantica commedia del Foerster è stata poibita ad Hannover in causa alla protesta di quella Unione degli studenti universitari i quali proclamarono che « non è più conforme allo spirito della giovinezza tedesca, e, rappresentandola, si rende troppo evidente la divisione delle classi sociali, oltre che si falsa il carattere degli educatori della gioventù d'oggi ». Nessuna nostalgia: la sciropposa commedia, più oleografica di un valzer viennese, aveva ambulato anche troppo per le ribalte d'Europa... *** Nino Besozzi che doveva unirsi alla Milly si unirà invece alla signorina Lotte Menas; anziché una soubrette italiana, avrà per prima attrice una soubrette viennese. Per il che sarà anche più facile intuire il repertorio. Davvero che il cinema, con i suoi cibrei canterecci e musicali ha definitivamente perduto questo ottimo attore. *** Ermete Zacconi reciterà a Parigi in novembre e interpreterà al Teatro « Ambigu » Il viercante di Venezia e Re Lear. *** Una nuova commedia di Silvio Giovaninetti promette per l'« Argentina » di Roma la compagnia diretta da Paola Borboni: Gli ultimi romantici, tre atti di una vicenda nel clima nostro, mussoliniano. *** Piero Mazzolottì taceva da qualche anno. Riprende ora la battaglia con due commedie: Felicità, affidata alla Compagnia Migliari-Pautassi e Triumvirato destinata ad un'altra formazione comica. *** La «Compagnia degli spettacoli Palmer » che attorno a Kiki Palmer aduna Memo Benassl e Gianfranco Giachetti esordirà nei primi giorni di novembre inscenando, novità assoluta: Napoleone e la ragazza di Syl-Vara. Bevi!.

Luoghi citati: Argentina, Europa, Hannover, Parigi, Roma, Venezia