Accordi per il riassorbimento della disoccupazione annunciati dal dott. Pirelli all'adunata degli industriali

Accordi per il riassorbimento della disoccupazione annunciati dal dott. Pirelli all'adunata degli industriali ina Accordi per il riassorbimento della disoccupazione annunciati dal dott. Pirelli all'adunata degli industriali L'avvento di Pietro II sul trono ju goslavo: il giuramento alla Scupc " E' necessario un nuovo sforzo per ripartire le possibilità attuali di lavoro tra un maggior numero di operai »» Roma, 15 mattino. Questa mattina, all'Augusteo, come era stato preannunciato, si è svolta la seconda adunata degli industriali italiani. L'adunata era stata indetta a conclusione del lavoro compiuto per l'attuazione del nuovo ordinamento sindacale con la costituzione dei Sindacati di categoria, la riforma delle Fe^ derazioni nazionali e delle Unioni provinciali e la nomina dei dirigenti di tutte le Federazioni sia al centro che alla periferia. Il dott. Pirelli ha svolto la sua ampia e documentata relazione sull'attività della Confederazione, che oggi rappresenta 146.993 aziende (nelle quali si raccolgono 2.380.000 lavoratori), 10.500 dirigenti di aziende, 3.520.000 proprietari di fabbricati e 700.000 artigiani. L'oratore ha quindi riferito sul lavoro compiuto per la trasformazione della Organizzazione secondo i nuovi statuti, il che ha portato alla costituzione di 2104 Sindacati, fra provinciali ed interprovinciali, e di 45 Federazioni provinciali. Il dott. Pirelli ha rilevato come a queste manifestazioni tutti gli interessati hanno larghissimamente partecipato, mostrando la completa aderenza di tutti gli industriali alle nuove istituzioni sindacali e corporative. « Pertanto oggi — egli ha detto — la Confederazione e le sue Federazioni sono perfettamente pronte ad apprestare agli organi corporativi la più consapevole e completa collaborazione per l'integrale realizzazione delle loro finalità al servizio del Regime e agli ordini del Duce ». Tre aspetti L'oratore esamina quindi la istituzione delle Corporazioni sotto l'aspetto politico, sociale ed economico. Dal punto di vista politico l'ordinamento corporativo comporta la entrata in pieno del lavoro italiano nelle organizzazioni dello Stato attraverso un processo elettivo e selettivo; del lavoro inteso come un dovere sociale nelle sue varie manifestazioni intellettuali e manuali, organizzative ed esecutive; del lavoro che è soggetto e non oggetto della economia. Sotto l'aspetto sociale la Corporazione è lo strumento per attuare la collaborazione fra datori di lavoro e lavoratori, e la subordinazione dei loro interessi a quelli superiori della collettività, e la esperienza ha già dimostrato come tale strumento sia il solo capace di assicurare la pace sociale, l'elevamento morale e materiale dei lavoratori, e il progresso economico della Nazione. Sotto l'aspetto economico, la Corporazione è l'organo con cui lo Stato attua la sua politica, che rappresenta la felice sintesi di due principii che, sino a poco tempo fa, erapo par si ai teorici assolutamente antiteti' ci : l'iniziativa privata e l'intervento disciplinatore dello Stato. «In questa sintesi — afferma il dott. Pirelli — sta appunto la genialità e la originalità della soluzione che il Fascismo ha dato al secolare problema ». L'oratore prosegue affermando che gli industriali attribuiscono grande portata al riconoscimento della iniziativa individuale e della proprietà privata, caposaldo della dottrina economica del Fascismo e molla insostituibile del progresso umano e civile; ma se questo riconoscimento impone che ai dirigenti della produzione siano riconosciuti adeguati poteri nell'ambito dell'ordinamento interno di ciascun organismo produttivo, è nello stesso tempo indispensabile, nella produzione, l'intervento disciplinatore dello Stato, nei suoi multiformi aspetti potenziatori, moderatori, coordinatori, limitatori. La cosidetta « economia liberale » Il dott. Pirelli mostra poi come l'economia liberale non è mai integralmente esistita se non nei trattati perchè nella pratica è stata negata in mille modi, che vanno dalle barriere doganali ai sussidi, ai premi, alle autorizzazioni, ai divieti di cui tuffigli Stati hanno sempre fatto uso più o meno largo, senza parlare della politica fiscale, monetaria, dei trasporti, creditizia, o dei cartelli e dei « trusts » che rappresentano pure una tendenza in contrasto col libero giuoco delle forze economiche. • L'oratore afferma poi la perfetta possibilità di coesistenza tra la iniziativa privata e la disciplina da parte dello Stato. Se la iniziativa privata è nella concezione fascista non strumento egoistico per il benessere individuale ma funzione di interesse nazionale, nulla di più logico, naturale, necessario che lo Stato sia sempre presente e pronto per intervenire a impedire deviazioni, a correggere errori, a colmare lacune, a dare insomma direttive perchè l'esercito dei produttori marci compatto sulla via maestra che conduce alla mèta comune. « Ma — precisa il dott. Pirelli — non l'intervento in cui i produttori appaiano soltanto come soggetti passivi, ma intervento attraverso organi nei quali i rappresentanti dei produttori stessi entrano a portare il contributo della loro conoscenza ed esperienza, a vivere la vita della categoria e quella più vasta della eco^ nomia nazionale; organi nei quali gli interessi dei datori di lavoro e dei lavoratori e quelli delle varie bran che della produzione si armonizzano fra loro e si subordinano a quelli più generali e più vasti della Nazione ». L'oratore asserisce quindi che gli aggruppamenti corporativi non deb' bono ripetere, sotto altra forma, l'errore del socialismo, a cui sembrarono interessi collettivi quelli che non erano se non interessi di classe; e, passando a tracciare i compiti degli industriali nell' ordinamento corporativo, ammonisce che essi non credano che le loro difficoltà possano e debbano superarsi solamente o principalmente attraverso i consorzi obbligatori, i divieti di nuovi impianti, le maggiori dogane. « Oggi come non mai — proclama l'oratore — è indispensabile che gli industriali, come categoria e come singoli, tendano i muscoli e aguzzino l'ingegno per cercare di superare principalmente con le loro forze le j difficoltà della lotta economica che' la situazione mondiale ci impone ». Le industrie e lo Stato tmssPanttcnfLcCIl dott. Pirelli constata che, del dresto, la massa degli industriali ita- i tliani non è seconda a nessuna nella1 ponestà dei propositi e dell' azione, ; tnella sana attività del lavoro e nel i dsentimento del dovere. Essa ha resi-1 istito e resiste attraverso sacrifici sspesso ignorati o non sufficientemen- te apprezzati dal gran pubblico. Cer- sto lo Stato ha aiutato largamente ; sanche la branca industriale della no- i ostra economia; ma la grande crisi ha j 1portato al convalescenziario di Sta-j to soltanto un piccolo numero di a- ; pziende di alcune categorie. La quasi1 mtotalità delle medie e piccole aziende Ldi tutta la industria e la grande mag-, dgioranza delle aziende di maggior'mole, salvo che per poche categorie, [3ne sono completamente estranee. : 6Con larga esemplificazione stati-15stica, il Commissario alla Confede-1 lrazione degli industriali mostra sue-1 gcessivamente come l'umanità produ- bca e consumi oggi, in un periodo di.gcongiuntura avversa, molto di più di quel che producesse e consumasse venti anni addietro, in un periodo di congiuntura considerata favorevole. Ugualmente alla luce della statistica risulta notevolmente migliorato il tenore di vita degli italiani, mentre non risulta accresciuta in via relativa la remunerazione del capitale. « Dunque il progresso tecnico — conclude il dott. Pirelli — comprendendo in questa parola anche la meccanizzazione e la razionalizzazione, non ha avuto ripercussioni favorevoli se non temporanee sulla remunerazione del capitale, mentre ha invece permesso l'aumento dei salari e degli stipendi e la riduzione dei prezzi al consumo ». L'oratore afferma quindi che il progresso tecnico non e una minaccia ma una promessa, e che esso non può essere causa di disoccupazione permanente. La disoccupazione che esso provoca è temporanea e dovuta al fatto che la stessa quantità di beni e di servizi viene ad essere prodotta e fornita da meno braccia, con meno fatica; un certo numero di lavoratori diventa così disponibile per produrre maggiori beni e dare maggiori servizi alla comunità. A torto quindi si attribuirebbe al progresso tecnico la causa della crisi. E' certo però che il riassorbimento della mano d' opera può essere ritardato quando l'effetto del progresso tecnico venga a coincidere con un periodo di depressione e di rivolgimento economico come è attualmente il caso. Contro la disoccupazione L'oratore si proclama però il primo a riconoscere che, mentre ogni grnc; sforzo deve tendere a combattere le vere cause del fenomeno della disoc- gcupazione, ed a rimettere in moto lelforze riequihbratrici, ragioni di ca-1 rattere umanitario e sociale impon-;gono la ricerca di misure che valga-, no ad attenuare l'attuale disoccupa- j zione e a lenirne le conseguenze. Dopo aver riassunto tutto ciò che i Governo ha fatto a questo scopo, il dott. Pirelli rileva la collaborazio- ne data a questa politica dalle forze .della produzione in genere e dagli industriali in particolare. T eSh aggiunge,« Ma non basta un nuovo sforzo è necessario che gli industriali compiano per cercare di ripartire le possibilità attuali di lavoro tra un maggior numero di operai. Ciò, naturalmente, entro i li- * ... i . .. . - -m • i miti che sono consentiti dalle esigen-|ze inderogabili della produzione, li- miti che non e possibile superare |senza giungere a risultati opposti a!quelli a cui si mira ». ! A questo punto 1 oratore annun- • eia che sono in corso di perfeziona-lmento accordi fra le due Confederazioni sotto l'egida delle superiori gerarchie e col particolare interessamento del Capo del Governo, ed esprime la certezza che mentre i lavoratori apprezzeranno questo sforzo degli industriali, questi ultimi daranno ancora una volta prova dello spirito di sacrificio e dello slancio che la situazione richiede. Avviandosi alla conclusione, il dottor Pirelli prospetta la necessità di favorire il ritorno all'equilibrio economico, e constata che nel consumo interno si nota da tempo un lento, continuo miglioramento. Egli confi da che il Governo saprà certo adot tare, come ha già fatto in passato, provvedimenti idonei a dare incre-1 mento al consumo e ad agevolare la : produzione, pur rimanendo lontano,da ogni politica inflazionista e purj tutelando con la massima rigidezza la saldezza del bilancio e della mone- '■ ta, presupposto di ogni sana ripresa, condizionePdi vita per la nostra eco- norma. Per quanto riguarda la esportazio- ne, premesso che la tendenza alla autarchia economica, pur restrin- gendo il campo degli scambi, non po-1 tra impedire che per una serie numerosa ed importante di merci sussista la necessità di approvvigionarsi all'estero, afferma che il nostro Paese deve tendere a difendere e ad accrescere le nostre esportazioni, tenendo presente che « costi e qualità » restano pur sempre due elementi fondamentali per la lotta sui mercati internazionali. Nel pomeriggio l'assemblea si riunirà per l'elezione del Consiglio confederale.

Persone citate: Duce

Luoghi citati: Organizzazione, Roma