La seconda giornata milanese del Capo del Governo

La seconda giornata milanese del Capo del Governo La seconda giornata milanese del Capo del Governo si chiude tra incessanti manifestazioni di popolo Milano, 5 notte. L'energia, la freschezza, l'instancabilità del Duce sono un vero prodigio. E' dall'alba che si trova tra il popolo, che viaggia da un paese all'altro, da un cantiere all'altro, da una istituzione beneiica a una culturale, eppure è sempre in testa a tutti, guida tutti, si lascia indietro i tardi e nessuno più di Lui è lesto e pronto. Stupenda vitalità, dono della Provvidenza. L'entusiasmo alla Bicocca Adesso si indirizza ad un'altra fabbrica che porta alto ovunque il nome dvlczicsstrpsveu, cdell industria nazionale Infatti da|dSesto San Giovanni 1 automobile del i oSesto San Giovanni l'automobile del Duce si dirige rapidamente agli stabilimenti Pirelli, alla Bicocca, tra siepi di popolo acclamante. La dislesa degli opifici appare festosamsiite addobbata. Due enormi bandiere tricolori sventolano ai lati del cancello mentre lungo l'arteria principale interna dell'opificio, scendenti dai tetti dei varii edifici sino a toc; care quasi terra, si ammirano drappi che recano a lettere cubitali la parola fatidica : Duce. Le facciate degli archivolti nell'interno dei quali corrono i passaggi sopraelevati che mettono in comunicazione tra loro gli edifici, sono letteralmente coperte da g'gantesche iscrizioni inneggianti al Guridottiero. Poi ovunque, ai balconi, sui tetti, tricolori disposi! a fascio conferiscono un carattere festoso e garrulo ad un tempo. All'ingresso della fabbrica, il Duce è accolto da S. E. Alberto Pirelli e dai dirigenti. Senza indugio il Capo entra e passa sorridendo di viva compiacenza attraverso i diversi laboratori dove vengono costruiti nella maniera più moderna la gomma e i suoi derivati, una produzione enorme che ha invaso tutto il mondo. Gli ottomila operai intenti al lavoro, a stento trattengono l'entusiasmo; il quale però erompe allorché ad un segnale le masse si rovesciano lungo i viali dei numerosi cantieri. Gagliardetti e bandiere vengono innalzati con una festosità entusiastica. La banda del dopolavoro dello stabilimento intona Gioviiiezza„Jl fascino del Duce soggioga le maestranze.... Le urla ritmate assumono un «diapason» che assorda e anche più se possibile si intensifica, quando il Condottiero passa gli operai in rivista; rivista rapida, solcata di applausi e di invocazioni. Il Duce passa in rivista la legione dei lavoratori che si è schierata, la fella delle camicie nere, degli operai ex-combattenti, dei mutilati, salutando romanamente alle acclamazioni. Ma la folla non può più contenersi, rompe i cordoni, circonda il Duce e Lo porta quasi in trionfo. E' un momento di commozione indescrivibile^ Tutta la Bicocca, fremente di attività, è soverchiata da un « diapason » entusiastico. Uno spettacolo fantastico fu quello presentato al Duce nella sala della produzione delle scintille elettriche. Scariche abbaglianti furono rinnovate più volte, scariche anche paurose. In molti reparti il Duce avvicinò degli operai e chiese agli stessi informazioni sul loro lavoro. Un'altra opera grandiosa ha oggi visitato il Capo: il nuovo Ospedale che sta sorgendo ad Affori, opera particolarmente cara al Suo cuore e di cui sempre si è interessato. Difatti il Duce ha voluto essere informato sempre dell'andamento dei lavori e più di una volta, se parve che essi non procedessero con la desiderata sveltezza, ordinò di affrettare i tempi. Egli sapeva pure che Milano sta costruendo il più grande ospedalegiardino di tutta Europa. E di questa caratteristica della nuova città ospe- trmdDCrcabMcdfamctopcidpsregmuCgladtidstcitr« drisuIsrimmPmhgturaqmdDddsttrlui anpmsreddCdaliera ( cioè di quella d'offrire ai de-,. genti vaghezza di verde, di fiori, di!h,fontane e di viali odorosi), Egli si è spesso compiaciuto col progettista.! bOggi, visitando i lavori, salendo sul cclopzfastigio di una delle costruzioni già erette, il Capo si è fatta un'idea definitiva de'la grandiosità del nuovo ospedale, i cui 17 edifici, ancorché amplissimi, sono tutti divisi l'uno!2dall'altro e dal monumentale muro odi cinta, da spazio larghissimo. In- ptorno alle opere, folte schiere di I 0maestranze e un garrire smisurato'; odi vessilli e orifiamme. nrUn riarCO di 380.000 metri Quadrati !v* T i oCome è risaputo, il nuovo nosoco mio di Milano sarà il più grande ogdospedale-giardino di Europa e sorge nsu un /parco di 3S0 mila metri qua-| sbcrdngvdvsspdiati. Di quest'area ben 50 mila me tri quadrati saranno coperti dai 17 fabbricati che dovranno costituire il nuoyo stabilimento. I molteplici padiglioni progettati a uno o a sei piani, a seconda delle esigenze ospedaliere, comportano una cubatura totale di circa 700 mila metri. Basti infatti informare, per dare un'idea della grandiosità della costruzione, che finora sono stati impiegati ben Ili milioni di mattoni pieni e un milione e mezzo di mattoni forati, oltre 200 mila quintali di cemento e quasi tre dmila metri cubi di pietra per rivesti-1 menti esterni. E questo non è tutto 1 dperchè al presente stanno sorgendo ancora 7 padiglioni che dovranno formare con gli esistenti il futuro ospedale. Il Capo del Governo che attentamente ascolta tutte le delucidazioni oildti dateGIi dal progettista ing. Marco- j vigi, rimane ammirato dell'originalità e maestosità della mole e si compiace. Il Duce desidera illustrazioni di reparto in reparto, di locale in locale. Egli procede così svelto che lo stuolo delle autorità fatica a starGli accanto. Rivolge domande secche, incisive; vuole risposte al-j trettanto concise e decisive. Esali- j rita la visita, quanto mai faticosa poiché il Duce balzava agile su pas- ! serelle e travi magari sospese nel vuoto, scavalcava impalcature, si equilibrava sulle arcate, mostrando una gagliardia così giovanile da in cantare tutti, i! Capo, nel più vastoi dei cortili ha fatt0 adunare i 1200 operai che lavorano nei varii cun- tieri. Ed Egli è salito su di una totretta ed ha salutalo i lavoratori ro-ì manamente. Gli risposero una selva! di braccia e un grido trionfale: Duce! Duce! Un'altra istituzione benefica ili Condottiero si è compiaciuto di onorare della Sua presenza: la casa dei ciechi di guerra a Mirabelle Si può affermare anzi che il Capo non abbia mai mancato nelle Sue visite a Milano di intrattenersi fra coloro che hanno donato alla Patria la luce degli occhi. Si portò sul luogo infatti nel 1923 per la posa della prima pietra dei padiglioni aggiunti, come vi tornò nel 1925 e come vi torna ora sciogliendo una rcccn'e promessa. Nelle vicinanze dell'edificio quattrocentesco, le ville, i giardini di quel ridente quartiere sono pavesati a festa. Il Duce è ricevuto sulla soglia di Villa Mirabéllo dal direttore della casa, il cappellano di guerra più volte decorato al valore, monsignor Edoardo Gilardi, e dal gr. uff. Francesco Denti, presidente del Consiglio di amministrazione. Il Capo del Governo, accompagnato dalle autorità, segue don Gilardi e il gr. uff. Denti che Gli fanno da guida. Sosta un momento nel cortile d'onore adorno di decorazioni e di arazzi dove sono schierati a destra i ciechi di guerra, a sinistra i ciechi borghesi. Poi accetta di entrare nell'antica sala col motto « Sempre il dovere » di casa Landriani, dove sono esposti i lavori dei ricoverati. Il Duce ascolta le notizie1 sulla vita e i bisogni del provvido Istituto per il quale ha dimostrato ripetutamente il Suo alto interessa-1 mento e accetta una monoerafia deli medesimo edita dalla tipografia del! Popolo d'Italia e curata personal-' mente dal compianto Arnaldo. Esaltazione del sacrificio Ma prima di congedarsi il Duce ha riserbato ai gloriosi infermi una graditissima sorpresa: li ha voluti tutti d'attorno e ad essi ha parlato rivolgendo alcune parole di saluto ai ciechi di guerra e civili per i quali il Governo fascista recentemente ha deliberato provvedimene di favore. Uscendo dal cortile d'onore il Duce attraversa il giardino, fiorito di gerani e di scarlatte salvie splendide, sul quale-ondeggia un enorme stendardo cremisi, stemmato coi trofeo dei bersaglieri. Il Duce, saluta ancora una volta con la mano i ciechi che rispondono a gran voce; alcuni mostrano qualche lacrima nelle occhiaie spente. Quindi fu la volta di Dergano, per premiare l'ansia e l'attesa dei duemila addetti all'opificio Erba. Con la scorta del consigliere delegato e direttore generale della società on. dott. G. Morselli, dei componenti la dilezione generale dell'azienda, il Capo del Governo e le autorità al . h,uo seguito, hanno iniziato la visita reparti pm interessanti dello sta bilimento: dal gabinetto delle ncer che scientifiche al grande « saione di cristallo » delle fiale, un vero gioiel lo di perfezione e di tecnica, ai reparti di biochimica, ecc. Lungo il percorso prestano servizio d'onore la centuria dei fascisti. 2 operai e impiegati della ditta, che parteciparono alla Marcia su Roma 0 gruppi di operai in tuta e fez. Però ove il Duce indugiò più a lungo fu nei numerosi padiglioni in cui sono riuniti i diversi servizi igienici e trovano se,^e alc"ne fra le più moderne onerp ni nsicnstpncrn prpntp rlni diri. opere di assistenza create dai diri genti dello stabilimento a vantaggio delle maestranze e dei loro piccini, ne! campo della previdenza e dell'as sislenza individuale e sociale, problema questo che Sta più di tutti a cuore del Duce. All'illustre visitato, re e a tutte le autorità viene fatto dono di un'interessante pubblicazione illustrata, dove in bella veste ven gono elencate tutte le provvidenze a vantaggio dei prestatori d'opera della « Carlo Erba ». Il Duce, congedandosi fra i rinno vati e scroscianti applausi della mas sa, ha voluto esprimere il suo plau so per ciò che è stato creato per il popolo lavoratore, la spina dorsale della Nazione, 1 Interpretando il cuore del Duce, la 1 ditta ha deliberato di condonare agli operai più bisognosi tutti i prestiti in corso che gli operai hanno con l'ufficio paga, di condonare le multe disciplinari applicate dal 15 di settembre di quest'anno. Ha deliberato inoltre di devolvere un fondo di 10 mila lire da distribuirsi agli operai pili bisognosi. Per gli impiegati ha I deciso di andare incontro a coloro | che versano in maggior bisogno con- | donando a tutti coloro che hanno in | corso un prestito, la rata di fine ot- | tobre. Nello stesso stabilimento è stata scoperta oggi una grande targa di marmo bianco a ricordo della visita stessa. Essa reca la seguente epigrafe: ' « Il Duce dell'Italia nuova. Benito Mussolini, visitava questa fabbrica annosa nel nome ma giovane di opere e di fede. Niun premio più alto ». Il rapporto a cinquemila ufficiali Mentre il Duce stava compiendo la visita, si diffondeva per la città la notizia che il Capo presto sarebbe di ritorno a Milano. Il Duce infatti è tornato per il nuovo vialone brulicante di popolani che rinunciavano alla casa, alla cena che li aspettava pur di esprimerGli là loro passione. Perchè su questo è necessario insistere per essere veritieri: sull'amore schiettamente popolare che ha circondato il Duce in questa città la più operosa •— per i suoi traffici e le sue industrie — di tutta Italia. Il popolo sente che il Condottiero è sempre « suo >• come quando da queste vie Lo vedeva passare nella vigilia, come quando da queste piazze udiva i vaticini infiammati del Suo genio. E questo popolo che Lo sente così' «suo » tuttora Lo sente anche avvicinabile, accostabile, senza cu-imoniali di sorta. Perciò anche questa Sua apparizione nei quartieri periferici fu un nuovo trionfo. Ora il Duce si avvia alla caserma di via Mario Paglino per il gran rapporto ai 5 mila ufficiali. E' toccato alla Carroccio l'onore di ospitare il Capo per questo raduno di circa 5000 ufficiali, che è la più grande assemblea di gerarchi della Milizia tenuta fino ad oggi. La caserma appare trasformata. In tre giorni si è lavorato con giovanile slancio mentre schiere di premilitari si affollavano nel cortile per l'iscrizione ai nuovi corsi. Uno spesso strato di asfalto pavimenta ora lo spiazzo e trofei di bandiere e di fasci littori giganteggiano sugli alti pennoni intorno al Carroccio sul quale salirà il Duce per parlare agli ufficiali. La massiccia mole del Carroccio spicea sotto i fasci luminosi dei proiettori al centro del cortile, sormontata da due altane a forma di fascio littorio. Sullo sfondo c'è il mappamondo e sul cielo cinque aquile, che recano artigliato il fascio e la scure, si levano per portare nelle cinque parti del mondo l'idea del Duce. Una scenografia riuscitissima. Il ricordo del valore, della grandezza, dell'eroismo che al Carroccio si ricollega, cingendo di gloria questa meravigliosa e sana e forte gente di Lombardia, fu il movente primo che spinse a donare questo nome fortunoso e augurale alla 24.a Legione allorché fu ufficialmente costituita il l.o febbraio 1923. L'arrivo del Duce è previsto per le 18,-15; ma alle 18 precise tutto 10 schieramento degli ufficiali è già compiuto. Sono presenti con i loro cani di stato maggiore tutti i.generali comandanti di gruppo del l.o raggruppamento: Preti, Gatti, Vandelli, Cisotti, La Corte, Ciampini, Malavasi, Chiappe, De Rosa e tutti i consoli delle 36 legioni del Piemonte, della Liguria, della Lombardia con i gloriosi labari che fiancheggiano il Carroccio. Sono poi presenti tutti crii ufficiali delle legioni Ferrea di Monza, Cairoli di Pavia, Alberto da Giussano di Legnano, Fanfulla di Lodi, Lomellina di Mortara, delle tre legioni M.D.I.C.A.T. della 2.a universitaria Arnaldo Mussolini, del Carroccio che da solo ne conta circa mille e i generali, i consoli, i seniori, i centurioni, i capi manipoli di tutte le specialità della Milizia: un raduno imnonentissimo di rapnresentanli delle forze armate del Partito. Tutti indossano l'uniforme di marcia col fez e il cinturone e sono agli ordini del luogotenente generale Carini comandante del raggruppamento che avrà l'onore di presentarli al Duce. Sono pure presenti S. E. Teruzzi, S. E. Ricci e l'on. Farinacci. Nella via è schierata la « guardia » affiancata dalla musica della legione e dal glorioso labaro del Carroccio. Il " Saluto al Duce !,, Scrosciano i primi applausi. Il Duce giunge. La compagnia d'onore presenta i pugnali, la guardia i moschetti, la musica della legione dà l'« allarme » e i tre squilli di attenti. 11 Capo, che indossa la divisa di caporale d'onore della Milizia, leva la mano nel saluto romano al Suo passaggio davanti al labaro della 24:' Legione che Gli si inchina, e si sofferma ad ammirare la magnifica compagnia d'onore. Il Duce sale sul Carroccio, mentre dal petto dei cinquemila ufficiali parte, come un grido di guerra, il saluto al Duce ordinato da! generale Carini. Sull'alto del carro trionfale la maschia figura del Duce, presa sotto il fuoco dei riflettori, appare scultoreamente maestosa. Ai lati del Condottiero sono il labaro della 24a Legione e il gagliardetto del Fascio primogenito. Un nuovo segnale di attenti e il Duce inizia il Suo breve discorso con quella voce che è amorosa e incisiva, modulata e autoritario ad un tem[io. Il Capo parla da soldato a soldati, parla al fiore del Fascismo, ai fedeli tra i fedeli. Successivamente il Duce ha parlato agli ufficiali. Dopo avere ricordato che la Milizia è entrata tra} le altre forze armate del Regimo ' ..... . 0 con spinto di perfetto camerati- mam i.« M...t:"|Smo COn tutti, ha enunciato quali Isiano i doveri degli ufficiali chei . ° . hanno scelto il compito delicato, supremo di guidare altri uomini. Il generale Teruzzi ripete il saluto al Duce, al quale gli ufficiali rispondono con VA.noi! Il tempo stringe; altrove Lo si attende e il Duce, salutato ancora una volta con un formidabile -1 noi. lascia il parco. La disciplina militare impone la più rigida osservanza dell'attenti: ma che cos'è la disciplina quando si idolatra un Capo? 1 ranghi sono rotti e i cinquemila ufficiali si stringono intorno al Capo e gridano con voce tonante il loro amore e intonano Giovinezza. Partilo il Duce, gli ufficiali con alla testa il luogotenente generale S. E. Teruzzi e coi 39 labari si recano in corteo al Comando del Corpo d'Armata in via Brera, fatti segno alla viva simpatia dei cittadini che fanno ala al loro passaggio. Nel cortile del palazzo del Comando si trovano in attesa parecchie decine di ufficiali superiori e di generali insieme alla musica presidiarla. Quando i labari della Milizia entrarono nel cortile tre squilli di attenti sono risuonati e subito la musica presidiarla intonò la Marcia Reale. Alla " Mostra azzurra,, Poi, calato già il tramonto, il Duce, preannunciato da un caloroso ap plauso, è comparso alla « Mostra azzurra ». La città riaccende intanto le sue eccezionali luminarie proiettando nel cielo di tutta Milano uim incandescenza prodigiosa. Il Duce è arrivato alla Mostra già sulla scia di questo fulgore policromo. Al palazzo azzurro, mossero a incontrarLo il podestà Marcello Visconti di Modrone, il presidente della Trien naie gr- uff. Giulio Barella e gli ordinatori dell'esposizione. Ad ogni sala attendono gli architetti che hanno eseguito le decorazioni degli ambienti. Numerose tra le Camicie nere le uniformi azzurre degli aviatori. Il Duce percorre i sovrapposti giri della sala passando dal settore dei pionieri a quello delle medaglie d'oro, dalla sala della guerra a quella dove sono raccolti i cimeli dell'ala squadrista. Più a lungo indugia davanti al Suo apparecchio della scuola di Arcore che Gli deve rammentare ih caduta da cui scampò soltanto per il Suo' magnifico ardimento. Poi, dopn-aver sostato nel teatro dove l'orchestra dell'esposizione esegue gli inni della-Rivoluzione, si reca-a visitare il piccolo aeroporto e gli altri impianti disposti nel parco. Nel salone dedicato alla Crociera del Decennale il Duce ha posto la propria firma sull'album dedicato ai visitatori illustri. Al Capo è stato inoline lofferto, a nome della-, pressa denzà dell'esposizione, un ricco ed elegante album racchiudente tutte le fotografie dei varii reparti della Mostra azzurra. Da parte sua, il personale del Palazzo dell'Arte ha fatto dono al Capo di un piccolo modello deU'Aviatik, sistemato al sommo dello scalone d'onore, cioè del Suo apparecchio di scuola. Il Duce si è intrattenuto con Arturo Fefrarin Anche oggi gli eoisodi sono fioriti a collana: gentili, significativi tutti. Ma uno non si può trascurare, che apporta un nuovo raggio alla luminosità del generoso cuore del Duce. Stamane, mentre il Capo stava commendo la prima visita mattutina allo stabilimento Edoardo Bianchi, sulla soglia del reparto carrozzeria una nopolana vestita a lutto per la recente morte di una sua figliuola Gli si avvicinava piangendo e Gli consegnava una supplica: la donna, che è madre di tre altri bimbi, tale Rosetta Colombo dimorante in un modesto alloggio in via San Gregorio, invocava la libertà per suo marito da tre anni e mezzo al confino di nolizia. La Colombo non si allontanò dal luogo, cosicché quando il Duce ritornò sui Suoi passi per porgere il saluto alla massa operaia, rivedendola ancora tutta piangente l'accostava e amorosamente posandole una mano sulla spalla aveva frasi affettuose d'incoraggiamento. La donna ebbe riso e pianto assieme e balbettò dei « grazie »... G. Bev. (Fotografie del nostro inviato Carlo Gherlone). 72Br2