Ingiurie grossolane e insolenti minacce all'Italia in un congresso di "emigrati,, istriani a Marburgo

Ingiurie grossolane e insolenti minacce all'Italia in un congresso di "emigrati,, istriani a Marburgo Documenti della tracotanza jugoslava Ingiurie grossolane e insolenti minacce all'Italia in un congresso di "emigrati,, istriani a Marburgo e e a à e i o i o a i i e i i a a e o e, a n a i, 8, ee ei li ni eI e a eoote e. li ro melao. al no aner oni poodi ieui n, a ma, in M. a el la o to y in nee, rre se n lle di iLa le a Roma, 22 notte. Nuovi documenti di altre provocazioni jugoslave contro l'Italia sono pubblicati stasera dal Giornale d'Italia. Essi sono costituiti da alcune significative manifestazioni jugoslave antitaliane svoltesi nei primi giorni di questo settembre a Marburgo sui confini dell'Austria in occasione del terzo congresso dell'Unione dei fuorusciti allogeni della Venezia Giulia, del quale un giornale jugoslavo VIstra di Zagabria, pubblica un lungo resoconto circostanziato. Si tratta di una pretesa documentazione di fatti fornita non da insicuri testimoni stranieri, ma da un organo nazionale specializzato, che nell'attuale regime jugoslavo di rigorosa censura della stampa non avrebbe potuto parlare senza l'autorizzazione e perciò l'adesione delle autorità governative serbe. Manifestazione autorizzata A Marburgo sono state rinnovate tra l'I e il 2 settembre violente e pubbliche affermazioni di pretesi quanto pazzeschi diritti jugoslavi su Trieste, Fiume e l'intera Venezia Giulia. Nè si potrà dire che si tratti di un episodio minimo di caràttere locale perchè la manifestazione si è compiuta con la mobilitazione dei rappresentanti delle più conosciute organizzazioni nazionaliste e terroriste di tutta la Jugoslavia. Vi hanno partecipato preti, generali, politici e terroristi. Il giornale Istra che ne dà la cronaca fedele non è, pur con la sua apparenza quasi clandestina, un foglio insignificante; è l'organo ufficiale della società omonima « Istra » che, come tale, ha particolare importanza nel sistema dell'attività politica e militare serba. L'« Istra », la cui attività ricompare nei fatti di Marburgo, è infatti la massima organizzazione di inquadramento del fuoruscitismo allogeno della Venezia Giulia, riunito in territorio jugoslavo per l'azione antitaliana. Subito dopo il trattato di Rapallo, che ha sistemato i confini tra l'Italia e la Jugoslavia, fu costituito presso il Governo provvisorio di Zagabria un Dipartimento per l'Istria, che, in seguito, con decreto provinciale 24 maggio 1922, fu trasformato in Comitato istriano, divenuto poi a sua volta Società Istra. Dopo il colpo di stato, quando tutto il movimento politico autorizzato passò sotto il controllo di ' Belgrado, la « Istra » prese maggior forza e importanza, finanziata e favorita dall'autorità centrale che ne ha fatto un centro direttivo di tutto il fuoruscitismo istriano e goriziano, organizzato con sezioni e comitati di vario nome. E dunque evidente per le origini e le posizioni dei gruppi in azione che le manifestazioni di Marburgo si sono svolte sotto il patronato e con la collaborazione del Governo di Belgrado. Questa volta poi le manifestazioni nella loro deliberata violenza antitaliana si sono anche svolte con ostentata pubblicità. Si sono adornate le bandiere e pubblicati manifesti. Sono state invase le Btrade con bande e cortei, assistiti dalle più alte gerarchie statali, civili e militari, che si sono conclusi con un messaggio al Re di Serbia, al quale pure è stata data la massima pubblicità. Si deve concludere che esse sono state una manifestazione dello Stato prima ancora che della nazione jugoslava. Il discorso di un prete Il dettagliato resoconto della manifestazione di Marburgo è pubblicato dal giornale Istra nel suo numero del 7 corrente e riportato integralmente per un'intera pagina dal Giornale d'Italia.'Ne segnaliamo i punti più salienti. Alla riunione erano ufficialmente presenti tra gli altri il vice sindaco Golowh e 11 comandante della piazza generale di brigata Hadzic. Nella sera precedente era stato tenuto il concerto giubilare della Jadran. Alla esecuziona del programma, dice la cronaca dei giornale di Zagabria, hanno partecipato anche il tenore Sancin del teatro di Marburgo ed Elvira Kralj pure del teatro di Marburgo, la quale recitò dei versi patriottici suscitando grande entusiasmo tra 1 presenti e specialmente quando pronunciò il verso « Sul confine del Friuli lo schiacceremo ». Furono pure applauditi i maestri elementari A. Faganelli, «he cantò una canzone, e Ubald Vrabec, che accompagnava al pianoforte. Con speciale interesse fece seguito una composizione del direttore del coro della Jandran, Josip Lah, che venne eseguita con la partecipazione delia musica militare del 45.o fanteria. La messa fu celebrata dal sacerdote emigrante S'oklic, autore del libro «L'Istria chiama ». Il Soklic ha pronunciato durante la messa un discorso in cui disse tra l'altro: «Immenso è il nostro dolore. Nella « noè halablhaginarehalodii hatomnocostnneI vrvemppcibdqsaqmretucbsgerladdi ptfqipgdttàgltp—cedEbdqtazgsntgUllCgtqasmCp1tvlsilqddelRegtefntc«fèip « nostra terra » sacra per l'opera del nostri padri e avi attraverso i secoli, è venuto l'insaziabile straniero, che ci ha derubato di ogni diritto, ci ha preso a terra, ci ha tolto ogni attività pubblica, ci ha tolto le nostre società, ci ha tolto le nostre scuole. La nostra gioventù non ode r>iù la lingua materna della scuola mrt deve invece studiare la lingua straniera. Lo straniero ci ha preso la nostra gioventù, ciò è dooroso, ci ha incendiato le case, ci ha distrutto le nostre sostanze, ha espulso maestri oltre la frontiera oppure li ha inviati tra gli stranieri. Ciò ha fatto anche con i nostri sacerdoti. Di essi molti dovettero andarsene, gli altri sono oppressi e non possono liberamente compiere il loro sacro servìzio. La nostra parola è condannata alla morte. I nostri eroi sono caduti sotto il piombo nerchè amavano tronpo la loro patria. I nostri emigranti che a casa loro avrebbero sufficiente lavoro devono invece senza lavoro dibattersi per il mondo ». Alla messa segui un corteo, al quale partecipò anche il sindaco dottor Lipola e quindi un raduno nella sala del circolo dell'Unione. Un telegramma a Re Alessandro Il Congresso fu aperto con un roboante discorso del dott. Clok presidente dell'Unione degli emigranti, il quale ha detto tra l'altro: « Gli emigranti della Venezia Giulia sono tali perchè sono stati costretti ad abbandonare contro la propria volontà quella terra in cui desiderano ardentemente di fare ritorno e alla quale non rinunceranno mai. Se essi affermano di essere emigranti lo fanno per accentuare dinanzi a tutti che essi non rinunceranno mai alla loro terra che non abbandoneranno la lotta fintantoché non saranno i soli padroni di se stessi. Tra gli sloveni e i croati dell'Istria Trieste e Gorizia e i croati sloveni della libera Jugoslavia come pure gli sloveni della Carinzia jugoslava non v'è alcuna differenza. Ecco perchè gli emigranti di Trieste, Gorizia e dell'Istria invitano i fratelli in libertà a unirsi ad essi e a preparare nella fraterna armonia di tutta la Jugoslavia unita in una sola falange quei giorno in cui sarà preso quello che appartiene agli jugoslavi e in cui gli jugoslavi come un uomo solo porteranno innanzi la bandiera della gloria e nella lotta il grido eroico in cui detteranno la giustizia a coloro che attualmente detengono nelle loro mani la terra jugoslava ». Il dott. Clok propose quindi l'invio à Re Alessandro del seguente telegramma : « I profughi jugoslavi di Trieste, dell'Istria e di Gorizia raccolti nel loro terzo Congresso a Maribor — in questo punto esposto della nostra cara patria — salutano con entusiasmo il loro eroico Sovrano e Re di tutti gli Jugoslavi e anche di quelli che si trovano fuori delle frontiere del territorio statale. Essi vedono nella maestà vostra il simbolo della potenza e della grandezza del nostro popolo e il primo artefice di quella maestosa Jugoslavia che ha dato un milione di martiri e che anche in avvenire raccoglierà sotto la sua protezione i rami staccati dalla nazione jugoslava. Con Incrollabile fede nella stella fortunata di Karageorgevic, genio del meridione slavo, l'Istria soppor terà anche quest'ultima epoca della sua gravissima prova ». Un grato pensiero agli antifascisti... Rilevando poi che lo stesso destino legava gli emigranti della Venezia. Giulia a quelli del Tirolo meridionale Clok propose l'invio di altri due telegrammi e precisamente agli emigranti tedeschi nel Tirolo meridionale, « ai quali ci lega lo stesso destino » e « agli antifascisti italiani di Parigi che con simpatia seguono la nostra lotta », Parlando poi della situazione della minoranza jugoslava ia Italia il dott. Clok ha aggiunto che « il male che opprime il popolo jugoslavo in Italia e 11 peso che lo soffoca sono tali che soltanto la distruzione dell'attuale stato di cose gli potrebbe apportare sollievo ». Ha invitato quindi 1 presenti « a voler alzare la voce per l'onore e lalibertà della Venezia Giulia e dichiarare solennemente dinanzi al mondo intero « Non riconosciamo le ingiuste e le imposteci odierne frontiere statali tra la Jugoslavia e l'Italia. Chiediamo che questa ingiusta frontiera nell'interesse della morale pubblica, della giustizia e dell'umanità, sia riveduta e rettificata e che alla Jugoslavia sia restituita quella terra jugoslava che col trattato di Rapallo le fu tolta. A questa pretesa e all'attività per il suo definitivo accoglimento non rinunzieremo fino a tanto che non sarà riconosciuta la libertà e resa possibile l'unione con gli altri fratelli di ogni più piccola parie della nostra terra jugoslava che si trova sotto gli stranieri ». Attacchi al Vaticano Non sono mancate le affermazioni contro il Vaticano, accusato di avere « su tutta la linea ceduto a] governo fascista». Al riguardo il congresso si è cosi espresso: « Il congresso degli emigranti, come il più diretto rappresentante del nosjtro popolo nelle regioni soggiogate, inter- a d à a a o e o a i a o o o a i i . a i n a a . o i i i n a . e o a ae e a e e e a di pretando gli Ìntimi sentimenti della cittadinanza jugoslava cattolica e del suo clero nella Venezia Giulia, protesta dinanzi all'Intera opinione pubblica mondiale contro l'attuale politica vaticana che tende a mutare i sacri e naturali diritti del nostro popolo in « mezzi di pagamento » con cui la Santa Sede regola 1 suoi obblighi politici verso il Fascismo ». Ecco il testo dell'appello all'opinione pubblica jugoslava: «Gli jugoslavi emigranti da Trieste, Gorizia, Istria, come diretti e chiamati rappresentanti del nostro popolo della Venezia Giulia, si sono raccolti nel loro terzo congresso a Maribor per alzare ancora una volta la voce di protesta contro gli odiosi metodi di distruzione e le quotidiane atrocità che la nera reazione fascista furiosamente e sistematicamente compie contro i nostri inermi fratelli sotto l'Italia. « Il congresso constata che le violenze negli ultimi tempi sono divenute ancora più crudeli e che l'autorità fascista, con aumentato odio e brutalità, si scaglia sui resti del nostri naturali e umani diritti. « H congresso rileva in modo speciale e attira l'attenzione della pubblica opinione jugoslava sull'uso sistematico di uccisioni proditorie e segrete che il Regime fascista ha innalzato al grado di sistema dopo, avere esperimentato l'odioso inscenàmento dei processi in massa. « Il congresso constata che la questione della minoranza jugoslava sotto l'Italia è una generale questione nazionale dell'intero popolo jugoslavo e ciò non soltanto come problema di decoro e di cuore di un popolo ma anche come questione della sua autodifesa e indipendenza statale. L'Italia fascista non si è limitata soltanto alla distruzione della ventesima parte del popolo jugoslavo ma ha aperto una campagna infernale contro la stessa esistenza del nostro Stato. L'Italia nel suo odio verso il nostro popolo ha seguito e di molto sorpassato la Turchia di Abdul Hamid e le più nere gesta della monarchia giallo-nera. Tutte le difficoltà di natura di politica estera nel dopo guerra e tutte le macchinazioni contro il nostro paese sono state provocate dall'Italia fascista. « Il Congresso degli emigranti della Venezia Giulia considera suo dovere di far ciò ricordare all'opinione pubblica jugoslava e all'intera Europa poiché è nell'interesse della nostra esistenza e della pace tanto necessaria all'Europa». La bandiera da plantare a... S. Giusto Il club degli accademici jugoslavi dell'Istria, Trieste e Gorizia, di Lubiana ha donato poi la bandiera alla neo istituita associazione degli emigranti di Karlovac. Il presidente degli accademici Mermolja consegnò la bandiera nelle mani del dott. Clok il quale a sua volta la consegnò al rappresentante dell'associazione di Karlovac col desiderio e la speranza che tra breve tempo essa sventoli presso San Giusto in Trieste. Nel richiamare l'attenzione non soltanto degli italiani ma anche dei responsabili lettori tra i quali sono pure gli uomini di governo di tutti i paesi civili di Europa su questa nuova documentazione della tracotanza jugoslava, il Giornale d'Italia scrive: «Ci si trova oggi di fronte ad una nuova tappa della ormai lunga preparazione e azione jugoslava contro l'Italia. L'Italia è stata ancora una volta provocata e minacciata. Respinge tranquilla provocazioni e minacce. Ma più che mal dovrà avere l'occhio aperto, tenersi pronta ad ogni evento, diffidare di tutti 1 tentativi politici che possono mascherare senza eliminarlo il pericolo di queste proposte aggressive della Serbia. E di questa necessità e di questo dovere dell'Italia, l'Europa non può che prendere atto. Ma l'Europa deve anche sapere e ricordare da quale parte con una singolare continuità storica viene la perenne minaccia alla pace, il perenne pericolo della guerra. Deve sapere che la Serbia, non paga di contenere nel suoi confini smisuratamente ingranditi tanti milioni di nuovi sudditi di nazionalità straniere ai quali non ha saputo ancora dare nè giustizia nè pace, dai più- che tre milioni di croati ribelli al milione di albanesi sopravvissuti ai massacri, alle centinaia di migliaia di bulgari, magiari, greci e romeni, medita nella sua insaziabile avidità altre conquiste territoriali e nuovi attentati al pacifico lavoro produttivo delle nazioni civili e alla cultura europea ». ttgsttqRcrLvdvlfibmsssespszmMvzIdalad

Persone citate: Abdul Hamid, Elvira Kralj, Faganelli, Hadzic, Josip Lah, Karageorgevic, Re Alessandro, Sancin