Canti, danze e folclore

Canti, danze e folclore Canti, danze e folclore Venticln quemila gitanti si sono ri-. versati ieri a Caluso e nei dintorni per rpsgdfMdasla bella Festa della Vendemmia orga nizzata da La Stampa, sotto gli auspici dell'O.N.D. e con il concorso degli Enti Comunali di Caluso. Sette treni speciali approntati dal nostro Compartimento delle Ferrovie e distinti coi colori Azzurro, Giallo, Rosa, Verde, Grigio, Bianco e Rosso, sono giunti nella bella cittadina, che le bandiere svettanti a tutti gli edifici pubblici e privati vestivano di tricolore, recando una folla festante di torinesi, mentre un altro treno speciale, partito da Aosta, portava parecchie altre centinaia di gitanti provenienti da tutte le vallate. Ma non solamente la Ferrovia era incaricata del trasporto; la strada da Torino a Caluso e quella che congiunge la simpatica cittadina che ha il vanto di produrre il famoso « passito », con Aosta, erano gremite di automobili, motociclette e sidecar e biciclette. Dalle 7,30 fino al'e ore 10 un fiotto ininterrotto di gente festante ha invaso le strade, ha congestionato le piazze, si è sparso dovunque, finché spinto dalla necessità, si sono formati lunghi cortei diretti al Lago di Candia e agli altri graziosissimi paesetti situati negli immediati dintorni. Ma Caruso rimaneva il centro di tutto questo vasto, imponente, movimento di forestieri. Gradevoli sorprese Nonostante un così spettacoloso ammassamento di popolo, tutto ha proceduto con ordine mercè la scrupolosa organizzazione preparata dal nostro giornale. Agli incroci, personale specializzato, distinto con bracciali, forniva le indicazioni necessarie alla folla e indirizzava i singoli agli Uffici di informazione appositamente istituiti. Nella grande piazza dove era il parco dei divertimenti, ad un vasto chiosco circolare si affollavano coloro che erano giunti coi treni o con qualsiasi altro mezzo di trasporto per ritirare il «cestino-sorpresa». Una dell; caratteristiche di questa indiscutibile giornata era data dal fatto che tutti coloro che passavano per le strade imbandierate e attraversate da vistosi striscioni con la scritta « Festa Vendemmiale de La Stampa », recavano ognuno un cestino dal quale traevano pingui grappoli d'uva erbaluce che piluccavano camminando. Altri coi « buoni » trovati nello stesso cestino si recavano ai diversi banchi a degustare quale ottimo aperitivo « il passito di Caluso ». Ma dove in maggior numero si pigiavano i gitanti, era al Municipio, dove in un apposito ufficio si distribuivano i doni alla presentazione del oiglietto sorpresa, trovato nel cestino stesso. In tal modo venivano assegnati ben quattro biciclette, un paio di sci che resero felice un giovanotto appassionato degli sport invernali, berretti, cappelli, maglioni, e quant'altro ben di Dio era stato esposto nella no- stra vetrina. La fortuna era anche in vena di scherzare e lo provò riservan- do ad un baldo Balilla un elegante a- . bito di seta da sera per signora, ed un rasoio di sicurezza ad una signorina, Di ora in ora la città veniva sempre più animandosi, ma tuttavia conservando nell'atmosfera di sana allegria, un ordine perfetto. Il servizio d'ordine, che era presieduto da due funzionari: i commissari cav. Rossi e Masciaoià e da un ufficiale dei carabinieri, coadiuvati da militi dell'Arma dei Carabinieri, da Militi fascisti e da agenti; nonché da ispettori dell'organizzazione del nostro giornale, nonostante la spettacolosa folla a cui alle ; o o e o o i o sata di bandiere e gremita di popolo - che si stendeva a perdita d'occhio neln le vie adiacenti, presentava un aspet- to di indicibile festosità, - Fra lo scrosciar di ininterrotti ap¬ pplsSviscpdbnvclte bisognava sbarrare il passo o ! nconvogliare in altra direzione, non è | rriuscito affatto gravoso. L'ufficio di j sorganizzBzione de La Stampa aveva | nproweduto a tutto, in previsione del j ]grande assembramento, anche a prc- j sparare, okre quello stabilito dal Co- ; nmune di Caluso, un servizio sanitarie- Gdisimpegnato da militi della Croce Verde, ed un posto di pronto soccorso; dei quali, fortunatamente non v'è stato alcun bisogno. In Municipio, intanto, col nostro Direttore dott. Alfredo Signoretti, e il Direttore amministrativo comm. Fanti, Si radunavano, poco dopo le dieci, le autorità. Erano presenti il Segretario Federale di Aosta dott. Clarey, accompagnato dal Console Bianchi, pure di Aosta, il Segretario del Dopolavoro Provinciale di Torino dott. Stefanelli, in rappresentanza del nostro Segretario Federale comm. Piero Gazzctti, l'on. Michelini, il comm. Grosso in rappresentanza del Preside della Provincia comm. avv. Quaglia, il comm. Datta in rappresentanza del Procuratore del Re di Torino gr. uff. Areca e il comm. Agn.etti per il Presidente del Tribunale, il conte prof. Toesca di Castellazzo, delegato della F.I.E. Il Podestà di Caluso avv. Arrigo Guglielmini col Segretario politico dott. Aimonetti e la fiduciaria dei Fasci Femminili facevano gli onori di casa. Erano giunti tutti i Podestà dei vicini Comuni, fra cui il comm. Bernabò Silorata, podestà di Orio, il signor De Paoli, podestà, di Vische e il signor Anotto, podestà di Candia; numerose rappresentanze delle organizzazioni sindacali locali degli Agricoltori, dei Commercianti, ecc. Il ricevimento aveva luogo nella sala della Consulta dove coi ritratti del Re e del Duce è pure una grande fotografia della Medaglia d'Oro Bettola, glorioso figlio di Caluso, e un grande e bel ritratto ad olio del noto pittore Giuseppe Palchetti, anch'esso di Caluso, opera del figlio Alberto che si trovava nel gruppo delle autorità. Gentili e belle fanciulle in costume offrivano alle personalità uva prelibata e ancor più prelibato passito. i Sfilata folcloristica Poco dopo la potente voce della Radio che annunciava la sfilata folcloristica richiamava alle finestre ed ai balconi della Casa Comunale, tutte le autorità. La piazza sottostante pavé teidznl plausi, apparivano solcando la folla, i primi cortei folcloristici, preceduti da labari. L'onore di aprire la sfilata era stato riservato al Dopolavoro de La Stampa « Federico Bresadola ». Una vivace macchia di colore presentavano i costumi dei componenti la fanfara, seguiti da graziose donzelle in bianco c rosso e da un carro festonato di pampini fra i quali si intravedevano seducenti visetti di altre fanciulle abbigliate di azzurro. Da quel momento la sfilata continuava ininterrotta e la piazza risuo- nava di battimani. Era il gruppo co ra]e de]Ia Fiat con la musica in te sta che passava in perfetta formazio| ne, erano ]e vaghe signorine del Dopoj ]avc,ro centrale di Torino in pittorej schi abbigliamenti di Giacomelte, era; no gli iscritti del Dopolavoro F. R. T. - G. T. in un complesso di ben 140, mol- ti in costume, altri in divisa sportiva ed un grazioso plotone di belle figliole in bicicletta abbigliate con una candida camiciola e calzoncini di un azzurro cupo. Venivano poi in non meno attraenti costumi sportivi i Dopolavoristi della <; Lancia », i fattorini dell'Agenzia recapiti espressi, in bicicletta, in piena tenuta di lavoro, il Dopolavoro di Caluso con un codazzo di vendemmiatrici e di vendemmiatori in pittoreschi abbigliamenti, quindi di Ivrea i •:< pifferari » tutti in rosso, col capo-banda armato di una mazza che manovrava magistralmente, e le donzelle in abiti medioevali at- traentissimi. Dalle Vallate d'Aosta erano scesi uomini e donne nei più significativi e belli costumi locali: quelli di Ayas, di Gressoney, di Saint-Vincent, e veniva poi il « Dopolavcro imballatori di Torino » con la scritta « La erica d'ij Grólò » ed i cui pesanti zoccoli scandivano sul selciato la marcia suonata dai loro compagni in costumi villerecci. Chiudevano la sfilata i carri vendemmiali: alcuni trascinati da un asinelio ma altri da quattro magnifici buoi. Ve ne erano dell'O.N.D. de La Stampa, di Caluso, uno del quali dedicati ai coscritti di Leva, ed uno del Dopolavoro di Vische. Telegrammi di omaggio Mentre gli ultimi carri passavano l'attenzione della folla veniva richiamata dall'innalzarsi di un gigantesco aerostato che saliva nel cielo purissimo a portare sempre più in alto il nome de « La Stampa ». / Era scoccata l'ora del rancio e gli alberghi, i ristoranti, ed i prati, si popolarono in breve di commensali che facevano onore alle imbandigioni. Al rancio servito alle autorità il Podestà di Caluso ha rivolto un vivo ringraziamento alla Direzione ed all'Amministrazione de La Stumpa per avere organizzalo, in unicne ni Dopolavoro Provinciale di Torino, la magnifica manifestazione e per aver scelto Caluso, quale mèta della Festa Vendemmiale. Egli ha poi rivolto espressioni di ringraziamento al Segretario Foderale di Torino e al Segretario Federale di Aosta, nonché a tutte le autorità presenti per l'appoggiò dato alla manifestazione ed ha concluso inneggiando a Caluso e a La Stampa. Al termine del Rancio sono stati inviati dagli organizzatori telegrammi di devozione al Duce, a S. E. il Segretario del Partito Achille Starace, al Segre tarlo Federale comm. Piero Gazzotti, e a S. E. il Prefetto di Torino, Giovara. Poco dopo giungeva al Municipio, rjDUE GRAZIOSE ||i 'i|jj|I1iI' 1| Primo, secondo e terzo turno di! |ossequiato dalle autorità S. E. Negri, Prefetto di Aosta, accompagnato dal Questore comm. Vercelli. Il Prefetto trovava nella piazza la maggior animazione e sulla porta della Casa del Comune il Dopolavoro locale, che eseguiva una bella cantata, parole e musica del Segretario del Comune cav. Pricco: «Il passito di Caluso». Nel pomeriggio pranzi presso i numerosi alberghi la « sèrie unica >, improvvisata dai mille e mille gruppi nei boschetti al limitare delle vigne, si esaurivano in fretta. Vi erano sì, i buongustai, gli amatori appassionati della tavola e delle sue gioie, ma nella folla stragrande la maggioranza composta eli gente giovane. Cui appariva preferibile profittare della giornata bella, sorrisa dal sole, dal clima dolce di primo autunno. Poi era corsa la voce delle meraviglie riposte giù, alle spalle di Caluso verso il lago di Candia e delle feste che si andavano preparando nel gTande parco dei divertimenti. Cosi verso le quattordici la grande massa era tutta in fermento. Alberghi, trattorie, locande vedevano mutare incessantemente il loro pubblico. CU aveva pranzato lasciava il posto, chi aveva allora allora riposto le stoviglie da campo nel sacco alpino, veniva per il bicchiere « della staffa » o per il caffè rinvigoritore. La folla maggiore era però sempre a a n o , o o l i e l à e o a i a l i o , o, tall'apcTto. Nei prati, lungo le stra-1 tdi'cciuole prossime al paese, nelle i rvio del capoluogo. Qui si formava in -. vbreve indescrivibile ressa. Formicolìo i vdi gente che seguiva a colonna, co- ! eme se trasmigrasse da un luogo ad j cìra altro con la tranquilla festosità di ! vchi debba compiere un rito giocon- j sdo. E la corrente saliva dalla stazio- ne al Municipio, scendeva da quel- l'altra strada, mutava senso di mar- rla, senza apparente motivo, solo gut- jdata dall'estro del momento, dal de- ssiderio di godere, quasi anzi di re-1 mirare l'alleeria che era nell'aria iPPerchè più lori vibrante e £to ! che non al mattino, si era fatto il brusio, coro di tante migliaia dì voci. Frammezzo alla folla tornavano intanto a comparire i costumi, i carretti, la mascherate folcloristiche. Come questi arrivavano, il brusio si innalzava a coro, prima indeciso e a ffitgscontrasto, poi in canto spiegato. La1 canzone ufficiale faceva le spese delle 1 t—ndvsesibizióni corali dei gruppi! più di| sparati. Come al mattino « Radio | Grillino » l'aveva diffusa, si era api piccata alle mentii di tutti ed ora ' veniva ripetuta a sazietà. Questo vagare incerto della folla isi trasformava però assai presto. La | corrente diveniva ima sola, come una j era la mèta. Il parco dei divertimenj ti. A questo si era trp.iiormato il | vasto campo sportivo. Torno torno le I giostre, i bersagli, i venditori di tor1 roni e gelati, di noccialini di Chivasi so e bibite in ghiaccio, di vili passiI to ed uva dorata. Al centro un gran' de spiazzo libero, attorno all'albero 1 della cuccagna ed alla traballante fi| la delle marmitte, minacciosamente appese ad una corda fra due pali, in attesa di chi, occhi bendati, misurasse loro un gran colpo di randello. Nel fondo la costruzione impo- nente del palco a gradinata per mu» siri e cantori del Dopolavoro Fiat. La sfilata folcloristica Prima assai dell'ora fissata e cioè quando ancora le Autorità, in rapida corsa, si recavano a visitare i gitanti accampati presso il lago, la vasta distesa era gremita di folla. I tentativi dei baldi giovanotti, lanciati alla conquista di polli, bottiglie, salami, ballonzolanti al sommo del lucidissimo e traditore « albero della cuccagna », attiravano la generale attenzione. Fino a che, avendo, personalità ed invitati preso posto sulla tribuna loro riservata, si dava inizio alla sfilata. Ai padroni di casa l'aprire il ballo. Si avanzavano quei di Caluso. Ed aprivano davvero il ballo. A suono di fisarmonica e mandolino, l'inno ufficiale, le glorie di erbaluce e passito, le lodi alla terra forte e dura del Canavese, patria di gente operosa e prode. Queste le canzoni, frammezzate dalle danze tradizionali del Piemonte Poi il vivo dei colori si attenuava, scuriva in azzurro cupo, in nero. Eran quelli di Val d'Ayas. Bei costumi portati bene da belle ragazze e giovanotti robusti. Calzavano tutti bianchi zoccoli di legno e, in rima e musica, ne spiegavano il motivo. Dicevano charo come su, nella vallata bella, quegli zoccoli siano tesoro. Si inchinavano e rendevano cosi omaggio a quello « spirito eletto — che inventò lo zoccoletto ». Vampata di rosso. Ecco quelli di | Ivrea. Si sentiva subito il ricordo della gioconda festa che, a carnevale, accompagna ogni anno, il trionfo della « Bella Mugnaia ». Berretti rivoluzionari, barbe e fieri mustacchi, rullare di tamburi che « battono la generala », a capo di tutti un mazziere più nero ancora degli altri guidava la marcia. Spettacolo di forza e di vigore. Lo mitigava l'apparire pieno di grazia di una dozzina di dame in gentili costumi. Al suono dei villerecci strumenti si levava il coro delicato e allegro. e l e l o e I dopolavoristi de "La Stampa,, Si tornava di poi in valle d'Aosta. Gressoney ha intromesso nella sfilata dei suoi costumi leggendari baldi giovanotti in cappello alpino. Bellissima cosa. Non fu forse gesta di leggenda che procurò al «Battaglione Aosta» il sommo distintivo del valore, quella medaglia d'oro che splende sul suo labaro? Leggenda ohe è storia. Guerriera e forte come la canzone che sorgeva dal piccolo gruppo pittoresco. E qulindi Saint Vijfcent, con una rappresentanza vivace e briosa. Poi le Giacomette del Dopolavoro Centrale cH Torino, che eseguivano vecchie canzoni e ballavano la « monferrina ». Ed ecco la « postlgliona » del Dopolavoro La Stampa « Federico Bresadola». Sull'imperiale le valigie, la gabbia degli uccelletti, nell'interno dame in costume. Ed attorno si disponevano i suonatori della fanfara e le canterine i quali davano ottimo saggio nella esecuzione dell'inno della vendemmia e quelle altre canzoni in programma, riscuotendo vivi applausi. Sfilava ancora l'imponente carro, trainato da quattro buoi, del Dopolavoro Comunale di Vische e chiudeva la rassegna il gruppo della Società S. M. fra Imballatori, che improvvisavano una danza villereccia, ovo le coppie ballavano, senza per questo lasciare gli strumenti del lavoro dei campi. Appena compiutasi così la riuscitissima sfilata ecco la nuova attrazione. Cantori e musici del Dopolavoro Fiat iniziavano il loro concerto. Le armonie del coro verdiano si levavano, maestosei, travolgenti Tutta la folla seguiva il richiamo ed at-1 torno al palco si ergeva una vera mue i raglia umana. Poi lVInno al sole» dan -. va modo ai canteri di far nuova proo i va ^ bravura. E l'« Inno Imperiale» - ! ed infine « Giovinezza ». Ai coristi fad j ceva eco la folla. Il canto della Rii ! voluzione si alzava sovrano su tutta la - j spianata, a ridestar echi, a ravviva- re entusiasmi. l- In alto contro la volta del cielo più - cne mai te,rso ed azzurro, volteggia- van° le mongolfiere dalle - scntte Patriottiche ed augurali, e-1 Si conchiudeva frattanto con la a iPremiazione avvenuta in Municipio, o ! la <*uale S' B' 11 si il dì oa compiaceva vivamente, la parte uffficiale della manifestazione. E subito « Radio Grillino » riprendeva ad aggirarsi, con quel tanto di velocità che la ressa consentiva, attraverso le strade. . Il ritorno «Attenzione! Attenzione!... Fra a1 mezz'ora parte il treno Azzurro, e 1 Attenzione!... Attenzione!... fra tren- tra minuti parte il treno Azzurro...». E non era inutile richiamo, perchè — dice 11 proverbio che chi sta bene non si muove — molti avevano trovato tale e tanto benessere da ben facilmente dimenticare qualsiasi altro colere che non fosse quello dorato dell'uva erbaluce. Uno dopo l'altro i treni ritrovavano la folla del loro pubblico, la strada si tornava far sonora di mille rombi di automobili e squilli di campanelle di biciclette. Era l'esodo. Festoso, lieto, come tutta la giornata era stata, vivo di canti, di sueni. di allegre risate. Per i ritardatari uno splendore diffuso di luce della luna cortese amica ai fedeli di Bacco, indicava la strada, illuminava il cammino. Ed in città, per tutta la serata, dipartendosi da Porta Nuova, gran folla di gente soddisfatta. o a a a a l e rino fie n ul- ! IL GRUPPO DELLE AUTORITÀ' COLTO DALL'OBBIETTIVO ALL'USCITA DELLA REGIA SCUOLA TECNICA DI IN DIRIZZO AGRARIO (Servizio fotografico Gherlone). DUE GRAZIOSE VENDEMMIATRICI