Prodotti italiani e gusto viennese

Prodotti italiani e gusto viennese Prodotti italiani e gusto viennese VIENNA, settembre. fiera dfvf«n«!1,?Ur0pa .da»«biana, la nera di Vienna ha ormai una sua importanza particolare, ma l'Italia non si e presentata che nel '27 e, dopo sett" anni d'astensione, stavolta. Nel '27 una trentina di nostri espositori poterono valersi di un'arca di 800 metri quadrati; quest'anno l'area era di soli 300 metri quadrati, gli espositori circa 100 e l'azienda del porto di Trieste F: era accaparrata da sola 40 metri quadrati per un magnifico plastico; i plastici del genere, colle loro riproduzioni in miniatura di impianti ferroviari!, banchine, antemurali, piroscafi, parchi, colle lampadine elettriche multicolori che si accendono alternativamente, hanno qualche cosa del giocattolo, ma. forse giusto per questo, attirano enormemente. Alla mostra del giocattolo A proposito: alla mostra il giocattolo italiano ha interessato moltissimo, sebbene il prodotto non fosse, tranne qualche eccezione, di lusso. A Vienna, paese che ha un'industria propria tutt'altro che disprezzabile e che per il resto è rifornito dalla vicina Germania, un fatto simile ha il suo- valore. La bambola magica d'una ditta milanese ha dovuto sgambettare bravamente, e pare che tra breve le sue sorelline dovranno venire in massa dall'Italia. I monopattini, le scacchiere, le pallottoliere, i mobiletti, il materiale froebeliano sono stati giudicati all'altezza dei tipi conosciuti sulla piazza: alle offerte di rilevare in blocco la merce esposta si aggiungono quindi le offerte di rappresentare le ditte produttrici. E lo stesso è avvenuto per le mostre di cornici, mensole e vassoi in legno dipinto, per quelle di articoli fiorentini in cuoio, per i magnifici ferri battuti di Settignano, per le ceramiche a buon mercato e finissime. Tanta bella roba avrebbe perso alquanto se la si fosse accumulata senza criterio nel ristretto spazio, tuttavia l'architetto Hartl ha risolto 11 problema affidatogli con praticità e genialità. Il visitatore viennese è rimasto colpito da due cose: dal fatto che la nostra industria oggidì può produrre articoli che un tempo erano ritenuti monopolio della tedesca o dell'americana, e dai perfezionamenti e dalla linea artistica che noi aggiungiamo. Una macchina da scrivere italiana, ad esempio, è un oggetto meccanico che ha valore decorativo; le macchine da cucire mandate qui da una ditta di Pavia si presentano sui loro tavolinetti semplici e in stile — nei quali dopo l'uso si può comodamente nasconderle — come mai nessun'altra. Gran festa hanno fatto le massaie a certe macchinette che in due minuti danno un caffè eccellente e ad altre che trasformano ogni cucina in una piccola fabbrica di pasta di prima qualità: oltre alle signore, queste macchine, costruite a Genova, le hanno ammirate anche i signori che adorando spaghetti e maccheroni li mangiano — con buona venia di Sua Eccellenza Marinetti — per darsi l'illusione di trovarsi nell'Italia sognata ed adorata. Ma prima di addentrarci nell'argomento commestibili, dobbiamo accennare al plauso riscosso dalle lanerie di Prato, dai tessuti stampati esposti da case milanesi di fama mondiale, dalle sete artificiali, dalle calze di seta dai saggi della Scuola di tessitura riminese, dai legni intarsiati e dai cestini di paglia sardi e da certe seducenti poltrone in paglia per giardini. Automobilisti ed aviatori abbondano in lodi per gli occhiali italiani; aggiungerò che sulla piazza si stanno rapidamente diffondendo occhiali a stanghetta pieghevoli che seno una specialità della nostra industria. Costruttori e appaltatori di lavori pubblici hanno particolarmente lodato le varie macchine per la levigatura e lucidatura di pavimenti, pareti, soffitti, terrazzi eccetera, prodotte da una ditta varesina. L'opera dell'I. N. E. Questa partecipazione italiana alla fiera di Vienna, in buonissima parte dovuta agli sforzi ed alle insistenze della locale Camera di Commercio, è poi servita a un'altra cosa: a provare che il nostro Istituto Nazionale per l'Esportazione (rappresentato nel padiglione dal dottor Valerio Polacco) si è reso e si rende sempre più largo conto delle esigenze e dei capricci di consumatori internazionali i quali reclamano qualità e stabilità del tipo. Il consumatore straniero vede ormai — e le eleganti pubblicazioni in lingua tedesca offertegli contribuiscono a spiegarglielo — che il Governo italiano impedisce che si venda per Chianti quello che Chianti non è e tiene a mandare all'estero un riso che risponda, nei suoi varii tipi, a particolari esigenze: il consumatore acquista cosi la sicurezza che nessun produttore è più in grado di compiere impunemente il tentativo di affibiargli merce la quale non corrisponda alla fama della merce stessa ed al suo desiderio. E poiché l'uomo rimane sempre bambino (lo dicevamo poco fu, parlando del plastico del porto di Trieste), anche è giusto incuriosirlo non facendo la reclame della tale o tal'altra ditta, bensì quella del prodotto in genere, ram¬ nfrleIcrlltgpmr i e l , a e mentando, ad esempio, che l'olio di uliva possiede qualità non riscontrabili in nessun altro olio o grasso e che la sua trasformazione in grasso umano avviene colla maggiore facilità: « per nutrirsi bene l'uomo ha bisogno di viveri genuini e ineccepibili dal punto di vista fisiologico, e l'olio d'uliva italiano è puro glasso liquido vegetale ». Il riso italiano si cuoce in quindici o sedici minuti e mai si riduce ad una specie di pappa. I limoni d'Italia aiutano il ricambio e la circolazione del sangue e servono a garantire la snellezza della linea. I nostri limoni fanno miracoli: sostituiscono l'aceto e sostituiscono i cosmetici. Dopo di essersi raso, il signore, specialmente in estate, si sentirà beato lavando la pelle con succo di limone, mentre la signora dovrebbe pur provare come i capelli diventino lucidi e soffici e come la cotenna si pulisca sotto l'influenza del meraviglioso succo. E qui veniamo, ai prodotti alimentari: alle forme di parmigiano, che un ingenuo visitatore ha scambiato per tamburi cinesi, ed alle scatole ed ai boccali di conserve e composte appetitosissime. Questi rami della nostra esportazione meritano le massime cure, e lo conferma l'avida curiosità colla quale il pubblico s'è intrattenuto nei rispettivi reparti del padiglione. Se la cucina e la tavola sono un indizio della civiltà dei popoli, stiamo accorti a conservare delle buone cattedre anche nell'università in cui tale civiltà s'insegna. Vice

Persone citate: Hartl, Marinetti, Valerio Polacco