Centrali elettriche del 2000

Centrali elettriche del 2000 Centrali elettriche del 2000 Meraviglie alla Giulio Verne -- Progetti spettacolosi Come verrebbe trasformata la fisonomia del globo E' ormai tempo che si faccia strada il concetto di rinunziare all'impiego del litantrace come origine di forza motrice e sostituirlo con altri mezzi, risparmiando una massa che è dell'ordine dei mille milioni di tonnellate all'anno, corrispondente a 250.000.000 di cavalli-vapore. Siccome le risorse idrauliche della Terra assommano a un quantitativo di cavalli non molto inferiore al doppio di quest'ultima cifra, sembrerebbe che il gran problema di dotare l'umanità d'una sufficiente energia motrice fosse già risolto nella sua essenza. Ma non è così: anzitutto le risorse idrauliche sono già in parte utilizzate, altre si trovano in territori appena esplorati e lontani da ogni centro civile; almeno 2/5 sono nell'Africa, un decimo nelle zone delle foreste vergini e non è per ora possibile il trasporto a distanza di migliaia di chilometri. Che cosa si farebbe allora, quando, esaurito il carbone, venissero a le energie idrauliche? Un salto tra Atlantico e Mediterraneo? Quali i progetti più attuabili per asservire all'umanità tanta ricchezza sperduta? Alcuni sono chimerici altri sono pratici ma economicamente sconsigliabili. Ai primi appartiene il famoso progetto Soergel che vorrebbe sbarrare con un'enorme diga lo stretto di Gibilterra e quello dei Dardanelli per alterare il livello del Mediterraneo e creare un ragguardevole salto fra questo mare e l'Atlantico. Ecco in breve come l'immaginoso progettista ha lanciato la sua idea. II Mediterraneo è soggetto a intensissima radiazione solare, tanto che per ogni minuto secondo ottantamila metri cubi d'acqua vi fluiscono dall'Atlantico attraverso lo stretto di Gibilterra. Fruendo di questo flusso continuo e abbassando il livello del Mediterraneo di circa duecento metri, si potrebbe, dal salto, ricavare 160 milioni di cavalli-vapore! Il progetto Soergel consiste nel chiudere lo stretto di Gibilterra con una diga da Tariffa a Tangeri, sbarrare anche i Dardanelli con la conseguenza che il livello del Mediterraneo per effetto delle vaporazioni — non più bilanciate dagli afflussi esterni — si abbasserebbe di un metro e mezzo all'anno. Per accelerare la discesa del livello si potrebbe collegare col Mediterraneo stesso regioni sahariane che si trovano sotto il livello marino (in Egitto, in Tunisia) e allagare parzialmente delle regioni che ora sono un inutile deserto. In totale, tenuto conto che l'Adriatico verrebbe a sparire quasi del tutto con quell'abbassamento di duecento metri si guadagnerebbe oltre 600 mila chilometri quadrati di nuovi territori. Un progetto così grandioso che fa sorgere nuove terre e perturbare completamente i rapporti politico-militari mancare quei 250 milioni di cavalli ri- cavati oggi bruciando il combustibile senza che peraltro fossero sfruttabili fra le Potenze dovrebbe naturalmente scaturire da un accordo Paneuropeo, e non è qui certamente il luogo per entrare in dettagli. Fra l'altro i porti diventerebbero tutti inutilizzati! Un progetto meno fantastico Su considerazioni completamente differenti si basa un progetto francese per ricavare dell'energia dal Mediterraneo; il promotore è Pierre Gandrillon. In quanto ad importanza, esso è di gran lunga inferiore a quello d«lia Paneuropa, ma tecnicamente presenta delle basi più solide, tanto che Io si potrebbe realizzare già fin d'ora senza speciali difficoltà. In più ha il vantaggio di poterlo ripetere in numerosi punti della Terra, ovunque cioè esistano le necessarie condizioni naturali. Il principio fisico su cui si basa è molto semplice e facile ad afferrarsi. Si tratta di utilizzare un salto d'acqua servendosi della depressione di El Ghor nella valle del Giordano. E' noto che il Mar Morto si trova a 394 metri sotto il livello del mare Mediterraneo; sicché si ha qui disponibile un salto rilevantissimo; in codeste regioni l'irradiazione solare è intensa, le precipitazioni scarsissime: quindi se l'acqua del Mediterraneo vi viene recata attraverso una centrale elettrica si potrà ricavare una considerevole energia in modo continuo, al solo patto che si regoli l'afflusso idrico in base alla potenzialità d'evaporazione. La valle del Giordano all'altezza del lago di Tiberiade è separata dal mare da una striscia larga una sessantina di chilo-metri, con un'altezza assai esigua. Se- condo UT progetto Gandrillon, si do- vrebbe con pompe mandare l'acqua del mare a un serbatoio posto sul somm.:di quella striscia e dal serbatoio scen- derebbero le condotte forzate fino al lago di Tiberiade; indi, dopo avere azionato le turbine, con un canale scavato a fianco del Giordano l'acqua si porterebbe alla seconda centrale posta In fregio al Mar Morto: altri 180 metri, dunque, di salto utilizzato. Calcolando una evaporazione solare di circa quattro millimetri al giorno, si rileva che da questo specchio d'acqua evaporano ogni minuto secondo cento metri cubi; ma, come è ovvio, il Mar Morto non cala di livello perchè il Giordano vi porta di continuo il suo tributo. Per poter immettervi l'acqua del Mediterraneo e far lavorare le centrali si dovrà per ciò far aumentare lo specchio di acqua e sfruttare l'evaporazione; col coprire a nord e a sud regioni desertiche. Il ciclone imprigionato Bernard Dubos ha invece formulato un progetto di utilizzazione indiretta del calore solare, precisamente fondandosi sul vento ascensionale che in correnti intense, formidabili sale lungo il pendio di catene montuose. Alcune di queste correnti presentano una circolazione del tutto costante perchè r i u condizioni meteorologiche pe ri*diche; ne è un esempio n soffiare | degU a]isei n Dubog co^cepì n proget. to di mettere in comunicazione l'aria calda di pianure soleggiate, a pressio ne atmosferica, con la zona di bassa pressione esistente in alto, scatenando quindi un « ciclone artificiale » in un tubo lungo un migliaio di metri, appoggiato a un monte che si erga ripido dalla pianura. In alto dove l'aria si scarica sta la centrale, in basso l'ingresso è facilitato da un imbocco a tettoia di vetro la quale oltre all'ufficio di raccolta, adempie anche quello di surriscaldare l'aria. Ben s'intende che il tubo va ricoperto all'interno con materiale coibente affinchè non si perda calore nella salita e l'aria possa assumere tutta 1§ sua velocità; velocità che il calcolo prevedi di 180 chilometri all'ora; un vero ciclone. Ma si tratta di un ciclone imprigionato che andrebbe a colpire le pale della turbina connessa col generatore di corrente elettrica. Le tre catene dell'Atlante e le montagne dell'Ahaggar con le loro ripide falde scendenti verso il Sahara sembrano fatte apposta per la posa di questi tubi inclinati convoglianti dei cicloni addomesticati. Sotto il ghiaccio polare Di tutt'altro genere è invece il progetto del fisico Bajrot il quale, fondandosi sul principio della macchina a vapore che utilizza un dislivello di temperatura fra una sorgente calda (la caldaia) e un condensatore, vorrebbe sfruttare il salto termico naturale che esiste tra l'acqua scorrente sotto la banchisa polare e l'aria al di sopra di essa. Al di sotto della crosta ghiacciata, l'acqua mantiene una temperatura di due o tre gradi sopra zero mentre quella media dell'aria si aggira sui — 20". Come fluido elastico, capace di mettere in moto i motori, non è però possibile utilizzare l'acqua; questa non e : Puo infatti mantenersi liquida a — 22" e e e bisogna quindi ricorrere ad un altro corpo che possegga requisiti idonei. Una sostanza che si presta allo scopo voluto è il butano, un idrocarburo che, alla pressione normale, bolle già alla temperatura di 10 gradi sotto lo zero. L'installazione consiste essenzialmente in un recipiente contenente butano, liquido che per effetto del relati vo calore esistente sotto la banchisa si trasforma in vapore ed aziona le turbine. Questo progetto interessa enormemente, come è facile pensare, l'economia delle regioni sub-polari, Canada, Groenlandia, Islanda, Siberia, per non parlare dell'Antartide. L'avvenire ci dirà se e come esso sarà applicato. Più strana è l'idea di Parsons che I vorrebbe scavare dei pozzi nei terreni in quelle zone ove la temperatura si ; accresce molto rapidamente in ragione j della profondità. Di questi pozzi, spin | ti sino a 6-7 chilometri per crovare i e e e e a e duecento centigradi, il Parsons ne ri chiede almeno due affiancati che bisognerebbe l'i vestire in tubi d'acciaio; attraverso ad uno di essi si immetterebbe costantemente acqua che riscaldandosi lungo il tragitto della discesa darebbe luogo al vapore addotto alle turbine mediante il secondo tubo. Si tratta di imitare il vulcanismo di Larderello, in regioni dove esso non c'è. Peccato che i mezzi odierni di trivellazione coi quali si arriva ai tremila metri di profondità, non consentano di scavare pozzi profondi sei chilometri. Se dovranno passare soltanto dei de¬ 1cenm ° del seco11 Per 1 attuazione di - progetti così grandiosi non è facile - i dirlo; bisogna però convenire che essi l j partono da principii ben assodati, da :lcSl,mP' iniscala minore; verrà giorno - !cne l'uomo riderà dei colossali impianti l ! termici che oggi divorano voracemente o n , ii combustibile e penserà che per millenni i suoi antenati non hanno saputo che raccogliere briciole dalla munificenza della Natura. Gaetano Castelfranchi

Persone citate: Bernard Dubos, Gaetano Castelfranchi, Giulio Verne, Parsons