In difesa del "dolcetto"

In difesa del "dolcetto" In difesa del "dolcetto" Per il controllo della produzione e contro le manipolazioni Ventidue Comuni interessati -- Un provvedimento provvisorio DOGLI ANI, .settembre. Per il dolcetto — il migliore e più caratteristico vino da pasto del Piemunte — accade quel che accadeva per il Chianti prima che intervenisse la legge sui vini tipici e la conseguente istituzione del marchio a difendere la origine e la genuinità del prodotto: la quantità di vino immessa sul mercato con la qualifica di dolcetto rappresenta un multiplo astronomico di quella ottenuta nella effettiva zona di produzione. Coltivato un po' dovunque in Piemonte, il dolcetto è particolarmente diffuso nelle Lunghe e nell'Alto Monferrato, in una estesa zona che da Novi ligure e da Cavi, ad oriente, per Ovada, Ponznnc, Acqui, Rocchetta Palafua e Mentanone si protende ad ovest, verso Alba, e di là, volgendo a sud, per Monforte e Dogliani, raggiunge il Monregalese. Ma è soprattutto in questa ultima zona — la cosidetta Langa doglianese — che il vitigno dolcetto, per la sua adattabilità al terreno, dà luogo ad una produzione singolarmente copiosa e pregiata. Oltre 60 mila quintali di uva dolcetto si producono nel territorio del comune di Dogliani ed uguale carattere di prevalenza su tutte le altre colture ha la coltivazione del dolcetto in tutta la zona circostante. Si comprende da questi semplici dati quanta legittimità presenti la campagna che si va attualmente dispiegando da Dogliani a difesa del dolcetto, quanto fondamento abbia la finalità che ispira l'azione, con quale animo si attendano i risultati che da questa azione potran scaturire. Dalla fillossera alle sofisticazioni Superata negli anni scorsi la minaccia creata dal dilagare delle distruzioni fillosserlche, la produzione del dolcetto è insidiata oggi o vulnerata da fattori esterni suscettibili di facile individuazione. « Produciamo dieci e vendiamo cento! x> ha esclamato il Podestà di Dogliani nella riunione tenuta per escogitare i mezzi più acconci onde difende re la produzione su cui si impernia la vita agricola di tutta la plaga, e nel grido di allarme lanciato dal rappresentante del Comune alla cui iniziativa si deve l'attuale movimento in difesa del dolcetto è adombrata la situazione di fatto nella quale si nascondono tante incognite e pericoli per i produtto ri. Occorre avvertire che l'allarme non è frutto di un pessimismo accentuato ed irragionevole ma si sprigiona dalla realtà delle cose. E Dogliani possiede un osservatorio dal quale l'andamento del mercato del suo principale prodotto è rilevabtle con certezza assoluta. Negli anni passati le contrattazioni, per il tramite dei mediatori che pullulano qui come in tutte le altre plaghe, si svolgevano in privato, fuori di ogni controllo. Dall'inizio della campagna scorsa le contrattazioni avvengono in una forma che ammanta di riserbo i nomi dei contraenti ma che assicura tuttavia l'accertamento delle quotazioni e delle partite contrattate. In un edificio comunale è sorto il « Mercato del vino » e due volte la settimana, Il martedì e il sabato, produttori, mediatori e compratori convengono in questa specie di « Borsa vino » per le contrattazioni. Una apposita commissione, alla quale son devolute se non vere e proprie funzioni disciplinatrici del mercato, poteri di controllo e compiti conciliativi per le eventuali divergenze che insorgessero fra le parti, segue e registra l'andamento delle contrattazioni. Orbene, i dati di un anno han dato luogo a rilievi e constatazioni dai quali scaturiscono gli elementi suscettibili di offrire il quadro della situazione presente, con le incognite ed i pericoli che minacciano di compromettere le sorti della produzione. L'altr'anno, il raccolto del dolcetto è stato inferiore del 50 per cento a quello dell'anno precedente. La scarsità del raccolto, secondo le comuni leggi economiche, avrebbe dovuto portare ad una sostenutezza delle quotazioni. Invece si è verificato l'opposto. In notevole flessione rispetto a quelle della campagna precedente, le quotazioni hanno subito ancora — come risalta dalle medie generali elaborate ogni mese in base alle contrattazioni svoltesi sul mercato — una parabola discendente, e sono degradate, in concreto, da 124 lire all'Hl. in gennaio a 108, 104 e 96 lire, rispettivamente in giugno luglio ed agosto, e cioè nei mesi in cui le quotazioni dovrebbero risollevarsi per il fatto che le scorte vanno esaurendosi. Tutto ciò è avvenuto non per effetto di eventi naturali, per il rapporto che interviene consuetamente fra domanda ed offerta, ma per elfetto di una situazione artificiosa nella quale il commercio prevale, soffocando gli interessi della produzione. Verso la costituzione del Consorzio A Dogliani — e non è un mistero per alcuno qui — giungono ininterrottamente, dall'inizio al termine della campagna vinicola, grosse partite di vini di altre regioni. Rapide e sapienti manipolazioni, rese possibili dai perfezionamenti raggiunti nell'alchimia enologica, consentono di conferire apparentemente a questi vini, di composizione assai varia rispetto a quelli locali, le caratteristiche del dolcetto e le partite importate vengono immesse sul mercato e rispedite per ogni dove sotto l'etichetta di dolcetto di Dogliani. Il trucco si risolve naturalmente in un bene-' ficio per chi lo compie, ma si traduce in un danno certo e concreto per la produzione locale. Le rifluenti disponibilità, determinando un ampliamento dell'offerta, giocano sulle quotazioni tenendole costantemente ad un livello che per la produzione locale non adegua la misura dei costi. La campagna iniziata per la difesa del dolcetto ha dunque una portata economica, ma nella finalità di difendere i prezzi non si esauriscono le ragioni che sono alla base del movimento. Il buon nome, le sorti stesse della produzione locale sarebbero compromesse senza rimedio del perpetuarsi del sistema delle alchimie, oggi cosi largamente praticato. In capo a pochi anni, la tradizione del dolcetto, che è frutto di tenace, appassionato lavoro di selezione, si perderebbe: allo svilimento dei prezzi per i produttori si accompagnerebbe lo sviamento della clientela, fatta incerta e dubbiosa, ed il patrimonio che rappresenta per questa plaga l'estensione e la razionale uniformità della coltura del dolcetto andrebbe sfaldato. Questo, che è il pericolo maggiore insito nella situazione odierna, è stato intravisto chiaramente dui produttori di tutta la plaga, ed i rappresentanti di ventidun Co¬ mMvNcMSGPScdlhidtLzspdmnCvsmcpnpinfpslmol i o i a l a a e n o a e muni (Alba, Diano, Cortemilia, La Morra, Monforte, Mondovi, Carrù, Clavesana, Bastia, Farigliano, Cherasco, Niella Tanaro, Benevagicnna, Roccacigiiè, Belvedere, Marsaglia, Novello Monchicro, Piozzo, Serravano Langhe, Sonnino, Buonvicino e Val Bormida Gorzcgno) hanno accolto l'invito del Podestà di Dogliani cav. Corrado e del Segretario del Fascio Vietto, per un convegno inteso a promuovere i mezzi di azione per la difesa della produzione locale. L'azione immediata Le discussioni preliminari, alle quali hanno partecipato anche i tecnici degli istituti agrari della provincia (Cattedre di Agricoltura ed istituti sperimentali) sono state brevi e concludenti. L'utilità della costituzione del Consorzio per la difesa del vino dolcetto è stata riconosciuta concordemente ed il problema è entrato senz'altro nella fase dell'elaborazione tecnica. Una commissione composta dei proff. Tedeschini, HineU, Gioda e Ferraris e del conte Candiani, presieduta dal Consorzio dei viticoltori della provincia, attende agli studi che dovranno portare alla delimitazione della zona in cui il vino dolcetto può essere considerato vino tipico. I risultati di questi studi saranno noti fra breve e por l'esame delle proposte conseguenti altri convegni sono imminenti. Frattanto un mezzo d'azione immediata è stato ravvisato per difendere la origine e la genuinità della produzione locale. In virtù delle disposizioni di legge sull'imposta di consumo, per effettuare la spedizione o il trasporto da un comune all'altro di una partita di vino occorre che il venditore si munisca della cosidetta bolletta di accompagnamento, sulla quale è annotata la qualità e la quantità della merce. Orbene, nell'assenza di altri congegni legislativi atti a consentire la repressione dell'abuso, si è stabilito di effettuare un rigoroso controllo nel rilascio delle bollette di accompagnamento, negando l'attestazione della qualifica di dolcetto in tutti casi in cui la merce spedita non è di produzione locale, ma è il risultato delle manipolazioni cui sono stati sottoposti i vini di altre regioni importati temporaneamente nella plaga del dolcetto per essere camuffati come vini del luogo. F. A. drpvrccpnqpddrmdtdp