I battenti della Società delle Nazioni aperti alla Russia dall'Assemblea ginevrina

I battenti della Società delle Nazioni aperti alla Russia dall'Assemblea ginevrina I battenti della Società delle Nazioni aperti alla Russia dall'Assemblea ginevrina Ginevra, 17 notte. A seguito della preparazione diplomatica svolta nei giorni scorsi, la Società delle Nazioni ha potuto affrontare oggi in discussione pubblica la questione dell'entrata nella Società stessa della Russia. Benché la questione sia già stata, come si è detto, virtualmente risolta fin da sabato con lo scambio di lettere ufficiali tra il gruppo degli Stati invitanti, il Governo sovietico e il presidente del1 Assemblea, la seduta pubblica ha assunto una grandissima importanza e ciò non tanto per il voto con cui si sono sanzionate le decisioni diplomatiche dell'altro ieri, quanto per il dibattito in se stesso che ha posto di fronte sostenitori e oppositori della candidatura sovietica. Un pubblico enorme, come ai più bei tempi della Società delle Nazioni ha fatto la coda per poter assistere a questa seduta quasi storica. Per primo ha parlato un rappresentante del gruppo antisovietico, il portoghese De Mata, il quale ha sviluppato sobriamente le ragioni del suo voto contrario affermando l'incompatibilità dei principii preconizzati dall'U.R.S.S. con le concezioni che sono alla base della civiltà europea. La propaganda dei Soviet che sarà resa più efficace dalla loro entrata nella Lega sarà particolarmente nociva al Portogallo, Stato profondamente cristiano. Il discorso di Motta Subito dopo ha la parola lo svizzero Motta il quale espone anzitutto 1 motivi per cui il Governo svizzero non ha mai riconosciuto i Soviet ricordando a questo proposito fra l'altro il saccheggio della sede della Legazione svizzera a Leningrado e l'intollerabile intromissione dei rappresentanti diplomatici sovietici nel ten. tatiyo rosso di cui la Svizzera è stata vittima nel 1918. «Jl comunismo — ha proseguito Motta — è in ogni campo, religioso, morale, sociale, politico, economico, nemico di tutte le idee che sono la nostra sostanza e di cui viviamo. Il comunismo sovietico combatte l'idea religiosa e la spiritualità in tutte le sue forme e ne fanno testimonianza le persecuzioni svolte in questi ultimi anni in Russia. Il comunismo dissolve la famiglia. Esso abolisce le iniziative individuali, sopprime la libertà privata, organizza il lavoro in forme che è difficile distinguere dal lavoro forzato. La Russia è funestata dal tetro flagello della fame e gli osservatori più imparziali si pongono la questione se questa fame sia un fenomeno puramente naturale o invece la conseguenza di un sistema economico e sociale viziato nelle sue radici ». Ma il tratto essenziale che, secondo Motta, mette il comunismo in opposizione con uno dei princìpi indispensabili, per quanto riguarda le relazioni fra Stato e Stato, è il fatto che esso aspira a impiantarsi "dappertutto. Scopo del comunismo è la rivoluzione mondiale. La sua legge vitale è l'espansione che trabocca dalle frontiere politiche. Il comunismo, dunque, è nemico di tutti perchè minaccia tutti. Circa il fatto che la Russia, im: menso territorio di 160 milioni di esseri umani, a cavaliere di due continenti, non può essere ignorata o deliberatamente tenuta in disparte, Motta dichiara di non poter effettivamente negare il valore a questa obiezione che è stata fatta valere dai rappresentanti dei Governi di Francia, Italia e Inghilterra nella comunicazione da questi fatta a Berna nel momento in cui si è agitata per la prima volta l'idea della candidatura sovietica a Ginevra. Ma la Svizzera, piccolo paese che si trova nell'impossibilità di prendere una parte attiva alla grande politica internazionale, segue necessariamente delle concezioni sue proprie: essa rivendica in particolare il diritto di mantenersi scettica di fronte alla utilità e alla sincerità della collabo- "fL-um^de^-Societa denegazioni con l'U.R.S.S. — dichiara testualmente Motta — è come quella dell'acqua e del fuoco fra di loro. Se la Russia sovietica cessa d'un tratto di attaccare la Lega, quella stessa Lega che Lenin aveva definito una banda di briganti, la spiegazione di questo nuovi atteesriamento è data dai lampi che balenai nel cielo dell'Estremo oriente. Noi non abbiamo fiducia. Noi non possiamo cooperare alla stipulazione dei Patto che conferirà alla Russia sovietica un prestigio che essa ancora non aveva. Ma il dado è ormai tratto "uè Motta. - Noi che preferiamo fare la parte di chi avvisa e mette in guardia, desideriamo ardentemente che l'avvenire abbia a dimo strare che ora abbiamo torto• Contia mo comunque che tutti gli altri ■Stati ci aiuteranno a impedire che Ginevra abbia a trasformarsi in un f°c°larre " propaganda dissolvente. Noi da canto nostro3 vigileremo; è il nostroSe-vere Però ci basta sapere che laR«ssl?;°° vietica non abbia potuto entrare nella Società delle Nazioni con l'unanimità dei voti, con l'oblio del suo passato e con la corona trionfale! ». Seguiva quindi alla tribuna il belsra Jaspar che, pure esprimendo la voce di un paese che non ha ricono: sciuto i Soviet per gh stessi motivi di ordine morale fatti valere dal rappresentante elvetico, dichiara che voterà a . favore dell'entrata de l'U R S S. convinto soprattutto dall'atteggiamento concorde assunto dal voto delle grandi Potenze. Il rappresentante dell'Argentina Cantilo dichiara di astenersi, come ha già fatto in seno al Consiglio. L'olandese Graef si associa alle parole del rappresentante e vetico, e dichiara che voterà contro 1 ammissione della Russia nella Società delle Nazioni. Dichiarazioni di Barthou E' quindi la volta di Barthou il quale tiene anzitutto a giustificare i negoziati svolti fuori dall'Assemblea societaria per facilitare l'entrata della Russia. Si trattava di una que stione di garanzia reciproca; 1 as semblpa mantiene ora tutti i suoi di ritti. Tra l'U.R.S.S. e la Società delle Nazioni è stato un lungo periodo di violente polemiche. Ma ciò è del passato. Ora non è più il caso di opporre un sistema all'altro. Bisogna sapere quali sono i veri interessi della Società delle Nazioni e della pace. Barthou dichiara di comprendere le preoccupazioni affacciate da Motta eVtpspvcRgmdèdlccsttdcstèlgvflcrgaddcsrlsprugeeclpndmRilspcsffcptdaRssBTcdSlltvndtsLmnarnSdmc5qatcnpSceCfpli a i a o e e già in precedenza dall'irlandese De Valera circa la libertà religiosa: tuttavia per far rispettare questi principi necessari, è probabile che si avrà maggior forza quando i rappresentanti russi saranno a Ginevra. Barthou prosegue dichiarando che una evoluzione si è prodotta in Russia dopo Lenin : « Secondo il motto di Mirabeau « dei giacobini ministri non sono sempre dei ministri giacobini », la miglior prova della evoluzione della Russia sovietica è la domanda di entrare nella Società delle Nazioni. La lettera con la quale la Russia avanza la sua candidatura è categorica. Nessuno degli oratori precedenti ha potuto porre in dubbio la sincerità di questa dichiarazione sovietica^ Un paese di 1G0 milioni di abitanti presenta una regolare domanda di mtrare nella Società delle Nazioni: che ni può desiderare di più? Certo esistono dei rischi; occorre saperli affrontare ». D'altra parte Barthou ripete che è meglio avere davanti responsabile l'Unione sovietica, la quale si piegherà nei contrasti inevitabili della vita internazionale, che spingerla fuori d'Europa, contro l'Europa. «E' nell'interesse della Società delle Nazioni — dichiara il Ministro francese degli Esteri — se essa intende veramente essere internazionale, di accogliere la Russia. Non si tratta della apoteosi di determinate dottrine, ma di una necessità per il mantenimento della pace. L'isolamento è già il principio della guerra. Se la Russia dovesse essere umiliata e resa ostile con un rifiuto, non sarebbe forse più terribile l'effetto della sua propaganda avversa? L'Assemblea che vuole la pace non può offendere un grande paese con un rifiuto. D'altra parte non si tratta di una tesi personale della Francia. Inghilterra, Italia e numerosi altri paesi europei sono d'accordo. Ventidue paesi europei hanno riconosciuto i Soviet contro cinque. Chi potrà credere che la decisione del quattro più grandi paesi europei, dato che anche la Polonia si associa all'iniziativa delle grandi Potenze, non sia stata presa dopo matura riflessione? Accettando la Russia l'Assemblea societaria renderà il più grande servizio alla Società delle Nazioni e la sua fede attiva avrà servito ancora una volta la causa della pace del mondo ». Parla Aloisi Eden prima e poi Aloisi, si associano pienamente alla fervida esposizione fatta dal rappresentante francese : « E' desiderio dell'Inghilterra — afferma il primo — che questo consiglio comune delle Nazioni diventi quanto più rappresentativo sia possibile. « E' proprio dell'Italia, prima Potenza che ha riconosciuto i Soviet — dichiara Aloisi — mantenersi fedele alle sue tradizioni politiche verso la Russia, sostenerne la candidatura in seno alla Società delle Nazioni ». In senso pienamente favorevole si dichiarano quindi il polacco Beck, il cecoslovacco Benes, il turco Tevfik, quest'ultimo in forma particolarmente calorosa come alleato della Russia sovietica, il canadese Skelton. Si passa quindi al voto per appello nominale. La risoluzione che raccomanda all'Assemblea societaria l'accoglimento della candidatura russa è approvata con 38 voti contro 3 e 7 astenuti. I tre contrari sono, come si è detto, quelli della Svizzera, del Portogallo e dell'Olanda. Gli astenuti sono l'Argentina, il Paraguay, il Lussemburgo, il Venezuela, il Panama, il Perù e il Nicaragua. Nella seconda seduta plenaria tenuta dall'Assemblea si e proceduto anzitutto al voto sulle domande di rieleggibilità dei membri non permanenti del Consiglio avanzate dai due Stati il cui mandato veniva a scadere, Cina e Spagna. Mentre la domanda della Spagna è stata accolta con la maggioranza richiesta (44 su 52) quella cinese non ha raccolto il quoziente di voti necessario. Nel pomeriggio si è poi proceduto alla votazione che ha dato i seguenti risultati: la domanda della Turchia, avanzata al posto di quella cinese come rappresentante del gruppo asiatico, ha raccolto 48 voti; la Spagna 51 voti; il Cile 51 voti. Di conseguenza questi 'tre Stati sono eletti membri non permanenti del Consiglio per un periodo di tre anni. Le file diplomatiche sono andate frattanto assottigliandosi. Dopo la partenza di Simon, registrata nel corso dell'altro ieri, si è avuta oggi la partenza del Cancelliere Schuschnigg, il quale ha lasciato Ginevra per ignota destinazione. b. 1. stacq