Tre novità al Festival di Venezia

Tre novità al Festival di Venezia TEATRI E CIINEM/V Tre novità al Festival di Venezia ( DAL NOSTRO INVIATO ) Venezia, 15 notte. La serata al Goldoni, penultima del Festival, è stata dedicata alla rappresentazione di tre opere & da camera ■» in un atto. - Dapprima è stata rappresentata « Teresa nel bosco * di Rieti. Teresa nel bosco consta di tre quadri. II p imo comincia con l'allegro giuoco dei due bambini di Teresa. Rincorrendosi nella sala da pranzo, essi rompono un vaso. Entra la mamma, soprano (P. Tassinari)., che, assorta nei suoi pensieri, non s'accorge del piccolo disastro. E i bambini riprendono a far baccano. Ma sopraggiunge il babbo, baritono (G. Lulli), che se ne accorge, li rimprovera e li manda fuori della stanza. La rottura del vaso è l'argomento di una breve lite fra i coniugi. Teodoro e Teresa accertano ancora una volta l'incompatibilità dei loro caratteri e ricordano il triste stato della loro economia domestica. Teodoro propone di ritornare in città. Teresa invece vuol restare in campagna, ■. anzi, vorrebbe andare nel vicino bosco. Ma se ci sono i lupi e tutti ne parlano e tutti ne hanno paura? E' l'ora del pranzo. Altre liti coniugali a proposito dei capricci' dei figliuoli. Esasperata, la mamma li manda a letto. Teodoro annoiato si ritira. E Teresa, dopo averci pensato su ancora un momento, s'avvia verso il bosco. Invano un domestico, basso (D. Sciacqui) lenta di trattenerla. Nel secondo quadro si vede Teresa familiar mente circondata non da lupi, ma da! animali mansueti. Lontana dal mondo ci dagli uomini, la vita del bosco è lietis sima. Ma un guardaboschi, tenore (V. Di Paola), mandato alla sua ricerca, la esorta a ritornare a casa, ella cede alle insistenze e riprende la via del villaggio. Gli animali cercano l'amica perduta, non la ritrovano e se ne rammaricano tristemente. Il terzo quadro fa riapparire la scena del primo. Teodoro attende Teresa con crescente inquietudine. La donna ritorna, i bambini accorrono a lei, il guardaboschi racconta come l'abbia ritrovata e ricondotta. Ma Teresa non tenta neppure di spiegare al marito perchè ella si sia allontanata. Egli non la comprenderebbe. Ricomincia la vita di tutti i giorni. E Teresa serberà vivo nel cuore il ricordo della vita del bosco e della consuetudine con i buoni animali. E dal ricordo trarrà conforto e coraggio. Si cercherebbe invano nella composizione del Ritti, un'assonanza benché superficiale e banale con gli elementi dell'azione interna ed esterna della commedia. Tali elementi sono realistici, nella rappresentazione della vita familiare, e simbolistici in quella del bosco e nell'aspirazione di Teresa ad evadere dalla realtà. La superficiale assonanza con Ia scena cui accennavamo consiste in temi di assecondamento, di fonica, di dinamica, di ritmo anche di frase e si ritrova specialmente negli episodi realistici, accompagna il gioco dei ragazzi, la rottura del vaso, l'entrata del papà e della mamma, l'allontanamento di Teresa, ecc. Mancano invece le relazioni della musica con la parte simbolistica, il bosco, gli ani mali mansueti, l'illusione, la nuova vi ta sentimentale di Teresa. Qui non c'è che freddezza, indifferenza. Manca il tono della fiaba come quello dell'urna nità. I mezzi sono i più eterogenei. Ora un mclodlzzare ottocentesco, e sono motivi qualsiasi e sviolinate all'unisono, ora un ritmare modernizzante e i timbri e i frammentini non recano novità e personalità. Fra il passatismo e il modernismo, fra i tentativi del soggettivismo e dell'oggettivismo, fra il sentimentale e la musica non si riesce a distinguere quale concetto o tendenza dell'arte abbia guidato la composizione. Questa lascia del tutto indifteronti sia dal punto di vista teatrale sia nella parte specificamente musicale. E' stata poi rappresentata una favola di Andersen di Veretti, della quale già conoscete l'argomento. Più definitiva e concreta della composizione del Rieti, questa del Veretti difetta altrettanto della virtù e della illusione simbolistica, di quella lievità e finzione che è propria della favola. Tutto e materia1 niente oggettivato, aneli-;, si direbbe, qualche accento patetico. Te,if.rezza, pietà, palpito, restano allo stato intenzione, ma è musica sr>nza reminiscenze, nè trucchi. La relazione con l'azione interna ed esterna è superficiale, non banale. La strumentatone intensa, l'armonizzazione ricercata e gustosa, offrono un certo interesse. Il primo pezzo, fantasia sulla festa di Natale, che comincia con un versetto di lauda trecentesca alterata nella sequenza melodica e continua con vari episodi lièti, come quelli dei ragazzi, o cupi come quelli dei mendicanti, o teneri per gli zampognari, è "il più ampio fra gli otto, onde consta la partitura, e non manca di contrasto, di leggiadria, di costruzione. L'apparizione dell'albero di Natala è accompagnata da un grazioso balletto, ma alle successive visioni della piccina non corrispondono mai un brivido, una emozione nella parte strumentale. L'aria canta ta calla madre è condotta con una cer-lta larghezza settecentesca, non risente Kdi plcuna influenza e trascorre con una cèrta poetica affettuosità. Anzi è l'uni-: co lezzo che meglio accompagna l'a-:zione intima della favola. Ciò che più spiacc è il difetto della emotività. Nel-.la scelta dell'argomento pateticissimo : il musicista non se n'è intenerito; co- Bi avviene a tanti pittori d'oggidì, i ! quali dicono: il soggetto non ci inte- ressa ìn'inc Cefalo e Procri di Krenek. Cfl Pi di Ernst Krenek de- nominata « moralità pseudo classica » in un prologo in tre atti, deriva da Ovidio. R. Kiiffciic ne ha scritto il libretto in italiano. I personaggi sono Cefalo, tenore (G. Voyer), Procri, soprano (S. Scudcri), Aurora, soprano (I. Alfani), Diana, mezzo soprano (R. Toniolo), Crono, baritono (A. Granforte). Nel prologo Crono annuncia l'avvento del giorno. La volta stellata del cielo lentamente s'imbianca. Diana, la dea gelida, e l'Aurora appassionata contendono su questo argomento: se più giovi l'ardore o il senno; decidono infine di provare la forza del cuore e quella della mente su Cefalo e Procri. La scena del primo quadro rappresenta la cima dell'Inietto. Aurora appare a Cefalo e tenta di sedurlo e innamorarlo. Respinta, si vendica, insinuando nel cuore di lui dubbi sulla fedeltà di Procri, e s'allontana, pronunciando un oscuro vaticinio. Poiché essa ha lasciato cadere uno dei suoi voli, Cefalo lo raccoglie, se ne avvolge il capo e perciò non vien riconosciuto da Procri. Egli le narra che Cefalo l'ha abbandonata per seguire Aurora e tenta di sedurla, incitandola alla vendetta. Poiché Procri esita, egli si svela e l'accusa di tradimento. Procri fugge disperata e piangente. Cefalo, vinto dal rimorso, si dispone a cercare la Sfinge per conoscere il significato misterioso del vaticinio di Aurora. Una gola rocciosa, in vista della pianura tebana, è la scena del secondo quadro. Affranta dall'affanno e dal cammino, Procri chiede soccorso a Diana c ne ottiene consigli e doni: la sua asta e il suo cane Lèlapo. A Cefalo, che soprag iunge, Procri, felice di ritrovarlo, consegna i doni ricevuti. Invaso dalla disperazione, egli lancia il cane alla ricerca della Sfinge. Crono descrive, durante l'intermezzo fra il secondo e il terzo quadro, la corsa dell'animale, il quale, raggiunta la Sfinge, cade pietrificato. All'inizio del terzo quadro si vede Cefalo, errante in un bosco e perseguitato dall'incubo della Sfinge. A un tratto, ascolta una voce, crede sia quella della fiera e scaglia l'asta. Procri, che sopraggiunge, evita il colpo, n giavellotto si ritorce contro Cefalo, che ne resterebbe ferito, se Diana non ne deviasse il corso. Ecco Aurora, che si proclama vincitrice su Diana, poiché Cefalo non è riuscito a rapire alla Sfinge il mistero. A sua volta Diana si proclama vittoriosa, poiché non si è avverato il vaticinio di Aurora, e cioè: l'asta, scagliata da Cefalo, che aveva smarrita la ragione, non ha colpito Procri. Crono pone fine alla contesa, sentenziando che niuna è vittoriosa, poiché ragione e fuoco concorrono parimente nella vita e soltanto nell'eccesso è il male. Ne segue la pacificazione e la conciliazione di Diana con Aurora, di Cefalo con Procri. Fra le tre composizioni, questa è la sola che possa vantare un'unità stilistica ed una coerenza senza discontinuità. Dico perfino che è la sola in cui la musica meglio costituisca un'unità con la commedia. La maniera del musicista è la più novecentesca, per le dissonanze, per il contrappunto e ra zionalistica, spregia il sentimento. Matutto ciò è fatto da un forte talentocile non tenta compromessi, che ha de-terminato la sua aspirazione e la suaforma. Può essere detestabile, inaccettabile ma è, esiste. Gli impasti sonori non vengono mai diluiti, la concatenazione della dinamica non rallenta. Ilc„rr„„tt« ji r, , .soggetto, una specie di Contesa deinumi metastasiani, è stato trattatocon severità, con serietà. Non si ha laironizzazionc straussiana del mito, co-me nell'Arianna a Nassa. Qui le deaparlano olimpicamente, talvolta comein un cielo wotaniano e Cefalo e Pro-cri come uomini soggiogati dal destino. Si dice parlano e ci si riferisce naturalmente alla parlata di un novecentista, del quale le relazioni di parole e suono hanno un particolare valore, anzi un minimo valore. Ma si capisce che cosa il Krenck abbia voluto fare.Per concludere con un'osservazione su un problema di uttualità, diremo che nessuna di queste opere risponde al desiderio di un'arte umana, possente, cordiale per il popolo. Sono ancora saggi di incertezze, di tendenze, di intellettualismi. E perciò sono cose mediocri. Ed ecco brevemente la cronaca dei tre spettacoli che per la concertazione e la direzione erano stati affidati al maestro Scherchen. L'opera del Rieti passò fra manifestazioni di ilarità e di sdegno. Alla fine fra pochi applausi e pochi fischi gli esecutori uscirono tre volte. L'autore non apparve. L'opera del Varetti si chiuse con tre chiamate alle danzatrici e alla recitazione. Con esse usci poi sette volte l'autore. Infine l'opera di Kronek procurò a lui, al librettista e agli esecutori due o tre chiamate. A. Della Corte UNA BliLLA SCENA DI « TERESA NEL BOSCO:

Persone citate: A. Della Corte, Alfani, Andersen, Ernst Krenek, Goldoni, Krenek, Lulli, Scherchen, Toniolo, Varetti

Luoghi citati: Cefalo, Rieti, Venezia