L'adolescenza guerriera sfila dinanzi al Duce

L'adolescenza guerriera sfila dinanzi al Duce L'adolescenza guerriera sfila dinanzi al Duce La visita di Mussolini al Campo dei 30 mila Avanguardisti eia superba rassegna sulla Via dell'Impero Roma. 11 notte. / ventìtremila ragazzi attendati al Campo Dux, nella conca verdeggiante dei Parioli, i duemila marinaretti e i settemila ufficiali che con loro dividono l'ospitalità di Roma, sotto U grande e fiammante segno di quella originale istituzione che è l'Opera Balilla, hanno vissuto oggi la loro grande giornata: una giornata che si è aperta tra gli squilli di attenti e le salve di cannoni mentre il Duce varcava la soglia del Campo per la Sua visita, e si è conclusa in una luce che aveva i colori di una apoteosi, tra il Colosseo, il Vittoriano, il Campidoglio, dopo la sfilata spettacolare per le vie della Capitale. Tutti gli anni le falangi di Camicie Nere in cordelline bianche che vengono tra noi, ambascierìa gagliarda dell'Italia giovane, offrendo a Roma il destro di riconoscere in una anticipatrice visione i connotati spirituali e fisici della Patria di domaili, tutti gli anni, dicevamo, conoscono delle ore come quelle che sono oggi trascorse: immancabile è la visita del Duce alla gaia Tendopoli della Farnesina; ed è sempre con la sfilata generale che si conclude il soggiorno romano di questi graditissimi ospiti. Ma ogni anno qualche elemento nuovo, qualche carattere prima appena accennato e poi sviluppato e messo potentemente in rilievo, -viene a differenziare dalle precedenti, questa imponente manifestazione, rilevando gli orientamenti nuovi e il progresso crescente dell'Opera Balilla. Quest'anno tipica fisionomia della manifestazione è stato il suo accentuato carattere militare. Sia che trascorresse in piedi, Sull'automobile aperta, dinanzi alla immensa distesa di tende, passando in rassegna le Legioni ammassate dinanzi ai rispettivi attendamenti, sia che sulla Via dell'Impero assistesse attentissimo alla fluttuante avanzata delle colonne, tutte armate di moschetto, fiere e marziali, Mussolini con il Suo occhio infallibile ha potuto scorgere nei visi degli adolescenti in armi, le sagome dei nuovi soldati, dei soldati che, vengono su nell'atmosfera fascista. Crearli, questi adolescenti, soldati prima ancora che siano entrati nelle file regolari dell'Esercito, dare loro l'esperienza militare, la pratica delle arma e sopratutto organismi temprati e lo spirito formato alle fatiche della guerra prima ancora che siano incorporati nei Corpi armati dell'Esercito; questo il programma, questo il proposito che l'Opera Balilla persegue con tenace volontà e realizza con mirabile puntualità di anno in anno, si può dire di giorno in giorno, con progressione accelerata. L'aspirazione e il sogno E questa deve diventare l'aspirazione e il sogno di tutta la Nazione. Diventare soldato spiritualmente e tecnicamente fin dall'adolescenza per continuare a esserlo nella giovinezza e nell'età matura e non cessare di sentirsi e considerarsi tale anche nella più tarda età, è, si può dire, in ultima istanza, la vera morale del Fascismo. Certo la Patria si può servire in mille modi, ma non saprà servirla degnamente in nessun modo chi non abbia prima imparato a servirla da soldato e come soldato. I ragazzi che passavano dinanzi a Mussolini parevano portare già in sè la perfetta consapevolezza di questa verità; parevano sentire la responsabilità e l'orgoglio di servire la Patria con le armi. Nei loro sguardi, nel loro comportamento, nella loro maniera rigida e perfetta ma al tempo stesso disinvolta e sicura di marciare con il moschetto imbracciato o impugnato o con la baionetta inastata a spall'arm, c'erano la semplicità e la gravità degli uomini a cui la vita militare e la pratica delle armi sono divenute consuetudine e seconda natura. E a quel film ferrigno e quadrato che passava dinanzi ai nostri sguardi fosse stato necessario un titolo, il titolo sarebbe stato: «Adolescenza guerriera». Non erano ancora delle reclute, sembravano già dei veterani. La visita del Duce al Campo è avvenuta di primo mattino. Le Avanguardie erano state già svegliate dal consueto cc'po di cannone, avevano assistito al rito dell'alza bandiera e stavano dedicandosi alle esercitazioni gìnnastico-militarì. Non appena fu suonata l'adunata, ogni Legione, con rapida e precisa manovra, è andata ad ammassarsi nel rispettivo quadrato, dinanzi agli attendamenti. Al centro di ogni quadrato, i gagliardetti della Legione mettevano sul bianco delle divise (le Avanguardie erano in maglia bianca sportiva) un'ombra bruna. Il Capo negli attendamenti II Capo del Governo è stato accolto dagli squilli di attenti e dalle note della Marcia Reale e di Giovinezza, seguite da una salve di undici cannonate sparate dalle Avanguardie marinare. TI Duce, che indossava la divisa di Comandante della Milizia, varca¬ va la soglia del Campo passando tra le autoblindate piazzate all'ingresso, e passava in rivista una coorte di allievi dell'Accademia di educazione fisica. A ricevere il Capo del Governo si trovavano il Sottosegreta-] rio all'Aviazione generale Valle, il Sottosegretario alla Stampa e Propaganda conte Galeazzo Ciano, il Segretario del Partito onorevole Starace e il Governatore di Roma principe Boncompagni. Il Duce si avvia a passi celerissimi verso il centro del Campo, dove osserva un busto raffigurante la Sua effigie che poggia su di un basamento alto oltre dieci metri. L'opera, dovuta allo scalpello dello scultore Bellini, è la copia della effigie che figura sul distintivo del sesto Campeggio Dux (la testa del Duce ricoperta dell'elmetto). Poi Mussolini, risalito in macchina, ha chiamato a sè il Comandante del Campo ed il Segretario del Partito, e seguito da un'altra vettura con a bordo il Sottosegretario all'Aviazione, il Sottosegretario alla Stampa e Propaganda e il Governatore di Roma, ha iniziato la visita del Campo. Il breve veloce corteo passa dinanzi alle tende dei Comandi e dei vari servizi. Gli ufficiali ed il personale addetti ai diversi reparti sono schierati sull'attenti dinanzi alle rispettive tende. Tutto il Campo è in piena efficienza; la visita comincia mentre la Legione d'onore agita in alto i moschetti, acclamando e gridando a gran voce: Duce! Duce! Duce! Le interminabili file degli attendamenti si perdono nella lontananza un po' nebbiosa della mattinata in cui sembrano correre insieme con le nuvolette che salgono in cielo, primi brividi autunnali. Un autocarro cinematografico che dovrà registrare per le future proiezioni tutte le fasi di questo attivissimo sesto Campo Dux, segue passo passo il Capo nella visita del Campo. A fianco di ogni tenda sono schierati i vari reparti con i loro ufficiali, e al disopra delle tende, trasversalmente, più alto delle insegne delle trentasei Legioni, sventola un lungo smagliante pavese di tricolori. La sfilata pomeridiana Dinanzi alle tende della 32" Legione Marinaretti, l'automobile del Duce sosta: gli Avanguardisti di questo reparto hanno impiegato le loro ore di ricreazione ad eseguire una grande e riuscita riproduzione in creta della bella medaglia del sesto Campo Dux. Senza scendere dall'automobile, S. E. il Capo del Governo ammira sorridendo l'artistico lavoro che è anche e sovrattutto una fervida manifestazione di devoto affetto per il Duce. Poi la vettura si rimette in moto rallentando dinanzi alle cucine che già si coronano del loro pennacchio di fumo per il prossimo rancio. L'automobile si arresta ancora una volta per dare modo al Duce di assistere ad alcune interessanti esercitazioni di Marinaretti con il cannone da sbarco. Si tratta dello smontaggio e del rimontaggio dei pezzi che viene eseguito a tempo di record, con sicura bravura. Poi Mussolini s'avvia nuovamente all'uscita, acclamato al Suo passaggio dalle festose grida e dagli alala dei ragazzi. Il Duce, che si è frattanto informato della vita del Campo e della organizzazione dei servizi, lascia infine il Campo e dal viale Tiziano assiste allo sfilamcnto delle Legioni di Bari e di Reggio Calabria, che marciano secondo il ritmo del nuovo passo di parata. Quindi il Capo' del Governo, ossequiato dal comandante -del Campo ed entusiasticamente acclamato dalla folla che era andata man mano facendosi nu¬ merosissima, risale in automobile allontanandosi rapidamente. La sfilata pomeridiana — che è l'episodio culminante del Campo Dux, quello che in una superba, spettacolosa parata mostra la potenza e l'efficienza dell'Opera Nazionale Balilla — ha improntato di sè, meglio diremo, ha dominato le vie della Capitale dando al centro della città un aspetto eccezionale: l'aspetto delle strade, dei quartieri, appariva trasfigurato; dall'intera zona tra piazza Colonna, piazza Venezia, Via dell'Impero, il Colosseo — zona grande e augusta che racchiude l'essenza stessa di Roma — l'ordinario affluire dei veicoli è stato deviato nelle adiacenze, e con il moto centri peto dei pedoni che a folate, in colonne, si recavano a disporsi lungo l'itinerario del corteo si incrociava il deflusso delle automobili, degli autobus e delle carrozze a traino animale che ripiegavano in pittoresco e tumultuoso corteo sulle retrovie, sgombrando il terreno alla marcia delle Legioni. Il Corso, Piazza Colonna, Piazza Venezia, Via dell'Impero, pavesati, tappezzati di striscioni, sono in breve riecheggiati dal brusio di una vasta folla, tutta corsa dal fremito dell'attesa. I palazzi animati da una meravigliosa fioritura di tricolori, avevano le finestre e i balconi costellati di neri grappoli umani; i marciapiedi erano gremiti di popolo, di Camicie Nere, di Giovani Fascisti, di rappresentanze combattentistiche, dopolavoristiche, sindacali, raggruppate intorno ai labari, alle bandiere, alle fiamme; gran balenio di stoffe policrome alla lieve brezza serale. Lungo tutta la Via dell'Impero erano state erette delle tribune che si sono riempite in brevissimo tempo. Molta folla si è addensata al principio della strada verso Piazza Venezia, sotto lo zoccolo del monumento a Vittorio Emanuele e sulla gradinata dell'Esedra dal lato del palazzo delle Assicurazioni Generali Venezia. Nella tribuna delle autorità, molto tempo prima della sfilata, hanno preso posto le alte gerarchie del Partito e i Ministri e i Sottosegretari dì Stato; nel palco vicino, tutto il Corpo diplomatico al completo. Nelle tribune laterali, tra la folla, moltissime signore. All'altezza delle statue degli Im peratori Romani, vicino al punto dove si fermerà il Capo del Governo per assistere alla imponente sfilata delle forze giovanili, hanno preso po sto i comandanti delle Divisioni militari di ogni regione d'Italia convo catì a Roma per assistere allo sfi lamento. t Du-ce! Du-ce! Puntualissimo, alle 11, giunge il Duce. Un prorompere di grida, uno scrosciare di applausi, uno sventolare di fazzoletti e cappelli, una esplosione di: « A noi! ». La manifestazione imponente e caldissima sembra noti debba avere mai termi ne. Suonano intanto le musiche, squillano le note di « Giovinezza »; e su quel turbine di canti, di suoni, di voci, passa la ritmata cadenza delle sillabe: Du-ce! Du-ce! Il Duce, che è giunto a piedi da Palazzo Venezia, passando sotto l'arco di un applauso appassionato, sale sul podio a Lui riservato e risponde alle acclamazioni della folla salutando romanamente. Al Suo fianco vediamo il Segretario del Partito e il Sottosegretario per l'Educazione giovanile Renato Ricci. Intorno al podio si dispone il quadrato di moschettieri, statuari nella immobilità dell'attenti. Si è appena placato il turbine di applausi levatosi per salutare l'apparizione del Du ce, che la sfilata comincia. Dal Colosseo si vede spuntare la testa del corteo che tra poco sfilerà, impo nenie e inarrestabile come il fiume gagliardo della giovane Patria, inquadrandosi, dinamico e potente spettacolo, nello scenario più bello e glorioso che mai sia stato baciato dal sole. La colonna viene direttamente dai Parioli. Essa ha lasciato l'accampamento nelle primissime ore del pomeriggio. Per via Flaminia, tutti gli abitanti dei popolosi quartieri erano a salutare le Legioni. Per la Porta del Popolo, scenografico ingresso dell'Urbe per chi venga dal nord, le centurie hanno imboccato il corso, ed hanno proceduto scendendo nel vivo di una immensa moltitudine acclamante. Le dimostrazioni si erano susseguite con una continua progressione, sempre più alta e vibrante. La testa del corteo Raggiunto il Colosseo, le Legioni vi si sono addensate cingendo il vetusto monumento di un anello palpitante di giovinezza. Poi, al comando, non appena il Capo del Governo è giunto, si sono mosse. Ora avanzano verso di noi, si avvicinano, sono qui. Un'ondata di entusiasmo le avvolge, un applauso clamoroso le accoglie; migliaia di braccia si tendono nel saluto. Balilla tamburini, bande avanguardiste, Legioni avanguardiste dell'Urbe, il gruppo nero e compatto dei cappellani decoratissimi, i medici, gli ufficiali, gli alfieri tuffati nella selva semovente dei labari e gagliardetti, una Legione di Balilla, minuscoli soldati ma quanto fieri e marziali, che si trascinano dietro un nembo di applausi: ecco la testa del corteo. Poi avanzano gli ufficiali del Regio Esercito; dietro sfilano le Legioni*uffidali in ordine numerico a partire dalla prima fino alla decima. Sono circa settemila ufficiali che formano una colonna imponente. Dopo la decima Legione, sfila la Coorte Manarini, seguita dalla Coorte autonoma Schioppa e dalla seconda Legione Bucca. E' ora la volta dell'Accademia del Foro Mussolini e dei labari delle Legioni Dux. E' poi la volta delle Avanguardie tripoline, riconoscibili dai caschi coloniali e dalla divisa marrone chiara; e dietro infine dilagano le Legioni Dux: bellissime legioni annate, dal comportamento perfetto, dall'equipaggiamento impeccabile. Dinunzi al Duce, i comandanti ordinano il saluto e allora è un solo grido, alto e tonante, che prorompe: « A noi! ». Intervallate da una banda ogni tre o quattro Legioni, le Avanguardie procedono a passo di parata, mentre le due bande dei Reali Carabinieri e dei Metropolitani, schierate lungo il fronte di sfilamento, alternano il suoìio di marziali e ritmiche marce. Dopo la 26" Legione, sfila la bella Legione mitraglieri dell'Urbe; poi la 32" Legione marinara che marcia a passo ordinario al suono dell'inno di San Marco. Ogni dieci Legioni avanguardiste sfila un reparto marinaretti, che giunto dinanzi al Duce si ferma ed eseguisce la manovra dì smontaggio e rimontaggio dei cannoni, manovra eseguita con impeccabile abilità e con ammirabile sveltezza. Chiudono la sfilata i reparti montati, motociclisti e ciclisti. Il passo di parata che sembruva dovesse essere una delle più ammirate specialità militari di altre Nazioni, adottato dalle Legioni dell'Opera Balilla, ci appare snellito, ingentilito, reso più agile nella sua traduzione italiana: i nostri Avan- guardìstl sono impeccabili in questa difficile esercitazione, nella quale — senza la rigidità legnosa che era il solo difetto di questa marcia — portano una eleganza e una leggerezza mirabili: e i reparti e le Legioni, al loro passaggio, sono applauditissimi. Il corteo si snoda, ordinato e vivace ad un tempo, sempre uguale e pur vario. E' spesso un elemento accessorio che basta a dare varietà allo spettacolo: il comportamento particolarmente omogeneo di qualche reparto, l'affiatamento singolare di una fanfara, lo spesseggiare che si osserva in alcune colonne di soldatini in sedicesimo, dì Avanguardisti appena sfornati dai ranghi delle Legioni Balilla (ma che aria spavalda: qui, decisamente, la fierezza è inversamente proporzionale all'età). Mapiù spesso la varietà è data dalla composizione stessa delle colonne, dal succedersi e dall'incalzarsi delle numerose specialità in cui V Opera, formidabile organizzazione gìnnicosportiva, inquadra e suddivide e prepara i vari milioni dì ragazzi affidati alle sue cure. Applauditissime le Legioni marinare che si trascinano dietro i cannoncini da sbarco e si annunciano da lontano con i grandiosi e fluttuanti stendardi che gli alfieri tengono nel solito pugno. Ogni Legione ha il suo, e ognuno è diversissimo dall'altro, e tutti sono vivaci, festosi, smaglianti con grande predominio di striscioni turchini, di rettangoli arancioni, dì spicchi gialli, rossi, verdi. Campeg giano sui grandi drappi sventolanti gli stemmi gloriosi delle città mari nare. Di lontano, quando il corteo non è che un indistinto nereggiare di teste, queste bandiere sgargianti che ondeggiano e si tendono e si piegano e vibrano, sembrano fiamme di gio vìnezza. Piazza Venezia Per circa due ore la sfilata continua tenendo avvinta alla colossale processione l'attenzione di diecine dì migliaia di spettatori entusiasti. Poi, quando l'ultima Legione è passata-, mentre il cielo comincia a cingersi dei colori opalini del vespero, il Duce lascia la Sua tribuna fatto nuovamente segno ad una entusiastica, clamorosa acclamazione, ossequiato da tutte le autorità presenti. Sulle orme del Duce, la folla abbandona i marciapiedi, le tribune, i posti di osservazione da cui ha assistito alla sfilata e si dirige in mia corsa tumultuosa verso Piazza Venezia. In breve il vasto rettangolo è gremito. Tra la folla sono molti ufficiali dell'Opera Balilla; nuove moltitudini sopraggiungono da tutte le vie che sboccano nella piazza. Dalla massa imponentìssìma parte un coro di invocazioni: « Duce! Duce! ». La raffica delle urla batte alle muraglie di Palazzo Venezia, rimbalza all'indietro, si diffonde e si perde in mille echi nelle vie adiacenti. La folla vuole vedere il Duce, Lo reclama, non lascierà il suo posto finché non sarà esaudita. Passano i minuti, le invocazioni si fanno più alte; clamori e canti, urla e musiche si mescolano a formare una sinfonia tempestosa. Ad un tratto sì apre l'invetriata, e Mussolini, salutato da- una grandiosa, travolgente manifestazione, si affaccia. Dopo aver salutato romanamente, il Duce fa cenno che la dimostrazione cessi, e, ristabilitosi il silenzio, pronunzia brevi parole, rilevando il significato di questa giornata avanguardista. Le parole del Capo del Governo sono accolte da una nuova esplosione di entusiasmo che si protrae fino a quando Egli, costretto più volte a tornare al balcone, non scompare nell'interno del palazzo e l'invetriata viene rinchiusa. Lentamente, poco dopo le 19, la folla abbandona la piazza avendo ancora dinanzi agli occhi lo spettacolo di quella ardente parata di giovinezza che ha battuto in cadenza le gloriose arterie di Roma, lanciando all'aria i suoi vessilli, le sue fanfare, il suo spirito guerriero. E. M. li. CAPO DEL GOVERNO AL CAMPO «DUX» MUSSOLINI PERCORRE IL FRONTE DEI REPARTI.