La " Messa di requiem" di Verdi

La " Messa di requiem" di Verdi I cinque minuti di Radio-Stampa. La " Messa di requiem" di Verdi Verdi era appena tornato a Sant'Agata, nell'aprile del 1873, che gli pervenivano due tristi notìzie: quella della grave malattia d'un figliuolo di Piave, il librettista, e l'altra della morte del figliuolo di Manzoni, Pietro, avve nuta u giorno 28. Una sua lettera alla buona Clarina Maffei dice il dolore del Maestro: «Povero Piave! A Milano non seppi che all'ultimo momento ch'egli era ai « fatebene-fratclli », ma non immaginavo mai fosse nei posti gratuiti nella crociera cogli altri! Povero Piave! qual fine! Fate quanto vi dice la Peppina e fate che quell'infelice abbia tutti i conforti possibili, ed io ve ne -arò oltremodo grato. « Povero Manzoni ! La morte del figlio, il sostegno della famiglia, e quell'altissima mente che si spegne! Ciò è tremendo! «La mente di Manzoni spenta !» E la provvidenza? Oh se vi fosse una Provvidenza credete voi che si scatenerebbero tante sventure sulla testa di quel Santo?». L'amicizia con Manzoni Pervenutagli poi la notizia della morte di Alesandro Manzoni, avvenuta il 22 maggio di quell'anno, non si recò a Milano « che — scriveva al Ricordi — non avrei cuore d'assistere a' suoi funerali ». Ma subito si proponeva di recarsi a visitare la tomba « solo e senza mattina più tristi e commossi di quel lo che ero io, benché lontano. Come tutto è finito! e con Lui finisce anche ia pjU pura, la più santa, la più alta delle glorie nostre. Molti giornali ho ietto! Nessuno ne parla come si dovreb ^ MoUe parolei ma non profondamen t sentite. Non mancano però i morsi, b „ razza cne r' essere visto, e forse (dopo ulteriori ri-ìflessioni e dopo aver pesate le mie for-1ze) per proporre cosa ad onorarne lamemoria ». « Io non ero presente — scriveva da S. Agata alla Maffei, il 29 ma pochi saranno stati in questa siamo! ». Era suo ospite, a S. Agata, un amico, cui propose di recarsi insieme a Milano, ed al quale, durante il viaggio, confidò il proposito di scrivere una Messa che avrebbe dovuto essere ese CsT«S«»ZZ«ri^della morte ai P"18- nell anniversario della morte cu st7nute 7af Comune etite Manzoni. Giunto a Milano, volle subito informarsi del luogo della sepoltura di Manzoni. Il 2 giugno scriveva alla Clarina: «Sono in Milano, ma vi prego di non dillo a ni--uno, a nis-nno. «Dov'è sepolto il nostro Santo?... «Veni) da voi domani dopo le dieci. «Vi prego del silenzio anche con Giulio (Calcano). Andrò da lui domani, dopo di voi. Addio ». E, avuta risposta, visitava, la mattina del 3, la sepoltura di Manzoni, nel Cimitero Monumentale. Stette a lungo davanti alla tomba. Qualche giorno dopo scrisse al Sindaco di Milano, il Belinzaghi, offrendosi di comporre la Messa da requiem. Il Belinzaghi si recava immediatamente dal Maestro, e lo ringraziava a nome della città, poi, adunato d'urgenza il Consiglio comujnale, pubblicamente esprimeva i ringraziamenti di Milano. Fu deciso,'se¬duta stante, che tutte le spese per Tese cuzi0ne della Messa sarebbero state solo stesso .„„__„-,..,,_,, „,„okKo j„im.t. =. ,„„ «>™P«>«tore avrebbe designato 11 luo &° deIla Pril»a audizione. Da S. Agata, j11 9 S'Ugno, Verdi rispondeva cosi ai1 ringraziamenti del Municipio milanese, 0| tillustrissimo ?ig. sindaco, a ,Xon mi si devono ringraziomenti nè da -1 Lei. né dalla Giunta, per l'offerta di sene | ^?rl(, uua meJ5a funebre per l'anniversario diili Manzoni. E' un impulso, o, dirò meglioun bisogno del cuore die mi spinge ad-1onorare, per quanto posso, questo Grande ì Vi'-ratcT come0 a! patriotii"mo o! cQuan(1o „ ,avoro ron,,caie sar:, ben innl a!irato, non mancherò di si pnl] irai !e quale elementi saranno neceeaarl onde l'esecuzioi j c'ui "{f.u'J6gloriamo "u perdlu ° -i ,Colla „„, profonda ^ c consideraa i i r o più . zioiu- bt> l'onore di dirmi di Lei, Ulustris etimo Signor Sindaco, « dev.mo G. VERDI ». Nell'estate del 1873 Verdi si recò a Parigi e colà continuò la composizione, sollecitamente iniziata a S. Agataincludendovi il Libera me, che avevagià scritto per quella Messa in onore dRossini, che, da lui proposta alla col- laborazione del maggiori musicisti con- temporanei, non fu mai compiuta. Verdi e Manzoni avevano stretta a- micizia, auspice Clarina Maffei. En- trambi ne frequentavano il salotto manon vi si erano mai incontrati. Ella suggeri al Manzoni di inviare al Mae- stro, nel maggio del '67, il proprio ri- tratto con la dedica: « A Giuseppe Ver di, gloria d'Italia, un decrepito scrittore lombardo ». Commosso rispondeva il Verdi, che pel Manzoni aveva religiosa venerazione. Invidiava sua moglie per « aver visto quel Grande ». Inviava alla Maffei una sua fotografia perchè la donasse al Manzoni. « M'era venuta l'idea di accompagnarla con due accompagnarla*.-.^righe, ma ^ coraggio mè mancato e mi pareva d'altronde una pretenztone che io non posso avere. Se lo vedete ringraziatelo del suo ritrattino, che, colsuo nome, diventa per me la più preziosa delle cose. Ditegli quanto sia grande il mio amore e il mio rispetto per lui, che io lo stimo e lo venero, quanto si può stimare e venerare su questa terra e come uomo e come altis Simo e vero onore di questa nostra sempre travagliata patria ». Finalmente gli fu dato di visitare Manzoni, il30 giugno del 1868. « Come spiegarvi ne scriveva all'amica — la sensa- zione dolcissima, indefinibile, nuovaprodotta in me, alla presenza di quel Santo, come voi lo chiamate? Io me gli sarei posto in ginocchio dinanzi, se si potessero adorare gli uomini... Quan-do lo vedete, baciategli la mano per mee ditegli tutta la mia venerazione ». " Orgoglioso quanto Lucifero ,, Verdi, inesorabile per tutte le vanità « che paion persone », per tutte le palme usurpate, aveva un culto quasi re ligioso dinanzi ai veri Grandi, ai quali non gli pareva d'aver diritto d'accostarsi se non « con le ginocchia della mente chine ». Adorazione vera sentiva per il Manzoni, della cui amicizia egli si mostrò, specialmente, orgoglio so. Già, sino dal 1867, quando ancora non conosceva il Manzoni, scriveva dei Promessi sposi: «Non solo è un libro, ma una consolazione per l'umanità ». E' noto come tra i molti pezzi vocali i composti dal Maestro a Busseto, e da ! lui condannati inesorabilmente al rogo, .egli abbia voluto far conservare sol-| tanto i Cori delle tragedie manzoniane o tre voci e il Cinque Maggio a una voce sola. Questa ode dovè subire anzi le persecuzioni della Censura austriaca, alla quale, come per molte opere del Verdi, l'arte del Manzoni sembrava « intinta di doppio fiele satirico e rivoluzionario e tale da doversi arrestare e processare coloro che di straforo la vendessero ». « E' strano — scriveva il Verdi — io, timidissimo un giorno, ora non lo sono più; ma avanti a Manzoni mi sento cosi piccolo (e notate bene che sono orgoglioso quanto Lucifero) che non trovo mai o quasi la parola ». Alcune analogie fra gli atteggiamen psgfqvdti dello scrittore e quelli del composi-, ' t0re furono già rilevate dal Monaldi. ' Manzoni confessa di non conoscere ab-1 bastanza la lingua e la letteratura itaiana, ma ha fede però nella immortaità de' suoi Cantici; il Verdi si definiaCe un guastamestieri in fatto di musi-ea; ma quando il tenore Graziani haa cattiva idea di condolersi con lui per i fiasco della Traviata a Venezia: « Fae le vostre condoglianze — gli rispon- de il Verdi — a voi e ai vostri compagni che non avete capito niente della mia musica! ». Il successo Anche l'attività artistica dei due Grandi si svolge tra gli ardori febbri- ^^^^«t^kfìnéf . .— . „„of„„ .,„„„♦♦„, ^ <Uj iornate del no8tro ri8catt0, Manzoni le vaticinava quando più ^ & ^ anza| affievoUta, cosi, pochi anni dopo j; „_,_ ; T , monimento, di pregare per l'Italia e per la Casa Savoia; l'altro, il Verdi, nella sera in cui lo colpì il fulmineomalore, andava cercando" le note adatte a musicare la pia preghiera in cui j] CUOre regale di Margherita aveva trovato l'espressione del suo immenso do iore, il Nabucco e i Lombardi, i milanesi correvano alle barricate cantando i co- ri degli Ebrei e quelli dei Crociati. Uguale fu anche il tributo di rive- renza e di affetto che entrambi resero„ . . , „ „ , alla monarchia Luno il Manzoni —sul letto di morte - lasciava come am-Ambedue, chiamati agli onori poli tici vi rimangono a disagio: il patriot-tismo letterario del Manzoni e quellomusicale del Verdi non potevano rima-nere costretti entro le aule legislative.,„„_ . , _ . ,r _,. ;. della Camera e del Senato. Verdi, piùaustero e sdegnoso del Manzoni, nonpartecipò quasi mai alle sedute del Se-nato, e il Manzoni, andandovi, si limi-tò a mescolare lo zucchero nel bicchie-re d'acqua del suo vicino — il Cialdi-ni — e quando questi conchiuse un di-scorso tra gli applausi dell'Alto Con-sesso, H Manzoni commentò bonaria-mente: «Ci ho merito anch'io; gli hodato da bere" » Per la prima esecuzione della Messaj, ... . Verdi, diligentissimo concertatore, tenne a scegliere egli stesso i cantanti. Insistette molto perche Maria Waldmannpotesse sciogliersi da un altro contraito teatrale e partecipare al quartetto delle prime parti, e per essa scrisse un a solo nel Dies irae sulle parole Libescriptus. Scelse la chiesa di S. Marcocome la più conveniente per l'acusticarinunziando a quella delle Grazie, chCesare Cantù gli aveva suggerita. La prima esecuzione ebbe luogo dunque nel primo anniversario della morte di Manzoni, diretta dall'autore. Vparteciparono la Stolz, soprano, lWaldmann, contralto, il Capponi, tenore, il Maini, basso, cento strumentisti, centoventi coristi. L'impressionprodotta dal lavoro fu profonda; l'austerità del luogo e la pietà dell'omaggio vietarono gli applausi. Ma grandfurono le manifestazioni d'entusiasmquando, pochi giorni dopo, la Messveniva due volte ripetuta alla Scaladiretta da Franco Faccio. A. C.