II Re assiste in Campidoglio al conferimento dei "Premi Mussolini,,

II Re assiste in Campidoglio al conferimento dei "Premi Mussolini,, Solenne sedute fieli'Accademia di'Italia II Re assiste in Campidoglio al conferimento dei "Premi Mussolini,, Roma, 23 mattino. Nella sala degli Orazi e Curiazi del Palazzo dei Conservatori in Campidoglio, alla presenza di Sua Maestà il Re, 'a Reale Accademia d'Italia, la mattina del 21 aprile, ha tenuto l'adunanza generale per il solenne conferimento dei Premi « Mussolini » del Corriere della Sera e dei Premi di incoraggiamento. Alla cerimonia hanno assistito: S. E. D'Amelio, in rappresentanza del Senato; l'on. Buttafuochi, per la Camera dei deputati; il Ministro ed il Sottosegretario di Stato all'Educazione Nazionale; il prof. Marpicati, per il Partito; il Comandante del Corpo di Armata ed altre autorità, personalità ed invitati. Erano presenti numerosi Accademici d'Italia, tra cui Sua Em.za il Cardinale Pietro Gasparri, Collare dell'Annunziata. All'ingresso del Palazzo dei Conservatori S. M. il Re è stato ricevuto da S. E. Marconi, Presidente dell'Accademia d'Italia, e dal Governatore di Roma principe Boncompagni Ludovisi, presenti anche il Ministro dell'Educazione Nazionale ed il rappresentante del Partito prof. Marpicati. Il Sovrano, ossequiato da tutti i presenti, ha preso posto nel seggio dorato avendo alla destra il Cardinale Gasparri. In altre poltrone erano le altre autorità. Alla presidenza sedevano il Presidente dell'Accademia d'Italia, il Ministro della Educazione Nazionale, il Governatore di Roma, il vice-Segretario del Partito e il vice-Presidente dell' Accademia d'Italia, S. E. Formichi. S. E. Marconi ha pronunziato, rivolgendosi alla Maestà del Re, un breve discorso in cui ha messo in particolare rilievo il significato della concessione dei premi nella ricorrenza del Natale di Roma. Quindi gli accademici Paribeni, Ferri, Formichi e Bazzani hanno lette le relazioni per il conferimento dei Premi « Mussolini *, di 50 mila lire ciascuno, rispettivamente assegnati per le discipline morali e storiche: a Emanuele Ciaceri, professore di storia antica; per le scienze alla memoria di Antonio Garbasso; §er la letteratura a Rosso di econdo; per le arti all'architetto Giovanni Ponti. Da ultimo S. E. Orestano ha letto la relazione sui Premi di incoraggiamento. Il relatore ha rilevato che l'attribuzione dei Premi di incoraggiamento è stata resa più difficile, che non negli anni scorsi, dall'accresciuto numero di domande. Queste, che nel 1929 erano 550 rispetto ad un fondo di un milione, ed ancora lo scorso anno furono 955, quest'anno sono salite a 1682, sopra un fondo di lire 700.000. I premiati ammontano in tutto a ottantasei. Una opportuna iniziati va ha preso quest'anno la classe del le scienze morali e storiche, quella di additare agli studiosi, con pubblici bandi, campi e temi di ricerche aventi uno speciale inte sstziclcgtspehsatggnispsscnmresse per le varie discipline nello stato in cui esse presentemente si trovano. Gli autori potranno così contare, col maggiore affidamento, su premi accademici che saranno assegnati dal 1935 in poi. Il relatore ha dato quindi lettura degli enti e personalità a cui è stato attribuito l'encomio, e di quelli cui è stato conferito il premio di incoraggiamento. Dopo la relazione di S. E. Orestano il presidente S. E. Marconi ha dichiarato in nome di S. M. il Re chiusa la seduta. Al Sovrano sono stati presentati il prof. Ciaceri, l'ing. Ponti e la vedova Garbasso. Alle 11,40, ossequiato dai presenti, il Sovrano ha lasciato il Campidoglio. Rosso di San Secondo In tutte le opere di Rosso di San Secondo, in quelle che ebbero grande successo e nelle minori, in quelle che danno la misura del suo ingegno, e nelle altre, ferme all'abbozzo o approssimativamente tratteggiate, ovunque si ritrova e si riconosce il tipico fondo del suo temperamento poetico. Romanticismo. Ma il suo romanticismo si distingue in questo, che è tutto colato nella sensualità; sensualità talvolta aleggiante su motivi idillici, talaltra immersa nella più torbida, esasperata carnalità, ma sempre presente nella parola, nel grido, nell'atteggiamento. La passione di Rosso è esclusiva, febbrile, e tanto più solitaria e inconciliabile, in quanto prigioniera di uno splendido e crudele Ispessimento sensuale. Terrestrità: la passione è qui quasi sempre « una cosa di carne », che invoca disperatamente il cielo. Ed è proprio questo dissidio — pansensualismo e celestiale aspirazione — che dà alle varie vicende e ai vari personaggi dell'opera sua, e in ispecie del suo teatro, un'Intonazione caratteristica. Si sa ch'egli ha cercato di formulare più d'una volta 11 contrasto e le opposizioni del suo spirito: al nativo romanticismo ha opposto anche, cercando di raggiungerne i termini essenziali, una certa classicità. Fin da giovane, dal suo soggiorno in Olanda, ove la sua natura di siciliano venne a contatto dl forme naturali e di manifestazioni di civiltà radicalmente diverse — Eler/ie a Maryke, La fu<ia, Ponentino — egli tentò di esprimere e sistemare le antitesi del suo spirito e del mondo in un dualismo semplicista, ma facilmente convertibile in mito e ideologia: Nord e Sud. Venne fuori cosi lo scrittore « mediterraneo >, che rivendica aule brume del settentrione, e su queilc artificiose strutture sociali, la solarità f "J ,scJleinatlfmo ^tintivo e passiona-le del Mezzogiorno Ma per quanto venati di simbolismo siano 1 personaggi di Rosso, per quante intenzioni dialettiche egli coltivi, la sua realtà di poeta — come sempre per ogni poeta — è poi al di qua delle formule, o almeno immedesimata in una sola formula, che nelle pagine migliori diviene fantasia e commozione. Ed èformula lirica, è quel conflitto di cuis'è detto tra il sogno o il ricordo di unindicibile, perduto bene, di una patriaceleste, e lo strazio, l'orrore, la violenza della vita terrena e delle sue passioni. In quel sogno o ricordo le passioni stesse possono talvolta placarsi, o possono farsi più acute; certo trovano tutto il loro senso. Rosso è dunque essenzialmente un lirico che ha oggettivato in mobili tragedie, in personaggi tragici, io stato dell'animo suo. Da ciò il calore, la febbre di cose vissute più che contemplate, che esplode nelle sue migliori invenzioni poetiche — le sue fantasie sceniche non si ordinano nella misura e nell'armonia della tragedia, suprema obbiettivazione, ma conservano e sprigionano la fiamma lirica che le ha generate. Tutto il mondo sparisce, si annulla di fronte a questo dissidio, a questa soggettivissima e travolgente passione. Soli rimangono i personaggi, nudi e soli, con il loro strazio di prigionieri terrestri, o, meglio, solo rimane il poeta con il suo tormento, con la ineffabile angoscia; e, in alto, misteriosa e intravista la patria perduta, la patria celeste. Tutte le tragedie di Rosso presuppongono questi due veri, questi due autentici personaggi: terra e cielo. E anche quando pare che le scene si svolgano nella più triste, monotona, grigia realtà, tra i dati del più minuzioso realismo (Marionette, clic passione!) v'è in esse l'afflato, il suono, la voce segreta di quell'altro mondo arcano, il presentimento e la memoria di ciò che è vietato, di ciò che non si dice, della misteriosa, lontana e originaria patria degli uomini. Fu Rosso stesso a dirlo: «I personaggi delle mie opere recano sempre intorno a sè questo alone della maggiore o minore memoria della vita celeste ». E' questo il momento centrale dell'ideologia — approssimativa, labile ideologia, come in quasi tutti i poeti — di Rosso, il momento chiarificatore, quello che riesce veramente a spiegare la sua ispirazione, e nel quale si identificano la sua liricità tragica e il suo concetto di tragedia. Rosso l'ha svolto e definito in uno scritto, « Pensieri sulla tragedia», che precede la raccolta di tre suoi drammi. Liricità tragica: ossia un modo di annettere alla propria esperienza d'uomini, gli elementi stessi di un'idea del cosmo, una specie di metafisica. « Lo sforzo che abbiamo compiuto per svellerci per un attimo dalle radici del nostro istinto ed affacciarci nel mondo infi ito degli astri, per una naturai reazione ci riconduce violentemente all'essenza di quell'istinto, ed il senso unitario ed elementare della nostra vita di creature terrestri, riafferrandoci con un ardore moltiplicato, ci dà una tale veggente potenza per la quale ormai le verità ci si rivelano oltre le forme che le rappresentano. E' uno stato di lucidità sensoria che filtra attraverso i corpi, e scopre i pensieri nascosti da cui essi attingono la ragione d'essere... ». Terrestrità della passione, e mistero: in questi termini si precisa teoricamente, e poeticamente si esprime, il temperamento mediterraneo e sognante di Rosso di San Secondo. Scrittore di molte opere : novelle, romanzi, drammi (e i nostri lettori ben conoscono lo spirito acre, bizzarro, venato spesso di misteriosa freschezza, di Rosso novelliere); e non tutta l'opera sua ha raggiunto eguale compiutezza espressiva; ma ovunque è istintiva originalità e anelito di fantasia, ovunque è l'impronta del suo impeto appas- l'aintapanelaed.-.codagscdeliPbaredepmslsepsccoasingnlacmpdstudod,u'bcmdmfs1llscm | sionato. Tra i più insigni e caratteri- o o . n u a a i ù e a a e — e i e e o a — o e o : ta stici scrittori d'oggi Rosso di San Se condo rappresenta ed esprime con mo. di personalissimi alcuni aspetti della modernità spirituale e poetica. Gio Ponti Il nome di Giovanni Ponti — anzi, Gio Ponti come più speditamente ama firmarsi l'arguto architetto lombardo — è indissolubilmente legato alla storia del rinnovamento delle arti decorative italiane, storia di giovani sia perchè fatta da giovani, sia perchè rivolta al domani con una tenacia, con un fervore, con una disciplina di intenti e un'incrollabile fiducia nella buona causa, che tornano ad onore degli anni in cui viviamo e che contrassegneranno domani questa svolta decisiva nell'evoluzione del gusto. Il gusto. (Questa è la parola che caratterizza la figura artistica di (àio Ponti. Tutto il suo gigantesco lavoro di organizzatore delle iviostre di Monza e della prima Triennale di Milano (organizzazione nella quale egli ebbe a compagni dei conaboratori sagaci ed animosij, tutta la sua generosa battaglia in favore deila modernità si impernia su questa sua comprensione vigile cBfirdsi1sctdclss— che talvolta giunge ad una vera Ie propria anticipazione — dei bisogni spirituali di attualità. Altri architetti |possono forse, in Italia, superarlo in ìor^a creativa, in coraggio, in rigida c ; de„.archltctto oggi premiato à | VAccademi& appare65tanto più g^. a-,sa , to è stata offert/aiia Col!et coerenza estetica: nessuno certo gli sta a pari per la perfetta conoscenza di tutu» ciò che nel mondo, dal mobile alla stoffa, dal vetro alla ceramica, dal metallo lavorato al gioiello o al ninnolo, nasce di anno in anno ad indicare una nuova ricerca di bellezza. Ed è una conoscenza che è fatta, si, di cultura e di osservazione diretta degli esempi, ma è fatta anche in parte uguale di intuito, di sensibilità, di rielaborazione personale. E' a partire dalla Terza Mostra Internazionale delle Arti Decorative di Monza ch'egli entro a far parte del Consiglio artistico; ma è con la Quarta Triennale del 1930 che il suo nome figura nel Direttorio accanto a quelli di Mario Sironi e di Alberto Alpago Novello, restando da allora — fino a questi giorni che nel Direttorio gli è succeduto l'architetto Giuseppe Pagano Pogatschnig — l'anima dell'azione di revisione ed organizzazione di queste grandi rassegne del gusto contemporaneo le quali ilo si può ben dire) hanno aggiornato l'Italia agli spiriti e alle forme delle arti decorative moderne. Questa incessante e multiforme fati- dalgenero-o e a er ra ri è tività senza concretarsi in opera duratura e tangibile. Ma anche come artista Gio Ponti, quantunque la sua età lo schieri ancora tra i giovani, ha segnato una sua impronta nell'arte decorativa e nell'architettura moderna italiana. Sia ricordata la sua mirabile attività di propagandista della modernità in arteattraverso la direzione della bella ri-ui ; vista .Domus», la quale con *Casabeln ila» divide il primato delle riviste italia-ia'ne di architettura ed arte decorativansni moderna: ma siano ricordate anche quelle sue equilibrate e nitide fabbri-che che, spesso la collaborazione con 'architetto Lancia, è andato erigendo n Milano e fuori: come la casa pdf abiazione signorile di via San Vittore, il palazzotto di via Rnndaccio, il padiglione delle arti grafiche alla Fiera di Miano. E' specialmente in quest'ultimo edificio, oltre che nel vestibolo della , -.Rinascente, milanese, che il Penti — mcome scrisse Roberto Panini — ci ha ndato uno squisito esempio d'accordo e. pgregiamente raggiunto fra ritmica Lschiettezza e spirito tradizionale, uno "dei più felici saggi dell'architettura ita- :™iana rinnovata. Ha notato Marcello Piacentini che i moderni architetti lom-i)bardi « palesano la loro più diretta parentela con il classico della prima metà del secolo scorso, che ebbe largo sviluppo nell'Italia settentrionale. Rilievi moderati, cornici delicate, proporzioni slanciate. Quasi sempre l'ordine è presente. Loro nume è il Palladio, vero npaclcprecursore del classico ottocentesco ». Orbene, tutto ciò è visibile nel Ponti, schietto rappresentante del neo-classico lombardo. Ed è questo attaccamento ad una tradizione sapientemente trasformata ed elaborata in modernità ed n avvenire, che lo pone tra gli « avanguardisti moderati », Pochi mesi or sono usciva del Ponti un libretto intitolato: <rLa casa all'italiana»: un titolo che è tutto un programma: e nelle prime pagine si leggevano queste auree j parole: «Un'altra cosa vi chiedo o vi dico come architetto: non fatevi la ca- ! sa secondo la moda, ma secondo l'in-[telligenza e con un'amorosa cultura cdiun nostrano buon senso ». Cultura, buon senso, gusto: ecco lei doti di Gio Ponti artista — architetto, ; organizzatore, o ceramista rinnovatore, della Richard-Oinori — e di Gio Ponti uomo: con quel suo volto tranquillo e ] bonario, impassibile fra montagne dicasse alla vigilia delle inaugurazioni di | mostre, pronto a lanciare un frizzo ; d'arguzia manzoniana, a dare un ani- monimento sempre appropriato, ad of-jfrire un consiglio pieno di saggezza. |Antonio Garbasso sica, era nato a Vercelli il 16 aprile 1871 ed aveva, compiuto gli studi nell'Università di Torino, dove nel 1892 Antonio Garbasso. alla cui memoria l'Accademia d'Italia ha conferito que-' sfanno il Premio Mussolini per la fi-|consegui la laurea in scienze fisiche e matematiche. Dopo aver frequentato ;corsi di perfezionamento a Roma ed a Berlino, ottenne la libera docenza in fisica sperimentale; e fu poi professore di fisico-matematica all'Università di Pisa tra il 1805 ed il 1897, di fisica-sperimentale prima a Torino fra il 1897 ed il 1903, e poi a Genova dal 1903 al 1913. Quindi Antonio Garbasso passò all'Ateneo fiorentino dove occupò la cattedra, che era stata tenuto dall'illustre Antonio Roiti. Del grande lavoro che Antonio Garbasso affrontò con giovanile impegno rimane imponente documento e monumento il Gabinetto di fisica impiantato in Arcetri. Antonio Garbasso ebbe presto fama ed accademici riconoscimenti. Principalmente gli dettero rinomanza le ricerche sperimentali sulle proprietà dei sistemi di risonatori: rifrazione edispersione, assorbimento e riflessione selettiva delle onde elettro-magnetiche specchi di risonatori (1S93-34), e la dimostrazione sperimentale della doppia rifrazione delle onde elettromagnetiche nella selenite, che prova come il fenomeno sia completamente distinto da quello che si verifica per la luce (1895). Si devono inoltre ad Antonio Garbasso le ricerche sulla propagazione della luce nei mezzi non omogenei, sulla superficie d'onda del miraggio (190719091, ed uno studio sull'azione simultanea di un campo elettrico e di un campo magnetico nel processo di emissione della luce (1914). Per queste ed altre ricerche, Antonio Garbasso ebbe nel 1920 il premio reale dell'Accademia dei Lincei, e fu no minato membro di scientifiche e di accademie. Appartcn ne cosi all'Accademia dei Lincei, alla Accademia delle Scienze di Torino, all'Accademia della Crusca e ad altri istituti. Durante la guerra, nelle file dell'Esercito, Antonio Garbasso rese servigi di straordinaria importanza, in virtù dl utilissime applicazioni scientifiche: di conseguenza fu promosso maggiore del Genio per meriti eccezionali.Dopo le elezioni amministrative del novembre 1920, Antonio Garbasso ven - — - — — numerose società I ne nominato Sindaco di Firenze; carica (;he telmc ininterrottamente per molti | annj. Nel 1921 fu nominato senatore; i 1926 primo Podestà di Firenze. Cosi :1a Duce riconobbe le chiarissime beneme- renne del cittadino e dello scienziato, Lasciò Palazzo Vecchio nel 1928 e su-bito dopo venne nominato Presidentedclla Cassa Nazionale delle Assicura, ziont» Sociali, carica che egli tenne fino al dicembre 1932, cioè fino a quando la malattia che lo minava non lo costrinse all'assoluto riposo. m«l° df>/c"°mAcm nc"° smrit.° dl Antonio Garbasso una profonda risonanza d'ordine morale, L ?/enatore1°£basf0 ™« a Firenze " 14 mar?° 1,933;,Le s"«.ultl'ne cure ™° dedicate alla pubblicatone dei.?dlzl°ne Nazionale delle opere di Ga)lIeo- ^ suo volume postumo, intito In Antonio Garbasso la severa dot- trina e l'intelligenza mii abilmente do-tata per l'indagine scientifica andato-no congiunte, come abbi imo già detto, ad un alto sentire civile e ad un tcm-peramento ricco delle dr.ti necessario al)'azione. Il laboratorio di fisica sulcolle galileiano di Arcetri, non fu per..lui una torre d'avorio: nanamente, laconoscenza, e si potrebbe dire il do-0 - !lato:Scinisa e poesia, edito recente- , mente dalla Casa Le Monnier, ha avu- ;-; to l'onore di una prefazione del Duce, e) o a Emanuele Ciaceri Con l'assegnazione del Premio Mus- solini per le Scienze Storiche, la Reale - i Accademia d'Italia ha segnalato alla -1 attenzione degli italiani tutti — e non -: solo degli specialisti», che già ben!, 'lo conoscevano — una singolare quan-j-j'° modesta figura di storico della Gre-•o !cin e della Roma dei tempi antichi. l: 11 Prof- Emanuele Ciaceri, nato a r..Modica, in provincia di Siracusa, 11a! 27 diccmbre 1869. si laureò in lettere -jeci ottenne l'abilitazione all'insegna- 0 ! monto nella Scuola normale superiore di Pi3a. A 32 anni, nel 1901, pubblicò a Catania il suo primo saggio su La Alessandra di Licofrone. Nel 1911 pubblicò una notevole opera: Culti e miti nella storia dell'antica Sicilia. Segui poi nel 1918, uno studio dal titolo: Proces- si politici e relazioni internazionali. Mal ; l'opera che rivelò pienamente Tinge-1 ;gno e la vasta, profonda cultura del-i|rinsig_ne studioso fu la Storia della Ma-una Grecia, apparsa nel 1924 e salu ta in Italia ed all'estero da un coro u nanime di elogi. Due anni dopo, Ema nuele Ciaceri pubblicava due volumi su Cicerone e i suoi tempi, lavoro di . ampio respiro, sicuro nell'analisi, dot-! ito nella informazione, acuto e preciso ! sotto ogni aspetto, tanto da potere es-1 j sere considerato come un'opera fonda• mentale sull'argomento. j jn questi ultimi anni Emanuele Cia-1 j ceri ha continuato ed ha profondito! i suoi studi sulla storia dell'antica Ro-j j ma, e proprio in questi ultimi giorni ha i j pubblicato un grosso volume su Ti-|berio successore di Aw/usto. jIl prof. Emanuele Ciaceri insegna i attualmente storia antica nella Regia Università di Napoli ed è socio cor-j rispondente dell'Accademia dei Lincei : e delle R. Accademie di Padova e di j Palermo; membro della R. Accademia | di Napoli, e di altri Istituti scientifici. I|