Il blocco della fame

Il blocco della fame Gli italiani et Tunisi Il blocco della fame (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) TUNISI, marzo. Alziamo il sipario dell'amicizia uffidale, e ne vedremo di belle. Anzitutto, la guerriglia per l'assimilazione. Impedita di applicare agli italiani la naturalizzazione automatica, la Francia si ripiega, in attesa di meglio, sulla naturalizzazione individuale. 1 metodi in onore a Marsiglia e a Nizza serviranno anche a Tunisi, terra di protettorato, paese di capitolazioni. Nel 1921, contando i soli capi di famigliai., sessantatre naturalizzati.' nel 1922, treccntonovantaduc; nel 1923, cinquecentoventisci; nel 1924, mille e quarantanove; nel 1925, mille; nel 1926, seicentoventisei; nel 1927, cinquecentoventisei; nel 1928, settecentoventisei; nel 1929, seicentodiciotto; nel 1930, quattrocentotrentasei; nel 1931, cinquecentonovantacinque; nel 1932, cìnquecentosettantacinque. Facciamo la media: cinquecentoìiovantaquattro naturalizzati all'anno. Anche in un organismo giuridicamente invulnerabile e profondamente italiano quale la nostra colonia di Tunisi, le persecuzioni amministrative riescono, dunque, ad alimentare la fatale emorragia! Con le spalle al muro La strategia classica insegna che allorchè una cittadella non soccombe alla forza delle armi, i generali la prendono per fame. E' la strategia applicata dai francesi anche a Tunisi. Non vorrei rifare ancora una volta il quadro di una situazione la quale riproduce, su, per giù, quella già constatata, purtroppo, ai due vertici settentrionali del triangolo francoitaliano, ila la singolarità del nuovo caso sta proprio in questo: che, a dispetto del diverso carattere politico del territorio, la sorte dei nostri, operai o agricoltori, sia altrettanto brutta a Tunisi quanto a Marsiglia o a Nizza. Per quel che concerne l'operaio, gli stratagemmi escogitati per metterlo con le spalle al muro si risolvono anche qui soprattutto nella sperequazione dei salari e nelle minacele di licenziamento: pochi ma buoni. E' il blocco della fame. Prime, in ordine di tempo, a ricorrervi, le compagnie di trasporti. Chi voglia farsi un'idea adeguata della gravità dell'offesa arrecala alle convenzioni del 1SS6 da queste grandi aziende d'interesse pubblico, ponga soltanto mente, sulla scoria dei deli raccolti dal compianto Francesco Bonura per l'Unione di Tunisi, che i Tranvai Tunisini corrispondono al conduttore italiano circa sessanta franchi dì meno ai mese che non al suo compagno francese, imponendogli sovente turni di quindici ore non imposti neppure agli, indigeni, e che le Ferrovie Tunisine pagano il nostro connazionale quasi un terzo di meno del francese di pari categoria, mentre in caso di infortunio quest'ultimo riscuote salario intero e l'altro mezzo salario, e in caso di trasferta al primo toccano quindici franchi il giorno, al secondo dieci. — Ne te fàcile pas ! — soffia però Marianna, dall'alto del suo piedistallo di gesso, all'italiano esasperato. — Esiste un mezzo eccellente per sottrarsi all'umiliazione di questa inferiorità: farsi francese. E' quella che a Parigi chiamano « naturalizzazione volontaria ». Come a Marsiglia e a Nizza, la crisi economica offre oggi agli organizzatori del blocco delia fame un corredo di occasioni supplementari che il povero Bonura non'avrebbe nemmeno pensate. Fattasi rara l'offerta di lavoro, anche per l'italiano di Tunisia si tratta ormai di scegliere non tanto fra un salario inferiore e la perdita della patria, che la scelta sarebbe ancora adeguata alle sue forze, quanto fra quest'ultima e il licenziumento. Mesi or sono, un appaltatore d'opere di pittura, ex-combattente, fu mandato via dall'Arsenale di Biserta perchè colpevole d'essersi rifiutato a prendere la cittadinanza francese. Un ebreo naturalizzato, che gli voleva bene, lo impiegò nel proprio cantiere. Non l'avesse mai fatto! Dovè licenziarlo a precipizio, per non aver fastidi con le autorità. Fu allora che, in un impeto generoso, un francese intervenne e disse; «Lo piglio io con me, sotto la mia responsabilità ». Il giorno dopo un ordine superiore ingiungeva anche a lui: « Mettere alla porta senz'altro l'italiano recalcitrante ». E l'italiano, per non aver voluto rinnegare"la patria, dovette rinunziare a trovar lavoro, Miserie Eli una guerra oscura Chi dirà mai tutte le oscure miserie della meschina guerra quotidiana che all'ombra delle convenzioni la Francia conduce contro di noi a Tunisi? Con la crisi, eccoti minacciato anche uno dei nostri nuclei operaj pia fedeli: quello degli otto o nove mila minatori sardi raccoltisi nelle montagne dell'interno. A Kalaat-cs-Senam e a Sidi-Amor, in prossimità della frontiera algerina, non ho veduto io medesimo gettar sul lastrico dall'oggi al do¬ lse precedenti corrispondenze della serie sono apparse su La Starnpa dei giorni 4, 7, 11, 22, 28, 31 marzo, 3, 6 e 10 aprile. mani senza un soldo di indennità dozzine di padri di famiglia, con venti e trentanni di pozzo sulle spalle? Il crollo dei valori minerari, che ha fatto precipitare a sessanta franchi azioni quotate jeri due mila e porre in vendita per tre milioni miniere acquistate undici, toglie ai padroni qualunque ritegno. Più volte al mese funzionari del Consolato Generale di Tunisi debbono accorrere in pieno bled, in fondo a centinaia di chilometri di. pista desolata, per ripartire soccorsi, distribuire biglietti di viaggio, offrire rimpatrii, salvare, quando è possibile, famiglie con nidiate di bimbi, che la fame incalza e, con essa, la tentazione di passare nell'altro campo. A Sidi-Amor, alle porte di una miniera di piombo che negli anni della prosperità si era vista crescere intorno un vero e proprio villaggio sardo, trovi ormai parentadi di Nuoro, di Oliena, di Fonni nei quali, a sgobbare in tre, non si raggranellano in un giorno ima ventina di franchi. Per far fronte alla durezza dei tempi, i minatori avevano messo su un piccolo forno cooperativo che, ben condotto, rìesciva a vender loro U pane a settanta centesimi il chilogramma. La direzione della miniera sciòlse anche la cooperativa, obbligandone i soci ad acquistare la farina a due franchi ne' suoi magazzeni e a lavorarsela in casa, ossia a mangiar pane mal fatto e tre volte più caro di prima. Perchè? Per trar partito di una scorta di macinato, suppongo, ma soprattutto per demoralizzarli, per infonder loro la coscienza esasperante d'essere bistrattati peggio degli indigeni, per spingerli, in mancanza d'altro scampo, a farsi francesi. Sempre la stessa cosa. Quando la vittima cede e rinnega la patria per quel sudato tozzo di pane, gli assegnano tosto, in premio, trentacinque franchi al giorno di paga e te lo spediscono trionfalmente a lavorare nelle fortificazioni di Gabes o di Biserta, dove il Comando militare costruisce ricoveri sotterranei per sommergibili, serbatoi per nafta e piazzuole per cannoni in quantità sufficiente da impiegare, volendo, tutti i minatori disoccupati di Tu nisia. C'è, oltre tutto, un discreto sadismo in questa smania — notata già alla frontiera di Nizza — di a dibire gli italiani a lavori militari contro l'Italia; e, in ogni caso, una ostentazione di dispregio del nostro carattere e della nostra dignità che rivolterebbero anche il più incallito dei senza patria. Ma gli uffici di naturalizzazione operanti senza rumore, da un capo all'altro del bled, sotto l'ala dei Controlli Civili non hanno scrupoli inutili. Nel loro apostolico zelo, essi non badano — è il colmo! — nemmeno all'interesse dei datori di lavoro, i quali di naturalizzare gli italiani farebbero a meno volentieri, come confessava nel suo pittoresco cinismo quel direttore di miniera al medico della medesima, un italiano di molto merito: — Ci ho forse colpa io, cher ami ? Mi costringono a imporre ai vostri operai d'i farsi francesi, se vogliono restare con me. E sta bene: si fanno francesi. Ma quando son diventati francesi a me tocca pagarli di più. Allora, caspita, di lì a un pajo di mesi li mando via e metto al loro posto degli altri italiani, che posso pagare di meno! Et quelque temps après ca recommence... A turno Giacchè, come s'è veduto a proposito delle naturalizzazioni in Provenza e nelle Alpi Marittime, l'acquisto della cittadinanza non rappresenta un buon affare se non in teoria. In pratica, esaurita la breve luna di miele, il rinnegato si trova nove volte su dieci a star peggio di prima. Non tutti gli italiani in cerca di lavoro soìio minatori, buoni per le fortificazioni! Allorchè si tratta, mettiamo, di impiegati delle Ferrovie, il primo effetto della naturalizzazione è — manco a farlo apposta — che il neo-francese perde la propria anzianità e viene inscritto nel ruolo dei siici nuovi connazionali come se te lo avessero assunto in servizio allora. Ma sul conto delle Ferrovie se ne narrano, è vero, di tutte le risme. C'è, per esempio, un certo posto di cantoniere che la direzione, docile ai voleri della Residenza, assegna per turno a tutti i disoccupati italiani che si fanno francesi. Cantoniere! Veder passare i treni seduto sulla soglia di casa: l'ideale. L'uomo acclama: « Vive la France! .->. Poche settimane dopo, che è, che non è, te lo licenziano, con tante scuse — i pretesti non mancano mai — eia cantoniera passa a un naturalizzato più recente... Conobbi a Milano una contessa la quale non agiva diversamente coi propri dozzinanti: l'unico che riuscisse a sfamarsi alla sua tuvola era sempre l'ultimo reclutato. Nel caso della Francia, tuttavia, non la va sempre così, purtroppo, rhè-altrimenti nessuno più ci cascherebbe. Di quando in quando, allorchè la recluta ne vale la spesa, le promesse del primo giorno vengono mantenute. Un siciliano valoroso. grande proprietario di vigne nel Mornag, mi raccontava: — Durante la guerra, nell'attraversare Venezia, dò del naso in un artigliere alto quanto una porta, piantato sull'attenti, con un sorriso che va da un orecchio all'altro: «Signor Tenente, non mi riconosce?» « Armando! ». Era il figliolo di certi nostri vicini di campagna, un ragazzo che ho veduto nascere. «Bravo Armando, mi rallegro: già caporal maggiore! ». Gli occhi gli ridevano d'orgoglio. Finisce la guerra: una mattina, mentre seggo in ufficio, a Tunisi, ecco aprirsi pian piano l'uscio e avanzarsi un signore in soprabito e cappello a lobbia. Era di nuovo Armando. Ma veniva avanti impacciato, quasi a malincuore. « Come va, Armando ? Si lavora? » « Signorsì, si lavora ». «Bravo: dove?» «Sono meccanico alla Bona-Guelma ». « Ah, ah! E quanto ti danno ? » « Mille e ottocentofiinquanta». «Dì la verità: ti sei fatto francese ». Il ragazzo arrossì fino al bianco degli occhi e si die a rigirare il cappello fra le dita. * Le dirò : mi sono sposato, ho tre bimbi... Sa quanto mi davano prima? » «Prima di naturalizzarti?» « Settecentocinquanta! ». Che gli potevo rispondere? « Armando, sei stato soldato e hai fatto questo?». Il ragazzo strinse il cappello a due inani con uno scatto disperato: « Glielo giuro : se scoppia la guerra, m'imbarco il primo per l'Italia, dovessero attaccarmi coi ferri ai piedi! ». Dicono tutti così, e lo farebbero. Dicono così anche i sardi che ho interrogati alla porta delle miniere e che pochi istanti prima avevano, duri, risposto di no al funzionario del Consolato venuto a offrir loro di rimpatriarli: perchè già, dopo quindici o vent'anni di Tunisia, hanno tutti qui dei figlioli accasati, si sa, e i figlioli non è facile abbandonarli. Ed anche perchè — parliamoci chiaro — in Sardegna quei pochi che tornano dovrebbero accoglierli un po' meglio, se toccherà poi a loro far da richiamo agli altri, invece di lasciare che si cavino d'impiccio da sè, come intrusi, alla peggio. — Sì, ma se scoppia la guerra.. Ahimè! Se scoppia la guerra fa ranno quel che converrà alla Fran eia. Intanto, adesso che c'è la pace, di quando in quando l'uno di loro fa il salto dall'altra parte, e chi s'è visto s'è visto. CONCETTO PETTINATO. Il Gomitato della Sarre si riunisce lunedì a Palazzo Chigi Ginevra, 13 notte. Lunedì prossimo si riunirà a Palazzo Chigi, a Roma, il Comitato della Sarre, che il Consiglio della Società delle Nazioni ha nominato durante la sua ultima sessione di gennaio. Il Comitato, che è presieduto dal barone Aloisi, capo Gabinetto del Capo del Governo, è composto dal Ministro di Spagna a Berna, Lopez Olivan, e dall'Ambasciatore di Argentina a Roma, Cantilo, In base al Trattato di Versailles la Germania cedeva alla Francia, in compenso della distruzione delle miniere di carbone del nord della Francia, la proprietà intera e assoluta delle miniere di carbone del bacino della Sarre. Inoltre il Governo di questo territorio venne affidato alla Società delle Nazioni che da allora in poi lo ha governato attraverso una Commissione di cinque membri eletta dal suo Consiglio. Il Trattato stipulava però che dopo 15 anni la popolazione del territorio poteva pronunciarsi su tre eventualità, e cioè: rimanere nel regime attuale, unirsi alla Francia, riunirsi alla Germania. Ora è terminato il periodo di 15 anni, e il Consiglio della Società delle Nazioni, su rapporto del barone Aloisi rappresentante dell'Italia, stabiliva la costituzione di un Comitato di tre persone per l'esame dei vari problemi che vengono sollevati dalle disposizioni concernenti il plebiscito. Il Comitato dei tre dovrà quindi formulare le raccomandazioni necessarie. A tal fine il barone Aloisi, d'accordo con gli altri membri del Comitato, nominava uno speciale ; Comitato di giuristi per riferire sulle funzioni legislative, esecutive e [giudiziarie che il plebiscito compor| ta, e ciò al fine di permettere al Cojmitato dei tre di riferire al ConsiJglio in piena conoscenza di causa 1 anche sui problemi giuridici. Tale riunione, che avrà luogo a Roma, comincierà lunedì prossimo, e dovrà essere esaminato nel corso di essa apnunto il rapporto dei giuristi, e dovrebbero essere definite le proposte che il Comitato dei tre riterrà utile sottomettere al Consiglio per la preparazione del plebiscito. Intanto è giunta a Ginevra una lettera che il Presidente della Commissione di Governo della Sarre, l'inglese Knox. ha inviato al Segretario della Società delle Nazioni per metterla al corrente della situazione venutasi a creare in seguito ai metodi di reclutamento impiegati nel territorio della Sarre dal « Deutsch Front », organizzazione che raggrupipa tutti i partiti nazionali dal cenjtro ai nazionalsocialisti. Stando a I tale rapporto il <=. Deutsch Front » , spiega un'attività intensa per raccogliere firme di abitanti della Sarre in favore del ritorno alla Germania. Viva attesa a Milano per il rapporto del Direttorio Nazionale Milano, 13 notte. Come è noto, il 19 corrente S. E. Starace ed i membri del Direttorio Nazionale del Partito, saranno a Milano: essi giungeranno nella mattinata, provenienti da Roma, e saranno ricevuti dalle autorità cittadine, dal Segretario federale, dai membri dei Direttori della Federazione e del Fascio. Renderà gli onori una rappresentanza di Giovani fascisti che il Segretario del Partito passerà in rivista: si formerà poi un corteo di automobili, che percorrerà alcune tra le principali arterie cittadine, per giungere in piazza Belgioioso alla Casa del Fascio. In piazza Belgioioso saranno adunati i componenti il Direttorio, i Sansepolcristi, le vecchie Camicie nere, una larga rappresentanza dei Gruppi rionali, i Mutilati, gli Invalidi per la Causa della Rivoluzione, nonché i Combattenti, i membri del Nastro Azzurro, i Mutilati e gli Invalidi di guerra. Il Segretario del Partito si recherà alla cripta dei Martiri fascisti per deporre due corone una a suo nome, "altra per il Direttorio Nazionale; quindi, nel salone della Federazione, 3ara tenuto il gran rapporto del Direttorio nazionale. Terminata questa solenne adunata, avrà luogo una grandiosa manifestazione popolare JJ1 Pia'^a Belgioioso: nel pomeriggio b. hi. btarace si recherà al monumento ai Caduti, quindi al Popolo d'Italia, per rendere omaggio alla memoria dell'indimenticabile Direttore Arnaldo Mussolini. Dono di ciò egli si recherà a visitare la Fiera campionaria. Il Segretario del Partito ed i membri del Direttorio partiranno alla sera per Roma e riceveranno il saluto delle Camicie nere milanesi, adunate sul piazzale prospiciente alla Stazione. , L'odierno Consiglio dei Ministri ROMA, 13 noitp. Come fu annunziato, domattina a Palazzo Viminale., sotto la presidenza del Capo del Governo, si riunirà il Consiglio dei Ministri per l'esame e l'approvazione dei provvedimenti all'ordine del giorno dell'attuale sessione.