Profilo del generale Araki

Profilo del generale Araki UOMINI E IDEE DEL GIAPPONE Profilo del generale Araki « Una grande guerra è inevitabile : il Giappone dovrà incontrarscon la Russia, con l'America, forse contro tutti gli oppressori » (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) _ TOKIO, marzo. La stona c fatta di biografie» ■— scrisse non ricordo più chi ma doveva, essere uno dei lardi romani giacche ce lo diedero da tradurre alla fine del liceo. Le forze che fanrio la storia sono presenti sempre, maiassitmono forma e prendono direzione soltanto allorché fra esse appare un condottiero. Così è senza dubbio per l'esercito giapponese, forza storica di primo ordine risultante d-a uno staio d'animo generale dominato dall'idea di pochi. Fra questi pochi è ormai possibile isolarne con sicurezza uno la cui opera diresse gli eventi sviluppatisi nel corso degli ultimi tempi in Estremo Oriente e che continua a far sentire il suo peso sulle decisioni che questo Paese deve prendere di fronte ai « momento » storico a cui si av vicina. La missione dell'Imperatore Negli anni in cui il marchese Ito raccoglieva intorno a se i giovani che dovevano guidare il Giappone all'inseguimento della civiltà occidentale, venne al mondo un ragazzo che con la sua vita doveva aggiungere lustro alla tabella della sua vecchia famiglia di « samurai ». Sadao Araki raggiunse la maturità ,allo stesso tempo in cui il Giappone :toccava la maggiore età come po-\tenza moderna: visse i primi annipnm della sua, carriera militare nell'atmosfera della doppia vittoria sulla Cina e di quella sulla Russia. Durante la guerra mondiale studiò, dai retrofronti alleati, ì sistemi e le forse che erano da battere per realizzare la missione affidata al Giappone dall'Imperatore Meigi, cioè « conquistare alla nostra razza Formosa, la Corea, le Filippine, la Manciuria, la Cina... ». Questo rescritto del grande -imperatore, costituisce il comandamento primo ed unico per Araki, uomo di qualità rara, combinazione dì scaltrezza e sincerità, soldato che saprebbe tener testa alle battute di G. B. Shaw, uomo di azione e filosofo; adoratore dei fanciulli, appassionato competente di fiori e, allo stesso tempo, generale che combina i piani, prepara gli uomini, ordina le cose destinate alla espansione del Giappone imperiale. Non ha paura della popolarità, o della impopolarità: cerca la pubblicità per le sue idee più che per la sua persona; concede interviste a tutti quelli che gliele chiedono e, nel corso di esse dice molte cose ed anche interessanti, ma sono sempre le stesse e di più le dice soltanto in giapponese: a me le interviste con interpreti non sono mai piaciute echiedo scusa al generale'Araki dinon conoscere la sua lingua. A vederlo (e lo si vede moltospesso in giro per Tokio) basso distatura —■ poco più dì uno c cinquanta — e accompagnato dalla enorme e vecchia sciabola di famiglia, viene fatto di pensare che, perlui, il famoso detto « la sciabola èl'anima del samurai » sia una normafisica di vita. Il cranio rapato, la fronte alta, ì lineamenti duri e scarni gli conferiscono aspetto se-vero, quasi monastico. Occhi piccoltamente orizzontali, orecchie larghee denti sporgenti, mani sottili comequelle di un artista-, ecco il ritrattodel generale Araki, primo samura. T7, ., • „7„ „l,«dell esercito imperiale, l uomo chesull'uniforme ali europea porta, sempre la stella di prima classe dellordine del Sol Levante, lo sciovmistairriducibile, l asceta sorridente, isapiente di storia mòngola, lo scintoista devotissimo e, soprattutto Araki epitome dell'imperialismo ■nipponico. „ . . , '« Costruire un impero dal caos »' P..;»,„ ancora delia i,remcrarionPuma ancora delia, pieparaz>ontecnica dei giovani ii]fi<.-iali. egli- spasso, le difficoltà di vita impostdalla, natura al popolo giapponese. Ipaese soggiace a tutte le calamitdel cieio della, terra del mare dcfuoca c. di più, è costretto a vivermturaidriuscirono, cosi tocca ai giapponessenza larghe ricchezze Quindi, come ai mitologici e eròi dNippoiiì fu dato ordine di ■■ cosfinire «li impero dal caos.- e vdi vivere fra i pericoli di un terremoto o di un incendio, di un tifono di una inondazione..Forze incorfrollabili"! No, sostiene Araki, fin~ 7~\. „i._,,_H,,.,„ ... „Ow^^TG^P^n^nTappaTTsu La Stampa dei giorni l, 5 c 8 aprilIIUWWI»». ll»oli»M aiuntj chè nel popolo non. difetta lo spiritdella < via imperiale -,. Sono forzche, per vincerle, noti bisogna cercare di contrattarle e neanche di co nosccrlc. In luogo di subirle con di sperasene o con fatalìstica rosse- a e a a l o e e o i e o a à gnazione, Araki vuole che il Giap pone le affronti senza paura, con la certezza che i Figli del Cielo dovranno, contro ogni ostacolo, raggiungere il loro luminoso destino. Il soldato giapponese non si arrende mai; nella storia delle guerre nipponiche, il nemico non è mai riuscito a catturare un soldato dell'imperatore: perchè dunque quello stesso popolo da cui vengono i soldati dovrebbe arrendersi di fronte alle difficoltà ed ai limiti posti intorno ad esso dalla natura"! Araki celebra tutte le antiche virtù ed arriva ad esaltare le reminiscenze gloriose del Giappone feudale; condanna senza discussione sia il capitalismo che il socialismo, il primo come « parassita della società », il secondo perchè dimentica e contrasta la « missione nazionale ■» della razza. Quando, cercando di seguire i piani internazionali di disarmo, l'ultimo governo minséito tentò di ridurre le spese militari, fu Araki che, sollevata una vera e propria tempesta fra gli ufficiali, capitanò l'opposizione contro quel debole tenta- , destini ». Fi* Araki a sentire per e : primo che si avvicinava la più grave -\ crisi per il modo di vita della nai\zione: quella originata dalla lottafra lo scintoismo, e tutto quello che questo implica, e l'occidentalizza-tivo di « sviare il Giappone dai suoia i è o il r à, a di ndi e oa e. o br a el nle n n e ione integrale o, peggio ancora, l'imbastardimento nascente dai doppi contatti con l'Europa e l'America.Militari e capitalisti Per questo Araki condanna anche la « guerra leggera » : per conquU stare t mercati che furono, per secoli, monopolio dei bianchi (i giapponesi si sentono offesi a sangue quando li si chiama « gialli », e perciò quando usano la parola « bianco » per parlare di noi, mettono in essa tutto quel significato di disprezzo da cui, a ragione o a tortosi sentono toccati), bisogna usare le loro stesse armi; tenere gli uominnelle officine malsane, non solo sotto il punto di vista fisico, invece diesercitarli al coraggio delle armiuna pratica che porta alla rovina della razza... 1 giorni difficili in cuvive oggi il Giappone sono dovutsoprattutto a questo contrasto fra militari e capitalisti, contrasto cheanche senza parlare dì qualche altro grosso malcontento interno, può dun momento all'altro diventare conflitto. La popolarità di Araki è cresciudilla di mille doppi dopo l'impresa d [Manciuria: tutti, in Giappone, santoìno la parte che egli ha sostenutdi-presso l'Imperatore, il governo, lnla ier folla per facilitare la marcia del sucollega che comandava le truppe dspedizione. Attento studioso degioco diplomatico era lui che dirige è va sottovento la politica estera dema Giappone: le potenze protestavanola e e- Araki suggeriva al governo di bluffare con esse come esse avevanbluffato col Giappone e, nello stessolil tempo, suggeriva al comandanthe ino, riusciva nello sforzo di racccgliemeìre, prima che fosse troppo tardto]l'entusiasmo del popolo per un'imai presa nazionale. l,«l" . he Nonosianie tutto qneslo nazionam-.Hsmo^ Araki ha dimostrato semprr-\dì saper v8dere ewtlamcnie le sta\tuazìonì: ammiratore della Gen;ia il{n- guanto può essere un generanto mo cche ha vissuto in esercito creato <*immagine e somiglianza del fu prutirino «si)»*tuttavia predire al minstono, seppe mnavm prwi.e atpiicìbio della guerra l'xnevttabthta i„ v™>,f;»„,irfj,. nrmnfn Knivr »'-'« sconfitta delle armate del Kaisene'lscppB sentore esattamente il. « lemne\po .. dgj proUemì che i bianchi s' ste ; pace di far pesare la sua inlclllgc Ilf za e la- sua volontà sulla bilancità.' della storia. Fanatico, fondamentdcllisia, messianico, Araki è qualchere cosa clic soltanto un orientale, puaiìÀdiventare: un uomo pervaso da M«di 1 fede «incera c profonda, un generaairesi\ Vede il Giappone circondato r di-fede co-{convinto della vijinule sua missione e spi re-\nemici che noti comprendono lo spne\rito del i£0do — lo spirito della vori-{-imperiale — e sostiene che è comin- ■ìitn del popolo nipponico quello ,-,do nel■md'o'■ opera «fi redenzione, secamo Aram „„ :-'ie vede gli indiani soffrire orreTTe:damsnie • sotto il giogo britannirile..c. sente, gemere, la Siberia c. ris pltO OCl pCpOIO ìlippUÌUCO t/Hi; ito lenificare tali nemici portando rze.ìorQ lcrrc r spandendo nel mo er-\jeage ,ìelUi siw coltura. E' quesco- " fa (lj redenzione, scionsh Aral centrale « sotto il tallone di un'alti-la i cui artigli grondano sangue "Data la nostra posizione geo-grafica — afferma Araki quandoscrive per i giapponesi — non possiamo più a lungo lasciare che le cose vadano per il verso pel quale sono andate finora. Dobbiamo intervenire; siamo l'unica, grande potenza asiatica e dobbiamo prendere il timone delle cose d'Asia. Dobbiamo prepa- ràrci a una lotta disperata, ma il Gìappone, imperiale non può e nondeve consentire che l'impudenza deiBianchi continui impunita ad opprì-mere ì fratelli asiatici. '.« Una grande guerra è inevilabi le: il Giappone dovrà incontrarsi con la Russia, con l'America, forse contro lutti gli oppressori » e lo scrittore chiede ai suoi uomini — cioè a tutto il popolo giapponese — di -vivere come spartani, dì prepararsi fisicamente e spiritualmente alla « crisi ». E, alla maniera di Nietzsche, afferma che questa guerra sarà indispensabile al Giapponeper impedire la degenerazione deliasua razza. Qualche mese addietro, Araki in-dicava l'inizio del 1936 come l'epoca n cui, corrispondentemente alla scadenza dei trattati navali, potranno nascere complicazioni tali da generaro una crisi mollo più grave di quella del dicembre-gcnna.io scorsi.UPer parte nostra commetteremmo un enorme errore supponendo che la nuova situazione in Manciuria si sia sviluppala in modo tale da consentire al Giappone una vita facile. Stiamo salendo le pendici di una montagna calzando sandali di paglia, i piedi doloravo, ma bisogna continuare a salire... Il cammino durerà almeno tre anni ». QMCsto è stato scritto da Araki per uso del popolo giapponese: un collega americano che gli aveva chiesto in cosa consistesse la cima- dì quella montagna svi fianchi della quale i piedi giapponesi sanguinano, mi ha confessato che l'interprete, dopo una decina di minuti di discussione col generale, ha cominciato a rispondere così: - L'idea del koAokni, cioè la stra¬ ca degli uomini imperiali, trac oriame immediata dal credo scin- toista... LEO REA