La pura verità

La pura verità La pura verità Fu in quella primavera che tutti i parenti del povero papà si fecero vivi con Annie, invitandola, chi a merenda, chi a cena. Ella portava ancora la vesticciuola nera det lutto per suo padre, ormai era logora intorno ai polsi e ai gomiti. Il povero papà era morto da più di un anno... A ogni invito, Annie volgeva verso la madre il suo visino inquieto, preoccupato. — Mamma, di', potrei anche trovare una scusa e non andare... La mamma si mordeva nervosamente il labbro di sotto e batteva unpiedino in terra. Ella era inquieta e preoccupata come Annie, sebbene in altra maniera, ma si faceva forza, prima di tutto per dare il buon esempio alla figlia, e poi, perchè, comej ella diceva e ripeteva insistentemente, « la sua coscienza era perfettamente tranquilla !... ». — Mamma, senti, preferirei non andare. — Sarebbe peggio, cara — diceva la madre, scotendo il capo. — Ma sai, se mi domandano... —• Qualunque cosa ti domandino, Annie, tu non hai che da dire la verità, la pura verità. Capito?... Annie accennava di sì col capo, ma il suo visino rimaneva sconsolato come prima, più di prima. Sentendosi profondamente infelice andava a spazzolarsi vestito, paltò e berretto. Tutto era in cosi cattivo stato!... Ma per la scuola serviva. Se non .avesse dovuto dopo scuola andare a prendere il tè dalla zia Bianca o dalla zia Teresa, non se ne sarebbe lamentata. Ma quando doveva consegnare il paltò alla cameriera della zia Bianca, lì nell'anticamera, elegante come un salotto e sempre illuminata, si vergognava... — Eccola — dicevano al suo entrare le zie e le cugine. Poi : — Hai fame, Annie?... Sei stanca?... Sei stata interrogata a scuola?... Le solite domande che non aspettavano risposta. — Che figliuola pallidina !... — diceva poi qualcuno guardandola^ attraverso l'occhialetto, dal canapè in fondo, dove stavano raggruppate le I>ersone grandi. Si sussurrava piano aggiù, ma ella sapeva quel che si dicevan come se le sentisse: i gomiti logori della vesticciuola, le scarpe in cattivo stato, la faccia pallida, l'aria anemica, il bisogno di olio di fegato di merluzzo, e forse anche il bisogno di più affetto, di più cure, di maggior tenerezza... •— E' evidente che la madre se ne occupa poco... i— Oh, la madre si occupa d'altro... Annie sentiva allora che il biscotto, per quanto inzuppato nel tè col latte, non voleva proprio andarle giù e lo posava pian piano sul piattino. — Di' un po', cara — era una delle zie, o delle. cugirie,più,anziane che parlava — di' un po', è vero che ogni giorno, dico ogni giorno, viene da voi l'ingegnere... Qualcuno l'interrompeva: — Macché ingegnere!... E' un professore di violoncello!... Fanno musica tutte le sere!... — L'uno e l'altro — concludeva una terza, — è ingegnere ed è violoncellista dilettante... — Mi consta che dà delle lezioni, dunque è un professore... — Questo non c'entra, però... Durante il battibecco Annie rimaneva immobile, con gli occhi bassi, la piccola bocca scolorita ben stretta, come se in tal modo ella facesse forza contro il suo cuore che s'agitava dentro di lei come un piccolo uccello prigioniero. — Dunque, Annie, tu che cosa siici?... — E' vero. »— Che cosa è vero?..* i— Che l'ingegnere Longhi viene tutte le sere. — Ah, la sera, non il giorno... Di bene in meglio!... Tutte quelle parenti del povero papà scotevano il capo, o alzavano Eli occhi al cielo, o si tergevano una lacrima; una di esse si decise una volta a fare la domanda capitale, decisiva : — E' vero, Annie, che si vogliono sposare la mamma e l'ingegnere? Che cosa le aveva raccomandato la madre?... « Dirai la verità, la pura verità ». Abbassò il visino divenuto più pallido e mormorò un sì, appena percettibile. Poi, nel silenzio di catastrofe che si stabilì intorno, ripetè : — Sì, ma... La guardavano costernati, con tanto d'occhi : voleva dunque trovar delle scuse alla madre, voleva giustificarla?... — E' che la mamma è in difficoltà... Sì... L'ingegnere è in buona posizione e... così io potrò far bene i miei studi... Se no, forse la mamma era obbligata a farmeli interrompere. Un clamore d'indignazione si le-vava intorno. — Così sarebbe per te che ella fa il... sacrifizio di sposarsi?... Per farti compiere gli studi?... Come se con la pensione che ha, e auel poco reddito e le lezioni di pianoforte, non avesse da tirare avanti e da fare anche delle economie. E' che pensa unicamente a sè: già lo si capisce, vedendo te come sei vestita e lei, che ha il paltò guarnito di volpi !... — Eppure — diceva Annie, senza alzare il capo — questa è la pura verità. La pura verità. Quelle tre parolette le danzavano nella mente, mentre tornava a casa, poi sembravano precederla saltellando sul marciapiede, cantare accompagnando il cammino del tram. La pura verità. La pura verità. A casa, ella si levava con un sospiro paltoncino e berretto, li appendeva all'attaccapanni dell'entrata, poi filava in cucina a fare i compiti. — Perchè non vai in sala da pran 20 ]e chiedeva velenosamente fo oppure in ca- sui capcIlii ,e sussurrava ccm una vo donna di servizio — mera tua?... . La cucina era l'unico posto in cui il suono del pianoforte e del violoncello arrivava attenuato e poi le tranquille opre casalinghe la distraevano quando alzava il capo dai compiti; ella aveva tanta paura della propria solitudine. Ma se la donna si mostrava troppo aspra Annie andava in camera sua. La mamma, sentendola passare nel corridoio, la chiamava: — Annie!... Non vieni a salutare l'ingegnere?... Com'era calda la voce della mam- ma, coni era intensa, profonda, s'erri- brava una carezza... Annic entrava timida, l'ingegnere alto, giovane, bello, la salutava affa- bilmente, la mamma poi la baciava ma ce che sembrava singhiozzasse, non di dolore, bensì di felicità: — Ti hanno chiesto?... — Si — balbettava Annie. — E tu?... — Jo ho detto la verità. La verità, ma non era tuli a la verità. Annie lo seppe dal giorno in cui vide che il ritratto elei povero papà non stava più sul pianoforte, ma sul tavolo di salotto. Era rimasto chiuso tanto tempo quel pianoforte, mesi e mesi dopo la morte del povero papà. La mammina allora piangeva da straziare l'anima e giurava che mai più l'avrebbe riaperto. Pallida, spettinata, mal vestita, girava per la casa come una sonnambula... Poi da un'amica aveva conosciuto l'ingegnere. Anche lui- era in lutto, aveva perso una sorella caris-. sima. Veniva a trovare la mammina, sedevano sul canapè vicini, parlavano interminabilmente dei loro morti e non si accendeva i lumi men tre si faceva buio... Poi la mammi- na, s<-'ra fatto un vestito alla moda e famoso paltò guarnito di volpi... Foi il pianoforte era stato riaperto e infine una sera la mamma aveva preso Annie sulle ginocchia e le aveva detto che le sue condizioni finanziarie eran difficili e che il suo matrimonio con l'ingegnere avrebbe aggiustato molte cose e facilitato i suoi studi... « E1 questa la pura verità !... » diceva la mamma, ma Annie sentiva senza vederla la felicità del suo vi¬ so e quel profumo che era anche nelle mani dell'ingegnere e capiva che no, non era quella la pura verità, che c'era anche qualche altra cosa, una cosa più grande di lei, troppo complessa, troppo paurosa, quella cosa che si chiama amore, e di cui certe sue compagne sussurravano tra di loro... Ella andò a prendere il ritratto del povero papà, se lo mise sul comodino e lo guardò a lungo prima di addormentarsi. Per questo forse, in un primo dormiveglia, le parve che egli fosse lì a tenerle la mano, ma non era il papà solito come l'aveva conosciuto, un poco curvo e così stanco e malato, era giovane anche lui, un fanciullo, molto più giovane dell'ingegnere, e le diceva con un sorriso allegro: « Bisogna che tu sia contenta, Annie, se vuoi vedermi di buon umóre » ai Duon umore... ». , E queste parole e la voce erano proprio del povero papà, pensava Annie, abbandonandosi al sonno col sorriso sulle labbra. CAROLA PROSPERI.

Persone citate: Longhi