La morte di Salvatore Di Giacomo

La morte di Salvatore Di Giacomo La morte di Salvatore Di Giacomo . v™d.osl m villeggiatura a S. Agata Napoli, ó mattino.Questa mattina, alle ore 1,30, è morto Salvatore Di Giacomo, Accademico d'Italia. Salvatore Di Giacomo era ammalato alla vescica da circa quattro anni, e cioè da quando, nel 1930, tro-i sui due Golfi, fu assalito da un vio Mento attacco. Allora si temette per! ha sua vita per alcuni giorni. Poi, su-! perata la crisi del male, ma non gua-! rito, fu trasportato a Napoli, nella! sua abitazione in via S. Pasquale a' Chiaia, di dove non potè più uscire essendo di tratto in tratio assalito da attacchi del male. Un mese fa le sue condizioni di salute si aggravarono e fecero temere prossim*5la catastrofe. I più insi-i gm- chirurghi di Napoli, che lo cura-; vano con affetto, fecero ricorso ai tutta l'esperienza della scienza per, salvarlo dalla morte, ma l'età e l'aggravamento del male al quale egli °PPoneva una ostinata resistenza, a-' Xevano avut0 slno a len 11 s.°Prav-| vento Durante la notte, all'improvviso, il malato ha avuto una violenta crisi. Il medico curante, subito accorso al capezzale dell'infermo, non ha nascosto alla moglie, che lo assisteva amorevolmente, che la scienza era ormai impotente. Poco dopo, infatti, Salvatore Di Giacomo si aggravava ancora di più ed alle 1,30 ! cessava di vivere fra lo strazio della moglie e del fratello Gustavo. II più profondo e fedele interpre-| te dell'anima napoletana non era na-< poletano di origine. Salvatore Di! Giacomo aveva nelle vene sangue! abruzzese ed era figlio di un valen-l tissimo chirurgo trasferitosi a Na-j P0^ dalla sua terra natale. Del suo1 Abrnzzo> &lle grandi montagne ne X°n! e,rs<?h„ane,-del /?ran Sas!i0 ,e £"fmK^L&^AWZJm^ i^oltrìm^^m^S1^- cora più la sua sensibilità artistica ed umana. La sua fama divampò rapida ad un tratto, poco più che ven ''enne, fra il 1883-84, quando apparvero 'e sue prime poesie in dialetto ^^0;. Fu Martmo Cafiero a scoprirlo, a spianargli la via del giornalismo ac- cogliendone ia collaborazione nella terza pagina del « Corriere del Mattino ». che già ospitava le firme del la Serao e di Scherillo, di Giobbe e di Misasi, di Bracco e di Conforti. E nel «Corriere-' prima, e poi nel r NaP0li;>, che il Cafiero aveva fondato dopo il suo ritiro dal giornale di Minieri, Salvatore Di Giacomo scrisse i sonetti mirabili ed iniziò le sue prime prose, le novelle che furono poi raccolte ed edite sotto i titoli di il/afrinafe Napoletane e Nenj nella. ! Di Giacomo fu tra l'altro croni- (sta insuperabile. Il suo lavoro era, icome sempre, armonia e arte, com iprens'one Profonda della vita e del i le sue tempeste, senso di umanità ,peì. C)udu ^ la' passione 0 la sven. tura avevano travolto. La fragile cronaca, destinata a vivere lo spazio di un giorno, diventava sotto la pen na di Di Giacomo qualcosa di altro e di diverso, di quella materia cioè che il tempo non può intaccare o distruggere. Il cronista ed il poeta si erano fusi in lui mirabilmente, nell'immediatezza imposta al recosontista dalj le necessità tecniche incalzanti, che rendeva anche più accentuata e più efficace la sua sobrietà di mezzi e di tinte, la sua ostilità verso ogni artificio per accrescerne gli effetti. Ma il suo sogno era la vita tranquilla e laboriosa dello studioso. Il Settecento.lo attraeva, in tutte le sue Settecento.lo attraeva, in tul i^^tfJ^S^w!, ^«£rf li ggj^rc" storica" era iirfui un temperamento di studioso e di biblio- fii0. jsTel 1896 Emmanuele Gianturca. Ministro dell'Istruzione Pubbli ca nel Gabinetto Rudinì-Visconti Ve nosta, lo nominò vice-bibliotecario alla Lucchesiana. Potè allora dedicarsi allo studio tranquillo ed assiduo. Continuava a poetare, scriveva per il teatro come quando compose per la rivista « Flegrea », diretta da Riccardo Foster, il «Mese Mariano», ma insieme si affinava il suo senso di studioso e di storico. Il Settecento e poi l'Ottocento, dai carteggi e dagli studi su Casanova fino ai fatti del 1848, furono oggetto della sua accurata ed appassionata ricerca. Al giornalismo, di cui sentiva talora attimi di rimpianto, tornava spesso come collaboratore', edargrornVlirpiùchè alle riviste, dava l'onore di pubblicare i risultati dei suoi studi e delle lsue ricerche. Con Salvatore Di Giacoma k scom vano un vovta autentico, alato e pro tondo. .Von v'è dubbio che dell'opera sua rimarrà, luminosa, incantevole. rimarrà, luminosa commovente, una urna parte. Dal qtosso volume che raccoglie versi, molli iti 'iiiesil ca. 0 sono oin caduti, come co-\™ W W» occasionate B per acca]sonale intendiamo, QUI. Ispirata a ver- ] ' i suoi, ] (iranno, te mode del tempo, a certo yusto tra \v?leo«'anco ^l°araW'imo; s»eJ eie di teatro dialettale racchiuso in so¬ inetti e ouadrctti d- venere - pur serai re facmiìo ecce,ime p„ „lcuni Lchjèttj cavolavori auall. citando rapi\iamente. zi munaCé!!a. o' nmnaste |ri0_ A Snn Francisco, ove la pietà iumanai i0 struggimento dolorosi del \VOcta osservatore e macchiettista, si te, amai, potranno staccar*, matte i™1™ V'"'"0 """""' '"" r""T e"rom *e"""e Vlm Aei l^'^J , n venio A dimenticami, i E, m stat0 aett0 che Di Glacomo è h un classlco_ La detlnizionc - di Re¬ ,mt0 Serra, temperamento particolar- imperituri, uno svariacanzone, ariette <; sunette, che paiono veramente pali>iti di aliti primaverili, fuggevoli, lu¬ olente adatto a comprendere la poesia \ aerea, improvvisa e preziosa, sognali-te e pur concreta [come l greci- delio etore napoletano e passala da un pezzo tra 1 luoghi comuni. E s.-rra dedicò due o ire. paginate mirabili n rie.ntemente perchè Vautoie di Sere nata napulliana appartiene alla gran <le eateaorla di coloro che creano isenzlall come il respiro stesso una il moto del nostro vivere. che se• Ci so¬ è e - a o a a o na delle strofe, dei >jruppi di versi che si stancano dui suo volume e restano sosnesi nella nastra memoria, come cosa elm non appartiene a nessuno: ('«>-(/ para che eiee u-r .«.<•: passione e canto in poche partile indifferenti ». Ma l'originalità del Di Giacomo incomincia appaiilo f/ui: ed anche il suo searelo. Poiché gucsla poesia delicata., rara, antica nel suo sapore più intimo, e. poi lincila che, musicata 0 no, lui incontrato il lavori-, l'entusiasmo, la commozione, di. innumerevoli lolle. Essa è entrata, nel nuore ili tulli- alcune di aueste canzonette sono .■itale ricantate in nani dove, c ocniigite hanno destato una patetica e irresistibile meraviglia, han no suscitato brividi, sentimentali e onde di ineffabile dolcezza Serra citata Maggio! X.i taverni-!I.i.... e d'un tratto anche l più. insensibili riconoscevano nette, poche, sillabe una magica perfezione ; Serra aveva nulle volte ragione; il luogo coni-ine, la parola consueta, diventano tocco insuperabile, evocazione compiuta, e. ciò che più conta, accessibile a lutti. Per attillilo squisito. Infatti, sia un simile esordio, gualuìique popolano imo trovarci l'accento e l'Immagine a lui. cari, c intonarlo appassionatamente. ^ La passiono del DI Giacomo è guaicosa che si concentra con precisione Insuvcriilu ira l'ardore grosso e Impetuoso, non senza, rclloriea, del cauto popolare e la nitidezza gentile, estrosa, dell'invenzione lirica. Perciò egli è noeta ralliutiio e cantore stradatolo, perciò egli <) artista superiora e testi moiiio della sua gelile. Quelle « poche parole indi II creati » cui accennava il serra, sono precisamente l'anonima sincerità e pienezza di cauto che riassumono i sciuinuiiii, i miti, la fantasia di un popolo, e nella quale ogni uomo si riconosce poi; e quel tono famigliare o solitario, consono ai gusti di lutti, e tuttavia puro, che ebbero i grandi poeti primitivi, narratori, didascalici o lirici. Oaaitdo si dice che DI Giacomo è poeta « napoletano » non lo si diminuisce certo; se. si dicesse ch'ò poeta « greco » sarebbe lo stesso, perclii: qui dialetto non significa restrizione, ma, concreta universalità. Citare DI Giacomo? Non crediamo vi possa essere gioia più squisita che riandare con la memoria l suoi versi noti, notissimi, o meno noti. Poi, via via. Intere canzoni ritornano a risonare nel nostro cuore, un po' in sordina, e suscitano echi e nostalgie Ulte di luci, di trasparenze, di armonie segrete. Di Giacomo con le parole e coi suoni ha saputo creare simulacri di alto silenzio, pause di luce notturna e imminente, borbottìi, soffocazioni, cenni della natura, delle acque e del cielo, esercitando swill ascoltatori un lascino che vorremmo dire ilsico, certo] Irresistibile. Pensate alla luna, a giusto • e flettacelo , abusato sino all'incredibile; pensale che cosa essa diventa vrr Ul Giacomo: è la pienezza di va caore che non sa più contenersi, è l'impulso a cantare, a confessarsi, a di citi ararsi, di amanti ebrl, e la snervante e p->sscntc dolcezza del suo gallo, ampio, fantastico intraducìbile, che si sotti vii a poco a poco, per prospettive violacee, argentate, trasparenti, fino cali spazi remoli, lino- al sogno ed al pianto. Le sue canzoni egli le componeva cosi; come se la ricchezza deli ispirazione patetica stesse per spezzarsi entro di lui, ad ogni istante, in singulti di gioia o di malinconia, ed egli continuamente Irenasse l'impeto del canto, e alternasse, maestro eccellente, passione e imaglni, sentimento e suoni, con dosatura Impeccabile. E più ci stupisce che la sua vena fosse fatta da questo lavorio anche pia spontanea, e che la scaltrezza non servisse che a rendere più palpabile e toccante il tutto. Come sapeva insinuare paesaggi e visioni tra gli accenti d'amore del suoi anonimi personaggi e protagonisti! Perche ogni sua canzone ha un | protagonista, ed è protagonista senza nome: é la voce stessa clic sorge dalla folla, e che eanta pochi minuti, ma per tutti. Oueslo protagonista senza nome, e che ha il nome di ognuno, rivolge prima la sua interrogazione all'amata, ansiosamente, gelosamente, lìicoidate ? Dirnme. dimnie, a chi pienze assettata sola sola atlJereto a sti llastre J Passa un'linaqlne tonda, oscura, come un presentimento tragico: veoo n' ombra e clK-5t' ombra si" tu ! IC tono la visione panica, la bellezza, il l'ascino della notte, solenne e propizia, s'apre e dal suo gorgo sale un'alta pace-. Fresca •'; 'a aono. 'r.a luna d'arglento saglie ncislo e cchlu gulanca addeventa : e un sciato, 01:110 tanto, >i o viento mmiez a sfarla se sente inssù... I.'incanto è completo ; ogni nostra fibra è intenta e attonita, la visione è dominatrice e altissima: ma ecco, col fruscio di quel vento, il desiderio si riacutizza, e il protagonista prorompe-. .-Mi ciio notte, ab, cito notte!... Ma Dicclie duo t'attacco 1 Serenata napulitana: ':f slamo soffermati su questa bellissima e cara canzone appunto perché è nota a tutti, appunto perché in èssa si adunano un po' tutte le rtrt.ù del poeta, cai sopra, via via, brevemente accennammo; appunto perche essa sintetizza in certo modo i vari doni poetici del Nostro: che fu ad un tempo litico purissimo, e appassionato, romantico sommavitorc di cuori. Non si. può dimenticare dt lui ne inno ne l'altro aspetto, darebbe un torlo grave. In questo momento tristissimo non sappiamo quale dei due ci tacchi di più: e se la bellezza cristallina. Intima e lieve, d--llu sua poesia pura:- non ci slancitela mai, certo il ricordo del suo canto appassionilo sarà ognora come una pungente nostalgia nel nostro cuore. Mala distinzione è supertlua e scolastiIca: Di Giacomo è poeta squisito e 111ìcantalore, è poeta vero e imperituro, ■ appunto perche nelle, sue cose per/elite ha accordalo cuore ed arte, » poesia pura ■ 1! struggimento umano, pietà, amore. In modo tate da stutjijire ad 'ogni classi/letiziane e porsi senz'alilo al di sopra delle inutili vivisezioni. Già ccbIO rliiara o lucente Spoltra "a sera, a luna 11.-telo : 1 CUI po ll'arla, già sente » Matlgio ticniioro ; Per ccniueniorarla degnamente \ apriamo il suo vaiarne, e leggiamo i/i [silenzio.

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