Il XII festival internazionale di musica moderna sotto l'alto patronato del Capo del Governo

Il XII festival internazionale di musica moderna sotto l'alto patronato del Capo del Governo Il XII festival internazionale di musica moderna sotto l'alto patronato del Capo del Governo l-Otii nostro lnvloto)- T„t«,„+f„ ,. renze; 2 notte. interrotte, l'anno scorso, ad AmBterdam, le conversazioni dei compositori, dei critici, degù amatori di murtca più fedeli alla Società internazionale di musica contemporanea e Più assidui alle sue annuali manifestazioni, sono state riprese qui a Firenze, stamane, con l'inizio ufficiale del dodicesimo festival. 11 piacere di esser qui convenuti è stato, naturalmente, il primo argomento, nei primi incontri. Firenze accoglie con la consueta ospitalità graziosa gli aderenti a questa settimana, cui il Capo del Governo ha concesso il suo alto patronato, e offre ad essi, oltre alle impareggiabili sue bellezze, il beato dono della discrezione e della intimità cittadina. Le vaste metropoli sono poco adatte a siffatti convegni. A Londra, per esemplo, i conversari, gli incontri parevano ostacolati dalle distanze, dalla moltitudine. Città mirabili e attrattive, come quelle italiane finora scelte a sedi dei festivals, raccolte, quasi silenziose, Venezia, Siena, Firenze, facilitano invece uno degli scopi della Società, che è lo scambio delle idee sull'arte, la personale conoscenza degli artisti. E anche l'altro scopo, che è di ascoltare le musiche più indicative e recenti, è ottimamente raggiunto qui. Appunto si ricordava oggi che, l'anno scorso, parecchie opere sinfoniche ebbero un'assai sommaria esecuzione. La cosa è diversa, a Firenze, grazie all'organizzazione, cui ha provveduto Alfredo Casella, presidente della Sezione italiana, e all'eccellenza dell'orchestra formata e diretta da Vittorio Gui. Non poteva dubitarsi della compiutezza delle manifestazioni, e il primo concerto sinfonico, nel pomeriggio di oggi, ha provato la certezza. Un altro argomento, che tocca nel vivo di questa istituzione, è proposto dal programma artistico di questa settimana. Si osserva, a prima vista, un nuovo orientamento nella scelta del compositori. Ecco parecchi nomi fra i più noti, ecco alcuni fra i «meno giovami., che erano stati quasi esclu-si nei precedenti festivals. Sembra che la Società si sia domandato che abbia da intendersi per «contemporaneo.-». Ela risposta, implicitamente contenuta nel presente programma, non è senza interesse: contemporanei sono anche i maestri, anche i «meno giovani». I « meno giovani » Fondata dopo la guerra per riallacciare le relazioni culturali fra gli stati europei, per far conoscere ciò che si andava preparando nelle singole na-zionl, la* Società si Improntò subito dlun modernismo a oltranza. Contempo-raneltà e modernità significarono so-prattutto reazione, produzione ar.tite-tica alla precedente, novecentismo con- tro ottocentlsmo, atonalità. Attorno «Ila Società si raccolsero alcuni musi- cistl d'Italia e di Francia e d'Inghil- terra, inclini aUa reazione antiroman-tica, e, più numerosi, i tedeschi e gli austriaci. Non mancò qualche rivela- zione. Hindemith, per esempio, vennein luce, si può dire, nel primo festival, a Salisburgo. E con lui acquistarono maggior fama, grazio alla propaganda propria delle manifestazioni internazionali, i più nuovi compositori. Parve in seguito che il modernismo potesse ritrovarsi soprattutto c solamente nel più giovani, nei giovanissimi, negli inediti, e che le opere e 1 nomi già noti fossero da escludere. Un po' per volta passarono in seconda li- nea Strawinski, Ravel, Schonberg, Bartok, e poi anche Alban Berg, Szy-!manowski, Honegger, Hindemith. Sem-1bravano ò superati o già pervenuti; lasciassero il posto agli ignoti, ai più!audaci, perfino ai più inesperti. E cosi avvenne, per parecchi anni. Ne consegui, come i più saggi sodi ora riconoscono, tale un disinteresse alla musica contemporanea o moderna che dir si' voglia che i festivals cominciarono a esser disertati dal pubblico, dagli stessi musicisti, dal critici. Minaccia di fallimento. A Siena, qualche opera italiana parve un richiamo alla serietà e alle necessità. A Vienna, una roccaforte dei più atonali, le cosa andarono in tal modo che Alfred Einstein Intitolò La musica - torre di Babele. due articoli, nei quali ammonì che la musica moderna non poteva durarla cosi, ma si doveva sostanziare di una nuova umanità, distinta dall'antica per l'accento patetico e per il suono, dovesse abbandonare il carattere di esperimento da laboratorio, precisare i proprli obbiettivi, restaurare il concetto della forma. Ad Amsterdam, l'anno scorso, parecchi discepoli di Schonberg rappresentavano ancora la più furibonda atonalità; si ebbe qualche accenno dello sterile «ritorno a Bach»; pochissime le cose notevoli, fra le quali il Concerto di Casella e la Partita del Petrassi. E alla fine del festival, nuovi allarmi e rimproveri e ammonimenti. Nuovo orientamento Ed eccoci a Firenze. Il programma è diversamente orientato. Contempo- rane! non sono anche gli uomini, gli artisti, sulla cinquantina, e vivaci oattivi? Perchè dovrebbero essere an- cora trascurati in queste mostre deltempo presente? E le loro opere piùrecenti, edite o inedite, non devono es- 6ere offerte alla pubblica conoscenza sotto 11 segno della Società? Ed ecco che appaiono o riappaiono 1 nomi di Ravel, che ha cinquantanove anni, Alfano, Mule, Malipiero, Pizzctti, Casel- la, A. Berg, Bartok. Fra i musicisti nati nell'ultimo decennio del secolo di- ciannovesimo vediamo Castelnuovo Te-desco, Labroca, A. Haba, Honegger, Hindemith'. Certo non mancano i giovani, il Dallapiccola, il Gorini e parecchi stranieri, non ancora elencati dai lessici più recenti, dei quali conosceremo in questi giorni opere e dati. Con l'avvicinamento e la ripresentazione di tali nomi la Società di musica contemporanea riprende la strada che aveva abbandonata, e, riaffermando 1 suoi propositi fondamentali, cerca nuovamente il pubblico e lo Invita a ritornare nelle sale da concerto, per seguirvi le evoluzioni del maggiori e più cari musicisti, (l'assenza di qualcuno di essi significa certo non esclusione, ma impossibilità), per riprendere o mantenere il contatto con la penultima generazione, per conoscere maturità, filiazioni, e, Dio lo voglia, per scoprire nuovi talenti e temperamenti. in questo opportunissimo dlvisamen-to della Società, che è artistico e pra- ù , i l . a a e e a e a tico insieme, vogliamo Intendere due ammissioni. Una che è il lanciare con i mezzi di propaganda proprli della nostra civiltà opere più arroganti, irritanti, eccentriche, immature, che meditate e amabili è un giuoco pericoloso per il credito e per l'economia di tutti, dell'arte, degli editori, degù autori, dei critici. Al discredito segue il disinteresse, che colpisce indirettamente anche il prodotto buono, per parlare il linguaggio della bottega. E un'altra ammissione, ci sembra, è che i vocaboli contemporaneo e moderno non debbano significare soltanto reazione, antitesi, polemica, ma svolgimento, e in più alto senso svolgimenti di attualità, quasi conciliazione di opposti, infine varietà e ricchezza di atteggiamenti e di tendenze. Ciascuno segue la sua strada. Atonale o no, ciascuno è moderno a suo modo e ha la fortuna che gli tocca. Pacatamente, il popolo, ritornando alla musica moderna, conoscerà, sceglierà, progredirà. Bene, per la cultura, anche. Del resto quale musicista e quale ascoltatore, che sieno degni di tali nomi, non si modernizza, cioè non si evolve sia pure impercettibilmente, e non per seguire la moda, ma per necessità naturale, per autocritica, per intima consonanza con il tempo? Sotto il cielo di Firenze, con la chiarezza del pensiero latino, la Società internazionale di musica contemporanea ha forse involontariamente preso atto d'una condizione di fatto, di un'aspirazione degli animi, d'una segreta necessità artistica del popolo, del popolodi tutto il mondo: riavvicinarsi alla musica del suo tempo, e non vedervi abissi, ma continuità e luce. Il . . Il primo Concerto Varie nella concezione estetica e ne- gli atteggiamenti, ma senza bizzarrie e superfluità, le composizioni eseguitene! primo concerto oggi al Teatro Co- mimale, hanno dato un primo saggio |de,lla contemporanea musica italiana, Ie spinto il folto uditorio a manifesta |re con sollecitudine e convinzione il JSU0 gradimento. L'orientamento del lamenti tanto vigorosi quanto fervidi ie procurato due chiamate all'auto Festival ha dunque trovato cordiale>nsenso Quattro opere già note in Italia, manuove per Firenze, e una nuovissima, sono state oggi presentate. Ben concertata e vivacemente diretta da Fernando Previtali, la Seconda Sinfoniadi Alfano"'s'è imposta all'attenzioneper la solida costruzione, per gli svol- |JTe e al" ^o'vanc"dTre"ttore! La Partita ;dl i_,Ujgi Dallapiccola (nato trent'annl;0r sono a pi3mo d'Istria, allievo di Vi-1 to Frazzi) ha mostrato la buona pre- | para2;0ne di lui, la sicurezza della fat- | turai e ancne ja poeticità di ima vena j lirica sig-norile e fluente. Con un sen i so armonistico e vocalistico moderno e 1 disciplinato alle idee e alle ispirazio ni, questa Partita consta di una pas ; sacagijai di una burlesca, di un reci,tativo seguito da una fanfara, e di una nenia, nella quale una voce di prano piacevolmente si aggiunge all'orchestra e reca insieme con le dolcezze di un latino pontaniano soavità e candore di melodia. Vittorio Gui diresse questa composizione, cui partecipò la cantante Ginevra Vivante. Autore ed esecutori vennero chiamati duo volte. In seguito Alfredo Casella ha presentato la nuovissima sinfonia di Ma- ! "Piel;°- Essa reca il sottotitolo Como Ir 1 Magioni, e tale allusione si ri¬ £orisce soltallto al everso sentimento !oho vagamente ne impronta i quattro tempi. E' notevole innanzi tutto l'aspetto simpatico, amabile di questa composizione. Non urti, non attriti, non atteggiamenti beffardi o ironici. Un che di pensoso e di sentito. Un enso dì calma e di ordine. Musica disciplinatamente tonale. I temi evidenti, sensibili, sia nel disegno sia nella fonica, qualcuno di e popolaresco, non hanno svolgimenti (così il Malipiero si riafferma antiromantico, antiottocentesco) e si ripetono e alternano, inseriti in una prosa stilisticamente coerente. Questa coerenza è ottenuta con una tecnica che è anch'essa antiottocentesca, In quanto rinuncia al quartetto degli ar- carattere festosodell'opera ha un carattere particolare, amabile, come dicemmo, e definito. Per la semplicità e la chiarezza quest'opera si distingue da tutte le altre, sia sinfoniche, sia da camera, del Malipiero, pur serbando il personale gusto che è proprio di lui. Insistentemente chiamato, il Malipiero non è ap I parso, j Infine il Casella diresse due Canti sl Milioni appositamente orchestrati dal l Mule (e la signorina Vivante li cantò !efficacemente), e la propria recente jcomposizione intitolata Jiitrodii^ioue chl, come nucleo di base, e preferiscel'opposizione dei fiati e degli archi, co- stupendo come una duplice coralità. Tra i fiati sono specialmente usati ilegni ai quali gli ottoni si aggiungono quasi a rinforzo e per varietà di tira- bri. Si hanno dunque, disposizioni te- raatiche e strumentali, che ricordano quelle dei secoli anteriori al sinfoni-smo sette-ottocentesco. Gli impasti dei timbri sono interessanti. Ogni tempo J'„ ^„ .„ aria e toccata, che è come una grossa fantasia, in cui lo stile ultimo del Casella, come quello della Partita per piano e orchestra, si ripercuote in una pletorica, urgente folla di ritmi e di I suoni, e riesce In parte vivace, in par te massiccia. Il Casella fu festeggiato 1 calorosamente alla fino del programma. Con questo concerto, che ha costituito una bella affermazione della musica italiana, e con una breve cerimonia ufficiale nel palazzo del Governo, in cui S. E. Maggioni, Prefetto di Firenze, e il presidente della Società, l'Insigne musicologo inglese Dent, si sono scambiati cordiali saluti e omaggi, ha avuto inizio il dodicesimo Festival. A. DELLA CORTE.