L'ultimo Stuart alla conquista di un trono

L'ultimo Stuart alla conquista di un trono Avventure rega 1 i L'ultimo Stuart alla conquista di un trono to <H vista di quelli eh; Chamfort chia mava ironicamente i prodotti della civìltà Perfezionata, non può fare a me- »? di F0™^™ Un Pr°°resslvo ,deca; dimento dell eroismo e del conto in cui questo è tenuto. In una società cne si viene organizzando sulle basi d'una solida e facoltosa borghesia, in una Chi esamini il XVIII secolo dal pun-jnecha~giErede.msocietà che ride di tutto a cominciarejprida se stessa e nella quale i valori Idimte"cttuali s' affermano a detrimen- i to di altri piu Prinfntivi e Istintivi, ! su non c'è piu posto Per Don Chisciot-| ce te, n cuito dell'eroe rinascerà soltan-!tatò col Romanticismo. Tuttavia, è ap- 'rn punto verso la metà del secolo, quan-Jci do le grandi nazioni d'Europa sono z'impegnate nella guerra per la succes-; lesione d'Austria, che la storia registrailu lma tra le Piu belle avventure di tutti av' ^P1' e cloè 11 tentativo compiuto !ro ^i^"10 .,Edoardo 3n3?Lper ™on-ì™gustare il trono dInghilterra occu-! ipato da Giorgio xi di Brunswick. | | L avventura. .P.ossied? . tut.u Ju. e1?' i seertofolatementi suscettibili di colpire la fantasia del pubblico: per protagonista un principe di ventiquattr'anni, pieno di ardimento, discendente da una stirpe illustre contro la quale il destino si è S^-iJ^^^L^^iSiJSKinZ,ST—,n« ì"indomabile; e avvenimenti, epici P"; Sina, drammatici poi, che nascono già ! mcircondati da un tenue alone di leg- Lgenda, più adatti a essere cantati in jauna sagra eroica che elencati^un ;Sgiacobita ■:■> (la pri ma è quella del 1715), e si riduce a un episodio di polizia interna. Ciò non toglie al fatti nulla della loro poten 'za" di suggestione. Walter Scott con mfrl'p.slessa che fu appunto sentendo narra- jc t'essa che fu appunto sentendo narra- ic-re questa storia di battaglie, di ardi-1in, menti, di grandi e umili devozioni, che!g coperse la sua vocazione di scrittore. \fa'"^rdoimdegh | v® ^"T" P™0^0 CaIl° Edoardo |m .Stuart, il Bomue Prince Charlie degli |v\hitjhlanders, sia pure in una narrazio-n,ine rigidamente storica qual'è quella]u]recentissima, ultima in ordine di tem- ]po di una lunga serie d'opere francesi Id e inglesi sull'argomento, di L. Du-|p\mont-Wilden («ie Prince Errant » je- Librarne A. Colin, Paris, 1934), rima- dne un personaggio da romanzo. |lPreparativi di una restaurazione |zFu nel febbraio del 1744 che il orin- un cipe abbandonò Roma, dove era nato, per lanciarsi nella grande avventura. :£\M lealismo dei bnm Scozzesi era ve->e>™t0 a cercarlo sin 11, dove suo padre |sI ^^.S^ a e a . o me il Pretendente od il Cavaliere di *™ SI^ÌX'S suo buon fratello Luigi XV una piccola corte di cui il Presidente de Brosse ci ha lasciato nelle sue « Lettres d'Italie » una piacevole descrizione. Il principe aveva ventitre anni, un'anima ardente, fiera, ostinata che, non è rettorica supporlo, doveva essersi nutrita di pensieri eroici durante le lunghe galoppate solitarie nella campagna romana. Suo padre, al quale il de Brosse aveva trovato una fisonomia « triste e sciocca », era ormai un vecchio uomo sfiduciato e bigotto, che s'appagava di un'ombra di regalità e non attendeva più nulla se non dalla provvidenza. Ma tbdrtilsilsnscmdil principe Carlo aveva sin da fanciullo Gaccettato il destino comune a quasi | sI tutti gli Stuart, ch'era di aprirsi la!pe]^^ ai trono con la spada in pugno. |ta li de Brosse scriveva di lui: « J'en-1 Cettends dire ù ceux qui le connaissent \\d\à fond... qu'il a de la bonté de coeur ! Ea et un <Jrand courage; qu'il sent vive-] - ment sa situation, et que, s'il tt'en n<sort vas un jour, ce ne sera pas fante] ^'^^^ en, Nel 1744 ]a situazione europea, conide i a o , . l e . ò o n - l'Inghilterra impegnata a fondo in una guerra disgraziata sul continente, pareva favorevole a una restaurazione giacobita. D'altra parte, la dinastia d'Hannover, dopo cinquant'anni di regno, appariva ancora estranea al paese, il che, in qualche modo, dava buon gioco al giacobismo. Queste considerazioni, e più ancora la promessa dell'aiuto francese, decisero Carlo Edoardo. Il cardinale de Tencin, che era pro- nnsLcmpdrl, znosticato ministro di Luigi XV dopolcia morte di Fleury, era stato largo 1di promesse: tre sbarchi simultanei udi truppe francesi, due in Scozia, uno : dnel sud dell'Inghilterra, diretto que-' st'ultimo dal Maresciallo di Sassonia, :vavrebbero dovuto sostenere l'insurre- szione Così la Francia ritornava alla politica tradizionale di Versailles, che aveva sempre considerato la Scozia co- nsU!indlretta contro il nemico, che avrebbe aì indebolito la sua efficienza. C'era poi me un'arma eccellente per colpire i " g1l'Inghilterra alle spalle. La mossa era anche strategicamente importante, per. che si sarebbe tradotta in un'azione ai miraggio delIo sbarco armato sul he coste Inglesi, che avrebbe realizzato juno dei più antichi sogni della Menar^ chia francese. i « VoSl10 lentare lì ml° destm0 " Considerato tutto ciò non si corn| prende perchè, dopo un primo scacco ì u-j navale, scomparso 11 Tencin dalla sce-i " " ' "<V rinunciasse al-|dice che la Fran- \ Germania, in Fian-;dra e in Italia, non aveva più nè de- j naro nè uomini, e che il principe Car-1 10 venne sacrificato alla calamità pub. I bllca. E' una spiegazione plausibile. | Più difficile è spiegare come più tardi, la Francia abbandonasse a se stesso j 11 Pretendente vittorioso. Carlo Edoar- ! do a Londra, voleva dire per la Fran-1 da la pace con l'Inghilterra, la pos- sibllità di concentrare le proprie forze > contro l'Austria, forse la guerra dei I sette anni evitata. ! Comunque, il principe era lanciato | e nessuno avrebbe potuto arrestarlo. Convintosi che non cera da fare as-'a; orsni li nesi a di ri o uona po ire a li sezgta iut , . .segnamento sull'aiuto francese, Carlo IEdoardo cercò altrove. de«so sono sue.parole, «a partir solo per mettersi al- lla testa dei suoi montanari e Penre, piuttosto che continuare una vita sen-jza gloria». Un banchiere scozzese sta-batto a Parigi gli prestò centottantamila sterline, un armatore irlandese residente a Nantes mise a sua disposizione due navi mediocri, ed egli, 1*8 luglio 1745, dopo aver scritto a Luigi XV « je veux tenter ma destinée », ,.- j.t] s-1 parti con pochi fedeli u le eer ria. ado Durante la traversata le due navi incontrarono un vascello da guerra inglese col quale furono costrette a impegnare battaglia. La nave più gran-de. l'Elisabeth, su cui si trovava laVElisabeth, su cui si trovava mJnizìoni acquistate in Francia, dopo un maggior parte delle armi e delle munizioni acquistate in Francia, dopo un lungo .combattimento dovette riparare el porto di Brest; l'altra, la Dontclìe,\ he aveva a bordo il principe, riuscii ~"fug'gYre, "e, "dopo "varie*"a™nture, i ?iunse all'isola di South Uist, nelle :lbridi; di li, poi, costeggiando le ter-|se scozzesi, si spinse fino a un porto!Pella contea d'Inverness. jd.Arrivato in Scozia il 18 luglio, chia- Bmati a raccolta i capi dei clans, il! rincipe fu ben presto in condizioniiti marciare su Edimburgo. Molti trail nobili scozzesi, che ricordavano l'in- duccesso della sollevazione del .1715, | oercarono di fargli comprendere quan-jca follia ci fosse nel tentare una si- \crnile impresa senza l'aiuto della Fran- ivia e soprattutto senza denaro e sen- t'armi, ma egli fece appello al loro Itealismo affermando di «essere riso- ! ruto a riconquistare il regno dei suoi uvi o a morire», ed essi si dichiara-.tono pronti a dare il loro sangue perìn™- ... ,. , , | a Alle porte di Londra sCarlo Edoardo faceva un grande as-'degnamento sui giacobiti, ma non si . nra mai preoccupato di indagare quan-!to di attivo e quanto di passivo ci j losse nel giacobismo: anche facendo I Sa debita parte all'opposizione che po-JAeva venire dai whigs e dai protestan-! jK avversl sli ^ al àssP°tism°> 8-»ìq"111 al papism0 lmPersonati da&»MStuart, egli non era lontano dall'ini-; magm'areB un'Inghilterra balzante in -TS „, *ja de, sovrano Hr™ alta eT^sai ^^^oJScozia del Nord, dove le tradizioni del^montanari delle alte terre discesero a '-rotte dai loro villaggi e costituirono; 'esercito con cui il Pretendente vinse a '■ più riprese gli Inglesi e si avanzòin quasi alle porte di Londra. Voltaire!i dice corae qucati soidati eroici e |" àèe "*Come*' questi sòldatT eroici e|ndisciplinati combattessero: essi giun. ]gevano dl corsa addosso agli Inglesi, !aceVano fuoco a venti passi dal ne-;mico, poi, abbandonati i fucili, mette-\vano mano al pugnale e iniziavano | mlco> poi vano ma , corp0 a corpo, parando i colpi con un piccolo scudo di cuoio. . Ma. a misura che dalle alto terre 1 dei Nord si scendeva verso il Sud eipm ancora quando, varcato l'Esk, si entrava in Inghilterra, il giacobismo|diventava meno battagliero. Per gli | lnglesi esso era una forma di opposi- [zione al Governo' luaad0 non era|un'ostentazione d'eleganza mentale che, non impegnava a nulla. Questo spiega ! hè ^prèsa falli. Carlo Edoardo ! £on doveva lottare soltanto contro giteserciu inglesii ma anche contro il i secoi0 scettico è antieroico nel quale il lo aveva fatto nascere. E tuttavia, meno di due mesi dopo, in_Scozia' entrava trionfalmente a Edimburgo, dopo aver | battuto il primo esercito inglese mandato contro di lui, e faceva proclamare suo padre Giacomo III re d'Inghilterra, di Scozia e di Irlanda. Iniziata l 31 ottobre 1745 la marcia attraverso l'Inghilterra, ai primi di dicembre l principe era a poche decine di chilometri da Londra. Nessun esercito scozzese era mai arrivato cosi vicino alla Capitale. Ma qui la posizione si dimostrò presto insostenibile. Tre corpi d'armata inglesi comandati, il primo dal generale Wade, 11 secondo dal duca di Cumberland, il terzo da re G[orgi0 ln persona, si disponevano a schiacciare il piccolo esercito scozzese. pu quindi necessario iniziare la ritirata verso la Scozia dove un quartoICOrpo inglese, al comando del genera-1\e Hawley, aveva di nuovo occupato jEdimburgo. ì ... ,. , ( La line di un epopea j' - '• • Voltando le spalle a Londra, il prln- eipe dovette/vfre l'impressione di tra. dlre il suo destmo. Rompere la conti nuità di quella prodigiosa avventura non poteva che comprometterne il resultato finale. Durante la marcia su Londra, ch'egli aveva compiuto a piedi, con lo scudo di cuoio sulle spalle, come il più umile dei suol soldati, neppure per un istante il principe aveva dubitato del successo. Ma durante la ritirata la fiducia parve abbandonarlo. E tuttavia il piccolo esercito scoz- zese inflisse agli Inglesi ancora pareo chie disfatte parziali, sino a che, ll17 gennaio 1746, a Falkirk, riportò una grande vittoria sul corpo d'armatadel generale Hawley. Fu l'ultima. Il piccolo esercito, pri-vo di tutto, decimato da cinque duris- siml mesi di marce e di battaglie, sfi-nito dal lungo e rigido inverno, si scontrò il 15 aprile a Culloden col ducadi Cumberland: il vinto di Fontenoy che passava, chi sa perchè, per un gran generale, ebbe facilmente ragione de-gli Scozzesi. Quando tutto fu perduto, alcuni ufficiali irlandesi trascinarono 11 Pretendente lontano dal campo dibattaglia. Allora, mentre sotto gli ordini del vincitore, che si meritò il nome di « Cumberland il beccaio », la rivolta veniva spietatamente e metodicamente soffocata nel sangue, cominciò per il principe quella fuga romanzesca per castelli, per boschi, per grotte, e, più tardi, attraverso le isole Ebridi, la cui leggenda è viva tuttora nel Nord della scozia. Walter Scott, nella sua glovi-nezza, conobbe un ex-capo brigante cne ^ vantava di aver protetto coi suoi compagni la fuga del Bonnie priÌWe charlìe. Per apprezzare al suo giusto valore il lealismo scozzese, bi- SOgna pensare che il governo di Lon dTa aveva posto sul fuggiasco una ta gHa ^ trentamila sterline; una vera fortuna per la povera gente cui il principe affidò per cinque lunghi mesi la propria vita. Ma nessuno lo tradì, X1 19 settembre 1746 due navi cor gare francesii VHeitrcux e 11 Prince dg ContìJ> raccolsero l'eroe della triste ! epopea e lo trasportarono in Francia| rCarlo Ed*oardo v^se fino al 1788. E nota stQri del suo matrimonio con ' . Luisa de Stolberg, meglio nota col no I me dl cantessa d'Albany e come aman . delrAlfierii matrimonio voluto dallalrte Versailles allo scopo di per- dinastia degli Stuarj£ * -poteva rendere an| <.~V1_-0h alla -Francia, ^TuTtiml ln^ Via s^vSrt^i 'maLux «Binamente eCario Edoardo moralmente: alla leggenda luminosad'un giovane principe affermante, conun giovane principe la spada alla mano, i suoi diritti a uno dei più grandi troni del mondo, ssovrappose la realtà brutale d'un rsenza corona, invecchiato anzitempoche cercava nell'alcool la consolazion! delle sue delusioni. L'Europa rise «"Ha | sue: sventure coniugali _e_non\ me prum:— _ _,„„:,._ »...J nell'eroe scozzese che un manto trdn dito. n e! CESARE GIARDINI.