I trattati e gli interessi italiani

I trattati e gli interessi italiani STORIA DIPLOMATICA DELLA TUNISIA I trattati e gli interessi italiani Quando Tunisi, vi trovarono settecento dei\dJ/oro e dodicimila italiani. Era l'^'\ diTUNISI, marzo. |bri francesi entrarono in\vu. maggio del. 1881. A Roma, quattro Gi ?*or.n* innansì> l'ambasciatore de n Ao«"'e* aveva tranquillamente af-[(lc^™0!0 a Benedetto Cairoli che la\*ì lontano a occti tare 1 B V i Tr 00jfo dalla piena àeìlo sdegno°nuzio ""?C; C<^oU ""^ Fu qufl° ? **\B >«0 tradimento francete dnnn Villa-I «'«««»'e?"o puntele uopo v tua \ VCfrancia non pensava neppur dalla\Mroil /ranca": la Triplice Alleanza e il no-i, stro rancore contro la , sorella lati-\Z "V ™ mozzarono irresistibili. Non L,r'arC.\Ul St0rM W***™**? P°"\glUrina dei rapporti franco-it aftam: do-\aelpo tutto quanto e stato scritto sul-ÌQIIargomento, sarebbe un inutile apre- jcco di eloquenza. Ma una cosa noni \dicimila italiani di Tunt^cfte t/ran-/r\cef poterono metter piede e radice,di"e"a Re'JJ>cniu- aiJ Una constatazione st Ml mo (] u t , . s.m.- ironica dir rto^r, sonare ,una coZataz™ne ImattaJimaa ! constatazione siriana, puma a i fre';."™re l occupazione, poi a spal\^9jarla. Priva della possibilità di trasportare in Tunisia dei francesi r come Carlo X aveva fatto in Algeria. C la terza Repubblica sarebbe stata ri-ì 'dotta, all'indomani del trattato del r\Bardo, a confidare unicamente sulle ndmtisro baionette dei suoi soldati e s,die pe-,r "6 C'V. V'01 scnbL Per aprirsi l adito'te » un "ltesa cot musulmani del Bei- a ?«-a/o. Ma la presenza dei nostri imit'',ac'se Hveva ormai creato una pre- v giudiziale favorevole agli interventi meuropei. Quale miglior propagandogper un invasore, di quella che dal leprincipio del secolo facevano in Tu- 1nisia all'Europa civile e cristiana i z nostri mercanti, i nostri medici, i no- r •s'r' avvocati, i nostri contadini, i no- co stri pescatori, i nostri artigiani?'Mo Raccogliendo il frutto di qiutn-'na*to noi avevamo seminato, Parigi la po/e stabilire senza fatica ne ri- sn schio a suo vroieUorato a ri-ìbi paro del baluardo di europeismo pazientemente eretto dai nostri e divenuto, per forza di cose, la testa dì ponte della sua avanzata. Il terreno era pronto, la Tunisia era matura. La Francia venne e la colse, in barba alla nostra politica delle « mani nette ». Agli inizi, la sua condotta verso a o l i 6 3, i «* «««««j « TuniSK fu tutta lega l e sorr'so- « « governo della Re j pubblica, diceva cavallerescamente nj(7 trattato del Bardo, garentisce l'e-;secuzione dei trattati esistenti fra il o governo della Reggenza e le potenze ri europee ». E in una circolare del 13 -' . - jpilpanagrfs- maaaio successivo il ministro deali a. KsterTBarth^lTmu Saltatetene- ! . esteri Barthelemy baint-Wlate rac-,^.comandava ai propri agenti diploma-fu-|.«Wl e consolari: « La S. V. farà os-ìe-■serrare cfce, 7i<n<7i dal recare offesaÌi-'ai trattati anteriori fra il governo o della Reggenza e le varie potenze eu-\o-,,.0;)Ce^ l'intervento della Francia liìe'conferma e conferisce anzi loro no-\' veIl° lalore »••• Se questa politica di]l-i"-»P«"o'dei diritti acquisiti fosseista-a-Ito praticata anche in seguito, c'è dan- ]scommettere che prima o poi l'Italia 'n- \ paese longanime, avrebbe finito condi J0 scordarsi della ferita sofferta e e- \ che „ poco „ poco ,j pomo deUa di-al | scordjo tunisino si sarebbe risoltoSél^ due P°P°R in ««« inattesa occa-di eìow di solidarietà creatrice. Era loal\sciogìJmento auggerUo dal baon ae)l. so_ Per qml ragionCì aua fin dei con-I « «/>» ■■anm,.tn mi italianiui,; . , . ni:el- ppone tirannico ad ogni passo Glia-! inglesi sbarcarono ad Alessandriache i francesi erano entrati in Tuni sia. Fu il loro modo di ripagarsi del-nta, ro\i>acriuiesccnza accordata a questi ul ale ^ p . ;/ tfatlato dclBar. si- !!„.„„„„ nii;,„r >do aveva premesso, all'art. 3: *Qu&[sta occupazione cesserà quando leo ugo, » po o- or- a- di,: oi.it fi, non avrebbero dovuto gli it.... L-it-ere e prosperare liberamente inTunisia accanto ai francesi come fa-cevano in Egitto accanto agli in-alesi > ' Confronto con l'Egitto Giacchè a chi inediti sulle vicendedi Tunisi il paragone con l'EgittoJiesattamente un anno c tre mesi dopoluglio 18S2, bombardata Alessanna-'rfi ,; l'ammiraglio Seymour io- '. r>i j r m- promise al Kcdivc, come Gladstone io- < faceva dal suo banco della Camera e,det Comuni: « Il governo britannico no ; . . ,. rdi, "°" «« '« '"e\'°ma mtenzwne ai con due quistare l Egitto ne di attentare alco-1/f( libertà o alla religione degli egi a- autorità militari francesi e tunisineavranno riconosciuto di comune ac-cordo che ^amministrazione locale ètti grado di garentire lordine Neltti |3iani. Il suo unico scopo consiste nesta \ proteggere V. A. e il popolo egiziano ot--contro i ribelli v.\ Si<7Je rive del Nilo atdà 'cru "l!a^lt scoppiatu quell'anno, cerar- Uamente voluta dalla Provvidenza, lade-1 rivolta di Arabi pascià, non altrimeuale rdi avanti erano scoppiate, altrettanto provvidenziali, leSÌtì I incursioni dei Crumiri al confine al""[gero-tmisino: l'umorismo inglese. \»on è celebre soltanto in letteratura il /« Egitto l'Inghilterra ci rimase, co, il me la Francia rimase in Tunisia. Sc 1.0\ nonché, 'a differenza della secondaon . , . , , oni [ohe pure aveva .date ai lci~i tontche]garenzie, la prima rispettò, pur no co-1 avendo qurcntito nulla, le ipotech2!K i *ccolari esistenti sul parse occupato | Il lato suggestivo della politic (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ) dJ^ Smtóàk noì*À di godere da parte dei n britannica in Egitto sta nell'osservunza perfetta di cui i preesistenti "itti stranieri non dovevano cessar . godere da parte dei nuovi padroni. Giungendo nel paese, i rappresentan n della graziosa Regina trovarono, [(lccanl0 agU aUrj nuclei di popola\*ìone europea, quindicimila italiani. \B allorchè i quindicimila furono diI + x- • , -, \ VCntatl. cinquantamila, non per que- \Ma> avendoceli trovati, ve li lasciarono; coi loro diritti, le loro libertà, il loro stato civile, la loro lingua. i, \ZtavTs0dt^ro nTeZeapeZsi L, Ua adottata a prjmo £iorM0: \gli italiani rimasero fra i più sicuri \aelementì dì T,ace politica e di proÌQressQ cMle in , Mltore imperia. jc. € Io »on son0i scrisse lord Mili nel sll0 famoso lihr0 England in /r~^{ 0 yMnisi rton ci ^ ,dato esempio> uno di coloro j (mli ai immaginano che tutto quel che è stato fatto in Egitto dopo il 1882 sia i i r . Capitolazioni e gli interessi stranieri -ì Nella realtà delle cose, è solo dul rante la guerra, a trentacinque an- e ni buoni dall'occupazione e per me- dovuto agli inglesi. Sono anzi il primo a riconoscere la parte importantissima avuta nella rinascila del paese dagli indigeni e dagli altri europei ». -,re cause contingenti che ringhao'terra pose mente alla possibilità e - alla convenienza di limitare la poritata delle Capitolazioni. La prima - volta che si riunì al Cairo una «Conii missione delle Capitolazioni ■-> fu ne- ogli ultimi mesi del conflitto mondic¬ l le, dal 5 aprile 1917 al 28 novembre - 1918, ossia durante la breve esisteni za del Protettorato, scolorita meteo- ra durata, come è noto, dal 18 di- cernire 1914 al 28 febbraio 1922. ?'Ma in quella Commissione sedeva-'no, con gli inglesi, consiglieri itai liani e francesi, e il programma as- segnatole non mirava affatto ad ci-ìbolire le capitolazioni in blocco, per o dì o a. rni o a ee eil ze 13 jpreterizione o con un frego di penna in virtù di una decisione unilaterale, bensì semplicemente a sfrondarle, per mutuo consenso, della parte più antiquata e incresciosa per l'amministrazione locale: quella relativa alla procedura giudiziaria e alla legislazione fiscale, lasciando inalterato tutto il resto, cioè quanto si riferisce allo statuto personale degli stranieri e in primo luogo alla intangibilità della cittadinanza, della lingua e delle scuole. La Commissione non approdò, del resto, se non alla redazione di un progetto in centocinquantacinquc articoli il quale doveva restare abbandonato sul li e- ! telaio ver dar luoao nel 1922 prò c-,teiajo per aar luogo nei iv^pro a-fumata Imdipendenzo a una provs-ìVisoria conferma dello statu quo saÌNel 1925 il problema della riforma no del regime capitolare fece oggetto u-\di negoziati diretti fra Egitto e Po liìtenze, ma senza condurre neppure o-\allora a risultati positivi. Di lì a cindi]que anni, il progetto di trattato an- a-glo-yiziano previde, all'art. 11 ohe daS. M. britannica avrebbe usato del a 'proprio ascendente presso le Potenonze aventi diritti capitolari per otte e nere, «in condizioni che salvaguardi-tdino i legittimi diritti degli strameto',ri, il trasferimento ai tribunali mi- a-\sti deUa sUtrisdizione consolare vi lo/jcntc e V applicazione agli stranieri )l.\deUa legislazione egiziana». Senon- n-ìchè, andato a monte il trattato, an- ani\che questo punto particolare della ni:\ ' — * - Gli.finora mai osato negare i s ria\ti diritti dei terzi,e chele « ni el- ul ar. u& le in\questione rimase in sospeso. Vedrcfa-'mo un giorno un'ipotetica conferenn-\za internazionale acconsentire a ri '■ mettere in discussione lo statu quo \del 1922 ? NulIa ?>ermette di a"er- . mario. Il certo, in ogni caso, è che de\nessitn0 in Egitto, né il governo briJi\tannico, ne il governo egiziano, ha sacrosanvelleità di po] r-lforma delle capitolazioni hanno sempre trovata la loro norma suprema nella possibilità o meno di giungere a una effettiva conciliazione dell'interesse locale con l'interesse straniero. Una protesta... anour one era ico on alegiine} ac-j e è toj^a'na dan-avcr praticato in EgitNel' La stessa Francia, del resto, è ben nel ano Nilo cer to, per quel che riguarda le prerogative sue proprie, una politica rinunciataria. Con l'accordo francobritannico dell'S aprile 1904 essa ottenne, al contrario, che gli inglesi si impegnassero a non mutare lo stato politico del paese. Nel 1922 insorse contro l'idea, di lord Milner di'abolire le capitolazioni per affidare all'Inghilterra la difesa degli interessi stranieri, osservando che mercè quel provvedimento l'influenza inglese in Egitto sarebbe aumen- a, laUata in modo non desiderabile e fa meu-\cendo s organo cop-'ufficioso, he Journal du Caire: , le;/Noi non possiutno ammettere che al-'; j„ nessun paese qli interessi franlese Lai, pubblici o privali, siano difesi ura. \da un governo che non sia quello co-francese Nel 1929 /« nuova situa Sc-j^ione fatta all'Egitto da MacDonda, nald la indusse, da esperta causidi- , , tonte co, a proclamare caduco, per ogni non evenienza, il progetto di accordo del che 1918. Oggi la sua dottrina nei conato.\fronti delle capitolazioni egiziane è tica su per giù quella esposta da G. Me-

Persone citate: Barthelemy, Benedetto Cairoli, Carlo X, Giacchè, Gladstone, Mili, Milner