Una drammatica giornata di caccia

Una drammatica giornata di caccia Nel cuore della Repubblica dell'Eldorado Una drammatica giornata di caccia Dove e come si trovano e quanto costano le " aigrettes „ - Dodici ore angosciose sulla palude sotto il sole tra le zanzare - Alle prese con il terribile boa acquatico - Il rettile ucciso... con un carniere di selvaggina ( D AI< XOSTRO INVI A T O SPECIALE )— Lago Parimé (Guiana francese), marzo 34. Ieri mattina, mentre percorrevo la strada principale di « Manoa de l'El Dorado»—un rudimentale sen- tiero lastricato di sassi e fiancheg- giato da capanne — un evaso mi si avvicinò e, inchinandosi: — Scusate, signor giornalista — mi disse — posso rivolgervi una preghiera? L'uomo portava nella mano destra due uccelli d'un biancore prodigioso. — Parlate pure, amico mio. Compito, prima di espormi la sua preghiera, l'uomo sì presentò: — Maurice Levat, naturalista, entomologìsta, fornitore di S. E. il Governatore di Caieuna e del Maresciallo Liautey. Spalancai gli occhi. — Non meravigliatevi! — continuò l'omino. — Nel 1930 io ho avuto l'onore d'inviare al Governatore Siadoux, come omaggio mio e dei miei compagni, due meravigliosi ara imbalsamati, dalla coda lunga un metro e dieci, e, nel 1931, al Maresciallo Liautey, presidente dell'Esposizione Coloniale Internazionale, una tartaruga gigantesca, la più grande della Guiana: 175 chili. Certamente, voi, signore, l'avrete notata a Viticennes nel padiglione di questa colonia. Notizie per le signore eleganti •— Sì, figurava, se non erro, tra sculture in legno del forzato Besseyrat e i mosaici del deportato Béllom. — Benissimo! Allora avrete notato pure la mìa farfalla: la femmina del retenor, dall'ali largite 25 centimetri. L'ho acchiappato io stesso questo volatile prodigioso, dopo tre notti d'appostamento sui rami d'un wacapù, a 55 metri dal suolo. Vola molto in alto, la signora del retenor... Avevo un appuntamento urgente,perciò interruppi il mìo ciarliero in-terlocutore: — In breve, che cosa desiderate, amico mio ? — Una campagna giornalìstica in nostro favore... — Per ottenere, forse, la grazia presidenziale ? — No. Per far tornar di moda le aspri... E mi mostrò i due candidi pennuti, che teneva nella mano destra. — Guardate le loro aigrettes ! Come son belle, graziose, immacolate, leggere!... Portarle è segno di signorilità alle ne il mese, a condizioni che sfidano qualsiasi concorrenza... — E precisamente"! — A 15.000 franchi il chilo. Trop poi Affatto, signore. Pensate che un'aspri buona fornisce appena 2-3TSe^ì^ul^ :LZl™?£?l±le:tU™?t\mologista della repubblica dell'El Dorado, e prego le belle signore, nel caso dì un eventuale ritorno dellamentre, nell'anteguerra, la coppia lasi pagava 100 franchi. Un affare ce-celiente, come vedete... Ditelo sul vo-stro giornale Giro a chi di ragione i desideratadì Maurice Levai, naturalista ento- i-iT.ma^S3rai^«"^crearsi troppe illuston ro. Da queste regioni le modiste europee go, gli scali mimerosi, e, ad ogni sca-lo, c'è sempre almeno un profittato-re che compra a dieci per rivenderea venti. Il prezzo iniziale delle aigrettes, comunque, non è elevato, quando si consideri che la caccia di tali inoffensivi e bianchi pennuti costituisceuno dei mestieri più micidiali di que-ste terre assolate. I vecchi cacciato-ri di aspri vi diranno, infatti, che essa fa più vittime di tutte le mascelle associate delle belve guianesi.Per conto mio, ho tentato l'esperienza un giorno solo e ne ho abbastanza. Non la ripeterò mai più. Pensate : per dodici ore, il sole implacabile dei tropici m'inchiodò sovra una tavola nel fango; per dodici ore, imiasmi surriscaldati di una palude in fermentazione mi tolsero il respi-ro; per dodici ore, nubi aggressive di zannare mi martirizzarono la pel- js e m\ succhiarono il sangue. Crede- te che sia finita'! Affatto. A meta del pomeriggio, un'anaconda mo- struosa —■ il boa d'acqua — inco- mino là a roteare attorno al mio fra- rosi e facendomi ad ogni momento correre il rischio di precipitare nelia palude. Se ancora una volta il grande Tiger-man, l'uomo che della gilè schifo, provocando sussulti pau-sPea,zl°Jie^ foresta conosce gli infiniti misteri,non fosse venuto in mio aiuto, chis-sà come sarebbe finita Un prato di penne vive Negli ultimi quattro articoli, non vi ho parlato, amici lettori, del « si-gnore delle tigri » e vi dirò subito ilperchè. Mentre io vivevo la vita deiforzati dell'oro, egli s'era spinto, oc-. .r J compagnato da due evasi, in una lontana gola del Tumuc Humac, alla ricerca d'una famiglia di giaguari se- Li porterai — mi disse — alcelebre Hagenbeck di Amburgo. uaspetta da tempo. E, senza perdere tempo in vani ri- posi, egli si offerse stamani di oc- e e Maurice Levai aV Parimé. / L* Pl™'Ja> ora- /'/» leggera, con'e"<° ondulare sul « lago d'oro hquido :>1 e' nelIa sm parte wperioreAdiventa a poco a poco paludoso e ap-Pare' di lauto intanto, costellato di minuscole isole, blrane feeriche -iso-le, coleste, tutte ricoperte di fìorimagnifici, le cui corolle passano dalWB,WD lìqUÌt° Vatt° ValKf0> SI^^Tòìmw 0 ù " Ma questo tappeto vegetale non e immobile: ogni volta, al nostro pas- saggio, esso si anima: le corolle diventano ali, ali frementi di farfalle, che descrìvono arabeschi scintillanti nella bruma del mattino e ritorno- no subito a prendere il loro posto nel floresccnte giardino — / nidi notturni delle aspri — m'informa il naturalista della repubblica dell'El Dorado — si trovano in generale sugli alberi a qualche chi- lometro dalla riva. Io ne conosco unamezzadozzina. Ma lì non è consiglia-bile cacciarle. Spaventate, le aigret-tes fuggirebbero via per non tornare mai più. E' meglio appostarsi nellepaludi, dove esse scendono a bec- care gl'insetti ed i pesciolini. Ne tro- veremo ugualmente a migliaia. Fate attenzione, però; abbattete soltanto , quelle dai lunghi e folti pennacchi. l Un confuso starnazzare ci giunge -du lontano e interrompe il racconto dell'evaso, , — Ecco un campo di aspri! \esclama costui, indicando una vasta prateria, ricoperta dagli arbusti ver¬ de-ebano dei peletuviers e dalle fo glie chiare del mucù-mucù. Man mano che ci avviciniamo, le grida degli uccelli, tutt'altro che ine\lodiose, aumentano, si moltiplicano, isi confondono in un concerto stridu.lo, fragoroso e assordante. Le aspriMamm non sono le sole responso !biU .<** tanJ0 Recano. Si direbbe che. \°99h tutti gh aironi e gli ibis della ideazione si sten dati appuntamento 1"1 quf! Posi?' df.nen ? f*"K 1 famtiT.araù' ^ormi di spaiale dal\lii-nnn henn rtVn vnn*i f«c n iv c et »»*>*»i_ lungo becco allargantesì all'estremi-tà, fiamminghi rosei, le cui pennemagnìfiche rivaleggiano in splendo-|re col porpora attenuato delle sputu- i** a1t.n stram c vart°Pintl volatili, \™VVivaìw e mmano questo campodi mucu-mucu, che, di lontano, dà iasione dun prato ricoperto di fio- "* mVltre' *a ,u'c"'0/. , "°f e che \um„ ìaì'm ******** /«W denso e ] t^ì?*''™^ ie^!ì'Jum brulicante di miasmi e d'insetti. Come un naufrago . 2>e Noi \ndremoA \ — Appostatevi li! ;vaso naturalista. — njà, {« » \y E i miei due compagni mi lascia-\no al margine della palude, sovra »""tavola"che ^impedisce di spro^mi-inainocchiato il furila voaaintnmi inginocchiato, ufucile poggiato Z d%tfJ°fJ S TJ^l?^'per attirare le aspri, pendono duebestiolc inbalsamate. L'appostamento incomincia. Qmhverli abbattuti, non è stata una cosa facile I cacciatori di professione, a quel che si dice, manovrano Vinco-moda zattera, la fanno avanzare od indietreggiare, battendo semplice-mente col piede nell'elemento fango- so. Io mi sono servito, ogni volta, del takarì, la lunga pertica dei piroghìe-ri Boni, e, ogni volta, ho corso il ri- schio di precipitare nella melma. Ta- le mio. inesperienza nel manovrare lazattera mi costringe, perciò, ad unaimmobilità quasi assoluta. E' atroce! Il sole, che, attraverso l<j leggera bruma mattutina, sembra- va unu smorta bolla di sapone, è giàimmobile allo zenit e mi crocifigge sulla favola traballante, mentre le zanzare mi pungono il corpo con piccoli dardi infocati. A poco a poco, io mi sento invadere dal torpore, da un malessere fisico che confina con lo ««ardimento.A metà del pomeriggio, per vincere la stanchezza, io mi decido, malgra-do la mia inabilità, a spostare un po'gna e un po' la l'instabile sostegno^Fra gli intrichi, dei peletuviers, la dt-stesa fangosa appare simile ad unacolata di lava, la cui tinta livida r^splende come fosse di smalto. Ad untratto, un grosso caimano esce fuo-^i dalla melma, sbadiglia e si allun- „..77_ f^,.ì ^ Ani m„nn.tviiir.ii -nev ga sulle foglie del mucù-mucù per..godersi il sole. Onde evitare il peri-fcoloso vicino, io mi sposto ancoralentamente verso il centro del fvu-fango diminuisce a poco a pò-confonde con l'acqua, ne vie-ssorbito, scompare. A pochi me- tri dagli ultimi arbusti dei peletu-<Mera, l'acqua corre con una leggeratonalita verde-grigia. Un terribile neilllCO Fcrm°' grappato ai cespugli >!™tre °ot!0 \ ^ ondula gialle dei peletuviers vibrare come\rami a?ìta* df fnto e vcg!'° plire■un po' sulla destra, una grossa ra-ìdice ne™?tr.a: P™Pri° UHa ,1 fP°fstbl!e! La f°resta con ? 9rand^n « *™ « <***> leggermente, io scruto il fondo. Negioco della rifrazione, veggo i pescdanzare grottescamente, le radic°9ni modo, più per rompere la noia h curiosità, io decido di accer\^mi se si tratta davvero d'una ra\AÌ ' .. , - \ Allungo, perciò, il takan. Un s«s spentamente, come se volesse er 9ersi dritta> Prlma d'inabissarsi. Poi{facendo sprizzare l'acqua, essa rica do pesante, ripresela posizione nor! ma?e Per m a'fì''"o e accelera in se\Su*to maggiormente la caduta dal ' dltru parte. ' Quanto dii \Qualche secondo contato sul mio im/■...„ * * r„ „ canto dura la pazzesca altalenapassibile, e regolare Alpina-Gruen, un secolo per il cervello febbricitante. Le mani abbrancate agli arbusti, i piedi puntati contro il sostegno, io cerco, come posso, di mantenere l'equilibrio. Alla fine, la tavola oscilla, scivola per qualche metro, va, per fortuna mia. ad incastrarsi contro un blocco di fango. E, nello stesso tempo, la radice nerastra si precisa qual'è: un'anaconda mostruosa, lunga non meno di 6 metri. Lentamente, adesso, il rettile esce dall'acqua e incomincia ad arrotolarsi sovra un cespuglio di mucù-mucù. Cauto, io immergo subito il takarì per allontanarmi. Ma, sotto la spinta, che cosa si produce"! Si produce un'onda, che va a sbattere contro i fianchi vischiosi del boa acquatico, provocando un secondo e più pauroso carosello subacqueo. Due, tre, quattro volte ripeto il tentativo e, altrettante volte, il rettile piomba nell'acqua, riprende a roteare intorno alla mia zattera, come un'anguilla colossale,- per finire sempre di riposarsi sulle foglie di mucù-mucù. Ogni tentativo di fuga mi è interdetto, come mi è interdetto qualsiasi movimento. Che farei Sparare? Posseggo soltanto cartucce n. 6. Con questi minuscoli pallini, io rischio di ferire soltanto, e leggermente, il mostro, rendendolo in se guito più irascibile ancora. Il trofeo dgngrorAmscmgsplsstcguisgrrpgqsltgsnpeslnenel mezzo del fiume. Abituarmi dunque e... attendere U ritorno dei miei compagni, che purtroppo saranno ^nga^mì'd^aliSa arrivando-. Allora, come reagire e difender-] mi"! Ho un mezzo solo. Abituarmi] ad attendere. Abituarmi a quanto' mi circonda: alle zanzare, dll'atmo- gsfera inerte, al fiume liscio, alla pa-|clude impassibile, sotto il sole /ermo ; t'Nlpegiù soltanto verso sera, quando gli mstormi di aspri candide e di roseti pfiamminghi si levano per tornare ai Irloro nidi notturni. E. difatti, al ere-]spascolo, Tiger-man, in piedi sulla I qs,, , pBuona caccia , dton la mano, io indico1anacondaìl arrotolata sulle foglie di mucù-mu-jtcu_ Senza varlare> Vamìco mio rac-|a cogiie nél fondo dell'imbarcazione' nuna dozzina di aspri, e, dopo di aver1 Auberato i loro corpi dai bei pennac- l^ Vl getta sul boa_ //e//e«0 è im-, mediato Onesto rimbalza nell'acaua pne m appresso, avvolge nel- ! . . ' 1. ... . .. . ! die proprje Spjre gjt ucceM! u str L ajla yme> sen'za piu curarsi itola dgt^Md'o,^ contro i}Lnchì'visc£'Tincomincia ad ingoiarli ad uno ad uno_ __ Ne avrà per tutta la mtle, mi avverte Tiger-man, — Domatti „„_ mo sara totalmente rimbambì fo daII(t digestione difficile e, allora, potrai ucciderlo senza pericolo, scuo- iarlo tranquillamente e portarne la pelle in Europa come ricordo. Ed è preciattmgnte queUo cll€ ho faito. ta pelle del boa mìsun^ que metri e sessanta. La farò con- ciare c la esporrò in una vetrina de La Stampa in via Roma, ' pPAOLO ZAPPA pI L'ANACONDA UCCISA.

Persone citate: Gruen, Hagenbeck, Maurice Levai, Maurice Levat

Luoghi citati: Amburgo, Europa, Lago