Cacciatori d'ombre all'Equatore

Cacciatori d'ombre all'Equatore Un servizio cine=giornalistico de "La Stampa,, in Africa Cacciatori d'ombre all'Equatore Per la prima volta un giornale vivifica sullo schermo le corrispondenze di un suo inviato - Il primo nucleo della spedizione partirà il 29 marzo per la Somalia K Quattro mesi fa, a Londra, negli uffici di una grande Casa cinematografica 7nondiale, ho ricevuto in pieno petto una grandissima delusione, senza tremare. Ho accusato tuttavia il colpo e, risalendo la fiumana di gente che mi veniva incontro scendendo da Piccadìlly Circus, tentavo di consolarmi pensando che nella vita si debbono purtroppo sormontare difficoltà che prima vista possono parere insuperabili, se si vuol arrivare. La parola '< arrivare » ha qualcosa di indefinito e di inespresso che la vuota di ogni suo significato, perciò la si può pronunciare senza paura di compromettersi. Mi ero presentato al direttore del- la grande Casa cinematografica perchè mi aiutasse nell'impresa che sognavo: quella di girare un film in Africa. Arrivavo fresco fresco dall'Africa e il continente nero mi turbinava tuttavia nell'anima con tutta la sua potente forza di attrazione. Il direttore, senza tanti complimenti, mi ha risposto che l'Africa non interessa cinematograficamente più nessuno. Grande novità giornalistica Sul gelido « buon giorno » rivoltomi a fior di labbra dall'impassibile signore si è chiusa lentamente la porta di panno verde e io, come ho detto, mi son trovato in mezzo alla strada. Gli autobus monumentali schiacciavano i brandelli del sogno che mi era caduto dall'anima. Non ho disarmato. Alcuni giorni dopo spiegavo al Direttore de La Stampa il mio progetto c innestavo l'idea di una cinematografia africana su quella di un grande servizio con « fotografie animate ». — Poiché il pubblico talvolta si mostra scettico e incredulo alla lettura della nostra prosa, ancorché sia sempre ben documentata e precisa, J- t! -I— • .1-ti ^ .'li ledilfgrfqtgmplmdscoctd]am°f \a sensazione della verità riprendendo le scene alle quali assi stiamo, e che tentiamo poi di descri-\ vere. Dimostriamo insomma, ai nostri lettori, che gli « inviati speciali » non sono venditori di fumo e\ organizziamo per conto del giornale una grande caccia di ombre nere all'Equatore. Questa volta ho trovato la strada buona. E La Stampa che proprio in quel tempo, con mirabile sforzo, gettava le fondamenta per la completa rinnovazione del suo stabilimento e di tutto il materiale tecnico, mi ha immediatamente sorretto per il compimento più ampio del mio disegno. Uniamo le due cose e facciamone una sola; vivifichiamo le parole con le immagini, diamo forme al pensiero, chiudiamo le immagini nella magica « camera » degli apparecchi per la « ripresa » muta e sonora e prospettiamo sullo schermo tutto quello che un « inviato speciale » incontrò sul suo cammino durante una avventurosa marcia sulle sponde del Giuba E' la prima volta che un giornale non solo in Italia ma anche nel mondo, riesce a dar vita ad una simile, grandiosa idea. Perchè è stato scelto un servizio giornalistico-cinematografico in Somalia"! Per Ire motivi: per far conoscere la colonia più lontana e pi'* pittoresca che l'Italia di Benito Musso quella ch7gen^aìnwnie~gnamerUcani costruiscono a Hollywood: per usufruire di un'esperienza giornali- stìca che mi permetterà, senza perdite di tempo, di fissare l'obbiettivo sugli scenari, più smaglianti e suggestivi del Giuba. Lo sviluppo di un'idea jCon questo servizio di corrispon-\denze integrato da vai film roman-Wzesco e documentario, di avventure\c di semplici realtà, La Stampa ini-\zia un nuovo genere di corrispon-\denze fino ad ora non ancora tentato, jCol crisma del giornale sono tor-nato a Londra e mi son ripresentato al direttore della grande Casa cinematografica che, questa volta mi ha ascoltato benignamente. Ho cominciato naturalmente con lo spiegare al mio impassibile inter- locutore che cosa è l'Africa e cosa'dessa dica e rappresenti per il cuore di quelli che la conoscono. Coirne tutti quelli che sono stati in Africa, mi sono innamorato del l'Africa. Il fenomeno è talmente dif fuso e conosciuto che non ha biso-\igno di essere illustrato. Non è facile descrivere e far capire il « fascino nero », poiché esso è fatto di mille cose inafferrabili per quelli che non le hanno direttamente percepite, sentite e intimamente godute. Questo « fascino * non è insomma un sentimento che si può ben precisare, rinchiudere in una formula, sintetizzare in una e neppure in mille parole: nasce da un complesso dì sensazioni che per se stesse e, prese e considerate ad una ad una, non costituiscono ancora niente di straordinariamente percettibile. Il fascino nero Anche l'amore è un sentimento che filosofi, e poeti fisiologi hanno nnnsdlsnstdglupsmqclslatentato e seguitano a tentare di n spiegare a se stessi e agli altri senza esserci ancora riusciti, ma, alla fine dei fini, si può approssimativamente identificare la prima sorgente dalla quale la prima scintilla è partita. Gli occhi dell'amata, il colore dei capelli, le forme del suo corpo, la dolcezza della sua voce, il procace disegno rosso della bocca, l'espressione più intima e commossa dei suoi pensieri, possono essere co¬ in Africa non pub dire di essersi in- namorato dell'Africa per questo v per quest'altro motivo. Provatevi ad interrogare mi africanista in procinto di ripartire per il continente nero e al quale la malaria impedisca persino di alzare al finestrino del suo scompartimento le proprie valigie, covatevi « chiedergli perche ritorni lasgtu, Quali ™ano le misteriose ra-W^oni che lo spingono un'altra voltaverso l'avventura tropicale e non ne ayrete ohe una risposta incerta, eva-^a, sconcertante. Egli si stringerà nelle spalle, stpasserà la mano sulla fronte ardcn- , . . te di febbre, si guarderà le vene del- de mani pallide per il troppo chini iano in fondo aua sua anima turba no ingerito, e vi risponderà che non ne sa nulla, che non capisce nulla di nulla, che non riconosce neppure se stesso in fondo al grovigliato intrico dei diversi sentimenti che si accaval¬ la e perturbata. Poi, partirà felice e sicuro di avervi spiegato questo fenomeno che a volte raggiunge nelle sue manifestazioni esteriori le caratteristiche dell'allucinazione, e anche della morbosità. Forse si incomincia a cadere prigionieri della terra africana per ì colori che essa sola può esprìmere con una densità indicibile, poi ci si sente piegati dal suo odore, odore che vola sulle ali del ghibli, del simun, dei monsoni dalle coste mediterranee a quelle dell'Oceano Indiano e dell'Oceano Atlantico e quando un po' della sua terra, della sua sabbia, del suo fango si sono attaccati alla suola delle vostre scarpe e la morbida, appassionata, lucentezza della pelle nera comincia a trovare una ritmica Il colore e il profumo, la terra salla quale elasticamente si cammina eo dei suoi abitanti che vi riganosimpatia di riflessi e di fremiti con la vostra ancora pallida e diafana è già troppo tardi per liberarsi completamente dal fascino e si è già caduti « ammalati d'Africa », come dicono gli africanisti. La vertigine del ghibli fenomeno veramente amoroso de.quale diveniate le. vittime felici, ma costituiscono tnuubbiamtnie ie pn me trame della rete, che si stringerà attorno a voi, con la lentezza suadente e irresistibile di un abbraccio. Tutti gli africanisti del nord, dal elvaggio cammelliere all'incallito maledicono "il glibìiairo-cc e rovc.lle eppure tutti, in confi- dcnza> vi diranno che quando si [cammina nel ghibli si prova la stra ossessìonante impressionante[sensazione di procedere tra le fio-m-me di un inferno riservato alle crea-ture più belle e più peccatrici. Il so/- fio ardente vi solleva quasi dalla terra sulla quale vi sembra ài volare con la velocità del vento e intorno a voi c'è scatenala una pazzìaurlante e scarlatta che. in mulinellidi sabbia rossa, si dibatte dai vostri piedi fino all'estremo arco dell'oriz- zonte sul quale pendono e si torco no le nubi gonfie di fiamme. Il sangue circola allora nelle vene con una velocità spaventosa ed estasiante, il cuore pulsa fino a spaccarsi di fe- nicità e, attraverso ai pori della pel-le trafitta dai granelli di sabbiasduri come punte di spilli, vi entrano nel corpo, come spinte dal vento,tutte le sensazioni nuove e impeti-sate. Siete, a questo momento, come unsetaccio che lascia passare la pastadei colori e dei profumi per metter-veli in circolazione dal cervello allefibre più profonde, e comincia il fe-nomeno di capillarità spirituale maanche squisitamente fisiologica peril quale si diventa africanisti. Il ghibli vi reca alle nari, verlìgì-nosamente, tutti i profumi nordicì ti ci continente. Quello del deserto equello degli uadi e quello delle oase quello delle ambe rocciose c quel-lo dei bivacchi e delle moschee e[quello dei mercati e quello intimodei comi ermetici in fondo ai quaU scintillano e galleggiano ocelli rfdonne proprio come se venissero sudai binilei misteri per schierarsi emeggiare contro la ^^^abbagliante dei muri macchiati d T'ori e di palme e di grappoli dura" zucchero. ia la terra ve re )<e fa scia il corpo. Se estenuati tal cai do accecali dal vento roventi, en^mie in una casa, o vi poneit dietro ad un qualunque riparo ecco il miracolo della subitanea freschezza refrigerante. Contro un ostacolo qualunque le fiamme che ardono nell'aria si estinguono e vi trovate in una calma idilliaca, di paradiso in primavera. Notti tropicali Il sangue torna allora a pulsare \ tranquillo nelle vene e par che il cuo Yre si addormenti in un ritmo paca Ito mentre tutti intorno, appena ol ., ] tre alla parete che protegge e isola, dissiavacUvacpoccorbarto mastaragta versuSsi concerfa ed ammorala miscomepadenopoappasubafuterbasoterucabmomgldedaseguita a scatenarsi la furia infernale. Come il ghibli nell'Africa del nord getta addosso al viandante l'anima di tutto il continente, così i monsoni nell'Africa dell'Equatore lo avvolgono nel loro impeto e, alle prime ! pìoggie, allorché cominciano a soffiare da sud-ovest, lo avvolgono in\sieme alla natura orgiasticamente sconquassata in una gualdrappa in \tessuta dì linfe nuove e impetuose attraverso le quali dalla terra, arida un giorno prima, salgono ad esplodere nei cieli le chiome tremule delle acacie e quelle dense dei baobab dalle quali, insieme alle liane serpigne, discendono fin sulla mite bellezza delle rose selvatiche i rami delle orchidee dalle carnosità opulenti e inquietanti. E su questo spettacolo di resurrezione, di giro in giro, la tornante luna getta l'onda dei suoi raggi lu , 1, mìnosi tanto nel più profondo della boscaglia e della jungla, come nel Piil profondo dell'anima vegetale, 1 belluina e umana che si fa irrequieta e insonne nelle splendenti ore not- , turne. L'insonnia delle notti tropicali, la insonnia lucida e stellare dalla qua- -\ie è pervaso lo spirito di tutto il Creaaste- entra nella collana delle seduzioo ni africane, come il profumo acre ,-del ghibli, come quello snervante -i della selva, come il colore acceso del [deserto, come quello filtrato dì ver- ni de che indugia nell'aria della costa ai dell'Oceano indiano, come quello di -ìebano stirato sui corpi flessuosi deeigli indigeni e delle loro donne provo-\canti e sensuali, come quello che, aca.ceso di fosforo, scintilla nella lunga rjpupilla perpendicolare dei leopardi e Ideile pantere innamorate. Dietro e -\oltre a queste cose e sensazioni flutì\tua continuamente e freme il sipario che cela l'ignoto, il profondo mi[stero. Vigilia E proprio tra le frange di quel sipario intessuto di luci e di oìiibre, sonoro di vegetazione scompigliata dal vento e da grida di bestie e da canzoni selvagge punteggiate dai gorgheggi dell'usignuolo, l'africanista sente, con un fremito delizioso, che il suo destino, precedendolo nella marcia africana, è andato ad appiattarsi per attenderlo. Quale? Poco importa rispondere a que-\ sta domanda europea quando si è sul continente nero. E adesso si provi qualunque studioso di malattie tropicali a studiare, « diagnosticare la « malattia dell'africa », questa sublime e lenta malattia che vi culla come in un'amaca tesa sul sostegno di due casuarine fiorite sul corso di un fiume, del Giuba per esempio, che sotto di voi lascia scorrere le sue acque piene di ninfee gentili e di coccodrilli mostruosi. Questa « sospensione » fra due \stati d'animo, fra due modi di essere, in perenne antitesi, ma non ben definiti, non ben comprensibili al cervello inebriato di profumi e al e\l'OCchio naufragato nei colori, costisi-juisce forse il fascino per il quale l-\chì è stato in Africa ci ritorna, an e.che per morirvi o* 0 ■ d rf d a- • , Uet f , rf>W p/ " propongo di narrare, u, finalmente alla vigilia della par e,. „ ,„ ^^^^jS^sXa^ di\ J ° u t p ra an« l0lta ael continente neu. ERNESTO QUADRONE UnsedesumtrpoanpecidaFe mnediscstmcateesnovmsutrfiegimrepIV«nCcscleGPADALvi \ Le fotografie che pubblichiamo sono I a- state eseguite in Somalia da Mario Cra- ! i- ^ra^^zSnf ^ciSritoSalffi n- neKa ^gfoTe deiGiuba c £^£1o dei leopardi * tUebi-Scebeli). j UNA CAROVANA VERSO IL RISTORO DEI POZZI TRA MOGADISCIO E AFGOI LEONESSE MARGINI DELLA FORESTA DEL LORO

Persone citate: Della Foresta, Mario Cra, Piil