I grandi Istituti bancari ricondotti alle loro funzioni essenziali

I grandi Istituti bancari ricondotti alle loro funzioni essenziali I grandi Istituti bancari ricondotti alle loro funzioni essenziali Gli investimenti industriali assunti dall'I. R. I. Roma, 12 notte. In questi giorni si sono tenute le adunanze dei Consigli di Amministrazione delle tre grandi banche italiane di credito ordinario: Banca Commerciale Italiana, Credito Italiano e Banco di Roma, per procedere all'approvazione dei bilanci da sottoporre alle prossime assemblee annuali di fine marzo. Dalle constatazioni fatte, risulta che l'organismo bancario italiano è uscito dal periodo di depressione in condizioni di sicura efficienza e restituito nella pienezza di capacità di lavoro compiutamente, in moda da- dare un concorso sempre più largo alle attuali esigenze della ripresa economica-, nell'esercizio delle sue classiche funzioni dì strumento di compensazione del movimento del denaro e di assistenza al commerci mediante operazioni dì crediti ordinari di esercizio. I dividendi che saranno proposti nelle prossime assemblee sono del cinque per cento. Le riserve degli Istituti sono state adeguate in corrispondenza alla cessazione d'ogni rischio per investimenti di carattere industriale, i quali, in conformità alle direttive del Regime per il miglior coordinamento delle attività industriali del Paese, sono stati assitìiti direttamente dall'I.R.I., che procederà al loro graduale smobilizzo ed al deflusso del mercato dei capitali. li comunicato odierno dimostra che l'opera di risanamento bancario tenacemente voluta dal Governo faI scista è giunta al suo termine ; le Banche ritornano alla loro vera ed essenziale funzione di « compensazione del movimento del danaro e di assistenza ai commerci mediante operazioni di erediti ordinari di esercizio ». L'istituto bancario era sorto per questi scopi; ma principalmente nel periodo inflazionistico della guerra e del dopoguerra, esso aveva spesso creato delle sovrastrutture di affarismo industriale che per un certo periodo sembrarono assicurare vasti guadagni, ma che poi fatalmente appesantirono fino al fallimento o all'inerzia le attività fondamentali. Risultato concreto, constatabile col confronto di cifre, lo sciopero dei risparmiatori verso le Banche; il risparmio si indirizzò verso investi¬ menti più stabili anche se meno redditizi ; e mentre le difficoltà dì tante aziende con caratteri di interdipendenza si ripercuotevano nella situazione delle Banche, a queste veniva meno la fiducia, cioè il danaro occorrente per far fronte agli impegni assunti. Si aprivano due possibilità allo Stato: o lasciare che le Banche fossero travolte dalle colpe e dagli errori commessi o intervenire liberandole dagli obblighi industriali ed esigendo il loro ritorno a direttive classiche e sane. La prima soluzione avrebbe portato la rovina in tante famiglie che non avevano avuto alcun torto e nello stesso tempo avrebbe prodotto un lungo periodo di marasma e di squilibrio in tutta l'economia nazionale; non restava che la seconda soluzione come la più umana e la più rispondente ai superiori interessi del popolo italiano. Ma la lezione non deve andar dimenticata; deve valere non solo per i prossimi anni, ma per i prossimi decenni; i dirigenti gli istituti bancari devono aver sempre intera la coscienza della propria responsabilità; il danaro che amministrano non è danaro su cui si possano compiere speculazioni in corpore vili, ma è sempre il frutto della fatica quotidiana di un popolo che lavora e produce. Gli investimenti di carattere industriale sono stati assunti direttamente dali'I.R.L, cioè dall'Istituto di ricostruzione industriale la cui vasta attività si è già provata in iniziative e in operazioni importantissime. E' un compito immenso quello del nuovo Istituto di origine e di impronta nettamente fasciste ; aziende caotiche, dispendiose, frutto di un'epoca di anarchismo capitalistico rivolto sovrattutto a speculazioni immediate, debbono trovare il loro coordinamento. Non si tratta di mettere all'asta dei beni a prezzi di liquidazione; ciò porterebbe quasi certamente a nuove forme speculative che in un non lontano domani darebbero i frutti di ieri. No; bisogna valorizzare nella maniera migliore questo patrimonio ; non bisogna aver paura, specie nelle imprese di generale interesse collettivo, di arrivare alla gestione e al controllo parastatale: l'LR.1. stesso ci fornisce degli esempi significativi in proposito. Per lo sviluppo e per l'avvenire della società corporativa si può da questo ponte di comando raggiungere presto degli obbiettivi concreti di importanza basilare. E l'occasione non sarà perduta.

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