Armstrong in Italia

Armstrong in Italia LE VOCI DEL "JAZZ,, Armstrong in Italia In questa rapida, e quindi molto sommaria, rassegna détte prodigiose individualità, che il jazz ha portato alla ribalta della celebrità, soprattutto in America e un poco anche in Europa, le dimenticanze e le piccole ingiustizie sono state frequenti. In una conversazione sul jazz fra competenti, ad esempio, non è possibile che non ricorra il nome dei Mills Brothers. Rendiamo quindi ampia giustizia a questi quattro fratelli neri, a questo spettacoloso complesso corale, più che mai alla moda negli U. S. A., e degno in tutto o per tutto della propria rinomanza. Quattro poveri negri... / quattro Mitis, che all'audizione appaino, a tutta prima, come dei primitivi, die cantino per loro piacere, con quella gioia nativa e cordiale propria degli nomini di colore, messi su, un po' alla buona; che si salvino per la loro stragrande facilità di improvvisazione, sono invece dei musicisti di una ricercatezza senza pari. La terza, la quarta audizione dei loro dischi, scoprendone le finezze, i giocM ritmici, le armonie sentite in modo ricercato e tuttavia senza sforzo di studio, e senza, quel tormento che potrebbe impastoiarne il movimento, dà la sensazione esatta della loro ampia e densa preparazione musicale, del loro senso di misura, elementi questi che uniti alla nativa estrosità e alle qualità ritmiche intrinseche, danno ai Mills quelle possibilità che mancano a tutti gli altri complessi vocali del jazz. Easi sono partiti un bel giorno a braccetto da un piccolo villaggio dell'Ohio. I loro cuori battevano di speranza, sotto la pelle nera, e i loro vestiti erano miserabili e laceri. Partirono a piedi, perclié i treni costano troppo, e strada facendo ingannarono la fatica del camminare e la noia del viaggiare in un paesaggio uniforme come quello delle piantagioni di cotone, cantando le canzoni imparate nella capanna dalla vecchia mamma. Cantavano... Ma perchè cantare le parole della vecchia canzone, troppo nota1! Se si provasse a rifare un jazz vero, composto di strumenti. Uno dei quattro aveva portato con sè la chi tarra, la vecchia chitarra, che non manca mai in una capanna della Zona del Cotone. E si provarono a copiare il jazz dal vero. Uno imitava il bassotuba (la nota profonda sgorgava dal suo petto come un colpo di timpano, sicura, ritmica, intonatissima) e Val' tro la tromba (il motivo era ripetuto fedelmente: un po' nasale, a volte stri dulo, come quello della cornetta in si bemolle, sordinata). Gli altri due sì mantenevano nei registri medi, fungevano da sassofoni e costruivano la indispensabile trama armonica. Ecco il jazz! Giunsero cosi a New York. Senza referenze, con i loro abiti a brandelli, con le loro quattro povere facce di negri vilipesi, si presentarono ad una casa di incisione di dischi, alla Brunswick.. Chiesero di essere sentiti. Un quarto d'ora dopo il loro primo disco era inciso: Tiger rag su una faccia e Nobody sweetheart sull'altra!Fu una sorpresa, una rivelazione, la gloria! ...e la loro maniera Il prodigioso delle loro esecuzioni è l'elemento spiccatamente negro, colorato, meridionale, il calore popolaresco che pervasa il pezzo cantato (sono canzoni scelte ad una ad una, con squisita valutazione delle proprie possibilità di effetto). Si sente che questa musica è maturata da una razza oscura e formicolante, maledetta e tuttavia sorridente, che trova la reazione al dolore nel riso anziché nel pianto, esuberante e fantasiosa. Canta con i MiUs Brothers l'anima dei dokkers negri di tutti i porti del mondo; si sente nel fondo della loro espressione V anima sincera di una pittoresca folla suite rive di mari lontani, il profumo dei grandi scali, mescolatila dal sapore di sogno. Una voce suadente e calma, nel ritmo lento del pezzo (ricordo Rockin' chair « La sedia a dondolo ») legando le note canta i versi di un ritornello accorato. Sono parole semplici e ingenue. E' ingenuo il soggetto del Song, che parla d'una vecchia sedia a dondolo sotto la veranda della capanna. Fa ricordare le liriche dì Lamgston Hughes, la voce di Harlem: Pioveva! Ed lo maledicevo la pioggia che cantava la canzone monotona sullo foglie e non mi lanciava dormire.C'era il vento! Ed io maledicevo il vento clic stormiva fra i rami e scuoteva il tettoMa tu sei venuta! Ld Ilo benedetto i) vento che ha spento la tua lampada Ed hn benedetto la pioggia. perché hai dovuto togliere la tua vesto bagnata. Accanto ai Mills altri complessi corali di minore bravura, eccezion fatta delle Boswell Sisters, dalle tjuaU già si è parlato, sono sorti qua e là.. Primo fra tutti e ottimo quello dei « Rhythm Boys », terzetto vocale, composto da. Bing Crosby, Harry Borris e Al Pinker, sfruttato ampiamente da Paul Whìteman, prima ne « Il re del jazz » (tutti ricordano la canzone * La panchina del parco » eseguila da questo terzetto coti quello delle Boswell) e poi in infinite esecuzioni per disco. Questo complesso ha più gusto jazzistico e maggiore gioco nimico che non quello, non indegnamente celebre, del quintetto « The Revellers *, più delicato e dolce, ma meno spontaneo e sperduto a volte, brancolante fra il jazz in senso puro e il ricordo di certi effetti per voci russi o boemi. Se le espressioni corali sono frequenti nel jazz, il posto preminente va però riservato, e come affei-mazione individualistica e come manifestazione lirica, pura, al cantante, al «singer*. La maniera di dizione, j portamenti e le acrobazie vocali del cantare-jazz hanno un caposcuola, un iniziatore! Tutta la razza negra, si può dire, partecipa di questa priorità. Ma il vero caposcuola rimane pur sempre Louis Armstrong. Si deve a lui il merito di aver liberato il jazz hot dalle trappole della dizione, di aver superato genialmente tante piccole difficoltà, di aver cantato per il primo con il solo cuore, con. il solo sentimento, di aver insegnato a tutti che la canzone popolare, che esprime sempre uno stato d'animo profondameli le sentito, deve essere, cantata, recitata, drammatizzata o comicizzata secondo i rasi con la, stessa passione che mette l'attore nel fare una, parte. I cantanti Accanto ad Armstrong, eccelle per il maggior ìmpeto, per l'interpretazione pia «/tot», più vibrata e geniale, Cab Calloway, il «cantante pazzo». Cab, che fu, prima, dì essere cantante, cameriere sui ptillmans, <: maitre » di un albergo e batterista di un piccolo jazz, canta cmne invasato d'i una strana follìa. Gli esploratori raccontano di certi selvaggi del centro dell'Afnca che ballano una danza guerriera per lungo tempo fino a cadere privi di forze. Calloway Ila nel sangue questo atavico bisogno di dare tutto sè stesso alla pròpria arte. I suoi giuochi smaglianti e pirotecnici di voce, i suoi portamenti acuti, di gola, fanno di lui il cantante più moderno e più juxradossulo che sia dato sentire. Questa maniera, che fi stacca, da quella, di Armstrong, e che è seguita da molti cantanti di colore di ambo i sessi, ha per caposcuola una bianca, una israelita di origine tedesca nata nel Connecticut, Sofia Tucker. Questa ormai vecchia signora, dalla rovente e dorata voce di contralto, canta vecchie arie di jazz fin dal 190C. Si presentava allora al pubblico americano con dei tradizionali « ragtimes ■;■/ ed altre canzoni popolari. La Tucker detiene un primato eccezionale, quello di aver rivelato agli stessi negri e di aver fissato definitivamente il modo alcantare ritmando e controritmando con la voce. Sono da ricordare accanto a questa caposcuola Kate Smith, Ethel Waters, l'unica donna clic canti con lo stile di Armstrong, il « comedian » Turner Laytun, e, buona ultima — non per la celebrità e quattrini, s'intende — la Baker. Sta da sè, come un gigante solitario, Paul Robeson, il basso fedele alla tradizione delle canzoni spirituali e tradizionali della razza negra, più celebre per aver fatto impazzire d'amore una donna dell'altissima nobiltà inglese, che non (ahimè!) per i suoi requisiti eccezionali di cantante, per la sua sensibilità squisita, per la sua signorilità, per la sua intelligenza. Egli sa nobilitare con l'esecuzione impeccabile anche la canzone più umile, sa far comprendere agli ascoltatori che, attraverso la sua voce profonda e sonora, canta l'anima di tutta una razza. E, per finire, una notìzia che farà contenti tutti gli amatori del jazu hot: in aprile Louis Armstrong verrà in 1talia e darà concerti nelle principali città. ANGELO NIZZA

Luoghi citati: America, Connecticut, Europa, Italia, New York, Ohio