Da Cuczo alle porte di La Paz tra le meravigliose regioni delle Ande

Da Cuczo alle porte di La Paz tra le meravigliose regioni delle Ande IL PRIMO VOLO SUL PAESE DEGLI INCAS Da Cuczo alle porte di La Paz tra le meravigliose regioni delle Ande 'A. Cuzco l'ing. Rolandi velino accol-1 io come un trionfatore. Tra una con-1 tinua esplosione di petardi ed uh ero- pitare assordante di colpi, di pistola, i tra l'urlare di una fiumana di gente!pazza di entusiasmo, l'automobile chejtrasportava il pilota italiano, veniva|sospinta a braccia sino alle porte del-; la città. Tutta Cuzco c'era e vi erano gii agenti consolari di tutti i paesi. L'uomo, l'italiano che primo fra tutti aveva dato un esempio splendido delle enormi possibilità del mezzo aereo, veniva tolto dalla vettur - o. sollevato sullo spalle, trasportato tra l'urlare della folla per le strade che conducono alla piazza « de Armas » ed alla cattedrale. Poi una mistica funzione religiosa di ringraziamento ed il dono da parte dell'Arcivescovo, della tradizionale penna d'oro con la quale il pilota aveva posto sul re^'stro delle solennità il proprio nome e la fatidica data dell'avvenimento atteso da anni e che molte •vite aveva già costato, in numerosi tentativi. Un'offerta sussurrata Ospite di una famiglia italiana che da anni teneva alto il nome della Patria, in quelle terre lontane — i De Luchi-Lomellinl — l'ing. Roland!-fu colmato di cortesie, e dovette intervenire ad un'infinità di feste organizzate insuo onore, feste che culminarono in un ricevimento offerto dal Municipio della Città tra le mura ciclopiche della « for- taleza de Sachsahnaman » che domi- sa, da un centinaio di metri, la città incaica che si stende ai piedi dell'aitai. _„ _ . ., . *", , , luZ » r 6 mTa> ln °'?°re del ?Ìu» i ,°' J51 SV0:S1° piUorfCa «Flesta de la Paza», la rievocazione dell'episodio della conquista, per parte delle truppe di Plzarro, della fortezza caposaldo della resistenza Incaica e della morte dell'Inca precipitatosi dalle mura piuttosto di cadere tra le mani degli invasori. Misteriose persone avvicinavano in seguito l'ing. Rolandi. Venivano a decine dalla città e dalle località vicine e tutte offr'vano la stessa cosa: far da guida per un volo alla ricerca dello scomparso tesoro degli Incas. Ognuno asseriva di possedere un « Derrote. ro» speciale, cioè indicazioni precise «u una località sconosciuta e sulle vie per giungervi. Ma queste proposte, frutto di una suggestione collettiva, o forse basate su qualcosa di vero come risulterebbe dalla recente scoperta della città di Macchu rimasta completamente ignorata per secoli, non riuscirono ad entusiasmare eccessivamente l'ing. Rolandi. Ad altro doveva pensare che alla ricerca di ipotetici tesori: doveva risolvere due problemi e non dei pii) facili. Il prim' era il decollo su un campo pessimo ad un'altitudine di 3400 metri, ed il secondo, ancor più Sfrave, il carburante per l'apparecchio. « L'uomo che imitava gli uccelli » Lo « S.V.A. *, ancora fermo sul campo di atterraggio aveva bisogno di un combustibile puro e la benzina da automobile comunemente usata nel paeae, troppo ricca di asfalti, non si poteva usare senza gravi inconvenienti. Depositi nelle camere di scoppio riducevano le candele ad informi masse carboniose che ponevano in breve il motore nell'Impossibilità di funzionare: rischio gravissimo ne! volo in alta montagna. L'ing. Roland! si trasformava allora in... chimico e con l'aiuto di alcuni entusiasti amici procedeva ad «na sommaria distillazione suppletiva del carburante. Tre giorni dopo 200 litri contenuti in tre barilotti, lavoro di tutte le ore dei giorno e della notte 'venivano trasportati al campo. Lo * S.V.A. » poteva cosi partire per un volo di dimostrazione. Per mezz'ora t'apparecchio sotto la sicura guida del pilota compì le.più pazze acrobazie nel cielo di Cuzco tra le creste del monti. quando 1 ing. Rolandi scese dalla suamaccnma si rinnovarono frenetiche le tT*l^L? f0!Ia,che avP,ya «'Sfe imv££à ucc°m cne... imitala gli uccelli. Da La Paz intanto giungeva un ri-chiamo. Entusiastici inviti venivano rivolti al pilota Italiano perchè conti-nuasse il suo viaggio sino alla capi-tale della Bolivia. L'ing. Rolandi de-cise di proseguire. Nel tardo mattino •del 5 giugno dopo una laboriosa notte «ii preparazione lo * S.V.A. ì si stac-«ava nuovamente dal campo, reso mi-suore da qualche lieve lavoro di siste-inazione, dirigendosi verso il lago Ti-ticaca. Scali intermedi dovevano esse- re: Sicnani, piccolo paesino della vai-le del Vilcanota e Puno, la stazione diìmbarco per la traversata del grande iago Titicaca, sulla ferrovia WollandoLa Paz. Sfilarono rapidi sotto le ali tricolori i luoghi dell'epopea Incaica e Ollantaytambo che il pilota volle sorvolare per salutare le millenarie vestigia di una civiltà grandiosa e scomparsa. Poi la valle del Vilcanota :1 allargò, il fondo si fece ampio e pianeggiante ed apparvero paesi ville e chiese, poi, occhieggiante tra i monti il paesino di Slcuani. L'apparecchio si posò in un campo che parea creato per il volo e qui si rinnovarono le scene di entusiasmo e di meraviglia... Quando però l'ingegner Rolai ii volle ripartire per continuare il suo volo, il motore si rifiutò di far sentire ancora il suo canto possente. In panne tra le vette andine H pilota si affaticò invano in nume- xcbì tentaUvi per far ripartire la suaniaccaina finché calò la sera... La mattina seguente fu impiegata in unascrupolosa pulizia delle candele coper te di fuliggine dalla benzina pesante Sfelle prime ore meridiane l'apparec- chio poteva riprendere il volo dirigen- dosi a Sud-Est e rimontando la valle del Vilcanota sino alle sorgenti. Poco «K^Y8^ ,apeJ;taai' mostrava la li- nea di displuvio, barriera di nevi e diGhiacci su rnmi» m««t™ „„i„...»_*.. tri fu in breve superato e di fronte al■volatore si stese l'altipiano del lagoghiacci su roccie rossastre culminanti mei gruppo del Vilcanota eccelso. Lontano splendevano, immensi blocchi di cristallo, nella tersa chiarità dell'atmosfera, i vulcani Illimanl ed Illampu. Il passo Andino di La Raya, percorso da una ferrovia che tocca i 4581 me-Titicaca, circondato dagli eccelsi monti boliviani bianchi delle nevi eterne. Improvvisamente li motore ebbe qualche scoppiettio irregolare, brillarono rosse fiamme dai tubi di scarico poi il rombo del 250 HP. cessò d'un rolpo, mentre l'elica rallentava il suo muovere vorticoso fino a fermarsi. Il pilota ai trovava In quel momento ad una quota di forse 400 metri che si perdono presto in un volo a motore spento su regioni di 4D00 metri di altitudine. Dinanzi all'apparecchio non vi erano che colline e scoscendimenti di terreno; solo da un lato della valle un tratto pareva corresse relativamen te in plano. La decisione fu pronta: una rapida virata e lo «S.V.A.» prese la direzione dei monti. Un'affondata, e di precisione le ruote si posarono sulla pista segnata... Qualche urto, poi l'apparecchio si fermò. 11 pilota scese, guardò: mancava pressione al serbatoio della benzina. Gli venne allora un dubbio, e lestamente aperse il tappo del serbatoio della benzina. Ne caddero poche goccie. Vuoto. La «panne» era stata causata dall'assoluta mancanza di benzina. Che fare? La regione ssmbrava disnbitata. Ma improvvisamente, come nelle fiabe, l'ing. Rolandi udì lontano un galoppare di cavalli. Un gruppo di cavalieri giunse all'apparecchio. Un breve dialogo si svolse. Non vi era benzina nel pressi, la sola maniera di procurarsene era di recarsi alla stazione di Pucarà e di II telegrafare ad Ayavlri che ne spedisse con urgenza. Poiché il trenino che da Cuzco scende ad Arequipa non era ancora passato la cosa Poteva risolversi in un paio d'ore, Tanto tempo dopo infatti il pilota P°.teva rifornire l'apparecchio, senza Plu Pr.c°cc"paì'31' ^UC3ta„,volta' deI1!a quafUta *^Ila b«='na. Bisognava ripartlnV.Tre oro acp" la *P,amle9 1 ap; parfefcoh,° con "na IunSa rlnc°rsa sul tratto lievemente in pendio, già prima liberato dai sassi, si librava nuova- mente nel cielo. Ma era tardi ed il -sole già lambiva lo creste dei monti. Puno mèta del volo, distava ancora 60 chilometri... La sera scese rapida e l'ombra coperse ben presto la valle. Allora, utilizzando gli ultimi bagliori del tramonto, il pilota si scelse un terreno onde posarsi, ed alle porte di Juliaca (la stazione ferroviaria da cui partono le linee per Cuzco, Arequipa e La Paz) tra la gioiosa sorpresa degli abitanti che mai avrebbero sperata tanta fortuna, l'apparecchio arrestava la sua corsa. Erano le sette e mezzo della sera. Alla luce delle lampade elettriche portatili l'ing. Rolandi fece una breve toeletta di riposo al suo biplano prima di essere nuovamente accolto da sparatorie di fucili, da-colpi di rivoltella e da .scoppi di razzi e di petardi dalla folla festosa... L'indomani per tempo lo «SVA» — il veloce e splendido aeroplano Italiano, insuperato per eccellenza a quell'epoca, frutto della genialità, dello stu- e dell'opera dei nostri tecnici e del I le nostre maestranze —, sorvolava le tranquille acque di quella specie di tmare che è 11 ,aS° Tltlcaca posto a 4000 metri d'altezza in un'altopiano che è quanto di più strano si possa ammirare, cinto di monti superiori ai 7000 metri verso il versante boliviano, ricco di una fauna specialissima e di minerali preziosi e rari. Alle 10 e 30 del mattino il volatore si posava sul bordo del lago a Puno. Tre giorni dopo, tanto erano durate le feste» e i ricevimenti, l'ing. Roland! partiva per un breve volo di ricognizione, ma attratto dallo splendore dell'indescrivibile giornata e dal panorama si spingeva lungo le sponde del lago, fin quasi al Rio Desaguadero, fino alle porte di La Paz. Era destino però che La Paz non dovesse essere raggiunta. Al ritorno da una breve prova di motore, per evitare la folla che si era portata ad ingombrare il campo, il pilota era co atretto ad atterrare in una striscia m'terreno a fianco di quella normale; qui una traditrice pozza d'acqua allagava,Va ^va;,!a sabbia ,'ìedevole ti1 t0^"do. Nell'atterraggio, l'apparecchio tro- d'arresto, fecevato ostacolo alla corsa - un tentativo di impennata. Tanto ba-■«to perchè l'elica toccasse il terreno e|volasae jjj frantUmi. Eliche di ricam- blo non se D0 avevano. Malinconica-mente lo «SVA> reso pei momento Inutilizzabile fU smontato, ed il pilota che aveva iniziato per primo il colle- |gamento aereo tra le capitali dei duel stati Incaici d'America e che era giun-|to ad un passo dalla mèta prefissa, gone-belvedere della ferrovia che loportò prima ad Arequipa poi ad im-barcarsi pel ritorno a Lima in piro-; dovette con tristezza salire su im va-1 ! scafo. I II volo di Cuzco, tentato decine di 1 volte dagli aviatori del Perù, mietè ìdelle vittime e non fu effettuato per la seconda volta che nel 192S quando1 progresso di tecnica e di motori lo re- isero straordinariamente più facile, SetCo a?nl Prima "/oUtano volatore giunto d Italia a rendere tributo aff et-tucso all'eroico pioniere di Lima, Chavez, che aveva trovato gloriosa morte nel tentativo di superare le Alpi, ave- va compiuto il prodigio con una mac-china italiana ideata e costrutta datecnici e da maestranze italiane. GIUSEPPE TONELLl

Persone citate: Chavez, Raya, Rolandi