Verso l'esercito di mestiere?

Verso l'esercito di mestiere? Militarismo francese Verso l'esercito di mestiere? Quando nel gennaio dello scorso anno, abbiamo segnalato da queste colonne, con penna che sapeva le tempesta, ma certi di compiere un dovere militare e civico, le idee novatrici del Generale tedesco von Seeckt circa gli ordinamenti bellici moderni, avevamo la persuasione, acquisita attraverso lo studio e la conoscenza diretta e controllata delle correnti di pensiero e degli orientamenti politici e tecnici dei principali eserciti stranieri, che le direttive dei programmi seeektiani stavano, da tempo, esercitando influenze di vasta portata sulla mentalità di tutti rIì esperti e di molti capi polirci svegli e bene orientati delle Nazioni civili mondiali; utile era, quindi, richiamare su di esse l'attenzione del pubblico e diffonderne la conoscenza. Studiare ciò che fanno gli altri Paesi, nel campo militare, non significa approvarne l'attiviti nè, tanto meno, imitarla, significa soltanto non ignorarla; e poiché ogni Nazione, guidata con criterio, prepara le proprie forze armate non per una guerra alla Luna, ma con fini pratici e contingenti, in vista di ipotesi probabili e di avversari concreti, prima necessità, per chi presiede al settore militare di un Paese, è quella di tenere gli occhi bene aperti sull'attività di tutti gli eserciti stranieri, che possono, tutti, divenire i nostri avversari di domani, studiandone attentamente la mole, la - struttura, la configurazione tecnica e l'attrezzamento, cercando di valutarne la robustezza e di intuirne i punti deboli, onde non subire, poi, sorprese funeste. Chi voglia oggi guardarsi attorno, senza preconcetti o interessi personali da difendere, può scorgere, ad occhio nudo, la varietà e profondità di effetti con cui le idee del von Seeckt hanno inciso sugli ordinamenti militari di molti Stati stranieri. Ora è la volta della Francia. H numero di gennaio della Revue des vivants, a questo proposito, è abbastanza istruttivo: esso è dedicato, per intero, ai problemi militari ed ha tutte le caratteristiche di un grido di allarme del militarismo francese, grido concretatosi in una serie di studi di natura polemica. Esaminiamo rapidamente gli scritti della rivista francese, nei quali trabocca l'orgasmo di una crisi procellosa incombente all'orizzonte militare della vicina Repubblica. Paul Painlevé, il Ministro che ha introdotto nell'Esercito il servizio di 12 mesi, apre la battaglia difendendo valorosamente il servizio militare a breve durata; egli dichiara che la « protezione militare di un Paese è un problema costantemente mutevole, che esige da parte di tutti coloro che ne hanno il peso, una vigilanza permanente » ; il servizio di un anno e, per la Fi-ancia, a parte tutto, anche « una specie di necessità diplomatica » ; esso esigerà nell'organismo militare francese delle riforme profonde e radicali, che non devono spaventare nessuno, giacché - Nòtre défense nationale doit étre une création continue ». Ma, naturalmente, i guai incoininciano proprio qui: seguono, infatti, ;:1 breve scritto di Painlevé, tre studi di autori differenti: « A loi nouvslle, organisation nouvelle » — s Re3taurons l'armée nationale » — < Forgeons une armée de métier », dove, con vigore, dottrina, abilità e dovizia di ottimi argomenti, sono prospettate tre soluzioni radicalmente differenti, e in parte contraddittorie, per la « création continue » degli ordinamenti militari francesi. I! primo studio parte dal presupposto del servizio di un anno: rileva come esso imponga alla Francia una strategia iniziale difensiva, che non potrà durare meno di due mesi dal giorno dell'apertura delle ostilità, e riassume le esigenze cui ò>v*», rispondere l'organizzazione moderna francese come segue: 1) Assicurare, in qualsia^ momento, l'inviolabilità delle frontiere. 2) In caso di conflitti poter mobilitare, in tutta tranquillità, 1 intera Nazione. • 3) Preparare fin dal tempo di pace questa mobilitatone nelle migliori condizioni. „. . 4) Istruire militarmente unterà popolazione maschile. 5) Formare i quadri permanenti del tempo di pace, idonei ad assicurare questa istruzione, ad inquadrare il contingente attivo ed a fornire gli ufficiali generali e superiori per il contingente di mobilitazione. 6) Assicurare l'ordine e la pace nelle colonie. Il servizio di un anno renderà possibile la soluzione di tutti questi problemi, soltanto a patto di riforme radicali nella attrezzatura militare repubblicana, riforme da non confondere con i ritocchi e restauri par' ziali cari a tutti gli amatori del/pa* sato e che già il Maresciallo Pétain ebbe a condannare, con queste parole, in un rapoorto uffidale :« L'e sperienza prova che le vecchie for le hanno fatto il loro tempo. Al disetiosooge sdeate ti vosegetoseacmchprrepirelaTAteOrdi è mInCastl'asctatetonisiechattudaa na11 saOrunalzagimcagnluchs'apadostteCaràe deE mule - di sotto di un certo limite nella du rata del servizio militare, limite che si può fissare a tre anni, i pnncipn d'organizzazione debbono essere differenti ». . Dopo un esame minuzioso di questi «principii d'organizzazione », lo scrittore francese viene al concreto: — per assicurare la copertura occorre dividere il territorio di frontiera in settori, affidati a truppe fisse, che dovranno, in caso di guerra, completarsi istantaneamente sul posto, mediante mobilitazione regionale. Dietro, frattanto, si mobiliteranno lentamente le divisioni dell'armata nazionale; — per provvedere all'istruzione dei riservisti destinati all'armata nazionale si debbono istituire dei <; centri di istruzione » appositi, che non ripetano gli errori gravi che eg". lamenta nella istruzione oggi effet tuata presso i reparti metropolitani — il delicato argomento delle riserve è affrontato dall'autore con una aspra critica all'attuale sistema francese dei richiami annuali per istruzione, mettendo in risalto le grandi difficoltà e la lentezza della mobilitazione totale e consigliando alcuni rimedi; — riassume infine tutte le sue proposte in uua conclusione, dove si domanda quale fisionomia potrà avere l'esercito di domani ; dopo aver ar facciata l'ipotesi della creazione di un esercito di mestiere, ipotesi che incontrerebbe simpatie in molti alu polatescpepuogil spdoorCrraè nicesccoalInflccCahaselomI PiABsoderaatsotoctortiinlicnvdSbsrCgntlCvanlcLCc ambienti militari francesi, ritiene la formula sconsigliabile soltanto perhè troppo costosa e riduce il prolema pratico, per la Francia, ad un ilemma: o servizio di un anno con na riforma ab imo di tutti gli ordinamenti oggi esistenti, o ritorno al servizio militare a lunga durata. Lo studio « Reslaurons l'arme nationale » è più catastrofico; premesso che l'esercito francese è ancora oggi « istruito, disciplinato e forte », e soltanto perciò temuto, l'autore vede e denuncia le incrinature già in atto nell'istruzione, nella disciplina e nella forza. Fa alcune interessanti confessioni sul militarismo istintivo e congenito della Nazione francese, rileva, acutamente, come le esigenze di addestramento per il soldato delle armi tecniche siano oggi semplificate e come, invece, siano accresciute le esigenze di addestramento per il soldato di fanteria, dichiara che in Francia « l'istruzione premilitare è sempre stata ed è irrealizzabile » (in ciò sta, ad esempio, una delle numerosissime differenze sostanziali esistenti tra noi e la Francia) e proclama : « Disons-le bien haut, avec un temps de service inferieur à dix-huit mois il n'est pas pos3ible d'instruire une armée nationale! ». Definisce il servizio di un anno, adottato in Francia, come « un esperimento leale », che però ha superato i limiti della prudenza e si è_dimostrato inattuabile; chiede che si faccia subito marcia indietro e si torni al servizio di 18 mesi. Contrariamente all'autore precedente, poi, lo scrittore qui raccomanda sempre e ad ogni costo il reclutamento nazionale. Finalmente il comandante Carlo de Gaulle, già assai noto per i suoi vivaci articoli pubblicati dopo la fine delle manovre estive francesi, nel suo studio « Forgeons une armée de métier », rompe gli indugi e, in alcune natine dense, e brillanti e pittoresche persino troppo, invita la Francia a costituirsi un esercito di manovra motorizzato e corazzato, con una forza di 100.000 uomini, tutti volontari, con ferme lunghissime, illustrando 1' organizzazione, i criteri di impiego (naturalmente tutti offensivi) ed i vantaggi di un tate esercito. Il gruppo di scritti, che abbiamo così brevemente riassunto, è riunito, nella rivista francese, sotto il titolo « Il malessere dell'Esercito ». Il malessere appare evidente ed innegabile; esso si manifesta, in questi scritti, con due sintomi di indubbia gravità: la violenza e la asprezza del malcontento, che genera una critica corrosiva verso tutte le istituzioni attuali; ed il disaccordo profondo e sostanziale, tra i critici, nei rimedi proposti. La crisi del militarismo francese esasperato va tenuta d'occhio attentamente, nelle sue cause, nei suoi aspetti e nei suoi sbocchi. Esamineremo in un prossimo articolo un secondo gruppo di scritti militari della « Revue des vivants », gruppo raccolto sotto il titolo: « Le incognite del domani » e che ci potrà dare qualche indicazione sui moventi e sui fini della imponente manifestazione politico-militare rappresentata da questo numero strano e sensazionale della autorevole rivista francese. 0IAC0A10 CARBONI.

Persone citate: Carlo De Gaulle, Paul Painlevé

Luoghi citati: Francia