70 mila litri d'acqua al minuto secondo dal Po ai terreni bonificati del Ferrarese

70 mila litri d'acqua al minuto secondo dal Po ai terreni bonificati del Ferrarese 70 mila litri d'acqua al minuto secondo dal Po ai terreni bonificati del Ferrarese FERRARA, febbraio. Portare l'acqua in tutti i comprenBori della bonificazione per dare ai terreni nuova e più fiorente vitalità e consentire quell'evoluzione colturale dalla quale il possidente potrà ripromettersi un reddito più efficiente mediante la trasformazione delle colture cosidette asciutte in colture irrigue : ecco il problema contingente comune ai vari Consorzi di bonifica della provincia ed alla cui soluzione tendono le iniziative emananti dagli enti maggiori. Sin dal 1911, precorrendo le disposizioni della stessa legge sulle bonifiche del 1923, il Consorzio della Grande Bo- nific ine pensò di derivare l'acqua dal Po installando alcuni sifoni di presa. Gli impianti si palesarono Densi insufficienti ed inidonei per i bisogni della plaga, ma valsero a costituire una preziosa esperienza per ssnpquanto, di più vasto e grandioso, do-!fveva farsi quasi vent'anni dopo, nel clima operoso e fecondo instaurato dal Regime. Il grandioso impianto di Berrà Occorre notare, per rendersi conto dei principii tecnici su cui si basano questi impianti di derivazione e delle difficoltà insite nella loro esecuzione, che il Po, per la massima parte dell'anno conserva una quota superiore al terreno. A Berrà, dove i recentissimi impianti sono sorti, il terreno si trova a un metro e mezzo sopra il comune marino ed il Po fluisce verso la foce, durante le massime magre, ad una quota che supera di mezzo metro il livello del mare. Ne discende che per derivare l'acqua dal fiume, praticando un'apertura nell'argine, l'intento è raggiunto sino al giorno in cui l'acqua si mantenga ad una quota superiore di un metro al livello marino: negli altri periodi occorrerà sollevarla. Di qui, la necessità di associare ai congegni di presa o di derivazione impianti di sollevamento. Orbene, due metodi offriva la tecnica per assicurare la presa dell'acqua: la costruzione di una chiavica e l'impianto di sifoni attraverso l'argine del fiume. I tecnici del Consorzio, che, sotto la direzione dell'ing. Tommasino, hanno ideato ed eseguito l'impianto, ritennero sconsigliabile il primo (la costruzione di una chiavica avrebbe importato la costruzione di una controchiavica, per il che sarebbe occorso un tempo notevole, a prescindere dalle maggiori spese che si sarebbero incontrate) e, valendosi dell'esperienza acquisita attraverso i tentativi del 1911, scelsero il secondo. E' così sorto il grandioso impianto di Berrà, la maggior opera del genere eseguita in Europa. Iniziati nell'aprile 1929, i lavori sono stati condotti con grande celerità, sì che in meno di due anni sono stati ultimati. Dalla scorsa campagna, una batteria di quattro sifoni, del diametro di un metro ciascuno, attinge perennemente dal Po 10 mila litri di acqua al 1" ed una complessa rete di impianti di distribuzione irradia questa massa d'acqua per i terreni del comprensorio. Pochi dettagli varranno a fissare le caratteristiche dell'opera geniale e grandiosa. Disposti attraverso l'argine, in modo da tagliarlo più o meno profondamente, i sifoni sono tubi di acciaio dolce, a sezione circolare, sagomati a forma di una V: hanno uno spessore di otto mm., una lunghezza di m. 98,15, ed ognuno di essi, in condizioni di quota normale, vale a dire con un dislivello di un metro, deriva dal fiume 2500 litri al 1". Allorché le piene gonfiano il corso delle acque fed il livello del Po può salire anche a più di otto metri sopra iì comune marino) per regolare la portata della derivazione, si fa ricorso alle saracinesche; quando, per contro, il livello delle acque scende sotto quota, si mettono in azione le pompe, (si tratta di pompe elettriche, ad asse verticale, della portata di 6 me. al 1", i più grandiosi e moderni congegni del genere costruiti sinora in Italia) le quali, sollevando l'acqua, aumentano il carico dei sifoni con conseguente abbassamento del pelo d'acqua di scarico. Una vasca gigantesca: 320 m. per 80 Dettagli maggiori porterebbero in dnztrsdlzmcscttznuna sfera tecnica, non sempre acces-'sibili. Ma gioverà ricordare, per com pletare questo schematico quadro delle caratteristiche dell'opera, che agli impianti di derivazione è congiunta una fitta rete di opere di distribuzione, tutte assai complesse e costose, e che per molti dei canali, compresi in queste opere ed attra versanti terreni torbosi o comunque permeabili, si è dovuto provvedere a rivestirne con calcestruzzo le sponde ed il fondo. Infine, non converrà obliare un particolare che nel funzionamento dell'impianto e nella utilizzazione dell'acqua derivata dal fiume ha la sua importanza: prima di essere distribuita, l'acqua attinta dal Po è fatta depositare in una vasca gigantesca che misura 320 metri per 80. Ogni anno questa vasca si riempie di sedimenti e lo scarico hcemporta la rimozione di 20 mila metri cubi di mota! In virtù degli impianti di Berrà1 e delle altre minori installazioni eseguite a Guarda, Contuga e Garbina, anch'esse, per altro, dotate di impianti di sollevamento per i casi di magra del fiume, il Consorzio della Grande Bonificazione ha portato l'acqua in 46.9H ett., dei 54.856 racchiusi nel comprensorio, con quantità che vanno da litri 0,2 per ettaro al 1" per le terre forti, a litri 0,6 al 1" per le terre torbose e sabbiose. Ma tutto ciò non costituisce ancora che la realizzazione del programma minimo elaborato e studiato negli anni decorsi, e secondo il quale l'immissione di acqua dolce nel comprensorio doveva avere il semplice carattere del cosidetto ristoro, doveva cioè servire ad eliminare gli inconvenienti lamentati in passato per il noto fenomeno de! depauperamento delle risorse idriche del terreno, conseguente al per !fezionato e rapido scolo delle acque, e e i e o e doveva — specialmente nelle stagio ni ad andamento siccitoso e nelle terre impregnate di salsedine o nelle zone torbose e sabbiose, che costituiscono tanta parte del comprensorio — assicurare ai terreni, col giusto grado di umidità, quel minimo di condizioni necessarie per il regolare sviluppo delle colture, come accade degli anni in cui le precipitazioni sono normalmente e regolarmente distribuite. La derivazione di Pilastresi H programma massimo, quello da cui potranno scaturire concrete possibilità di vaste applicazioni irrigue, con conseguenti estese e radicali trasformazioni nell'ordinamento colturale presente, è in via di realizzazione. Sarà un fatto compiuto non appena gli impianti di Berrà saranno completati con l'installazione di un'altra batteria di quattro sifoni, ancóra del diametro di un metro, ed il cui funzionamento eleverà la portata della derivazione a 20 mila litri al 1" (24 mila litri se il volume delle acque è alto) ed alle chiaviche di Pilastresi, presso Stellata, saranno portati a compimento, per ini' ziativa del Consorzio di bonifica del' la Burana, i grandiosi impianti de stinati contemporaneamente a rego lare il flusso delle acque dai com prensori della bonifica ed a derivare dal Po la massa d'acqua occorrente per la irrigazione nei com' prensori vicini. L'originalità di que sta opera, oltreché nella sua impo nenza, che non è raggiunta da altri impianti analoghi, sta appunto nella duplice funzione che è destinata ad assolvere. Un impianto idrovoro, capace di sollevare nel Po 40 me. al 1", e nel quale saranno installati motori della complessiva potenza di 6000 HP, essendo necessario vincere durante le grandi piene del fiume prevalenze sino a m. 8,60, consentirà di alleggerire di altrettanto la piena nel collettore della bonifica. Al collettore, l'impianto idrovoro risulterà collegato mediante un grande canale, in via di ultimazione, e che avrà una larghezza di fondo di 24 metri. L'impianto ed il canale, con opportuni accorgimenti, serviranno nello stesso tempo per derivare dal Po 47 me. d'acqua al 1" da immettere nelle terre del Consorzio e negli attigui comprensori di nove Consorzi della bonifica ferrarese, vale a dire su una superficie di circa 190 mila ha. A regolare e disciplinare le integrazioni idriche rese possibili dagli impianti è sorto, con l'adesione di tutti i Consorzi interessati, il « Consorzio generale di bonifica nella provincia di Ferrara », il cui compito consiste nell'eseguire le opere principali di condotta e distribuzione dell'acqua, mentre i singoli Consorzi procederanno alle opere di distribuzione nei rispettivi comprensori. La esecuzione di un grande canale, det to di S. Nicolò Medelana, è stata af fidata in concessione al nuovo Consorzio, la cui attività è contrassegnata dallo stesso fervore che anima gli altri Consorzi. L'intento, dunque, sarà presto raggiunto e, come coronamento della bonificazione, ormai completa e sicura in tutto il territorio, si avrà la trasformazione nelP ordinamento colturale. Nel comprensorio della « Grande bonificazione », in virtù delPesten 'dersi e del moltiplicarsi delle colta re, le ore di lavoro per ettaro sono salite, durante il decennio, da 373 a 623 all'anno. Un incremento cosi notevole non è stato per altro conseguito dovunque e la disponibilità di mano d'opera, anche nei periodi non influenzati dai fattori stagionali, rimane vasta e pletorica. La trasfor- o e e , e I inazione nell'ordinamento produttivoa à del territorio, mediante le applica' zioni irrigue, gioverà non soltanto a migliorare, attraverso la molteplicità delle colture, il reddito dei possidenti, oberato oggi dall'indebitamento e costretto a lottare contro le asperità della crisi travagliaste il mercato di taluni fra i principali prodotti, quali la canapa e le stesse bietole, ma varrà a ridurre notevol mente, mediante un più diffuso e prò hunE,ato assorbimento, la disponibili tà di mano doperà, tuttora crescente, coiwrncr/i idabnt* à1 FRANCESCO ARGENTA. L ti di Iit B La costruzione di un Impianto a Berrà

Persone citate: Guarda, Tommasino

Luoghi citati: Europa, Ferrara, Italia