La casa di d'Annunzio a Pescara

La casa di d'Annunzio a Pescara Poeti di ieri e di oggi La casa di d'Annunzio a Pescara tar PESCARA, febbraio, trovare » Pescara bisogna cn- trare nel caffè di Piazza Garibaldi e chiedere, dietro le vetrine profumate (del . parrozzo ... di Luigi d'Amico. Tro- vata Pescara —■ quella industriale, ma,anche quella intellettuale — si hn la impressione che, per dieci minuti, do- impressione che, per dieci minuti, do- po il meriggio questo sia veramente il cuore aristocratico dell'Abruzzo. Nes- suno potrebbe spiegare il mistero. Ieri Trilussa è arrivato dopo aver fatto o- magglo, con lula sala e nomade «casa, di poesia a Spizzico, che ha una cuci na meravigliosa, ma bassa, dove si cn- itra col cappello in mano, come in una gspecie di tempio pagano del tutto dis- c 3imjj^ ua qUei!o che, un tempo, era dìjlpia a Roma o il Papagallo a Bolo- d glla quando Einstein spiegava a qual-'d che amico solitario la teoria della rela tivltà. Allora il trattore gli ha recitato i; vversi di un poeta bizzarro: « o pesce è lvive e friccichc — o vino è veni bal-'Vsanie — cliesfè a vita e Siriache — j ve sane a' cape e a' panne... ». « Parrozzo rdIl mistero del « Parrozzo » | In piazza Garibaldi, a Pescara, sen-Ug «a che qualcuno abbia pubblicata la sen.. gtenza irrevocabile, tutti que' . che giun-. qXv* da Teramo, da Roseto d'Abruzzo, pj[°n( nocente candore: è il pan rozzo dei contadini d'Abruzzo trasfigurato da un imaginoso e raffinato pasticcere. Con serva bensì il suo aspetto rude, la sua forma ingenua e il colore del granturco e del cruschello, ma, nella trastìgu razione, s'è arricchito di grazia e di profumo e di dolcezza. Hanno concorso a questa specie di miracolo le uova frejsche del contado, le mandorle delle no- 'stre colline, la farina intrisa nel burro da Chieti, da Borello, dal mare e dalla M montagna conoscono il mistero del' parrozzo., 0 vc !o ript.tono con un in- as/idVdcaurro,u, fresco deJ nogtri tratturl, ,0 2Uccner0 p, u cioccoiatto Tutti qUegti elementi'■■mi raccolti in prossimità della pineta di ; d| Pescara sono creature dello stesso so- che x. Allora si entra nelle salette di do-ivve è passata gran gente per leggere la c' poesia di d'Annunzio e per vedere ie P ttrme e j rltrattl delle gaI1„ie Io sono : sentrato con Luigi d'Amico, che è \m\f'po'" il" re "del Parrozzo. e con Giannino lto - Frcscura Che, dopo avermi guidato sui A lungomari magnifici della città in pie-1mgr' "età dove l'acqua si rompe, adagio ada- gio. con un lungo cantar di conchiglie, g \ na efficienza fascista, con un ritmo fer', ridissimo e incessante di opere nuove, mi aveva portato fra le omb'c deila pi¬ gio, con un lungo Padre Semeria, un giorno, aveva det- ,^ eAddolclsca SalfCetteo Ia vostra i vita come vo, addoIcite laUl.ui - , ma ^ 0 stata lutta una gara & bel!o 3i. gnore senza nome e di attrici d'oggi: r Emma Grammatica e Maria Melato,, p'Wanda Capodaglio e Giulietta De Riso, i Tatiana Pawlova e Dina Galli, Vera Via Gardone Vergimi e Alda Borelli, Paola Borboni ed Elsa Merlini, Lola Braccini ed Ele ; na Sangro, pittori, musici, poeti, indo ì e^nim^ e prim0 dì t$u Benla. mino Gig,. che gu„ft 3trada di Reca. nati> ha una casa pr0iottatr di fronte ana piazza gaudiosa e 'reto, ' Via Gardone, dov'è la vecchia casa di d'Annunzio, è di fronte all'angolo di ■ via Gabriele Manthonè. e .Marietta è ide chili lu bben sempre la più fedele delle custodi. D'Amico vuol bene al Poeta, sinceramente. Allora vuol che leggiate la lettera di Gabriele: . Caie Luii/gine, sta puverelle de Vaimele (e pe' hi memoria atre Lulgglne t'arrengrazie de che fliai fatte) lui venute curevho dr. dolce 'nelle tu nume e senza nome. Tu ha' da sape che 'i tacce In diggiune de qitaranfore tutte l'amie. Sti cose bbuiie anice proprie 'n mezze il li quaranfon e n' n me le pozze magna, Me li magne dimane, marine; te truce dloriosa d: Lo- g >ih nome; e te scrive. Ma i' - «/e cumprà clxentucce qualunque. i>c tu vuo fa lu miliune e indinne de panozzi la Poesia che egli tiene e protetta •• come una reliquia sotto la campana di cristall0. . ... Benedette d'Amiche e San duimtore cadute V te leve l'amicizie, Si capite? T'abbraccc >•. E subito dopo Ciatté — O Ddie, qiuinne m'attucche a ■u parrozze — o<yiie mattine, pt' lu cannarozze — passe la sise de l'Abbruzze me ■> o quest'altra del i parrozzano » d'Annunzio : Dice Dante che là da Tagliacozzo — ove senz'arme vinse il vec¬ chio Alardo — Curradino avrie vinto! quel Icccardo go di parrozzo ». La casa di via Gardone è di fronte Con i percoli spalancati sul selciato Passando, la gente gru entra dal vecchio vicolo no. .Soltanto ombre. Le scale sono di rdn in alto si del Mercato se abbuto avessi usber- no. .Soltanto ombre. Le scale sono di- roccate mentre s'attendono i restauri imminenti del Genio Civile. Sono senza balaustra, adesso a guisa di rampe, sul timpano .sonoro. Date una voce. Piccola, agile, intelli ma, sulla soglia, non trovate qualcu-no. Soltanto ombre. Le ente, con due occhi pieni di baleni e ii volto esangue, Marietta Camerlen go, venuta a Pescara da Villa del Fuo co, entrata ad otto anni nella casa di d'Annunzio, per sorridervi appena dan dovi il benvenuto, vi mostra due file di denti d'alabastro. Manetta Camerlengo ■ Che volete? Che sapete? Di dove venite? Venite da Venezia? Siete amico lU Gabriele? Lo vedrete presto? Gli seri. Vti^e stasera? Se rispóndete che è tutto vero, si una racconsola. Ma ha dirvi, prima che entriate in cucina. _ Dite a Gabriele che voglio rivederU°- Ditegli di chiamarmi. Egli mi telegrafa graiaPa™ > e quanao. Partirò s porta se per un'. trccoalarrcdrgvlispreghicra da:mdligcsparti » e io volo. Non importa1 senza valigia. Non im-l ora. o per un giorno.!t Ml basterà, un'ora soltanto, ina vederlo, t La sua Mamma e morta diciassette ! ia anlli or sono, giusto ieri, e questa è la ! l'sua lampada. ' isi avvicina al focolare e riaccende la r/forenfiiia carica d'olio .. Nella-mano (mil lume un po' le trema. Si fa il segno Sdella croce. Cammina senza rumore. 13Vuol che io passi per primo. Vi sono tdue camere a posto in tutta la casa,jiche è vasta e piena di echi e di aspet- ; sazioni. ;sPassa la prima, quasi buia, mentre : pu sole Sl fiotta lontano sul mare della i pineta. Poi nell'altra. Le viole profu- tmano sotto » grande ritratto della Ma-[n dre del Poeta. Marietta vi depone ac-|z canto la lampada. Cosi la stanza si rav-; tviva di pennacchi oscillanti, di tuni- G che ambigue, sulle pareti disadorne. a P™ ella rileggo le parole d; d'Annunzio g sotto un suo mirabile ritratto: «alla dfedele Marietta Gabriele che pensa al-, dto Madre e alla sua propria morte», j i Ancora dei ritratti glalletti: a mani- Mma cara auesta tmagine lontana del ugiovinetto che le somigliava », : a .Un-'drietta paziente e tenera custode di mia rmadre >. 0 Marietta Camerlengo apre un cas- m gitone. Fruga fra le carte. Cerca una c ieri lettera e un telegramma dal Vittoriale. l'ultimo, di,nsLe viole della Pescara tUna lettera passata: mU, cara Ma- ^ ■ . srietta,- sto meglio e perfettamente in bre spero di guarire .'. Non posso seri certi a hinqo. Ho scritto tante altre lettere. Sono stanco. Ti mar. 'i una triplice scatoi Ti prego di consegnare l'acclusa lettera subita all'Abate Brandano. Ti abbraccio di gran cuore. Mia Madre è qui... •. La Madre viva e presente ne! ricordo ineffabile del tiglio. Un telegramma di ierj: ,,'fi .nandù questo in dono, ma ti prego di trovare due mazzi di violette e di metterne uno nella Sua stanza, l'altro a puf della Sua Croce. Stanotte, qui, le più belle violette della Sua primavera sono davanti alla Sua imaqine». Marietta rilegge lentamente il telegramma. Il suo volto si scolora. Le la grimo gemmano le sui lampada arde sotto il la defunta. Marietta mi riaccompagna fin sulla soglia per la scala diruta senza balaustra. — Ditegli che voglio vederlo... La porta della casa si chiude, senza rumore. (i. 0. GALLO ggIftlEtsnlrpNMuNnehe'cièlTa La'^rti? ritratto del- v; sdIi: La casa di d'Annunzio all'angolo di piazza Garibaldi a Pescaia