Gli abbonati sono pochi..

Gli abbonati sono pochi.. CRONACHE DELLA SETTIMANA Gli abbonati sono pochi.. Alcuni giorni fa, la Gazzetta del Topolo pubblicava una interessante : rassegna della situazione radióforii- ca tedesca, nella quale, a mò di con-lclusione, si poteva leggere: |«Una volontà dominatrice * dìret-;trice è sempre presente. E non bastano ;imezzo ai dirigenti i quattro milioni di abbonati già esistenti. Si fa propa-iranda per allargare la cerchia degli uditori. Si regala a oltre mozzo milione di ascoltatori — cieehi. inabili, yittl- mé della guerra c della rivoluzione, dis- occupati, ecc. — la licenza di abbona-1 mento. Si bandiscono concorsi tra lejnn tipo unico.ai.apparecchio di forte |JllGULU. OI UAUUÌ3V.VUU vici fabbriche costruttrici ti; apparecchi ri-1 «eventi perche sia messo in commercio1 «Che l'Italia in tatto di diffusione della radiofonia sia ancora in uno oladio di penosa minorità è una constatazione altrettanto dolorosa che necessaria. Valga qualche cifra: alla fine del dicembre Ì93:i in Italia gli abbonati alla radio erano appena 176.000. H numero totale degli ascoltatori era in tutto il Regno circa 900.000. « Nello stesso periodo l'Inghilterra, cioè una nazione di popolazione a un dipresso eguale a queliti italiana, aveva 3.123.183 abbonati e un numero presumibile di ascoltatori di 26 milioni. Di fronte si 900.000 ascoltatori italiani osi. •tevano alla fine dello scorso aimo nel Belgio 1.700.000. in Danimarca 2.500 mila, esattamente come in Austria, in Ungheria, un milione e mezzo, in Isvosia. tre milioni. «Le ragioni di questo nostro primato al rovescio possono essere mclte e con fortuite: non spetta a noi vagliarle e proporro rimedi. Si può e si deve però dire che questa situ.izione è incompatibile con la definizione mussoliniana che la radio sin il più potente strumento nella mano ilei governanti. In Italia questo strumento purtroppo haancora le proporzioni di un giocattolo.Bisogna che diventi un potente strumento: e a farlo diventar tale ueve anzitutto collaborare il pubblico acquistando apparecchi, abbonandosi e diffondendone la conoscenza e l'uso». Il consiglio finale è lapalissiano, ma è il consiglio caratteristico di ehi elude il problema invece di affrontarlo... Intanto le ragioni del nostro primato al rovescio, o alla rovescia che sia, non sono affatto così oscure come si crede. Sono invece chiarissime e intuitive, e sono tutte rac-chiuse nel carattere strettamente industriale e commerciale che fu im- presso, dalle origini, alla radiofoniaItaliana, e che si affanna per dura- re, .ostinato e insensibile a. tutte lenr.ni tonivi ir, « W*»l i '«« i-oll rv* ragioni dello spirito e dell'intelletto, e nella mentalità degli uomini che finora hanno spadroneggiato diretto e amministrato con criteri smetodi da società anonima, attenen-dosi al quia, al dividendo annuale, senza chiarezza di idee, senza no- done esatta degli .inevitabili e feli-ci sviluppi della radiofonia stessa, dei suoi compiti, delle sue necessi- tà; e perciò impreparati, e incapa-ci di concretare un programma amministrativo ben definito che tenesse conto di codesti sviluppi. Ci dev'essere stato un Cristoforo Colombo che deve aver fatto questa trillante scoperta: mantenendo gli alti prezzi odierni, ì conti tornano, con in .più un 7 per cento per il capitale impiegato. Dunque!?... Ma¬ gari ce ne fossero di aziende come questa! Di conseguenza gli sforzi Bono tesi a mantenere e a perpetuare l'attuale situazione. Che cosa interessa aH'E.I.A.R. «he la radio diventi popolare? che invece di 900 mila ascoltatori, ce ne siano 20 milioni? Tutt'al più si faccia un concorso. E, coerentemente, questo concorso ha schietto carattere antipopolare, che si rivolge soprattutto <• a coloro che — come si legge sul Radiocon-iere — avendo possibilità e mezzi non pensano a comprare un appareccho. E' traSire a un'amico per guadagnare die-ci* lire e rischiare di vincere... ùnquesti assenti per "ignoranza od osti-nati per .proposito, che gli zelatoridella radio nossono trovare i nuoviabbonati E naturalmente, non si premia l'abbonato nuovo, come sarebbe il caso se si trattasse di un concorso di propaganda popolare, ma il mediatore, al quale si regalano 10 lire per ogni abbonato e un biglietto della lotteria. Sono in palio vistosi premi, ria i quali i principali consistono in un'automobile, e in un villino smontabile. Premi dei quali il popolo — lavoratoti, piccola e media borghesia — non saprebbe che cosa farsene... Con dodici Ine chiunque ha proba-bilità di vincere parecchi milionialla lotteria di Tripoli; bisognerei)-be far spendere una media di 500 villino smontabile! Ci credono proprio aH'E.I.A.R. all'efficacia di simiìi mezzucci? Noi sbbiaino l'impressione, prima di tutto, che il giuoco valsa si i no la candela, e che. poi. i nuovi abbonati, ad eccezione di una invalutabile minoran za clic torso può cedere allo zelo de gli zelatori, ài sarebbero abbonati lo sìc*so senza il concorso che, fra i'ajtro, non li riguarda. Comunque e chiaro che un concorso siffatto non interessa e non pne- interessare cv)e una ristrétta categoiia di perscine. Se si vuole che la radiofonia popolare, bisogna ._ ,5 n j:v_„«j "altana, flivenu cambiar sistema e metodo: invece di chiedere protezione cu regolamen ti e eli prezzi, si suggeriscano alle Autorità forme di agevolazione per j possessori di piccoli apparecchi e galenisti; invece di cercare ..^resseuzR in fabbriche di disehj_ col bel coatnuto ai ammanir- j UUSbSCBS per j o-a; cointeres radio, e si crei un apparecchio po> polare di noco costo, così come stanno facendo in Germania, e si venda a rate, e si esentino dalle tasse per sei mesi i compratori di nuovi ap- parecchi. Così si^ rende popolare la.eradiofonia, e così si contribuisce a|4quella grandiosa, pronte:, viva ope- pra di propaganda che è compito pri- dtao ed essenziale di questo magnili- sco e potente mozzo di educazione e pdi istruzione. lTrincerarsi dietro il rigorismo vformalistico delle disposizioni, che|gl'Ente stesso ha sollecitato, è un assurdo. Invece di suggerire ai pionieri — come fa oggi il Radiocorriere con un trafiletto che ha questo titolo: Importantissimo! — il modo di eludere la legge vigente (.bell'esempio di educazione morale e fascista!), si facciano alle competenti autorità proposte concrete, serie, utili per rendere popolare la radio. Per rac sèmvepcss• j t'Itcogliere è necessario seminare: peritraccogliere abbonamenti bisogna se- sminare apparecchi radio, dovunque, i ia basso costo, con tutte le facilita-j szioni possibili, senza paura, senza zfarsi abbacinare dall'ossessione del- dla frode, che tanto la miglior furbe-1 iria è sempre quella di non averne jdnessuna. L'industria italiana concepisce an-j cora la radio come un giocattolo di lusso. E' un errore imperdonabile: ciivogliono, per dirla chiara e sempli-' ee, apparecchi che non costino più dì 400 lire, compreso l'abbonamento, pagabili in dieci rate. Se questo l'in- dustria italiana e l'E.I.A.R. non pos- sono o non vogliono fare, è inutile piangere sul primato alla rovescia: la radiofonia italiana continuerà a vivere alla giornata, gli errori si aggiungeranno agli errori; e si batterà sempre più una falsa strada, perchè è fatale che, aumentando le spese per migliorare i programmi, e non trovando dette spese un corrispettivo di entrate negli abbonamenti, l'Ente, per mettere in sestct il piccolo bilancio della sua piccola azienda, finisca col cedere sempre più alle lusinghe della pubblicità — invece di tendare ad eliminarla complctamen tft. eom'è lnpiprt e, t.r,nyc awipn*» all'*» te, com'è logico, e come avviene all'è stero — col bel costrutto di creare intorno alle manifestazioni del pensiero italiano, un'atmosfera da Dazar, graveolente di olii, di formaggi, di purganti e di altri simili piacevoli ingredienti, che certamente non è nè desiderabile nè a lungo sopportabile, +:. * n L,o spazio ci vieta ancora oggi di parlare diffusamente del programma della settimana: sintomi di mi- gliorumento affiorano qua e là, e ci auguriamo di vederli rafforzarsi e co stituirsi solidamente. Non vogliamo lasciar passare senza segnalarla, ri servandoci di D.irlarne nifi attinia servanaocl dl PMlaine mente, la bella, iniziativa del Ciampelli. Egli ci ha presentato giovedì sera, — chi sa perchè a ora cosi tarda? — un'antologia musicale in dischi di musiche del 500 e del 600, illustrandola con garbo e in forma comprensibile a tutti. Ottimo proposito che, se attuato senza preoccupazioni di ridurre in pillole la cultura, e senza l'assillo della sintesi, ma con larga visione e con largo respiro, sarà certamente tra le cose più utili e degne della radiofonia italiana. Iersera è riapparso, atteso e desiderato, Mario Pelosini a incantarci con la sua felice e intelligente dizione di alcune liriche di « Alcione ». Ci auguriamo che per queste dizioni si trovi finalmente un giorno e un'ora fissa, e che esse si svolgano secondo un programma prestabilito e di ampio respiro. Auditor. nevbd

Persone citate: Cristoforo Colombo, Mario Pelosini

Luoghi citati: Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Inghilterra, Italia, Tripoli, Ungheria