L'inferno del Chaco

L'inferno del Chaco L'inferno del Chaco Il petrolio all'origine della guerra che per 18 mesi ha straziato Bolivia e Paraguay e che ora sta per finire Orribili tragedie e romanzesche avventure •■ I risultati della Conferenza panamericana (Da I S) (Dal nostro Inviato Speciale) MONTEVIDEO, dicembre, laGiornate di gran festa alla setti ma Conferenza pana-mericana; la colomba della pa~e è entrata finalmente anche qui; inaspettata, fuori stagione, proprio alla vigilia della chiusura, tanto die lì per lì nessuno ci voleva credere. Ma come, ma come? La Bolivia e il Paraguay si sono dunque messi d'accordo? Con tutto quel pandemonio che è successo in questi ultimi tempi al Chaco, specie dopo la- caduta del fortino Saavedra nelle mani dei Paraguaiani, è stata davvero una bella sorpresa. I rappresentanti delle venti e una Repubbliche che sono ventiti a Montevideo per la Conferenza pensavano anzi che lì, su quel punto, non si sarebbe mai trovato l'accordo; impossibile; troppe ragioni c'erano da una parte e dall'altra, troppe affermazioni di sacrosanti diritti; e nessuno dei due contendenti voleva cedere di un'unghia. Il pròblema pareva così scottante e complicato, che nelle prime riunioni, seguendo il consiglio del delegato del Perii, mólti erano d'avviso che non te ne dovesse neppur parlare. Invece, ecco clie all'improvviso, in una placida atmosfera natalizia, all'una di notte, gli tirli delle sirene ruppero l'alto silenzio della città addormentata; tutti erano a letto, anche gl'inviati speciali die la sera prima avevano sorriso increduli alla notizia di uno scambio di telegrammi fra U Presidente dell'Uruguay, Gabriele Terra, e i Presidenti delie due Repubbliche belligeranti. Che cosa succede''. Terremoto? Incendio? Inondazione? No; niente disgrazie: l'armistizio al Chaco; è arrivata la colomba. Che cosa avviene nella foresta? Poi, il giorno dopo, quanti bei diacorsi all'adunata generale dei congressisti; uno dopo l'altro parlarono i rappresentanti di tutti i Paesi del Sudamerica: commozione, entusiasmo, allegria e, soprattutto, meraviglia che da una conferenza fosse finalmente uscito qualche cosa di buono. Per ultimo si levò a parlare U rappresentante degli Stati Uniti, U signor Hull, che in certo modo doveva chiudere la serie dei sermoni: .< Il conflitto del Chaco — egli disse — dev'estere l'ultima guerra fra ì Paesi del Continente. L'aurora delia pace è l'epilogo delle tragedie beh liche sopra il suolo americano. Deve ormai cominciare il regno eterno del diritto, della giustizia, della uguaglianza e della fratellanza, affinchè l'avvenire possa offrire a tutta l'America e ai suoi Paesi la felicità di cui gli uomini hanno bisogno per compiere le opere (Iella civiltà ». Parole Ielle e sante, die tutti i giornali di qui hanno riprodotto in prima pagina, a caratteri cubitali; ma le parole dei discorsi vanno sovente troppo in là, vanno fra le nuvole; ed è successo così che mentre a Montevideo sì ' scioglievano commossi inni alla pace che aveva steso le site bianche ali sulle tenebrose foreste del Chaco, là nelle foreste non tutte le armi tornavano al piede. Il telegrafo non aveva- ancora portato in tutti i Paesi dell'America la lieta novella dell'armistizio, che già si parlava di violazione dei patti. Da parte di chi? Difficile saperlo. Forse si è trattato soltanto di un equivoco, di un ordino trasmesso male e capito peggio; certo è tuttavia die pumrgtnvmdspsnmnmognvtgnbcs2pbfrpmdifnònrè mica una cosa ionio «e^Ifceldare il comando « Cessate il fuoco » ì a soldati induriti da didotto mesi di I campagna, a gente abituata onnai\a scannarsi dentro il labirinto dì\un'intricatissima selva, nelle tane, nelle ridotte, nel pantano e persino sugli alberi del più orrendo paese, del paese che pare proprio quello della maledizione di Dio. Si arriverà anche alla pace, perchè ora nelle Cancellerie pare che finalmente si siano messi d'accordo sulla via da seguire, ma ci vorrà ancora del tempo prima che nelle boscaglie del Chaco boreale torni il silenzio. La colpa è del petrolio Tanto più che, come ha detto lo stesso Presidente del Paraguay, d sono ora dentro la foresta centinaia e forse migliaia di soldati dell'uno e dell'altro campo, smalliti, nascosti, raminghi, che pur di sfuggire gli orrori della guerra si sono adattati a vivere come fiere. Ncr>i hanno più nulla d'umano; affamati, arsi dalla sete, resi pazzi dalla disperazione, ischeletriti, ricoperti di piaghe e di cicatrici, vanno errando pei boschi come fantasmi di un quadro dell'inferno dantesco. Giungerà fino ad essi la nuova della pace? Riusciranno a trovare la via per tornare in patria quando udranno improvvisamente allontanarsi il rombo della guerra che ardeva intorno ai contesi fortini? Mentre si parla intanto della pace, si coìitinua a discutere, come spesso accade, sulle cause che hanno provocato il gran conflitto. Sembra che tanto i Boliviani quanto i Paraguaiani non avessero nessiaia intenzione di far la guerra; la colpa, dicono quelli che la sanno lunga, è tutta del petrolio; proprio così; perchè in pieno Chaco, nelle località di Cuevo e di Ivo, a cinquecento chilo metri dal fiume Paraguay, la Stan <Jord Oil possiede dei giacimenti di petrolio che soìio forse i più grandi del mondo. Bisognava trovare una via d'uscita per questa immensa ricchezza — circa cento milioni di dol Uri — e allora la Bolivia, chiusa fra le montagne del Perù e del Cile da yna parte e le foreste del Paraguay dall'altra, priva di sbocchi sul mare, fu costretta un bel giorno a farsi avanti con la forza, a rompere dalla parte più debole, per cercare almeno una strada terso il fiume. Ad ogni modo, se la questione del territorio riguarda la Bolivia e il Paraguay, gl'interessi economici sono soprattutto nord-americani, perchè le miniere e i pozzi di petrolio della Bolivia- sono da gran tempo ormai nelle mani di capitalisti degli Stali Uniti. Il libro degli orrori Com'era facile da prevedere, in diciatto mesi di campagna la questione non si è affatto risolta e si può dire che al momento dell'armistizio le posizioni dei due eserciti sono pressoché immutate. Guerra tremenda, combattuta in mezzo a una natura selvaggia e ostile con strumenti bellici modernissimi, ma non ostante qualche successo del Paraguay, specie in questi ultimi tempi, nessuno avrebbe ancora potuto prevedere a chi sarebbe toccata la vittoria finale. Su un fronte di circa duecento mi glia, 50.000 soldati paraguaiani hanno combattuto contro 90.000 soldati boliviani. Secondo calcoli non ufficiali, il Paraguay avrebbe avuto le seguenti perdite : circa 10.000 -morti, 20.000 feriti e alcune centinaia di prigionieri; la Bolivia invece avrebbe avuto circa 25.000 morti, 40.000 feriti e alcune migliaia- di prigionieri. Bisogna poi aggiungere, da una parte e dall'altra, alcune migliaia <Zi morti per malattia, perchè, specie durante la stagione estiva, le febbri, il tifo esantematico e la dissenteria fanno stragi in tutta la regione del Chaco. Le notizie che da un anno in qua giungevano dalla zona del fronte, che tutti chiumuva.no « l'inferno del Chaco », erano óltremodo incerte e confuse; ma se un giorno si scriverà la storia di questa guerra, si avrà davvero il libro degli orrori; una del rabiree d'lacoinsppegufaprfai doglappstrinvtechstvsìinslene l'scpdsvglodfsle più tremende avventure del no-ìBstro secolo, il romanzo giallo della\nguerra, con ogni tanto qualche vam pata di eroismo (Boliviani e Para gua'uini sono dei soldati eccellenti, valorosissimi) che tosto si perdeva e si spegneva nella quotidiana lotta m re. mie della insidiosissima boscaglia Chiamata d'oltre tomba aebr.sieidiule e miserabile contro le fic-\d?.°!j*£-0 ^V*!:!5ìl™l™l?„T.. ì lij eL'esercito della Bolivia fino a\oZvth^Te^aTS^cTn3 Kundt; ma dopo la caduta del fortino Saavedra anch'egli è stato liquidato; con le truppe del Paraguay hanno combattuto soldati di tutte le nazionalità: russi, canadesi, inglesi, argentini, cileni; uiio degli ufficiali superiori, prima comandante di una brigata- di cavalleria e poi Capo di Stato Maggiore del terzo corpo d'armata, è ancora il colonnello cileno Don Gonzalo Monti Rivas, ex Ministro plenipotenziario, del Cile al Paraguay. Collocato a riposo dal suo Governo, non appena scoppiò il conflitto con la Bolivia partì per Asunpian per arruolarsi volontario e, da capitano che era, fu subito promosso colonnello. Se il Chaco infatti è un vero inferno per tanta povera gente die è portata a morirvi senza cólpa e alla quale non importa nulla della questione del petrolio e degli sbocchi sul fiume e fall viarc, per gli spiriti avventurosi che sognano ancora le cacce grosse dei libri del Salgari, è un vero paradiso. Si racconta fra l^Vp f» episodio assai signifìcati ì v° °be ricorda in certo modo quello I antico M Pilade e dì Oreste. Un uffi\ci^ russo che combatteva nelle file \lm'agiiaiane mandava spesso lunghe a l o d a e , a ù a , i i o a e , o e è i i i a l a a y , maamdbdssmlettere a un amico, pure russo, emigrato a Parigi, descrivendogli coi colori più romanzeschi l'epica lotta die si combatteva fra le selve del Chaco boreale lungo le rive del fiume Paraguay. «Se per avventura dovessero ammazzarmi — gli scrisse una volta — *it devi venire a prendere il mio posto ». Accadde che dopo qualche mese il bravo ufficiale morì davvero in combattimento durante la presa di un fortino boliviano. Prima di spirare pregò i commilitoni che avvertissero l'amico ii Parigi, il quale infatti, memore della promessa fatta, preparò subito le valigie, chiuse il suo studio di avvocato e partì alla volta del Paraguay; ad Asunciòn si presentò al Comando supremo, si arruolò, prese il posto del compagno morto, nello stesso reggimento e nella stessa compagnia e, almeno fino al giorno dell'armistizio, era ancora là die faceva eroicamente il suo dovere. Una giovinetta combattente Oltre la pagitia gloriosa di Pilade e di Oreste c'è anche Ja pagina patetica di Clorinda. Era stato notato fra i soldati di una compagnia d'assalto del Paraguay un giovatietto fine e delicato che faceva visibili sforzi per mostrarsi pari in valore e in resistenza ai suoi compagni più robusti e meglio temprati alle fatiche della guerra. Un giorno, durante un combattimento, cadde ferito da un colpo di fucile; trasportato all'ospedale da campo per le prime cure, i medici si accorsero con vivo stupore che si trattava di una donna: una signorina di ottima famiglia — i giornali hanno fatto anche i'. nome: Clarita Lopez — che era fuggita di casa fin dall'inizio della campagna e aveva combattuto valorosamente per quasi un anno senza che nessuno si accorgesse dell'inganno. Questa, diremo cosi, è la parte eroica e romanzesca della guerra, c Cmavci non c'è viaggiatore in arrivo dal Po- aguay e dalla Bolivia che non abia la sua- da raccontare; ina tutto V esto è tragica e spaventosa realta non c'è bisogno di belle fiabe '■ 'immaginose invenzioni per dar r.n are e pittoresco al dramma. « Avreste dovuto vedere — racontava tempo fa in un giornale un nglese reduce dal Paraguay — lo pettacolo al quale ho assistito io er farvi un'idea di quel che è la uerra del Chaco. Un paio di mesi a, ricorrendo l'anniversario della resa del fortino Boqueròn, vennero atti sfilare per le vie della capitale seicento prigionieri boliviani che, opo aver resistito per ben ventidue iorni contro un esercito di diecimia Paraguaiani ben equipaggiati, rovvisti di armi nuovissime, da oco giunti in linea, erano stati cotretti a cedere e a darsi prigioniei. La scena era davvero impressionante; quei poveri diavoli non pareano più neppure uomini; i loro visi errei, smunti, patiti, mettevano an he meglio in evidenza le caratteritiche della razza india che in Bolivia si è mantenuta più che altrove, ì die i disgradati assomigliavano n tutto a quei selvaggi delle foreste del Brasile che differiscono dale scimmie soltanto perchè camminano su due piedi, non hanno la coda e sono meno pelosi ». Dura lezione L'impressionante racconto del'inglese suscitò allora il più vivo sdegno tanto a La Pas che ad Asunciòn; da una parte i Paraguaiani protestavano che non c'era niente di vero e che per tener vivo l'entusiasmo fra la popolazione non avevano affatto bisogno di far passeggiare i prigionieri per le vie della oro capitale come nell'i Aida » ; dall'altra i Boliviani si sentivano offesi per quell'insolente paragone coi selvaggi e con le scìmmie. Certo, in nclepsleedvzI vmstu1 aqal'cBolivia non sono biondi e non sono nep}mre tutti di razza cauoasica, ma ad ogni modo sanno farsi rispettare e in quanto alla guerra l'hanno combattuta non alla cieca e alla disperata, ma con disciplina, con entusiasmó e con valore. Il Presidente della Repuoiica! signor Daniele Sa- è slato il primo a mandare i suoi figli al fronte; ed imo, dopo essere già sluto ferito due volte, ha on^datp eroicamente la vita «a S nm tempro? - or. al domandano increduli quelli che da un anno e mezzo in qua erano abituati a leggere ogni mattina i telegrammi coi bollettini del Chaco. Le condizioni dell'armistizio non sono sembrate mólto chiare, si sta discutendo ancora e forse si continuerà a discutere per molto tempo perchè ci sono troppi interessi da conciliare, ma ad ogni modo sembra die final- datapLmflPa*ssmGsss mente si sia trovata la via buona per rrivare alla conclusione della pace. Diciotto mesi di guerra sanguinosa non hanno dimostrato altro die il alore e l'accanimento dei due eseriti; la commissione arbitrale che ha avuto ora l'incarico dì studiare a difficile e annosa questione — il onflitto fra le due Repubbliche ri sale al 1879, subito dopo la guerra del Pacifico — dovrà ricominciare da capo, tenendo ben presente che se la Bolivia deve in un modo o nel 'altro trovare gli sbocchi per le sue ricchezze e le vie per il suo petroio, anche il Paraguay da parte sua ha il diritto di vivere in pace dentro l suo territorio. La guerra dd Chaco, ha detto giustamente il Presidente del Paraguay, non può lasciare hulifferenti gli altri Paesi estranei al conflitto; è stata piuttosto una dura lezione per tutta l'Avierica; « poi che non è possibile che nel Continente ci siano Paesi neutrali quando due Repubbliche si trovano impegnate in una lotta sanguinosa per la difesa dei propri diritti ». ETTORE 0E ZUAM

Persone citate: Gonzalo Monti Rivas, Hull, Lopez, Pilade, Saavedra, Salgari