L'emozione per le denuncie di Henriot

L'emozione per le denuncie di Henriot L'emozione per le denuncie di Henriot Parigi, 19 notte. Nel suo intervento alla tribuna di Palazzo Borbone il signor Filippo Henriot, deputato della Gironda, aveva, come vi abbiamo segnalato, prospettato alcuni aspetti dell'affare Stavisky, mettendo in causa parecchi Ministri ed ex-Ministri, tra cui l'on. Andrea Hesse, Pierre Cot, Dallmier e De Monzie, per l'affare degli « Affréteurs Réunis », i cui responsabili sono tuttora in libertà, il guardasigilli Reynaud pel erack della Banca Sacazan, il Ministro delle Finanze, Bonnet, per un suo preteso incontro a Stresa, durante quella Conferenza, con Stavisky, auspice l'on. Bonnaure, e infine PaulBoncour e di nuovo De Monzie per essersi questi ultimi recati a visitare in prigione una certa Arlette Simon, arrestata a Marly nel 1926 e accusata di furto. La Simon era poi divenuta la signora Stavisky. Tutte le persone tratte in ballo hanno protestato vivacemente con dichiarazioni fatte alla tribuna, ad eccezione di Paul-Boncour che si trova a Ginevra e del Ministro dell'Educazione Nazionale, De Monzie, che, malato da alcuni giorni sì trovava a letto. La sfida De Monzie-Henriot Ma un amico lo aveva avvertito teefonicamente e De Monzie, vestitosi n fretta, giunse a Palazzo Borbone, pallidissimo ed in uno stato di evidente esaltazione febbrile. Trovato l'on. Henriot nel salone delle Quattro Colonne mentre stava commentando gli eventi dalla giornata, De Monzie si avanzò verso di lui col pugno teso, dirigendogli alcuni epiteti non ancora consacrati nel dizionario dell'Accademia. In un istante il salone delle Quattro Colonne si è riempito di una folla di deputati e di giornalisti. Nel frattempo, alcuni deputati si Interponevano fra i due protagonisti, evitando una zuffa in regola. De Monzie nominò immediatamente i suol padrini sollecitando il concorso dei deputati Marquet e Descrizeaux, membri del gruppo socialista, che si trovavano accanto a lui e che hanno accettato. Da parte sua, Henriot designava i deputati Blalsot e Ybarnegaray. Gli amici di De Monzie, nel frattempo, hanno potuto condurlo n una sala vicina, dove il Ministro è stato colto da deliquio. Ricevute pronta cure mediche egli poteva fare subito ritorno al suo domicilio. Intanto, nel salone delle Quattro Coonne l'agitazione era al colmo: deputati di destra e deputati di sinistra si scambiavano invettive e senza l'intervento energico dal questore Tranchand l quale fece sgombrare la sala marni militari, la zuffa sarebbe diventata generale. I quattro padrini designati si sono riuniti questa mattina a Palazzo Borbone prima della seduta e hanno procaduto all'esame del resoconto stenografico ufficiale, dal quale risulta che Henriot aveva nominato le persone messe in causa. Tuttavia i quattro hanno deciso di attirare l'attenzione dì De Monzie sul fatto che Filippo Henriot aveva riprodotto dalle allegazioni contenute in un rapporto del commissario Pachot delle Delegazioni generali. Il Ministro dell'Educazione nazionale ha fatto sapere che mantiene la sua affermazìona dell'altro ieri e cioè che non ha avuto nessuna relazione, neppure come legale, con l'Arlette Simon, che doveva poi diventare la signora Stavisky, e persiste a chiedere all'on. Henriot una ritrattazione dalla tribuna della Camera o, qualora persista nelle sue affermazioni, una riparazione con e armi. La seconda riunione, avvenuta alle 11 è terminata però senza che nessuna decisione fosse presa. I padrini di De Monzie e di Henriot hanno allora pensato di ricorrere all'arbitrato del deputato Francesco Pietri, deputato della Corsica che, quale presidente della Federazione di Scherma, è particolarmente qualificato per risolvere questioni regolate dal codice d'onore e determinare in particolar modo se vi è stata ingiuria e, nel caso affermati vo, chi deve essere considerato come offeso. Una nuova riunione dei padrini avrà luogo stasera. Filippo Henriot, interrogato sull'atteggiamento che egli conta adottare in seguito alla riunione dei quattro padri ni ha dichiarato nal corridoi della Ca mera che, qualunque sia il tenore del verbale che verrà redatto egli accetterebbe, prima di ogni altra cosa, una inchiesta sulle parole da lui pronun ziata: «Quello che voglio — ha aggiunto non è di accomodare le cose conuna procedura d'arbitrato o con uno scontro immediato, che non avrebbe altro risultato che di spostare la que stione, ma di ricercare la verità là do, ve si trova. Si tratta di sapere se ho detto il vero o no. D'altra parte, sulla questione mi propongo di recare interessanti precisazioni nella seduta di lunadl quando il Presidente vorrà senza dubbio rispondermi. Mi riservo. Infatti, di dare sulla lettera della Direzione generale degli affari criminali e delle grazie, U cui senso è stato con- i i e e o è e a a e n e i a l o e e e i e i n l a o n o e o a i - Un testato, alcune informazioni complamentari, che daranno soddisfazione ai più esigenti. Poiché non è con la violenza o con incidenti di corridoio che si potrà ottenere il mio silenzio ». In seguito a una nuova riunione i quatro padrini di De Monzie c di Filippo Henriot hanno comunicato un processo verbale nel quale è detto: ' I quattro testimoni, non avendo potuto mettersi d'accordo sulla materialità di un fatto da cui sembra loro dipendere il seguito dell'incidente, hanno deciso di affidarne l'esame a.un arbitro. La loro scelta si è portata di comune accordo sul signor Francesco Pietri, che ha accettato. Essi hanno fissato la prossima riunione a quando l'arbitro sottoporrà loro le sue conclusioni ». Alle 19 i padrini hanno tenuto una nuova riunione, ma dopo un'ora hanno lasciato la Camera, rifiutandosi, ben inteso, di fare la minima dichiarazione. Si sono recati allora presso il signor Pietri per udire le spiegazioni che questi doveva dar loro. altro violento incidente Mentre l'incidente Henriot-De Monzie non era ancora definito, un altro, non meno violento, avveniva nel salone delle Quattro Colonne. Il deputato Ferry, direttore dalla IÀberté, si trovava fra un gruppo di colleghi quando fu oggetto di un'aggressione inattesa da parte del deputato Lagrosillière, deputato della Martinica che si lagnava di una pubblicazione della IAberté. il giornale della sera aveva infatti pubblicato a titoli vistosi quanto segue: « Ci si indigna, e con ragione, dei rinvìi concessi durante l'uno e l'altro affare Stavisky. Orbene: sono gli stessi Governi cartellisti che, da oltre un anno, hanno imposto dei rinvìi scandalosi nell'affare del deputato socialista Lagrosillière, rinviato alla Corte d'Assisi per prevaricazione. Gli stessi uomini dicevano ieri alla Camera: « Niente commissione d'inchiesta. L'inchiesta la faremo noi ». E questo è sicuro!... ». L'on. Ferry rispose jmmediatamen te al collega deputato della Martinica vibrandogli un formidabile pugno. I deputati presenti e gli uscieri Inter vennero immediatamente per separare i due contendenti. L'on. Ferry, ritenendo che gli ante, cedenti giudiziari dell'on. Lagrosillière e l'accusa di cui egli è attualmente oggetto non gli permettessero di ricorrere alla procedura cavalleresca ha presentato una denunzia all'autorità giudiziaria. In seguito a questo incidente, La grosillière, incontrando Ferry nella sala delle Quattro Colonne profferì nuove minacce in presenza di numerosi testimoni e dichiarando che avreb.be ricorso alla rivoltella. Deputati c uscieri di servizio intervennero per impedire nuove violenze. Pigaglio è soddisfatto Come vi abbiamo ieri segnalato, contemporaneamente al mandato di cattura emesso contro Enrico Voix, dichiarato in arresto alla fine dell'interrogatorio cui era stato sottoposto dal giudice istruttore Lapeyre, un altro mandato di cattura era stato emesso, sempre per favoreggiamento di malfattore, dall'autorità giudiziaria di Bonneville, contro Pietro Pigaglio, amico intimo di Stavisky. Questo mandato è stato eseguito ieri sera stessa. Pigaglio si trovava nella sua abitazione quando due ispettori gli si sono presentati verso le 20 e discretamente, poiché la signora ed i bambini erano presenti, lo invitarono a seguirli, dicendogli quando si sono trovati in istrada l'oggetto della loro missione. Calmissimo, Pigaglio chiese dì telefonare al suo avvocato e si recò nell'Ufficio del commissario Peudepièce, che gli notificò il mandato di cattura e gli fece subire l'interrogatorio d'uso. Si rammenterà che fu Pigaglio che permise a Stavisky di lasciare Parigi, e nella sua vettura l'avventuriero fuggi a Servos, dopo una breve fermata a Fontainebleau. Durante la sua breve dimora a Servos Stavisky aveva trovato rifugio nella villa stessa di colui che oggi è incolpato. Prima di essere condotto, stamattina, al Palazzo di giustìzia, Pigaglio ha dichiarato ai giornalisti : « Io non potevo abbandonare II signor Alexandre nella miseria. Non posso che inchinarmi davanti al provvedimento preso contro di me. Il mio arresto dimostrerà per lo meno — polche alcuni mi hanno sospettato di aver denunziato Stavisky — che io non sono un traditore, dato che l'autorità di Bonneville procede contro di me per favoreggiamento di malfattore ». Pigaglio aveva telefonato dal Gabinetto del commissario all'avv. Poorter, pregandolo di avvertire la moglie. L'avvocato eseguì la penosa visita, della quale ancora oggi egli era commosso: « La signora Pigaglio, in lagrime, circondata dai suoi figliuoli, mi ha dichiarato che non aveva nulla da rim proverare a suo marito, il quale non ha fatto che il suo dovere aiutando Stavisky a fuggire : « Se vi fosse da ricominciare gli direi: fallo, poiché avevamo un debito di riconoscenza per quell'uomo. Infitti la nostra bambina più grande, di 12 anni, è molto debole e de licata ed ò. grazie alla generosità, di tsrggDdn Stavisky, che ha sovvenzionato tutte le spese di clinica, medici e farmacia, se là bambina ora è in vita. Questo, nè io nè mio marito potremo mai dimenticarlo ». Stavisky e i giornalisti di destra A Parigi il giudice istruttore ha raccolto anche la deposizione del signor 9aolo Lévy, direttele del settimanale Aux Ecutes e del quotidiano Rempart, organo dì destra. Egli ha dichiarato che quando fece su Aux Ecoutes un appello ai lettori per creare il Rempart, gli si presentò un signore molto simpatico, Sergio Alexandre, per portargli una sottoscrizione di ino.000 franchi, che non accettò dal momento che la Società non era ancora stata oostituita. Poco tempo dopo Sergio Alexandre si recò nuovamente dal Lévy, cui disse:. « Quando io faccio una promessa, ho l'abitudine di mantenerla. Ho saputo che state per fare appello al primo quarto del capitale, per il vostro giornale quotidiano. Ecco dunque il quarto della mia sottoscrizione r>. E riempì uno cheque per la somma di 25 mila franchi, che consegnò al Lévy. Questi gli disse che era una fatica inutile, e che si sarebbe deciso più tardi. « Se mi date uno cheque non potrò che metterlo nella mia cassaforte ed incassarlo soltanto se la Società si costituirà ». Ma la Società non si è mai costituita e lo chèque di 25.000 franchi, emesso l'8 dicembre 1932, non è mai stato riscosso ed è sempre in possesso del signor Lévy, che lo ha ora consegnato al giudice istruttore. Il commissario Peudepièce ha spedito oggi a Bajona, al giudice istruttore D'Uhalt, parecchie centinaia di chéques di Stavisky e di documenti sequestrati nell'abitazione dell'onorevole Bonnaure deputato del terzo collegio di Parigi. L'angoscia di Aymard A Bajona, stamattina. Camillo Aymard, ex-direttore della Liberto, è stato condotto in Camera di Consiglio cn-* doveva decidere del seguito da darsi alla sua domanda di libertà provvisoria. Aymard, che era assistito da uno del suoi difensori e dai suoi due fratelli uno notaio e l'altro avvocato e sindacodi Loudun, ha partecipato al dibattito durato due lunghe ore e nel corso del quale i suoi rappresentanti insistettero presso i magistrati perchè fosse con-

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