« Villafranca » film in due tempi di G. Forzano
« Villafranca » film in due tempi di G. Forzano « Villafranca » film in due tempi di G. Forzano Altri comincerà a parlare di questo film subito affrontandone l'importanza e il significato. Ci sia invece concesso di subito dire ai nostri lettori subalpini che con Villafranca torna sullo scher- mo una protagonista che per lunghi anni vi apparve da dominatrice: To-rino. Ma allora, ai tempi eroici delianostra cinematografia, il Valentino per lo più si prestava ad essere il Bois, o il Prater. o il Tisrgartcn; innumere-voli drammi di cappa e spada furono gli ospiti del Borgo Mediocvale; e lospettatore rivedeva compiaciuto que-gli sfondi a lui familiari andarsene peril mondo, sia pure truccati a quel me-do. Con Villafranca Torino 6 Torino:ia vecchia Torino dei tempi pre-indu-strlali. la piccola e possente capitale, la Torino del Risorgimento. Di quando la città sì spingeva soltanto fino ai ghiaietti del Po, al lontano Valentino, alla nuovissima Piazza Vittorio; di quando erano appena, apparsi i primi fanali a gas, i portici erano ancora selciati di ciottoli, da poco esisteva un «Embarcadero per la Strada Ferra-tas; e olia Maestà, aprendo le udier.-ze del mattino, di solito le apriva conun •.-Qu'cFt-ce qu'on dit au café Fio-rio?». Sfondi a noi cari, nelle luci .d'una vecchia stampa non ancora ari- .tica, vie e piazze, e profili di colli, e svettare di monti. O non c'è forse, nel quadro della partenza del volontari, persino un dolcissimo e assai fotogeni-rlSnf'^* fGraz,e: sor Giovacchino, daver pensato anche quello. ■ Le grandi figure rievocate da questo dramma fanno balzare dinanzi allo spettatore il periodo più eroico e leggendario del nostro Risorgimento; e soltanto con il loro apparire determi- nano entusiasmo e commozione. La vi-.cenda del film è soprattuto compresa fra il 10 gennaio e l'il luglio del 1859. Dalla storica seduta del Parlamento subalpino con la quale s'apriva la nuo- 'va legislatura e che doveva udire, prò- 'manciate da Vittorio Emanuele II, quel- !Io parole dense di presagio e di desti-1no: «Non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d'Italia si leva verso di noi », alla pace di Villafranca, determinata dall'atteggiamento della Prussia nei confronti della Francia, primi rintocchi dell'ora di Sédan. Quel trattato non sarà che una pausa d'attesa, una tappa, nel cammino dell'indipendenza italiana. Ma Cavour, l'infaticabile tessitore, è in preda allo sconforto; e quando il Re gli fa leggere i preliminari del trattato, ecco esplodere la sua disperazione; e il Ministro dà le dimissioni, non intendendo di porre la sua firma a quel trattato che chiama « un tradimento ». Il Sovrano riesce a mantenersi mirabilmente calmo. «Eh, certo, per lor signori è molto comodo, fanno presto, I danno le dimissioni e via... Ma io, io., non posso dare le dimissioni... non pos60 disertare il mio posto... ». A quella parola <■ disertare » il Conte cerca d'interromperlo; ma il Sovrano lo riprendeTc'on un «Lassòmla 11»; e volgendosi al Nigra: « 'L cont 'd Cavour a sta nen ben, a ì'é nervós. Ca lo" compagna A deurme ». Il Re si sente per un attimo solo. Ma poi il suo volto s'illumina; e intravvedendo le vie del futuro: ;E' molto meglio, che l'Italia non sia stata fatta con l'aiuto dello straniero. L'Italia sarà fatta, Nigra; e la faremo da noi ». Sono queste le ultime parole che gli altoparlanti fanno udire; alcune rapide e brevissime dissolvenze incrociate confermano quella ultima profetica eco con una sintesi delle glorie nazionali dal 1859 ai nostri giorni. Accanto al Gran Re e al Conte di Cavour, i due più veri e alti protagonisti, altri elementi coloriscono il già vastissimo quadro. S'insinua la romantica vicenda del matrimonio della Principessa Clotilde con il Principe Gerolamo Napoleone; lampeggiano visioni ai battaglia — Valeggio c Villafranca, San Martino e Solferino —; si dispiegano nello sfondo le ansie delle altre •regioni d'Italia, degli emigrati, dei volontari: e non mancano le piccole mene, le mediocri speranze e i miserabili calcoli che ogni grando impresa sempre suscita sul suo cammino. Ciascun episodio è desunto da una realtà storica facilmente documentabile. Cosi la figura del canonico Gazzelli, il confessore della Principessa Clotilde; cosi i colloqui del marchese Birago di Vische con Don Margotti, direttore l'uno c compilatore l'altro de L'armonia, il giornaletto austriacante (sulle colonne del quale apparve la celebre definizione che il Marchese di Vische ebbe a darò del Cavour: <:Non vai nulla in finanza, e men che nulla in diplomazia »); cosi ancora la figura del cavaliere Canofari, ambasciatore... illuminatissimo del Re di Napoli presso lai Corto di Sardegna; e 10 citazioni po-| trebberò continuare. Sono la riprova I | ^^B^Ta^mtart^&n'^Isano ha posto nell'esecuzione di que- sto film che gli è costato oltre cinquejmesi di lavoro. Magnifico sforzo, cor-;tamente il maggiore compiuto finora dalla nostra risorta cinematografia; e ben dura lezione che quest'uomo di teatro dà ai nostri produttori. Villafranca non vuole intatti ricorrere soltanto a valori cinematografici puri, dà il massimo rilievo ai dialogali v alla battuto, ne fa sovente l'elemento predominante nel film: che - un'altra Rana, vasta, importante opera di esaltazione nazionale, dal Forzano compiuta con una lena dall'ampio respiro 11 rievocare alcuni momenti della nostra più recente e gloriosa storia è compito altissimo; c un film che a questo compito s'ispirasse doveva essere, tenuto in toni volutamente popolari, in un'atmosfera leggendaria e familiare insieme. Il cinema educativo, dalle forme più tipicamente didascaliche a quelle rievocativc e eelebritive ha una sua importantissima missione da assolvere, un^efficacia non facilmente commensurabile; al Forzano i! inerito di aver adoperato obbiettivo e microfono con questi intenti precisi, ponendo al suo teatro filmato un compito cosi nobile e alto. La cura e lo scrupolo dedicati alla raessinseena di Villafranca sono davvero esemplari, soprattutto per quel che riguarda ambienti e sfondi. Interni de! Palazzo Reale di Torino e del Palazzo Madama, del Regio e del Teatro alla Scala, ripresi sul luogo, con grande dispendio di tempo, di energie di mezzi Gli scanni delia Camera def Imputati, qui ricostruiti nell'aula di Palazzo Madama, .«ono gli stessi che ! mpimdsSnmmne vennero tolti qualche arino fa peri p essere posti nel nostro Museo del Ri-iorgimento. Gli interni dell'abitazione Ide! Cento di Cavour ricostruiti con gli tessi arredi, con gli stessi mobili, fra quali troneggia la slorica scrivaniaIntarsiata. L'obbiettivo che si sposta !Per * saloni del Palazzo Reale ci fa as-istere a una serie d'interni assai rari da scorgere in qualsiasi film, dall'Ai-moria alla Sala del Trono, specialmente nella sequenza che accompagna a Principessa Clotilde alla preghiera, L'uscita del Conte, in carrozza, per °earsi a Palazzo, tam,Pa dell'epoca; e 11 Lungo •.-ca- ellov aereo, d'una trentina di metri, che parte dalla ribalta del Regio e giunge alla balaustra del pnlro reale, per l'ambiente nel quale procede, per l momento che vuole ricordare, è davvero memorabile negli annali del nostro cinema. Villafranca e stato interprctato dagli stessi attori che già rap- ha il sapore d'una e il luiK'o \- ca- ,; presentarono lodevolmente il dramma alla ribaltn : ii Betrcnc, il Ràcca, 'i Tornisi, ni quali si jrao aggiunti il Blllotti c il Donadio; il film interrompeltóalnlente la •?criu deUo melense coni- :nediole che pareva dovessero essere clua5i un monopolio delia nostra cine- '''ialografia; ed c anche, tecnicamente, " un'impresa che impensierirebbe qualsiasi agguerrito e potente produttore. Non dimentichiamo infatti che è quecto soltanto il secondo film del Forzano, giunto al cinema da pochissimo, costretto, per cesi dire, a farsi una sua dirt't!-:l esperienza pagando cgni giorno di poisona. Sfòrzo ammirevole; e mònito a quanti da noi cincischiano il loro filmetto stiracchiando un'anemica sceneggiatura con qualche sgambetto e con qualche cantatlna, pur di giungere ai sr-spirati settanta minuti di proiezione. m. g.
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