Le fasi di una controversia secolare per la gestione amministrativa di Oropa

Le fasi di una controversia secolare per la gestione amministrativa di Oropa ATTORNO AL SIMULACRO DELLA MADONNA BRUNA Le fasi di una controversia secolare per la gestione amministrativa di Oropa OROPA, gennaio, Se qualcuno si fosse proposto disalire quassù per raccogliervi un'e-co, sia pure attutita e discreta, del dissidio sul Santuario, avrebbe re-golarmente perduto il suo tempo: sisarebbe, cioc, trovato a Oropa, come a Biella, come in tutta la zona, difronte, non all'indifferenza, ma alsilenzio; un silenzio assoluto, ossei*-vato con il rigore di una parola d'ordine. Il dissidio, si ha l'aria di dirvi,è arrivato al punto risolutivo; i Pa- Òri Redentoristi che officiavano l'ari-ichissima chiesa da un quindicen-Dio, stanno per andarsene; il San-uario tornerà al clero locale e laua gestione ai due poteri, ecclesia- tico e civile, cui da secoli era stataaffidata; per gente come i biellesi, ancora un po' patriarcali, nonostan-e il moderno e superbo slancio che essi hanno sai?uto dare all'industria, utto st esaurisce li. D altro canto iRedentonsti, occupati nei prepara;ivi della partenza, sono divenutipressoché invisibili; e Santuario eOspizio, segnati dall'impronta Juva-riana—dove mai, in Piemonte, lm-signe artefice siciliano non ha la-sciato la sua orma? — giaccionootto lo spesso strato della neve, ay-volti in una divina quiete, che e solourbata, a quando a quando, dalle grida degli sciatori portati dalla ferrovia elettrica e dalla funivia verso l lago e le valli del Mucrone. La chiesetta primitiva Il velo sul secolare dissidio può tuttavia e~ Santuario ia essere sollevato. Il primo_irio del Piemonte, di cui ibiellesi vanno a giusto titolo orgo-gllosi perche è altresì uno dei piùcelebri del mondo, non ha nulla daemere a spalancare anche in que-sto momento le sue porte; l'episodioora superato è di quelli che la sto-ria minuta della Chiesa registra acentinaia per il contrasto delle attribuzioni nascenti dallo sviluppo degli organismi religiosi a base laica, senza che d'altra parte l'interesse specifico per le origini e il giganteggiare del Santuario, debba con ciò subire menomazioni di sorta. Quale visione più suggestiva, infatti, di quella di Sant'Eusebio chetornato nel 369 dalla Terra Santantreeeia il primo vincolo ideale fraa regione subalpina e i luoghi chevidero il dramma di Gesù, collocando nella cappelletti di Oropa, forsecostruita anche con le sue mani, lastatua della Vergine, intagliata neduro legno della Galilea da Lucal terzo degli Evangelisti? Poco conta che per trovare la prima provaautentica dell'esistenza di una chiesa a Oropa, sia necessario discendere al 1208. La leggenda è bella; epiù ancora che le posteriori fortunedel Santuario, più che l'arte del juvara, più che l'attrattiva della valata, sarà essa che attirerà da ognangolo d'Italia e d'Europa le moltitudini dei pellegrini a prosternarsi ea pregare davanti al simulacro dela Madonna bruna. Del resto, fin dallo stesso secolo duodecimo a Oropa si installavano Cistercensi, che tenevano il postper trecento anni con il governo spirituale ed economico dei due Priorati di Santa Maria e di San Bartolomeo. Da questo momento comincia una sorda lotta, nella quale svedono imne^nati di volti in voltai vescovi'rillsSl» » Hi VprJli canonici de Ca_ telo Jtef'„e . oi t «-apiioio oieiiese af-^.!?» Stefano, il Comune nel cuterritorio la contesa si dibatte, CaL?f Ja V1 Po°t_ace- Al Cj.stercensi succede un interregno di Sacerdoti e abati inviati dal vescovodi Vercelh con la qualifica di PriorCommendatari. Periodo di decader.za. Le sorti di Oropa sono però benpresto risollevate dai canonici dSanto Stefano, che ottengono dallSanta Sede, di unire alla massa capitolare, prima le due chiese priorai anzidette, poi quella del Fayared altre sprovviste di cura d animee affidano la chiesa sorta presse. isacela eusebiano a sacerdoti officiatoli che pagano loro il corrispettivo della locazione. Il culto risorge. E 1 epoca in cui la conca, pemento dei patrizi biellesi, si popoldi stabili. L umile cappella dei primordi del Cristianesimo ne e tuttacircondata. Allora si delinea e spunta alla vita il vero Santuario, chper la munificenza di Casa Savoja l continuo, feryido interessamentodel Comune di Biella.. assurgerà poco a poco, con 1 Ospizio, allo spIendorè odierno. t> • r • -i r _ _ irà i Canonici e il tornane Una più vasta chiesa, l'attualeviene ad eliminare la chiesuola, orntai mezzo diroccata, dei tempi primitivi, mentre il sacello rimane inorporato nella nuova fabbrica. promotore della chiesa, il Comune peria pure alla costruzione della stradahe ne agevoli l'accesso ai pellegrini, e per comodità dei più facoltosra questi, concede al miglior offeente un'osteria, nucleo iniziale del'industria alberghiera che oggi ha nvaso la montagna. Intanto ne1614 il vescovo di Biella istituiscea Congregezione destinata ad amministrare" il Santuario, chiamandoa compcrla quattro fabbriceri, il Vi cario della Curia, il Prevosto di Santo Stefano e due notabili. Passano seLte anni, ed il 29 agosto 1621. premossa e disciplinata dal j Comune che se ne assume la relativa spesa, si svolge la prima incoronazione della Vergine. Negli anni susseguenti il dissidio riaffiora. Al Capo del Comune spetta la consegna delle chiavi del Santuario e dell'appartamento ducale annesso; la cosa non garba ai canonici, che alla fine, per l'intervento di Vittorio Amedeo I sono sostituiti dai Padri Somaschi. i La bega trova eco a Roma, dove sij dà ragione ai canonici e si attribuisce a dedici di essi l'amministrazione del Santuario, con esclusione del Rettore del Comune di Biella in rappresentanza del Duca di Savoia, j- ■»•/•• *• L intervento di maria Cristina A to t 6i verifica un coi. oscena. Maria Cristina, reggen^ u Ducato, resiste al Pontefice, del j rlti nulla , 3entenzai e mì. ^acci j canonici di severe sanzioni. U j ^ . f t n Capitolo di Sant0 Stefano intìma ai Comune la sentenza papale, COn invito a rimettergli-le chiavi delle elemosine. Di Unanao la Reggente incita il Coniune proseguire impavido. Ta•ìmesscpacplMaria Cristina appare qui magnifica nell'ardore del suo temperamento combattivo. In una lettera del 6 settembre 1644, indirizzata da Giaveno < Alli magnifici nostri carissimi il Rettore, et Città tutta di Biella », essa dice: « Ci meravigliammo d'intendere che non dimostriate caiore in ciò che riguarda l'osservanza del solito, et sostenimento delle noRtre et vostre ragioni circa l'ammiustrazione delle cose appartenenti al Santo Luogo d'Oropa... Crediam° crie. non perderete tempo, et che vi servirete della nostra autorita, et protezione, come sapete esser lCpgdmt,soliti di usare in simili materie, si curi che non vi abbandoneremo mai della nostra protezione; et voi Rettore particolarmente, come rappresentante il servizio dell'Altezza Reale il Duca Carlo Emanuele mio figlio amatissimo, avremmo a caro di veder attivo quando si tratterà delle Ll ragioni di detta Altezza. Cosi dun ^ue voi tutti vi adoprerete.et in ca^o cne li Canonici chiamati non voKlino intervenire, proseguirete voi l'amministrazione suddetta tanto nel levare danari, che nelle altre funzio»1- mentre seguano pero le dovute giustificazioni ». , In un altra lettera del 16 novem bre. datata da Tonno, Madama Res'e dichiara: « E precisa mente nostra che l'aggiustamento seguito d ordine nostro tra li Canonici di Santo Stefano, et questa Città, nel !concernente il governo, et ammini|strazione della Madonna SS. d'Oro|Pa- sla virilmente sostenuto ». Lag giustamente consisteva nella nuova i formazione della Congregazione, che ldoveva includere.quattro canonici e 1 ^e^consiglieri laici, oltre il.Rettore i -di Biella. È' il primo Stabilimento >emanato dalla Corona a tutela dei diritti proprii e cleì]a Comunità bieljlese, mai disgiunta dall'azione sa ; | I ! ' : . : : i i bauda, e che saia seguito da altri inti ital senso non meno espliciti Gli ultimi episodi La bufera rivoluzionaria spazza via, nel 1798, la Congregazione, al i i ,t'""' Ìa .^u**6*«6«-»-"f. <"i^0-3 ° dell-a qUale e nonlInata un'aro- r^11™8 civile composta di so- \H cinque membri. L Impero, con la riforma delle Opere Pie, mette ne! novero dj queste anche il Santuario e. ne affida la gestione alla Congre- ffft„inno cenerai,, rli hpnpficenza. Ma .^azione generale di beneficenza. Ma l'impero cade e l'amministrazione è riprfatinata nei modi fissati da Ma. rja Cristina i Si entra ora nc.!!a legislazione del Regno d'Italia. 1868. Le Congrega -;oni religiose vengono soppresse. :oltre l'esercizio del culto, il Santua;rio ha però anche la fun_i0ne di ospizio, e ciò lo salva. Il Govcr ;no tenuto conto del precedente na poleonico, accogliendo l'analoga do manda de! Comune, in pieno accor do con l'amministrazione, decide di conservare l'Ente, che per la legge 3 ag08lo 1862 diviene 'rOpera Pia ospizio di Oropa. All'amministrazio ne sono asscgnati sette membri, tre di nomina dcl Comune e due del Ca pitolo oltr y Vescovo e il Sindaco, cu5 spsUa j presidenza. Siamo ai punto culminante della secolare controversia. La necessità ,di riformare gli statuti delle Opere ;Pie iocau( c:le non rispondevano più aij0 spirito del nuovo Diritto Pub- plico, induce nel '76 il Consiglio co i munale di Biella a modificare, insie|me con le altre, anche l'amministra|zl°ne d'Oropa. La modifica, approjyj&a' con Re.gm Decreto 24 maggio j187f> mantiene la disposizione dei ,clu-ttro membri nominati dal Comu n2 e dei due nominati aal Capitolo, I ma anida la presidenza al settimo membro, senza alcuna designazione | preventiva ! .j;Per quindici anni la pace dura ancora attorno al Santuario; pei, d'improvviso, allo scirare del 1893, le ostilità ricominciano. E' la fase, come vedremo, che si chiude con l'e¬ sperimento e la partenza dei Redentonati. _niKi_„..n FRANCESCO ODDONE i| La veduta generale del Santuario

Persone citate: Alli, Canonici, Carlo Emanuele, Francesco Oddone, Maria Cristina, Sacerdoti, Savoja, Vittorio Amedeo I